IV CAPITOLO
“Non
sarai entrata nel clima di quest’azienda finchè non sarà il lavoro stesso a
svegliarti la mattina”
Fino ad allora Eva
non aveva totalmente compreso le parole di Proto; ora era consapevole che ne
avrebbe volentieri fatto a meno.
Otto e mezza di
mattina. Il suo cellulare aveva già squillato tre volte. Era un segno: i lavori
a casa Downey sarebbero cominciati proprio quel giorno. Così Eva si tuffò nel
primo paio di leggins grigi che trovò nell’armadio e scelse un grande camicione
bianco a coprirla fino alle ginocchia.
Snobbando le decine
di scarpe che aveva in comunione con le amiche, si accontentò delle solite
amate sneakers, l’ideale per correre alla fermata dell’autobus, cambiare in
volata due fermate di metro ed essere per le nove in punto in Piazza San
Babila, dove una squadra di facchini stava già scaricando diversi imballaggi.
La ragazza li
precedette salendo di corsa le scale per aprire l’appartamento, disinserire
l’allarme e sistemarsi in assetto da battaglia con disegni e piante
dell’appartamento stesi su un tavolo di fortuna.
Passò diversi
minuti al telefono con l’impresa che avrebbe dovuto adeguare il solarium a
ospitare una piscina (sì, estremamente kitsch ed esattamente americano) per
evitare che si accavallasse con il falegname che doveva lucidare i parquet. Nel
frattempo i facchini stavano assemblando i pensili della cucina.
“Tra un’ora
dovrebbe arrivare la gru, fino ad allora non fissate nulla al muro” ordinò la
ragazza, trovandosi a contemplare le facce spaesate dei presenti.
“Il ripiano della
cucina a isola è un blocco unico di marmo rosa del Sud Africa. Non ci stava in
ascensore”. In effetti una gru per un pezzo di un semplice mobile era un
concetto astratto per molti comuni mortali...ma per i VIP questo e altro!
Il telefono squillò
di nuovo: l’idraulico avrebbe tardato ad arrivare, stava aspettando la consegna
della jacuzzi da installare in uno dei tre bagni: “I piastrellisti così saranno
rimandati a domani” constatò contrariata.
Esaminando le carte
Eva si fece un’idea dell’immenso lavoro che la aspettava.
“Che spreco...”
disse fra sè con disapprovazione.
“Buongiorno!” una
decisa voce maschile le fece alzare lo sguardo.
Sulla soglia se ne
stava Robert, un caffè rigorosamente Americano stretto nella destra. La ragazza
inforcò gli occhiali da vista improvvisamente a disagio: “B...buongiorno Mr.
Downey. Che sorpresa...”. non voleva arrossire ma si rassegnò all’inevitabilità
della cosa.
Robert aprì le
braccia in segno di ovvietà: “Beh, è casa mia- con tono sarcastico indicò l’ingresso-
Posso entrare?”.
Eva annuì decisa:
“Prego...Attento alla vernice fresca” si torse le mani, tesa come una corda di
violino mentre l’uomo si sistemava su una sedia ancora incellophanata.
Fortunatamente la
ragazza non era l’unica a subire il fascino dell’inaspettata presenza: “Forza,
tutti al lavoro!” ordinò ai vari imbianchini e facchini che fissavano il VIP
imbambolati. Poi tornò a concentrarsi sui suoi disegni.
Robert si mise a
studiarla da sotto le lenti specchiate: infilata il quella camicia extra large
sembrava più esile di quanto già non fosse. I grandi occhiali e le lentiggini
le davano un’aria infantile, togliendole alcuni dei suoi...quanti anni aveva?
“Quanti anni hai?”
l’attore non fece in tempo a pensarlo che gli sfuggì dalle labbra.
Eva finse
indifferenza e rispose cortesemente: “Ventiquattro...quasi venticinque”. La
discussione nacque e morì lì.
Robert continuò a
sorseggiare il suo caffè, più accasciato che seduto, con lo sguardo che correva
interrogativo su tutti i vari personaggi che gli turbinavano attorno.
Alla fine l’occhio
gli cadde nuovamente sulla ragazza: sembrava incredibilmente a suo agio,
immersa nel lavoro, al contrario di lui che si sentiva immensamente inutile e
fuori posto.
Senza togliere il
fatto che ancora non si capacitava di quanto fossero identiche lei e Gabriele.
Ora che era sobrio i dubbi si accentuavano.
Liberandosi delle
lenti specchiate partì all’attacco: “Dammi pure del tu”.
Eva si fermò solo
un attimo, giusto per alzare il capo e sorridergli cordialmente: “Non credo che
sia il caso...”.
Altro silenzio di
sorpresa. Robert stirò i lati della bocca in un ghigno sarcastico, scuotendo il
capo: “Vi hanno fatte proprio incasinate, te e tua sorella...”.
Eva sgranò gli
occhi innocenti per un istante: “Non credo di capire”.
“Beh, se è per
quello nemmeno io”. Ribattè borbottando
l’uomo; con fare annoiato prese a battere il piede sul pavimento, mentre
esaminava con scarso interesse gli stucchi appena verniciati sul soffitto.
In una cosa le due
ragazze erano identiche: dimostravano una totale indifferenza nei suoi
confronti e questo lo metteva a disagio. Nessuno lo aveva mai fatto sentire
così inadeguato.
E da parte sua
Robert non vedeva altra soluzione se non quella di mettere altrettanto a
disagio le due, che si trattasse di Eva o Gabriele non importava; la sera prima
aveva funzionato con quella più irriverente, non poteva di sicuro fallire con
l’altra.
“Tua sorella è un
bel tipo- iniziò a prendere il giro largo- Non è di sicuro facile da domare”.
I battiti cardiaci
di Eva cominciarono ad accelerare e il tratto della matita si fece più
frenetico: “Lo dicono in molti. Deve essere così”. La ragazza cercò di deviare
su frasi di circostanza, consapevole di trovarsi su un sentiero minato.
“Che tu sappia...-
Robert la guardò di sottecchi- ...ha il fidanzato?”.
Eva ebbe un
singulto di sorpresa e la punta della matita si piantò sul foglio, spezzandosi;
pregò il cielo che l’attore non se ne fosse accorto.
Doveva agire in
fretta e decisa allo stesso tempo. Prese un respiro profondo e lo guardò negli
occhi: “No, non ce l’ha”.
Dall’altra parte
della barricata ricevette come risposta il sarcasmo di Robert: “Ci avrei
scommesso una mano. Certo, col carattere che si ritrova....”.
Eva non potè fare
altro che ammutolire; mai e poi mai si sarebbe aspettata tanta sfacciataggine.
Aveva sulla punta della lingua una delle sue risposte acide, o meglio, una
delle risposte acide di Gabriele...ma si frenò appena in tempo; non doveva
dimenticarsi che era perennemente sotto esame, sul filo del rasoio.
Tuttavia nulla le
impediva di ribattere per difendere Gabriele...cioè se stessa...Dannazione, la
cosa cominciava a confondere anche lei.
“Lo ha avuto...una
volta...” fu l’unica cosa che le venne in mente, buttata lì tra una riga e
l’altra del suo disegno.
Robert inarcò un
sopracciglio: “Una volta? E che gli è successo poi, lo ha divorato?” non
trattenne un mezzo risolino compiaciuto.
Eva deglutì amaro e
si sforzò con ogni fibra del suo corpo a ignorare le provocazioni. “Beh, come
si suol dire...tutto ha una fine”. La voce la tradì e nella nota finale le
tremò, ma lui parve non accorgersene.
“Di chi è stata la
colpa? Di Gabriele?” incalzò l’uomo.
“Oh no...Credo di
nessuno- a quel punto Eva smise di lavorare e lo inchiodò alla sedia con lo
sguardo, placida e decesa- Se ci fosse qualche colpevole, credo che Gabriele
l’avrebbe ucciso”. Concluse la frase col più sincero dei sorrisi, che mise in
mostra una fila di piccoli denti perlati, fermandosi tuttavia alle labbra,
senza illuminarle gli occhi chiari.
Con quel semplice
gesto Robert era di nuovo KO: lo aveva steso con la genuinità più disarmante e
aveva fatto intendere con poche, sorridenti parole che quella era la pura
verità.
La grinta di
Gabriele calzata nel guanto vellutato di Eva; il breve interrogatosio non gli
aveva chiarito nessun dubbio. Semmai li aveva fermentati e ora era più a
disagio di prima.
“Bene, i lavori qui
possono continuare anche senza di noi” l’intervento deciso della ragazza
interruppe il flusso dei pensieri di Robert.
“Come scusa?”.
“Intendo dire...la
disposizione interna dei mobili è stata decisa solo parzialmente, era stato
accordato con l’agenzia che le finiture fossero decise con la sua
collaborazione. D’altronde questa è casa sua!” concluse la ragazza con il
solito aplômbe. Afferrò una cartellinae fece capire al suo interlocutore che
era in procinto di uscire.
“S-sì...certo...-
balbettò l’uomo alzandosi di scatto- Quindi...devo venire con...cioè tu verrai...-
si indicò impacciato- insomma, insieme...”.
Eva lo lasciò
finire il monologo claudicante poi confermò: “E’ quello che le ho appena detto-
si accinse a dirigersi verso la porta- Se vuole seguirmi...”.
Robert inforcò
nuovamente gli occhiali e sbuffò, irritato dal suo stesso atteggiamento: “Sì
sì...come dici tu”.
Presto l’attore
dovette ricredersi sulla metropoli Italiana: gli bastarono due incroci, un
attraversamento pedonale e qualch suono di clacson: “Qui a Milano sono tutti
matti” accelerò il passo per stare dietro alla giovanissima assistente (da
quando aveva cominciato a definirlà così?).
“E poi a cosa
servono i semafori se sono perennemente gialli? Qui il cittadino medio passa la
giornata sospeso tra la vita e la morte”. Quella che per Robert era la pura
verità fece ridere Eva come la migliore delle battute.
“Siamo quasi
arrivati” disse semplicemente, prima di infilarsi sotto il maestoso porticato
di Corso Vittorio Emanuele, sede della sua libreria preferita. Nei cinque piani
di scaffali e libri avrebbero trovato di sicuro quello che cercavano.
“Prego, la sezione
di architettura d’interni è al terzo piano”.
L’uomo esitò un
istante, appena oltrepassato l’ingresso: “Giù cosa c’è?” chiese indicando le
scale che portavano al piano interrato.
“La sezione
videogiochi e tecnologia” spiegò Eva col piede già sullo scalino per salire.
Anche Robert aveva già il piede sullo scalino...per scendere. Gli bastò il
silenzio di tomba che seguì a tale gesto per sollevare lo sguardo sulla riccia.
Lei se ne stava lì,
con la sua cartellina in mano e lo sguardo distaccato di chi sa di non aver
bisogno di espressioni facciali per mettere a disagio chi di dovere.
L’attore lasciò
cadere le braccia sbuffando, poi si tolse gli occhiali: “D’accordo, andiamo”.
Eva si limitò a fare
strada, soddisfatta.
“Qui ci sono i
testi più nuovi sull’arredamento e il design -Spiegò la ragazza indicando la
montagna di libri esposti- Mentre cerco in giro dia pure un’occhiata, se trova
qualcosa di interessante ancora meglio!” con quelle semplici parole Robert si
trovò improvvisamente solo e spaesato. Non ne sapeva un accidente di
arredamento ma non voleva fare la figura dello scolaretto che non ha studiato
la lezione, così iniziò a sfogliare titubante qualche libro.
Girato l’angolo,
Eva prelevò dagli scaffali alcuni volumi che le sembrarono perfetti per la
ricerca, poi si diresse al settore “Letteratura”;
non aveva più tempo libero per leggere, i libri erano diventati per lei un
lusso tanto quanto le scarpe costose su cui sbavavano le sue coetanee.
Quasi per caso ne
adocchiò uno dei suoi preferiti e si ritrovò a carezzarne la copertina: era la
versione in inglese, non era ancora riuscita a includerla nella propria
collezione. Sì, poteva fare uno strappo alla regola!
“Trovato qualcosa?”
la ben nota voce maschile la colse di sorpresa e il libro le sfuggì di mano.
Fu lo stesso Robert
a raccoglierlo e nel farlo gli cadde l’occhio sul titolo: “Oh...Non dirmi che
leggi questa roba” fu l’osservazione sorpresa dell’uomo.
Eva tentennò,
lievemente offesa: “Qual’è il problema? Non si aspettava che i giovani d’oggi
sapessero leggere cose diverse da Twilight?”.
In risposta
ricevette lo sguardo di sottecchi dell’attore; ok, quella era stata decisamente
una risposta Gabriele-style, così la
ragazza riaggiustò il tiro sfoderando il suo miglior sorriso angelico.
L’uomo dal canto
suo si limitò a fare spallucce: “Ho visto il cartone animato e mi è bastato” a
tale affermazione, la riccia non seppe stare zitta.
“Oh no...Credo che
con questa Victor Hugo si starà rigirando nella tomba- Eva si accinse a
spiegare- Il Notre Dame De Paris è in
assoluto uno dei capolavori della letteratura mondiale. Chi non lo legge non
saprà mai che Frollo era un alchimista, o che Febo era un semplice donnaiolo...per
non parlare del finale- la ragazza accarezzò rapita la copertina- Se lo avesse
conosciuto, Shakespeare avrebbe avuto molto da imparare da Hugo”.
A tali parole
Robert inarcò un sopracciglio e si lasciò sfuggire una risata supponente:”Stai
dicendo che il Notre Dame De Paris è
migliore del Romeo e Giulietta?”.
Eva scosse il capo:
“Andiamo...Quanto può essere banale e trito lo stereotipo d’amore impossibile
tra due ragazzini? Metà della letteratura contemporanea lo ha
riutilizzato...ecco, appunto...Twilight!- riprese volutamente l’esempio di poco
prima- In Quasimodo invece c’è la sofferenza, il rifiuto del diverso, il
razzismo verso lo straniero, sullo sfondo di un’Europa infiammata dal crollo di
un’Era, all’alba del Nuovo Mondo...Più lo leggo, più mi sembra un romanzo dei
giorni nostri” concluse la ragazza, cercando di darsi un tono più moderato e
fra le righe. Ma ormai era tardi, le gote rosse lasciavano trasparire
l’eccitazione per il suo stesso racconto. Non potè fare a meno di vergognarsi
per essersi lasciata andare.
Robert non nascose
un mezzo ghigno divertito nel riconoscere tanta timidezza, celata fino ad
allora: “Io di là ho finito- le porse una pila di libri- Direi che possiamo
andare”.
Eva si limitò ad
annuire e a fare strada alla cassa.
Mentre una biondina
sui trenta cominciava a fare il conto, la riccia divise in due la pila di
libri: “Tenga separato il Notre Dame De
Paris, tutto il resto va su questa carta di credito...ecco il documento del
titolare dell’azienda e la delega”.
“Lascia stare” più delle
parole fu il tocco sulla mano a farla sussultare. Gli occhi grigi si sgranarono
a focalizzare un sorridente Robert Downey Jr. Senza gli occhiali da sole e il
berretto le rughe di espressione rimandavano tutte a quel sorriso.
Cloud
avrebbe detto “Sono le persone buone ad avere le rughe da
sorriso”. Eppure Eva stentava a crederlo possibile...benchè fosse
decisamente piacevole vederlo compiere quel gesto.
Con semplice
eleganza l’uomo restituì la carta di credito alla ragazza e sfoderò la propria:
“Faccia un conto unico” concluse impilando tutti i volumi e lasciandola
definitivamente di stucco.
La commessa obbedì
senza ribattere- e senza riconoscere il VIP che stava servendo-. Un attimo dopo
erano fuori.
La cucina era quasi
totalmente assemblata e dal bagno si sentiva smartellare, sintomo che la
jacuzzi era arrivata; Eva si liberò del cappotto e andò a controllare i
piastrellisti della sala, ormai a metà dell’opera.
“Bene, direi che
possiamo procedere- constatò soddisfatta la riccia- le lascerò tutti i manuali
di arredamento. Lunedì comunicherò le sue preferenze all’agenzia e provvederemo
a cercare i mobili.”.
Robert aggrottò la
fronte: “Tutto qui? Mi abbandoni da solo in balìa dei libri?”.
Eva strinse al
petto la fedele cartellina: “Siamo solo al lavoro preliminare, le finiture non
sono ancora completate. Ci vorrà ancora un mese per concludere tutto...certo,
con un tocco femminile, magari di sua moglie...”.
“No, un mese va più
che bene” concluse l’uomo, il capo chino sui disegni, ma ai disegni
indifferente.
La ragazza buttò
l’occhio all’orologio, sperando di fuggire dall’imbarazzo di quella gaffe: “Si
è fatto tardi, devo sistemare alcune cose alla Proto Organization” smistò i
tomi di architettura per recuperare il suo Victor Hugo, ma per la seconda volta
una mano entrò in collisione con la sua.
“Questo resta con
me- Robert sventolò il libro incriminato- Ho qualche presuntuosa teoria da
verificare!”.
“Presuntuosa?” Eva
si morse la lingua. Sempre una parola di troppo.
L’attore parve non
farci caso: “Non temere, potresti sempre sorprendermi” e la salutò con un
occhiolino.
Buonasera a tutti...Comincio scusandomi del
ritardo con cui pubblico, ma vivo perennemente con l’istinto omicida verso le mie
coinquiline di Milano...Ergo: finchè non torno a casa, non riesco a trovare la
vena per pubblicare.
Un grazie immenso a chi mi ha commentato,
nel capitolo precedente e in posta privata.
Ho voluto cominciare a dare un po’ di
dettagli al personaggio di Eva, sulla sua storia, le sue passioni (non dico
altro, evitiamo gli spoiler).
Piccola nota personale: le citazioni
riguardo ai libri nominati nel capitolo sono puramente attinenti alla trama,
non voglio peccare di presunzione dando giudizi ad alcuni dei pilastri della
letteratura mondiale (e...ehm, mi spiace ma non mi riferisco a twilight, la
citazione è volutamente provocatoria). Comunque sia, liberi di criticarmi e
lapidarmi sulla pubblica piazza...
Aspetto numerosi i vostri commenti...
Un grazie in particolare a:
RoxyDowney, Beckystark che mi
hanno inserito tra i preferiti
Foreverlove_ che mi
ha inserito tra i seguiti
Alian, Doctor Smith , Jade Lee, LightCross, mistero, che mi
hanno inserito tra i ricordati
a presto!!!