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Autore: Eriok    12/11/2012    2 recensioni
Una storia, divisa tra i giorni nostri e il tempo degli Dei dell'Olimpo, tra le originali Xena e Gabrielle, e la loro futura generazione, e cosa ancora possono fare gli dei, in un mondo che non crede più in loro.
Tra magia, tecnologia, sparatorie e mafia le due donne scoprono un mondo corrotto e sporco, e hanno il dovere di difendere i più deboli a colpi di spada, sais e - qualche volta - pistole.
La cavalleria non è morta, solo, aveva bisogno della giusta reincarnazione per agire.
Non manca l'amore, quello mai attuato, tra Xena e Gabrielle, e come il tempo - e la morte - non ucciderà mai i loro sentimenti.
Un medaglione. Un anello.
*Prima volta che scrivo in questa categoria, quindi siate CRUDELI e SINCERE! E non preoccupatevi, non mordo, quindi recensite con tranquillità.*
Genere: Azione, Erotico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altro Personaggio, Gabrielle, Un po' tutti, Xena
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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REBORN

- giorni nostri -

 

Gabrielle amava osservare da lontano quello strano medaglione, quello antico, della nonna. Era semplice, elaborato, insomma, molto antico. E lei amava le cose antiche. Non di meno, si era laureata in Storia, snobbando archeologia, ma amando il corso di storia degli antichi greci.

La nonna parlava sempre di una loro ava, nativa greca, era una conosciuta guerriera. Da piccola si divertiva ad arrampicarsi sugli alberi e fingersi lei, cacciare un urlo e saltare. Divertente, finché non ti rompi un braccio. Allora si buttò nella scherma, nelle arti marziali. Amava il movimento del corpo quando si combatte. È pura adrenalina.

Ma quando sei carica hai bisogno di qualcosa, come una presa, per far scorrere via tutto, e quelli erano i libri. La scrittura, dopo l’azione, divenne ciò che la caratterizzava di più. I libri furono il suo primo e vero amore. E così decise di farsi un’altra laurea, in Lettere Antiche.

Aveva provato anche a scrivere un libro sulla sua dinastia, ma le sue ricerche si scontrarono con la resistenza della sua famiglia, oltre che alle scarse risorse storiche.

Sua nonna però, nonostante tutto, tramandava la storia di lei, quella donna dagli occhi chiari - simili ai suoi, quasi come una goccia d’acqua - e lo spirito guerriero, che trasmetteva - in un mondo dove si temevano gli dèi - la libertà di formazione del proprio destino.

Era una donna con le contro palle, la sua ava.

Quel medaglione però, nella sua vita, era quasi un pensiero fisso, come una falena attratta dal fuoco. Aveva quel fascino, ma la nonna, in tutta la sua vita, non gli aveva mai permesso anche solo di toccarlo. Il papà non voleva. Diceva che non doveva interessarmi, che doveva solo studiare - o, quando trovò lavoro, di lavorare - e non pensare a quel vecchio ninnolo. Eppure era impossibile.

Conteneva una polvere nera, dentro, in blocco, e altrettanta polvere nelle piccole perle che decoravano il collo. Gli domandò cosa fosse, ma la nonna cambiava sempre discorso, quando lo faceva. Un giorno si azzardò a dirle “quando l’ho avuto in dono era già così, e non ho mai fatto questa domanda”. Quindi non lo sapeva neanche lei. Ma non era nemmeno un poco curiosa?

Lo conservava come se fosse un tesoro, lo indossava sempre, non lo toglieva mai. Era dorato, logorato quel tanto che bastava per dare la sua impronta antica. Gli chiese se l’aveva fatto valutare. Non gli parlò per due giorni, tanto si era arrabbiata per una domanda del genere. Disse che non l’avrebbe mai venduto, fosse morta.

Aveva la sua ottantina d’anni, ma era ancora arzilla, per essere solo un’ anziana che viveva di rendita e pensione.

Gabrielle era nata in un famiglia facoltosa, il padre era un famoso industriale, e la madre di lui era una vecchia piena di proprietà. Mamma? Mai vista. Mai conosciuta. Morta, forse, quando era piccola, o addirittura alla sua nascita. Mai affrontato questo discorso. O non le interessava. La nonna gli aveva fatto da madre. Non ne voleva un’altra.

La sua vita era sì, particolare, ma... felice.

Poi, un giorno, tutto questo finì.

Era il tramonto della sua vecchia vita.

...

“Dannazione a me e a quando ho accettato di salire su quella macchina nera”.

 

 

- Al tempo degli Dei dell'Olimpo -

 

Gabrielle osservava l’acqua, sinuosa e morbida nelle sue carezze, che schioccavano sulla carena della nave formando umide schiume bianche, e ritornare nel grembo del mare.

Sorrise, teneva ancora in mano l’urna, piccola e nera, di Xena. Le sue ceneri. Avrebbe dovuto portarle ad Anfipoli, dove erano già sepolti suo fratello e sua madre. Eppure, di fianco a lei, sentì la sua presenza. Sorrise, non l’avrebbe lasciata. Sarebbero state accanto sempre, vicine sia nella vita che nella morte.

Ma un’urna è difficile da trasportare, ricordò ancora come le stava per cadere sul monte Fuji e rifletté.

Un giorno, aveva visto una collana capace di incamerare persino l’acqua dei mari. Con delle ceneri sarebbe stato più facile.

Un sussurro la distrasse, la costa era vicina, anche se ancora non si intravedeva. Ma sentiva le acque infrangersi sulla battigia.

Annuì, più a se stessa che a qualcuno in particolare, e prese una decisione.

Una collana è più facile da portare che un’urna...

 

 

 

   
 
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