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Autore: Phoebus    12/11/2012    1 recensioni
1287, nel cuore dell'Italia medievale un amore rischia di sconvolgere alleanze politiche e una famiglia intera. Un amore forte, nato per caso, ma destinato all'eternità.
Al tempo delle dame e dei cavalieri, una giovane ragazza bella e splendente come una vera dama e un'aristocratica non proprio nobile come un cavaliere, incroceranno i loro destini per legarsi nell'anima...
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lena continuava la sua corsa imperterrita e senza badare a chi incontrasse sul cammino; ragazzi, bambini che giocavano ancora un po’ prima di rientrare…tutti la osservavano e si chiedevano cosa potesse spingere una così brava ragazza di paese a voler sposare un traditore, il più meschino dei traditori, uno che ha venduto la sua gente per ottenere un titolo.
 
Nessuno capiva perché…nessuno sapeva leggere nel cuore di quella povera malcapitata…nessuno vedeva le sue lacrime, confondersi con la brina e il freddo…
 
 
 
 
 
C’era solo un cuore che poteva scorgere quella tristezza, solo uno…
 
E chissà quanto era lontano in quel momento…non poteva fare a meno di pensarci.
 
Non poteva far altro che sentirsi sola…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Arrivò alla locanda, la porta era chiusa e dopo ripensamenti vari si decise ad aprire.
 
Finalmente i suoi occhi sorrisero un po’…erano tutti lì i suoi amici, quelli che davvero avevano lottato per liberare il piccolo borgo, che però era stato riconquistato con l’inganno dal feroce Duca.
 
 
 
Giacomo, che stringeva le mani di Anna, si voltò verso l’ingresso e vide la giovane rossa, nemmeno il tempo di un respiro e subito di precipitarono da lei.
 
Erano contenti, felici di rivederla finalmente!
 
 
 
Giacomo: “Lena! Che bello averti qui! – la abbracciò stretta stretta -…come stai? Pensavo di non rivederti mai più! Non farci più prendere questi spaventi! Sapessi quanto ci sei mancata!”
 
La rossa sorrideva serena, per la prima volta da tanto tempo; quanto le erano mancati…
 
Lena: “ragazzi..sapeste che gioia è per me potervi riabbracciare…ho rivisto anche mia madre e vi giuro che…è come se il mio cuore fosse tornato a battere… - si voltò all’amica di sempre -…e tu pazza non mi saluti?”
 
Anna: “pazza ci sarai tu! – si strinsero con le braccia e col cuore, mentre ridevano come un tempo tra il silenzio di una lacrima -…non speravo che saresti venuta così presto…ci hai fatto una sorpresa bellissima! Davvero Lè…”
 
Lena: “allora spero mi sarà concesso ristorarmi un po’, magari vado a mettermi nel retro così non disturbo la gente qui che beve e mangia…tanto ricordo la strada…” – stava per avviarsi.
 
 
 
Ma l’amica fu più veloce di lei.
 
 
 
Anna: “no! Ehm…no, no resta…resta pu…pure qui con noi! – sembrava strana, agitata -…nel retro no! Non lo u…usiamo più! Ehm… - cercò l’appoggio di Giacomo, che però non capiva cosa Anna volesse dire -…vero amore?”
 
Il ragazzo la guardò stranito.
 
Giacomo: “non lo usciamo più? Ma se fino a poco fa siamo stati lì con…” – improvvisamente fu tutto chiaro anche a lui, ma fece una faccia così rossa che Lena intuì subito che forse c’era sotto qualcosa.
 
Qualcosa che magari lei non doveva sapere.
 
Lena: “ragazzi dai non fate i misteriosi! C’è qualcosa che non va? Certe volte siete proprio indecifrabili!”
 
 
 
Si avvicinò lento, a passo felpato, il proprietario della locanda Anselmo, uomo all’apparenza burbero e grossolano, ma in realtà comprensivo e gentile; aveva a cuore quei tre ragazzi cresciuti praticamente nel suo ostello ed era loro affezionato quasi come fossero figli suoi.
 
Perciò ora, uscito dal retro visibilmente scosso, si recò da Giacomo ed Anna, per una questione che li riguardava.
 
Anselmo: “Ragazzi dovete venire a dare una mano a mia figlia, pare che quella ragazza non voglia farsi toccare! – vide Lena -…Lena! Figliola cara! Come stai? Fatti guardare!”
 
La rossa contenta lo abbracciò.
 
 
 
Mentre Anna non sapeva cosa dire…
 
 
 
Anna: “vengo io Anselmo di là, forse di me si fiderà…” – Lena voleva partecipare con i suoi amici ed aiutarli, le pareva di aver capito che c’erano dei problemi con qualcuno e le avrebbe fatto piacere essere utile.
 
Lena: “volete che venga a darvi una mano?”
 
Anselmo: “se sai medicare bene le ferite alla schiena, credo proprio che abbiamo bisogno di te! Oppure Ju…” – Anna gli pestò il piede di colpo.
 
Anna: “oppure non importa! Lena deve riposarsi, Anselmo!” – lo guardò malissimo.
 
Anselmo: “ah già…dimenticavo questi piccoli particolari…” – ma Lena non la bevve e qualcosa, nei meandri sperduti del suo cuore, le fece sentire un profumo…un profumo che non poteva scordare.
 
Era come se la sua mente captasse la presenza di quella ninfa, di quel miele che aveva dato così tanto colore alla sua vita.
 
 
 
Lena: “Anna vengo con te.”
 
Anna: “no aspetta! – ma non servì a nulla, la rossa si incamminò verso il retro -…Lena aspetta!”
 
 
 
Camminava a passo spedito, senza sentire altri suoni se non il battito continuo e martellante del suo cuore.
 
Entrò nella piccola stanza del retro…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La figlia di Anselmo era impegnata a medicare una giovane sdraiata su un lettino, che sembrava molto smaniosa.
 
 
 
 
 
Ragazza: “ma diamine! Mi state facendo un male della miseria, signorina! Non sono mica un animale! Ho capito che dovete mettermi questi benedetti punti ma almeno trattatemi con un briciolo di delicat… - e poi tacque perché i suoi occhi incontrarono quelli di Lena, dopo Dio solo sa quanto tempo…-…Lena…”
 
Lena: “Julia… - era inerme, bloccata, ma sorrideva…sorrideva…-….Julia!”
 
 
 
Corse più che poteva su quel lettino dov’era sdraiata la mora e appena si sedette, l’altra si alzò e si strinsero, quasi con violenza per il desiderio troppo represso…
 
 
 
Non accade spesso di vedere il sole e la luna incontrarsi…
 
Ma questo sembrò accadere agli occhi commossi di Anna e Giacomo…quelle due anime si appartenevano, chiunque li avesse guardati lo avrebbe capito.
 
Non si può resistere all’amore, perché lui è più forte di qualsiasi tempesta, di qualsiasi forza, di qualsiasi energia; se esiste un paradiso in terra, Lena lo aveva ritrovato…era lì…la poteva stringere, la poteva accarezzare, come non ricordava…come non pensava potesse più esistere.
 
E finalmente quel bacio tanto atteso toccò le sue candide labbra…il tocco delle labbra di Julia fu come un soffio di vita che, tra passione e dolcezza, la risvegliò da quell’apatia in cui era piombata senza di lei.
 
 
 
 
 
 
 
“amore mio…mia piccola stella indifesa… - Julia ora le accarezzava il viso e la guardava in quegli occhioni limpidi -…sapessi quanto ho desiderato di rivederti…”
 
“Julia…la mia…la mia Julia… - e la baciò ancora, e ancora per poi stringersi al petto della mora come se al mondo non ci fosse altro riparo, come se tutto intorno fosse scomparso e ci fossero solo loro e quell’immensità del loro amore -…non mi lasciare…ti prego non mi lasciare mai più…”
 
“no piccola mia, no…non ti lascerò mai più e ti chiedo scusa per la sofferenza che ti ho dato…potrai mai perdonarmi?” – la teneva forte a sé.
 
“il mio cuore ti ha già perdonata… - poi si ricordò che Julia stava per essere medicata alla spalla o almeno così doveva essere, perché la mora era da un po’ che si lamentava a quanto pare! -…vuoi che ti medichi io? Ti fidi?”
 
“certo che mi fido, ma non preoccuparti la ragazza che c’era prima andrà benissimo! Non sporcarti le mani per un misero taglio…”
 
“eh no mia cara! – obbligò praticamente Julia a sdraiarsi di spalle e le alzò la leggera canottiera bianca -…devo già essere gelosa eh?”
 
“no! – sorrise -…no questo no! Solo…non volevo mi vedessi così…ecco perché avevo detto ad Anna e gli altri di non dirti che ero qui…”
 
“sei la solita pazza! Io non potrei mai fare a meno di te e voglio starti accanto…anche perché tu…tu hai bisogno di me! – le accarezzò le labbra -…sei come un bimbo! E non fai altro che fare i capricci! Quindi ora stai in silenzio e ti fai medicare come si deve Comandante!”
 
Ridevano insieme come se il tempo non le avesse mai divise…
 
Un amore così puro, eppure così contrastato…
 
 
 
 
 
 Ma una voce arrivò a spezzare quel piccolo angolo di paradiso.
 
 
 
 
 
 
 
Anna: “Julia! Julia alzati! – si precipitò verso le ragazze -…ALZATI TI HO DETTO!! MUOVITI!!”
 
Le due rimasero stupite.
 
Julia: “si può sapere ora che diamine succede?! Non si può avere mai un momento di pace qui!” – la cosa la innervosì e parecchio.
 
Lena osservava l’amica con un briciolo di paura negli occhi.
 
 
 
Anna: “devi andartene da qui! Devi nasconderti! Sono venuti a prenderti! Sanno che sei qui, non so come! Ma ci sono dei soldati qui fuori…”
 
Julia: “non preoccuparti i miei uomini sono dalla mia parte.” – sembrava tranquilla e la sua calma aiutava anche Lena.
 
 
 
Anna: “no. William ha provato a parlarci, ma pare che questi siano uomini mandati direttamente dal Duca! Se ti trovano ti uccid…” – non terminò la frase che…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Soldato: “eccola quella disgraziata! Prendetela!!!”
 
Una ciurma di soldati entrò nel retro, dopo aver attraversato l’intero locale e distrutto tavoli e sedie.
 
 
 
Giacomo, in men che non si dica, impugnò alcune spade che teneva nascoste lì accanto e le passò ai suoi amici, ed una a Julia che la prese al volo.
 
Si precipitarono contro di lei due uomini, ma la sua maestria bellica la aiutò, come sempre; riuscì a schivarli e a disarmarli prima che loro capissero che anche lei aveva una spada.
 
Anselmo faticava un po’ per l’età, ma anche lui riuscì a difendersi bene. Macchie di sangue si impressero sul pavimento, ma non c’erano morti.
 
Nessuno avrebbe più dovuto morire, questo si era promessa Julia.
 
 
 
Lena: “Julia attenta!” – la mora fece appena in tempo a voltarsi, ma non riuscì ad evitare un attacco di spada che le sfiorò il braccio, provocando per fortuna solo un superficiale taglio da cui uscirono gocce vermiglie.
 
 
 
Uno degli uomini entrati bloccò Anna per le spalle, prendendola come ostaggio; Giacomo, alla vista di ciò, si fermò.
 
Soldato: “bene miei cari! E ora se volete che la vostra amica respiri ancora… - puntò la spada al collo della giovane -…posate le armi! E tu Volkova vieni con me.”
 
Ma Julia sapeva bene che non avrebbero dovuto fidarsi, anche se Giacomo, pieno di paura per la sua innamorata, aveva già posato la spada.
 
 
 
Julia: “non mi avrai mai.” – e si voltò verso il lettino su cui giaceva poco prima, dando le spalle al nemico, per prendere qualcosa.
 
Soldato: “vedremo chi la vincerà cara Duchessa! – premette la spada sul collo di Anna, segnando un piccolo taglio che fece urlare la ragazza -…ti rispedirò all’inferno da cui provieni puttana!”
 
 
 
Giacomo non ce la fece più…
 
 
 
Giacomo: “lasciala bastardo!” – stava per buttarsi disarmato su quell’uomo arrogante, quando un freccia velocissima e inaspettata trapassò in un secondo il collo del soldato, che si accasciò a terra ingoiando il suo stesso sangue ed esalando l’ultimo respiro, lasciando libera Anna.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Era stata Julia, era stato il suo arco, teso da quegli occhi di falco.
 
 
 
Anna: “Giacomo!” – si strinse a lui, balbettando parole incomprensibili dettate dallo spavento.
 
Anche Lena corse dalla mora e la prese per mano, mentre tremava ancora di paura.
 
Lena: “dobbiamo scappare Julia! Andiamo!” – ma la compagna non si mosse.
 
Julia: “vai tu. Porta con te Anna e Giacomo. Io ho un conto in sospeso con questi bastardi. Hanno vinto una volta, non glielo permetterò ancora.”
 
 
 
Era ferma, sicura. Così sicura che non si accorse di un soldato alle sue spalle…
 
 
 
Soldato: “se non verrai tu con noi, allora sarà la tua amichetta a seguirci! – colpì Julia alla testa, che cadde a terra senza sensi e prese violentemente Lena, abbavagliandola e tirandola a sé -…ora vedremo se continuerete a fare gli sbruffoni! Forza ragazzi andiamo!”
 
E così uscirono e si incamminarono con Lena al seguito verso la grande piazza al centro, dove ardeva un enorme focolare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Passarono alcune ore, poi finalmente Julia aprì gli occhi…
 
 
 
Era distesa sul pavimento, con un braccio sanguinante e la spalla ancora da medicare; la camicia ormai era macchiata di rosso e il suo animo pieno di rabbia.
 
Sert: “Comandante come vi sentite?” – il suo sottoposto corse subito da lei, ma la ragazza non badò molto a quelle parole e alle sue ferite. Gli premeva ben altro.
 
Julia: “dov’è?”
 
Sert: “chi?”
 
Julia: “LENA DOV’E’?” – alzò la voce, era nervosa e inferocita come forse non lo era mai stata.
 
Giacomo sedeva lì accanto e porgendole il suo arco, cercò di placarla.
 
Giacomo: “l’hanno presa…ti hanno colpito alla testa e hanno preso Lena ed Anna… - era visibilmente sofferente, sembrava come se oltre ai suoi occhi anche il suo cuore lacrimasse -…e fuori…fuori stanno accendendo un grande focolare con dei patiboli…io…io tempo il peggio…”
 
La mora sbarrò gli occhi.
 
Julia: “cosa?? Ma cosa stai dicendo?? Che colpa hanno quelle due ragazze eh?! Che colpa hanno???” – nemmeno un uragano potrebbe avere tutta la forza che ora era in Julia.
 
Giacomo: “amano due traditori…questa è la colpa che hanno…”
 
  
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