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Autore: Scream_Out_Loud    11/11/2012    5 recensioni
One Shot. Drammatico.
Allontanarsi da tutti questo era ciò che voleva Selene Murray.
Non tutto va per il verso giusto. Anzi: mai.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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You Found Me

(cliccate il titolo e ascoltate la canzone mentre leggete)

Quante volte vidi mia madre piangere, quante volte asciugai le sue lacrime con le mie. Solo una persona poteva riuscire a farle così del male, quella persona era quella che 9 mesi prima del 16 settembre 1993 inescò una reazione a catena, la quale causò la nascita, totalmente indesiderata, di una bambina, quella bambina che è diventata ragazza, quella ragazza che oggi vi racconta lo straziante epilogo di una misera vita.

Era un giorno tranquillo qui a Mullingar, tranquillo è un parolone, diciamo solo che era la tipica giornata, non di una bambina normale ma la MIA tipica giornata. La tipica giornata di Selene Murray. Vista da fuori sembravo una bambina come tutte le altre ma dentro... Dentro ero un mucchio di cocci infranti che nessuno era mai stato in grado di raccogliere.

Odiavo essere svegliata in malomodo e quella mattina, venni svegliata nel peggiore dei modi.

Erano le vacanze estive, non ricordo bene l' ora ma era molto presto. Sentii prima un vociferare e poi delle urla delle grida sempre più agghiaccianti. Erano i miei che litigavano più animatamente del solito. Spiai la scena da dietro lo stipite della porrà. Mio padre aggredì mia madre, lei reagì, non stette ferma e lo cacciò di casa. Un trauma per una bambina di soli 10 anni.

Così persi mio padre. Se ne andò lasciando vuoto dentro me e dentro mia madre. Un uomo che aggiunse un altro peso alla mia misera vita, che quasi non si poteva considerare degna di essere vissuta. Si, quasi, perché una persona mi dava la forza di andare avanti. Dava. Ora non c'è più, vivevo per lui. Gli avevo dato ogni singola parte di me. Mi ero dedicata a lui più che a me stessa e in cambio avevo ricevuto un pugno di sabbia. Una stupidaggine potreste dire, invece no. Non è una stupidaggine perché non ho mai scherzato con l' amore, non ho mai giocato con le emozioni, ne con i miei sentimenti o quelli degli altri. Sono stata troppo buona. Avevo permesso che gli altri decidessero per me. Avevo lasciato me stessa in balia delle decisioni altrui. Questo non poté che portare guai.

La situazione in famiglia peggiorò tanto che mia madre perse il lavoro. Eravamo sul lastrico. Ero solo un peso, con tutti quei medicinali che assumevo regolarmente, mia madre non poteva mantenermi. Ero un fardello troppo pesante da portare. Non avevo nessuno su cui contare, non avevo nessuno che mi aiutasse a uscire dal buco nero della depressione che mi circondava. Ero sola, e lo sarei sempre stata. Non esistono i veri amici. Non in questo mondo. Devi fidarti solo di te stesso perché anche l' amico che sembra più buono poi ti pugnala alle spalle, anche quell'amico che è in difficoltà quanto te e al quale tu hai offerto aiuto si rivolterà come quando si danno le perle ai porci. Non hanno valore per loro e si rivoltano per sbranarti. Così anche gli amici, tu offri loro la cosa che più di valore hai, l' unica cosa che puoi dare che per te può valere più di mille diamanti, Ma per loro non sarà mai abbastanza, anzi non sarà mai nulla. Non era quello che volevano.

Sei sincero? Ti diranno che sei un falso amico.

Sei preoccupato per l'amico e chiedi consiglio per come migliorare la situazione? Sarai definito un amico sleale.

Ti confidi con un amico sui difetti che trovi in un altro, ma poi ti comporti come se nulla fosse per non incrinare di più la situazione? Sarai un ipocrita. Perché è così che chi si sforza viene ripagato.

L' amore? Una favola.

L' amore non esiste. O infatuazione o è attrazione, ma l' amore vero quello casto che sorpassa ogni pensiero egoistico è solo una chimera. Tutti verranno piantati in asso prima o poi. Nessuno avrà per sempre la sua soma gemella accanto a se. Mai.

Tutte favole.

Tutte storie.

Smisi di credere in ogni cosa, in me, nell'amore, nell'amicizia, nei valori della famiglia. Niente. Non valeva più niente. E cosa ci vivevo a fare io qui?

Mancava una settimana allo sfratto definitivo. Mia madre stava già preparando le valigie per tornare in Scozia dai suoi anziani genitori. Meglio per lei. Ma io non sarei venuta. Durante la notte mentre mia madre dormiva sgattaiolai silenziosa in cucina. Non volevo sprecare un altro minuto in questo mondo marcio. Ero stufa. Stufa di tutto e di tutti.

Non avevo una famiglia a cui appartenevo, eravamo solo mia madre ed io e sono sicura che sarebbe stata meglio senza di me. Non avrebbe dovuto lasciare la casa che aveva tanto faticato per avere. Non avrebbe dovuto rinunciare ai suoi desideri per colpa mia. E io non avrei più dovuto sopportare una vita finta, una messinscena, in mezzo a persone false ai quali non importava nulla di me.

Era ora di andare e lasciare al destino di fare il suo corso.

Lui diventerà cornuto, quelle altre si tradiranno a vicenda, e mia madre rimarrà nella sua casa dei sogni.

Tutto per il verso giusto. È così che deve finire. Non tutti possono avere il lieto fine.

Qualcuno deve rimetterci qualcosa, qualcuno deve pagare. Io, io non avevo nulla da perdere, ma tutto da guadagnare: niente più sofferenze. Niente più bugie.

Niente più sacrifici. Niente.

Ora dovevo solo scegliere il modo più rapido e indolore per lasciare questo mondo. Uscii di casa, erano le 23.45 di sabato sera. Era estate, qualche pazzo furioso per la strada c'era sempre al sabato sera. Così mi incamminai per la strada, pensando a come poter trovare un modo. Nel frattempo però le immagini di una ragazzina con la pelle candida come la neve mi vennero alla mente, gli occhi smeraldo di questa bambina riempirono i miei occhi, appannati dalle lacrime, me la ricordo!

Era Samantha la ragazzina che avevo visto all'ospedale. Era pallida, labbra scure, calva: aveva il cancro. Quando quel giorno ero andata in ospedale per degli esami, a causa di una leggerissima overdose di medicinali anti-depressivi che si erano notati nelle mie vie renarie, la incontrai. Avevo un espressione abbattuta, come sempre, e la voglia di vivere era tutt' altro che un mio obbiettivo. Quella bambina era su una barella, probabilmente non le mancava molto per passare a miglior vita... Stranamente non c'erano medici intorno alla barella. Mi chiamò con un cenno debole della mano.

"Ciao" mi salutò, e io ricambiai addolcendomi appena "io so che non farò tempo a vedere la mia mamma, dille che le volevo bene e che non deve preoccuparsi per me, ora sto meglio. E tu invece che hai un'espressione così rassegnata promettimi che vivrai al posto mio." mi supplicò con una voce che si affievoliva a ogni parola di più.

"V-va bene, ma come ti chiami?" replicai un po' sconcertata.

"Samantha" rispose "promettimelo però tu..."

"Si si te lo prometto" cercai di tranquillizzarla, notando il cardiogramma, attaccato alla barella, segnare "scosse" sempre più deboli. Mi prese la mano, era fredda. Rabbrividisco anche ora al pensiero. Mi teneva con una stretta salda, come se non volesse addormentarsi sapendo che sarebbe stato per sempre. Dopo tre scosse la linea del cardiogramma mutò in un rosso spento, e la mano della bambina piano piano si apri senza più mostrare pressione per rimanere chiusa. Premetti la parte interna del polso ma non percepii nulla.

Era morta.

Avevo fatto una promessa. Una promessa che andava mantenuta. Mi disse di vivere, io che ne avevo ancora la possibilità. Mi rammaricai immediatamente di quello che avevo accuratamente meditato e mi voltai per tornare a casa, per vivere domani meglio di ieri ma peggio di domani.

Le ciabatte schioppettavano sull'asfalto mentre acelleravo il passo verso casa. Arrivai all'incrocio che già prima avevo superato, stavo attraversando quando vidi una macchina arrivare a tutta velocità, aumentai ancora il passo ma la ciabatta si ruppe, imciampai e caddi.. L' ultima cosa che vidi furono due fari a pochi centimetri da me, e poi buio totale.
 

"Ciao Samantha, sono qui anch'io"

#AngoloAutrice:
Lo so è un patema questa OS ma l' unica cosa che mi è venuta, dovevo sfogarmi ed ero tremendamente triste quindi questo è quelli che è uscito. Spero lo apprezziate comunque. All'inizio la storia doveva prendere tutt' un'altra piega poi invece ho deciso di farla così perché sono incappata in un paio di video che parlavano del suicidio spinto da molti fattori, tra cui il più diffuso la solitudine e il senso di inadeguatezza.
So che potrebbe sembrare un po' macabro ma leggendo bene tra le righe noterete che il messaggio che poi vuole trasmettere è quello di apprezzare la vita nonostante tutto. Purtroppo di suicidi ne avvengono molti, quindi sarebbe il caso di fare qualcosa per ridurli. So che non vale molto, anzi proprio niente, per cui volevo dare anch'io un contributo nel mio piccolo.
Spero vi sia piaciuta, lasciate anche una piccola recensione dicendo cosa ne pensate.
un bacione :)

~ xx Gio. ♥

   
 
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