REBORN
- giorni nostri -
Gabrielle amava osservare
da lontano quello strano medaglione, quello antico, della nonna. Era semplice,
elaborato, insomma, molto antico. E
lei amava le cose antiche. Non di meno, si era laureata in Storia, snobbando archeologia,
ma amando il corso di storia degli antichi greci.
La nonna parlava sempre
di una loro ava, nativa greca, era una conosciuta guerriera. Da piccola si
divertiva ad arrampicarsi sugli alberi e fingersi lei, cacciare un urlo e
saltare. Divertente, finché non ti rompi un braccio. Allora si buttò nella
scherma, nelle arti marziali. Amava il movimento del corpo quando si combatte.
È pura adrenalina.
Ma quando sei carica hai
bisogno di qualcosa, come una presa, per far scorrere via tutto, e quelli erano
i libri. La scrittura, dopo l’azione, divenne ciò che la caratterizzava di più.
I libri furono il suo primo e vero amore. E così decise di farsi un’altra
laurea, in Lettere Antiche.
Aveva provato anche a
scrivere un libro sulla sua dinastia, ma le sue ricerche si scontrarono con la
resistenza della sua famiglia, oltre che alle scarse risorse storiche.
Sua nonna però,
nonostante tutto, tramandava la storia di lei, quella donna dagli occhi chiari
- simili ai suoi, quasi come una goccia d’acqua - e lo spirito guerriero, che trasmetteva
- in un mondo dove si temevano gli dèi - la libertà di formazione del proprio
destino.
Era una donna con le
contro palle, la sua ava.
Quel medaglione però,
nella sua vita, era quasi un pensiero fisso, come una falena attratta dal
fuoco. Aveva quel fascino, ma la nonna, in tutta la sua vita, non gli aveva mai
permesso anche solo di toccarlo. Il papà non voleva. Diceva che non doveva
interessarmi, che doveva solo studiare - o, quando trovò lavoro, di lavorare -
e non pensare a quel vecchio ninnolo. Eppure era impossibile.
Conteneva una polvere
nera, dentro, in blocco, e altrettanta polvere nelle piccole perle che
decoravano il collo. Gli domandò cosa fosse, ma la nonna cambiava sempre
discorso, quando lo faceva. Un giorno si azzardò a dirle “quando l’ho avuto in
dono era già così, e non ho mai fatto questa domanda”. Quindi non lo sapeva
neanche lei. Ma non era nemmeno un poco curiosa?
Lo conservava come se
fosse un tesoro, lo indossava sempre, non lo toglieva mai. Era dorato, logorato
quel tanto che bastava per dare la sua impronta antica. Gli chiese se l’aveva
fatto valutare. Non gli parlò per due giorni, tanto si era arrabbiata per una
domanda del genere. Disse che non l’avrebbe mai venduto, fosse morta.
Aveva la sua ottantina
d’anni, ma era ancora arzilla, per essere solo un’ anziana che viveva di
rendita e pensione.
Gabrielle era nata in un
famiglia facoltosa, il padre era un famoso industriale, e la madre di lui era
una vecchia piena di proprietà. Mamma? Mai vista. Mai conosciuta. Morta, forse,
quando era piccola, o addirittura alla sua nascita. Mai affrontato questo
discorso. O non le interessava. La nonna gli aveva fatto da madre. Non ne
voleva un’altra.
La sua vita era sì,
particolare, ma... felice.
Poi, un giorno, tutto
questo finì.
Era il tramonto della sua
vecchia vita.
...
“Dannazione a me e a
quando ho accettato di salire su quella macchina nera”.
- Al tempo
degli Dei dell'Olimpo -
Gabrielle osservava l’acqua,
sinuosa e morbida nelle sue carezze, che schioccavano sulla carena della nave
formando umide schiume bianche, e ritornare nel grembo del mare.
Sorrise, teneva ancora in
mano l’urna, piccola e nera, di Xena. Le sue ceneri. Avrebbe dovuto portarle ad
Anfipoli, dove erano già sepolti suo fratello e sua
madre. Eppure, di fianco a lei, sentì la sua presenza. Sorrise, non l’avrebbe
lasciata. Sarebbero state accanto sempre, vicine sia nella vita che nella
morte.
Ma un’urna è difficile da
trasportare, ricordò ancora come le stava per cadere sul monte Fuji e rifletté.
Un giorno, aveva visto
una collana capace di incamerare persino l’acqua dei mari. Con delle ceneri
sarebbe stato più facile.
Un sussurro la distrasse,
la costa era vicina, anche se ancora non si intravedeva. Ma sentiva le acque
infrangersi sulla battigia.
Annuì, più a se stessa
che a qualcuno in particolare, e prese una decisione.
Una collana è più facile
da portare che un’urna...