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Autore: Persephone Grey    13/11/2012    1 recensioni
Ideale continuazione di "Tramonto", ma il punto di vista è differente. Chissà forse troverò l'ispirazione per scrivere la terza puntata... e potrò dire di aver scritto anch'io una trilogia!!! A presto!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Murtagh
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche se l’alba iniziava già a tingere il cielo di una sfumatura di viola e le nuvole all’orizzonte assumevano le tonalità del rame più puro, la caverna era ancora immersa nell’oscurità: gli alti picchi innevati dei Monti Beor impedivano ai raggi del sole di raggiungere il nascondiglio. Faceva freddo lassù e un vento teso, che sembrava provenire dal deserto di Hadarac, si era levato la sera precedente, tanto forte che li aveva costretti a fermarsi ben prima del tramonto.
Ma non era stato il vento ad aver tenuto sveglio Murtagh per tutta la notte, tanto meno il freddo. Dal giorno prima un nodo gli stringeva la bocca dello stomaco, un dolore sordo e strisciante si era insinuato nella sua mente e lo aveva reso di cattivo umore. Erano due anni che peregrinava per Alagaesia alla ricerca di cosa non lo sapeva più nemmeno lui, costringendo Castigo a condurlo ovunque lui desiderasse.
All’inizio lui e Castigo erano andati a nord, ed era stato anche piacevole addentrarsi in luoghi per lo più sconosciuti. Oltre la Du Weldenvarden c’erano immense praterie, intervallate qua e là da qualche rado boschetto, popolate, per la gioia di Castigo, da enormi branchi di strani cervi con il pelo folto e le grandi corna ramificate, e poi strane grosse mucche pelose con una sorta di gobba sulle spalle. Castigo si era divertito molto a cacciare quei grossi animali selvatici, procurando cibo per entrambi. Non avevano incontrato umani, né elfi, né Urgali. Le immense pianure erano completamente disabitate, e Murtagh aveva provato un piacere immenso nel trovarsi lontano da tutti, isolato dal mondo, solo con se stesso e Castigo, senza nessuno a ricordargli che era il figlio di Morzan, che aveva combattuto per il tiranno, che aveva ucciso il re dei nani, che aveva consegnato la regina Nasuada alle perverse torture di Galbatorix. Rimasero per alcuni mesi e Murtagh credeva di aver trovato un posto dove vivere finalmente in pace, ma presto si era stancato di quelle praterie, e la sua inquietudine era tornata a farsi sentire. Decise allora di volare ancora più a nord. Castigo provò a dissuaderlo, a convincerlo che lì, in quelle terre avrebbero potuto vivere tranquilli, anche se non felici, ma Murtagh aveva insistito: voleva scoprire quali terre meravigliose, ancora da scoprire, ci fossero più a nord. Più a nord, però, c’erano solo ghiacci perenni e freddo, molto freddo. Avevano rischiato di morire assiderati per tutto quel freddo, senza contare che il riverbero del sole sul candore dei ghiacci stava per bruciare loro gli occhi . Aveva quasi ucciso se stesso e il suo drago per la brama di voler andare ancora più lontano, sempre più lontano.
Spesso si chiedeva cosa sperava di ottenere con quel suo vagabondare, ma non riusciva a darsi una risposta, perché l’unica risposta possibile non la voleva nemmeno pensare.
Dopo  il nord erano volati a sud, costeggiando i confini orientali di Alagaesia per non farsi scorgere, vagabondando alle estremità del deserto Hadarac, senza addentrarvisi troppo. Non trovarono nessun posto che andasse loro a genio. O meglio che accontentasse lui. Così erano volati sui Monti  Beor: pensava che tra le loro cime innevate avrebbe trovato il posto in cui riposare.
Il suo drago rosso aveva sempre assecondato la sua necessità di abbandonare ripetutamente un luogo dopo l’altro, ma la sera precedente, dopo aver terribilmente faticato a raggiungere la caverna in cui ora riposava, a causa delle fortissime, incostanti raffiche di vento che minacciavano ad ogni cambio di direzione di scaraventarli contro le pareti rocciose, Castigo aveva dato sfogo a tutta la sua insofferenza verso quel peregrinare incessante.
“Smettiamola di prenderci in giro Murtagh! - Aveva ringhiato il drago con la sua profonda voce - Non troverai pace in nessun luogo di Alagaesia, non fino a quando non accetterai quello che sei, quello che hai fatto e quello che ti è stato fatto”.
Non era la prima volta che Castigo iniziava con questo discorso.
“E cosa dovrei fare, sentiamo?”
“Smetterla di fuggire, per incominciare”. Il tono di Castigo era imperioso.
“E dove vorresti che andassimo? Da Eragon forse? O forse dovrei tornare a vivere nel castello che fu di mio padre - Rispose Murtagh stizzito - Mi sembrava che fossimo d’accordo, quando siamo partiti, che Alagaesia non fosse posto per noi”.
Il drago rosso sbuffò, e dalle sue narici uscirono nuvolette di fumo; “Alagaesia è cambiata Murtagh…”
“No, la gente non ha dimenticato… - Murtagh scosse il capo - io per loro sarei ancora il figlio di Morzan…”
“Lo sarai per sempre, Murtagh, faresti bene ad accettarlo!”  Ringhiò Castigo
“Io forse potrei accettarlo, ma loro no, mi giudicheranno sempre, mi paragoneranno sempre a mio padre. Non voglio più essere guardato con sospetto, non voglio più essere trattato come nel Farten-Dur, quando mi hanno imprigionato per precauzione.”
“Pensi che Nasuada potrebbe farti una cosa simile? È lei la regina ora… e a quanto ne so per lei non ha nessuna importanza di chi sei figlio. - E con tono vagamente divertito aggiunse -  Non è che è proprio da lei che stai scappando?”
“E se anche fosse? Cosa importa?”  Urlò Murtagh scocciato, sia con la mente che con la voce
“Non possiamo continuare così, Murtagh, devi prendere una decisione. Devi decidere cosa vuoi fare. Alagaesia, Nasuada possono ancora aver bisogno di te, di noi! Deciditi! E fallo in fretta!”
Detto questo Castigo si chiuse in un completo mutismo che lasciò Murtagh sconcertato. Il suo drago non gli aveva mai chiuso la mente e solo allora si rese conto di quanto dovevano averlo provato quei due anni di vagabondaggi. E la consapevolezza di essere stato tanto ottuso, tanto offuscato dal suo dolore, da non aver capito il disagio di Castigo gli aveva chiuso lo stomaco, impedendogli di dormire.  Si era avvolto nel suo mantello e poi in una coperta, perché la notte sui Monti Beor era gelida, ed era rimasto tutta la notte a meditare.
Le luci dell’alba l’avevano trovato affamato e intirizzito, ma qualcosa dentro di lui era cambiato. Come i primi raggi del sole illuminavano il cielo di Alagaesia, una nuova consapevolezza si stava facendo strada nei suoi pensieri, un raggio di luce, una piccola fiammella forse ancora troppo debole per poter illuminare il buio che Murtagh si portava dentro da troppo tempo, ma ostinata come solo lei poteva esserlo… Nasuada. Durante quella notte di veglia, forse perché punto sul vivo dalle parole feroci pronunciate da Castigo, Murtagh si era di nuovo abbandonato al suo ricordo. Nei due anni trascorsi aveva cercato di non pensare a lei, si era imposto di scacciare il suo ricordo. Solo ora si rendeva conto che era da lei che fuggiva, perché non poteva sopportare il ricordo di tutto il dolore che Nasuada aveva patito per colpa sua, e non poteva tollerare l’idea di farla di nuovo soffrire.
Così però sei tu a soffrire
Murtagh si voltò appena e il drago rosso appoggiò l’enorme testa accanto al suo Cavaliere, ma non lo guardò e si mise a fissare il panorama che si apriva fuori dall’ingresso della grotta. Murtagh non rispose. Aveva capito che Castigo non gli aveva chiuso la mente ed era rimasto sveglio tutta la notte percependo le sue emozioni e i suoi pensieri. Dopo alcuni minuti di silenzio, il drago aggiunse:
“Non puoi continuare ad infliggerti una punizione per quello che è stato, Murtagh”
“Ha già sofferto tanto per causa mia, non voglio che accada ancora”
“Per quale motivo pensi di procurarle di nuovo sofferenza?”
“E cosa ho da offrirle?”
“Magari il tuo amore”
Murtagh sospirò, dubbioso, “E se lei non lo volesse più? Se lei non mi volesse più?”
Il drago sbuffò una voluta di fumo dalle narici con finta noncuranza, “Sai, durante i miei voli in solitudine mi sono addentrato nelle terre abitate più di quanto credi e, a volte, ho percepito le coscienze di alcuni uomini. Un paio di volte ho sentito una storia stravagante: nei loro discorsi accennavano alla Regina” il drago si interruppe e Murtagh si voltò, improvvisamente attento. Castigo sapeva di aver fatto centro, “dicevano che dev’essere impazzita: veste sempre e solo di rosso, e nessuno ne conosce la ragione. Ma io credo di saperla
Murtagh sussultò: “Tu credi che…”
Io credo che ti stia aspettando, Murtagh! E ha inventato un modo quanto meno originale di fartelo sapere!
Non ebbe bisogno di ascoltare altro. Scattò in piedi e raccolse i loro pochi averi nelle bisacce da sella, sellò Castigo e insieme, drago e Cavaliere, presero il volo diretti verso nord est, verso Ilirea, animati da un nuovo vigore.
E per la prima volta nella sua vita Murtagh si sentì sereno: finalmente stava volando da lei, finalmente, ora lo sapeva, stava volando verso casa. 
   
 
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