Fanfic su attori > Robert Downey Jr
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Autore: spikey    11/11/2012    4 recensioni
Lei è Gabriele: cantante, animatrice e ruvida individualista alla volta del successo Milanese. Lui il suo nuovo capo.
Lei è Eva: studente sul ciglio della laurea e resposabile della gestione delle dimore di lusso della Proto Organization. Lui il nuovo proprietario di un attico a cinque stelle in Piazza San Babila.
Loro lo odieranno, fino a non riuscirne a fare a meno.
“Piacere, sono Robert Downey Jr. e da oggi sono il socio maggioritario di questa baracca. E visto che mi piace essere sincero...il tuo primo colloquio di lavoro è stato un vero schifo”.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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IV CAPITOLO

 

 

 

 

“Non sarai entrata nel clima di quest’azienda finchè non sarà il lavoro stesso a svegliarti la mattina”

 

Fino ad allora Eva non aveva totalmente compreso le parole di Proto; ora era consapevole che ne avrebbe volentieri fatto a meno.

Otto e mezza di mattina. Il suo cellulare aveva già squillato tre volte. Era un segno: i lavori a casa Downey sarebbero cominciati proprio quel giorno. Così Eva si tuffò nel primo paio di leggins grigi che trovò nell’armadio e scelse un grande camicione bianco a coprirla fino alle ginocchia.

Snobbando le decine di scarpe che aveva in comunione con le amiche, si accontentò delle solite amate sneakers, l’ideale per correre alla fermata dell’autobus, cambiare in volata due fermate di metro ed essere per le nove in punto in Piazza San Babila, dove una squadra di facchini stava già scaricando diversi imballaggi.

 

La ragazza li precedette salendo di corsa le scale per aprire l’appartamento, disinserire l’allarme e sistemarsi in assetto da battaglia con disegni e piante dell’appartamento stesi su un tavolo di fortuna.

Passò diversi minuti al telefono con l’impresa che avrebbe dovuto adeguare il solarium a ospitare una piscina (sì, estremamente kitsch ed esattamente americano) per evitare che si accavallasse con il falegname che doveva lucidare i parquet. Nel frattempo i facchini stavano assemblando i pensili della cucina.

 

“Tra un’ora dovrebbe arrivare la gru, fino ad allora non fissate nulla al muro” ordinò la ragazza, trovandosi a contemplare le facce spaesate dei presenti.

“Il ripiano della cucina a isola è un blocco unico di marmo rosa del Sud Africa. Non ci stava in ascensore”. In effetti una gru per un pezzo di un semplice mobile era un concetto astratto per molti comuni mortali...ma per i VIP questo e altro!

Il telefono squillò di nuovo: l’idraulico avrebbe tardato ad arrivare, stava aspettando la consegna della jacuzzi da installare in uno dei tre bagni: “I piastrellisti così saranno rimandati a domani” constatò contrariata.

Esaminando le carte Eva si fece un’idea dell’immenso lavoro che la aspettava.

“Che spreco...” disse fra sè con disapprovazione.

 

“Buongiorno!” una decisa voce maschile le fece alzare lo sguardo.

Sulla soglia se ne stava Robert, un caffè rigorosamente Americano stretto nella destra. La ragazza inforcò gli occhiali da vista improvvisamente a disagio: “B...buongiorno Mr. Downey. Che sorpresa...”. non voleva arrossire ma si rassegnò all’inevitabilità della cosa.

Robert aprì le braccia in segno di ovvietà: “Beh, è casa mia- con tono sarcastico indicò l’ingresso- Posso entrare?”.

Eva annuì decisa: “Prego...Attento alla vernice fresca” si torse le mani, tesa come una corda di violino mentre l’uomo si sistemava su una sedia ancora incellophanata.

Fortunatamente la ragazza non era l’unica a subire il fascino dell’inaspettata presenza: “Forza, tutti al lavoro!” ordinò ai vari imbianchini e facchini che fissavano il VIP imbambolati. Poi tornò a concentrarsi sui suoi disegni.

 

Robert si mise a studiarla da sotto le lenti specchiate: infilata il quella camicia extra large sembrava più esile di quanto già non fosse. I grandi occhiali e le lentiggini le davano un’aria infantile, togliendole alcuni dei suoi...quanti anni aveva?

“Quanti anni hai?” l’attore non fece in tempo a pensarlo che gli sfuggì dalle labbra.

Eva finse indifferenza e rispose cortesemente: “Ventiquattro...quasi venticinque”. La discussione nacque e morì lì.

Robert continuò a sorseggiare il suo caffè, più accasciato che seduto, con lo sguardo che correva interrogativo su tutti i vari personaggi che gli turbinavano attorno.

Alla fine l’occhio gli cadde nuovamente sulla ragazza: sembrava incredibilmente a suo agio, immersa nel lavoro, al contrario di lui che si sentiva immensamente inutile e fuori posto.

 

Senza togliere il fatto che ancora non si capacitava di quanto fossero identiche lei e Gabriele. Ora che era sobrio i dubbi si accentuavano.

Liberandosi delle lenti specchiate partì all’attacco: “Dammi pure del tu”.

Eva si fermò solo un attimo, giusto per alzare il capo e sorridergli cordialmente: “Non credo che sia il caso...”.

Altro silenzio di sorpresa. Robert stirò i lati della bocca in un ghigno sarcastico, scuotendo il capo: “Vi hanno fatte proprio incasinate, te e tua sorella...”.

Eva sgranò gli occhi innocenti per un istante: “Non credo di capire”.

“Beh, se è per quello nemmeno io”. Ribattè  borbottando l’uomo; con fare annoiato prese a battere il piede sul pavimento, mentre esaminava con scarso interesse gli stucchi appena verniciati sul soffitto.

 

In una cosa le due ragazze erano identiche: dimostravano una totale indifferenza nei suoi confronti e questo lo metteva a disagio. Nessuno lo aveva mai fatto sentire così inadeguato.

E da parte sua Robert non vedeva altra soluzione se non quella di mettere altrettanto a disagio le due, che si trattasse di Eva o Gabriele non importava; la sera prima aveva funzionato con quella più irriverente, non poteva di sicuro fallire con l’altra.

“Tua sorella è un bel tipo- iniziò a prendere il giro largo- Non è di sicuro facile da domare”.

I battiti cardiaci di Eva cominciarono ad accelerare e il tratto della matita si fece più frenetico: “Lo dicono in molti. Deve essere così”. La ragazza cercò di deviare su frasi di circostanza, consapevole di trovarsi su un sentiero minato.

“Che tu sappia...- Robert la guardò di sottecchi- ...ha il fidanzato?”.

 

Eva ebbe un singulto di sorpresa e la punta della matita si piantò sul foglio, spezzandosi; pregò il cielo che l’attore non se ne fosse accorto.

Doveva agire in fretta e decisa allo stesso tempo. Prese un respiro profondo e lo guardò negli occhi: “No, non ce l’ha”.

Dall’altra parte della barricata ricevette come risposta il sarcasmo di Robert: “Ci avrei scommesso una mano. Certo, col carattere che si ritrova....”.

Eva non potè fare altro che ammutolire; mai e poi mai si sarebbe aspettata tanta sfacciataggine. Aveva sulla punta della lingua una delle sue risposte acide, o meglio, una delle risposte acide di Gabriele...ma si frenò appena in tempo; non doveva dimenticarsi che era perennemente sotto esame, sul filo del rasoio.

 

Tuttavia nulla le impediva di ribattere per difendere Gabriele...cioè se stessa...Dannazione, la cosa cominciava a confondere anche lei.

“Lo ha avuto...una volta...” fu l’unica cosa che le venne in mente, buttata lì tra una riga e l’altra del suo disegno.

Robert inarcò un sopracciglio: “Una volta? E che gli è successo poi, lo ha divorato?” non trattenne un mezzo risolino compiaciuto.

Eva deglutì amaro e si sforzò con ogni fibra del suo corpo a ignorare le provocazioni. “Beh, come si suol dire...tutto ha una fine”. La voce la tradì e nella nota finale le tremò, ma lui parve non accorgersene.

“Di chi è stata la colpa? Di Gabriele?” incalzò l’uomo.

“Oh no...Credo di nessuno- a quel punto Eva smise di lavorare e lo inchiodò alla sedia con lo sguardo, placida e decesa- Se ci fosse qualche colpevole, credo che Gabriele l’avrebbe ucciso”. Concluse la frase col più sincero dei sorrisi, che mise in mostra una fila di piccoli denti perlati, fermandosi tuttavia alle labbra, senza illuminarle gli occhi chiari.

 

Con quel semplice gesto Robert era di nuovo KO: lo aveva steso con la genuinità più disarmante e aveva fatto intendere con poche, sorridenti parole che quella era la pura verità.

La grinta di Gabriele calzata nel guanto vellutato di Eva; il breve interrogatosio non gli aveva chiarito nessun dubbio. Semmai li aveva fermentati e ora era più a disagio di prima.

“Bene, i lavori qui possono continuare anche senza di noi” l’intervento deciso della ragazza interruppe il flusso dei pensieri di Robert.

“Come scusa?”.

“Intendo dire...la disposizione interna dei mobili è stata decisa solo parzialmente, era stato accordato con l’agenzia che le finiture fossero decise con la sua collaborazione. D’altronde questa è casa sua!” concluse la ragazza con il solito aplômbe. Afferrò una cartellinae fece capire al suo interlocutore che era in procinto di uscire.

 

“S-sì...certo...- balbettò l’uomo alzandosi di scatto- Quindi...devo venire con...cioè tu verrai...- si indicò impacciato- insomma, insieme...”.

Eva lo lasciò finire il monologo claudicante poi confermò: “E’ quello che le ho appena detto- si accinse a dirigersi verso la porta- Se vuole seguirmi...”.

Robert inforcò nuovamente gli occhiali e sbuffò, irritato dal suo stesso atteggiamento: “Sì sì...come dici tu”.

 

 

 

Presto l’attore dovette ricredersi sulla metropoli Italiana: gli bastarono due incroci, un attraversamento pedonale e qualch suono di clacson: “Qui a Milano sono tutti matti” accelerò il passo per stare dietro alla giovanissima assistente (da quando aveva cominciato a definirlà così?).

“E poi a cosa servono i semafori se sono perennemente gialli? Qui il cittadino medio passa la giornata sospeso tra la vita e la morte”. Quella che per Robert era la pura verità fece ridere Eva come la migliore delle battute.

“Siamo quasi arrivati” disse semplicemente, prima di infilarsi sotto il maestoso porticato di Corso Vittorio Emanuele, sede della sua libreria preferita. Nei cinque piani di scaffali e libri avrebbero trovato di sicuro quello che cercavano.

“Prego, la sezione di architettura d’interni è al terzo piano”.

 

L’uomo esitò un istante, appena oltrepassato l’ingresso: “Giù cosa c’è?” chiese indicando le scale che portavano al piano interrato.

“La sezione videogiochi e tecnologia” spiegò Eva col piede già sullo scalino per salire. Anche Robert aveva già il piede sullo scalino...per scendere. Gli bastò il silenzio di tomba che seguì a tale gesto per sollevare lo sguardo sulla riccia.

Lei se ne stava lì, con la sua cartellina in mano e lo sguardo distaccato di chi sa di non aver bisogno di espressioni facciali per mettere a disagio chi di dovere.

L’attore lasciò cadere le braccia sbuffando, poi si tolse gli occhiali: “D’accordo, andiamo”.

Eva si limitò a fare strada, soddisfatta.

 

“Qui ci sono i testi più nuovi sull’arredamento e il design -Spiegò la ragazza indicando la montagna di libri esposti- Mentre cerco in giro dia pure un’occhiata, se trova qualcosa di interessante ancora meglio!” con quelle semplici parole Robert si trovò improvvisamente solo e spaesato. Non ne sapeva un accidente di arredamento ma non voleva fare la figura dello scolaretto che non ha studiato la lezione, così iniziò a sfogliare titubante qualche libro.

Girato l’angolo, Eva prelevò dagli scaffali alcuni volumi che le sembrarono perfetti per la ricerca, poi si diresse al settore “Letteratura”; non aveva più tempo libero per leggere, i libri erano diventati per lei un lusso tanto quanto le scarpe costose su cui sbavavano le sue coetanee.

 

Quasi per caso ne adocchiò uno dei suoi preferiti e si ritrovò a carezzarne la copertina: era la versione in inglese, non era ancora riuscita a includerla nella propria collezione. Sì, poteva fare uno strappo alla regola!

“Trovato qualcosa?” la ben nota voce maschile la colse di sorpresa e il libro le sfuggì di mano.

Fu lo stesso Robert a raccoglierlo e nel farlo gli cadde l’occhio sul titolo: “Oh...Non dirmi che leggi questa roba” fu l’osservazione sorpresa dell’uomo.

Eva tentennò, lievemente offesa: “Qual’è il problema? Non si aspettava che i giovani d’oggi sapessero leggere cose diverse da Twilight?”.

In risposta ricevette lo sguardo di sottecchi dell’attore; ok, quella era stata decisamente una risposta Gabriele-style, così la ragazza riaggiustò il tiro sfoderando il suo miglior sorriso angelico.

 

L’uomo dal canto suo si limitò a fare spallucce: “Ho visto il cartone animato e mi è bastato” a tale affermazione, la riccia non seppe stare zitta.

“Oh no...Credo che con questa Victor Hugo si starà rigirando nella tomba- Eva si accinse a spiegare- Il Notre Dame De Paris è in assoluto uno dei capolavori della letteratura mondiale. Chi non lo legge non saprà mai che Frollo era un alchimista, o che Febo era un semplice donnaiolo...per non parlare del finale- la ragazza accarezzò rapita la copertina- Se lo avesse conosciuto, Shakespeare avrebbe avuto molto da imparare da Hugo”.

 

A tali parole Robert inarcò un sopracciglio e si lasciò sfuggire una risata supponente:”Stai dicendo che il Notre Dame De Paris è migliore del Romeo e Giulietta?”.

Eva scosse il capo: “Andiamo...Quanto può essere banale e trito lo stereotipo d’amore impossibile tra due ragazzini? Metà della letteratura contemporanea lo ha riutilizzato...ecco, appunto...Twilight!- riprese volutamente l’esempio di poco prima- In Quasimodo invece c’è la sofferenza, il rifiuto del diverso, il razzismo verso lo straniero, sullo sfondo di un’Europa infiammata dal crollo di un’Era, all’alba del Nuovo Mondo...Più lo leggo, più mi sembra un romanzo dei giorni nostri” concluse la ragazza, cercando di darsi un tono più moderato e fra le righe. Ma ormai era tardi, le gote rosse lasciavano trasparire l’eccitazione per il suo stesso racconto. Non potè fare a meno di vergognarsi per essersi lasciata andare.

 

Robert non nascose un mezzo ghigno divertito nel riconoscere tanta timidezza, celata fino ad allora: “Io di là ho finito- le porse una pila di libri- Direi che possiamo andare”.

Eva si limitò ad annuire e a fare strada alla cassa.

Mentre una biondina sui trenta cominciava a fare il conto, la riccia divise in due la pila di libri: “Tenga separato il Notre Dame De Paris, tutto il resto va su questa carta di credito...ecco il documento del titolare dell’azienda e la delega”.

“Lascia stare” più delle parole fu il tocco sulla mano a farla sussultare. Gli occhi grigi si sgranarono a focalizzare un sorridente Robert Downey Jr. Senza gli occhiali da sole e il berretto le rughe di espressione rimandavano tutte a quel sorriso.

Cloud avrebbe detto “Sono le persone buone ad avere le rughe da sorriso”. Eppure Eva stentava a crederlo possibile...benchè fosse decisamente piacevole vederlo compiere quel gesto.

Con semplice eleganza l’uomo restituì la carta di credito alla ragazza e sfoderò la propria: “Faccia un conto unico” concluse impilando tutti i volumi e lasciandola definitivamente di stucco.

La commessa obbedì senza ribattere- e senza riconoscere il VIP che stava servendo-. Un attimo dopo erano fuori.

 

La cucina era quasi totalmente assemblata e dal bagno si sentiva smartellare, sintomo che la jacuzzi era arrivata; Eva si liberò del cappotto e andò a controllare i piastrellisti della sala, ormai a metà dell’opera.

“Bene, direi che possiamo procedere- constatò soddisfatta la riccia- le lascerò tutti i manuali di arredamento. Lunedì comunicherò le sue preferenze all’agenzia e provvederemo a cercare i mobili.”.

Robert aggrottò la fronte: “Tutto qui? Mi abbandoni da solo in balìa dei libri?”.

Eva strinse al petto la fedele cartellina: “Siamo solo al lavoro preliminare, le finiture non sono ancora completate. Ci vorrà ancora un mese per concludere tutto...certo, con un tocco femminile, magari di sua moglie...”.

“No, un mese va più che bene” concluse l’uomo, il capo chino sui disegni, ma ai disegni indifferente.

 

La ragazza buttò l’occhio all’orologio, sperando di fuggire dall’imbarazzo di quella gaffe: “Si è fatto tardi, devo sistemare alcune cose alla Proto Organization” smistò i tomi di architettura per recuperare il suo Victor Hugo, ma per la seconda volta una mano entrò in collisione con la sua.

“Questo resta con me- Robert sventolò il libro incriminato- Ho qualche presuntuosa teoria da verificare!”.

“Presuntuosa?” Eva si morse la lingua. Sempre una parola di troppo.

L’attore parve non farci caso: “Non temere, potresti sempre sorprendermi” e la salutò con un occhiolino.

 

 

 

Buonasera a tutti...Comincio scusandomi del ritardo con cui pubblico, ma vivo perennemente con l’istinto omicida verso le mie coinquiline di Milano...Ergo: finchè non torno a casa, non riesco a trovare la vena per pubblicare.

Un grazie immenso a chi mi ha commentato, nel capitolo precedente e in posta privata.

Ho voluto cominciare a dare un po’ di dettagli al personaggio di Eva, sulla sua storia, le sue passioni (non dico altro, evitiamo gli spoiler).

Piccola nota personale: le citazioni riguardo ai libri nominati nel capitolo sono puramente attinenti alla trama, non voglio peccare di presunzione dando giudizi ad alcuni dei pilastri della letteratura mondiale (e...ehm, mi spiace ma non mi riferisco a twilight, la citazione è volutamente provocatoria). Comunque sia, liberi di criticarmi e lapidarmi sulla pubblica piazza...

Aspetto numerosi i vostri commenti...

Un grazie in particolare a:

RoxyDowney, Beckystark che mi hanno inserito tra i preferiti

Foreverlove_ che mi ha inserito tra i seguiti

Alian, Doctor Smith , Jade Lee, LightCross, mistero, che mi hanno inserito tra i ricordati

 

a presto!!!

 

   
 
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