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Autore: Emphatica    13/11/2012    1 recensioni
- Sam... - lo chiamai prendendogli un braccio – conosci l'Athelas? –
Lui mi guardò stranito con i suoi occhi innocenti.
- Foglia Di Re – tradussi.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aragorn, Arwen, Frodo, Sam
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Frodo giaceva a terra, raggomitolato, come sempre nelle ultime settimane.
Il freddo penetrava nelle mie membra, e ciò amplificava la mia preoccupazione nei suoi confronti.
La notte era ormai calata da tanto, e potevo sentire la paura e l’ansia degli Hobbit nell’aria come l’umidità intrisa in essa. Sentivo la terra e le foglie sparse muoversi come fossero piccoli insetti, e non riuscivo bene a distinguere i passi dietro di noi che continuavano a confondersi col vento impetuoso.
I capelli continuavano a coprirmi gli occhi mentre mi chinavo su di lui e cercavo di alleviargli il dolore. Le vene attorno alla ferita sembravano sul punto di esplodere e corrodersi, violacee. I suoi occhi erano quasi vitrei.
-Stà diventando freddo! - mugolò Sam, chinandosi affianco a me.
“ E’ già freddo…” pensai tra me, cercando di soffocare le mie parole per non spaventarli.
Merry e Pipino cercavano di riscaldarsi tra loro, troppo intorpiditi per restare coscienti o prestare attenzione al loro morente amico.
Sì, stava morendo, contro ogni speranza. E quel maledetto anello non contribuiva alla sua resistenza. Stava per trapassare. E cosa avrei potuto fare a quel punto?
In quel momento la mia impotenza era l’ennesima dimostrazione di quanto il mio retaggio fosse inutile. Sarebbe servita un po’ più d’abilità.
L’Anello conduceva sempre alla morte, qualunque fosse l’epoca in cui esso operasse.
Quelle parole sulla regalità mi fecero riflettere. L’Athelas.
Risi mestamente fra me stesso di quell’amara metafora e coincidenza.
La “regalità” avrebbe aiutato Frodo.
Mi armai con due piccoli pugnali e mi avvicinai silenziosamente a Sam.
- Sam... - lo chiamai prendendogli un braccio – conosci l'Athelas? –
Lui mi guardò stranito con i suoi occhi innocenti.
- Foglia Di Re – tradussi.
- Ah, è un'erba? - mormorò ancora confuso.
- Sarebbe l'ideale, rallenterebbe l'avvelenamento – spiegai, afferando la torcia e guidandolo dentro la foresta completamente buia.
Avevo timore a lasciar Frodo, ma non avevo scelta.
Cercai d’inoltrarmi e orientarmi con la luce della torcia.
La foresta acquisiva un fantastico colore bluastro mischiando la luce con il verde tutt’intorno. Ma non riuscii a soffermarmi a quella bellezza.
Cercai il bagliore giallo dei fiori della pianta sul terreno. Vedevo Sam gattonare sul terreno cercando fra i cespugli. Io m’inoltrai ancora un poco, non ero sicuro che quello fosse il posto giusto. I miei occhi erano abituati all’oscurità, ma stanchi dalla lunga veglia. Dovevo rimanere vigile perché presto sarebbe potuto finire tutto.
E la vidi, o perlomeno sperai che fosse lei. Lucida e sfavillante, in un groviglio c’era l’erba. Sfilai il pugnale con un movimento fluido e cercai di tenere la torcia alta per poter tagliare accuratamente le parti curative della pianta.
Dopo il primo buon rametto raccolto abbassai il pugnale e la guardia, affannandomi nel riporre via il tutto e sentii troppo tardi un unico passo silenzioso affianco a me e un dolce profumo.
E la lama di una spada finemente sulla mia gola.
Mantenni la calma così come il mio nemico, che dalla leggiadria riconobbi come elfo.
Era quasi un buon segno. Dovevo solo parlare.
-Proprio tu preso alla sprovvista...- sentii poi, quasi “cantare” una voce, melodiosa e struggente. Che colpiva il mio cuore.
Osai volgere il mio sguardo verso la sua direzione e notai dapprima la luce delle sue vesti, il loro candore. Quando fui in piedi potei osservare il suo volto appieno.
Il mio spirito, il mio cuore e la mia mente furono colpiti in un tutt’uno.
Come se fossero della stessa essenza della quale era fatta quella fanciulla, e che assieme si stessero convergendo in un’unica direzione. I miei occhi quasi erano lucidi.
Cercai di contenere lo stupore, con tutte quelle emozioni contrastanti, ma la sua magnificenza stordiva in quei brevi attimi i miei sensi.
Sbattei poi le palpebre, abbassai lo sguardo e le afferrai una mano.
-Mia Stella del Vespro...- mormorai, chissà con quale coraggio.
Mentre ero con lo sguardo basso deglutii e cercai di tornare alla calma.
E quando lei mi sollevò il viso la sua luce riusciva ad adeguarsi alla mia vista.
-Estel...- pronunciò, con il suo accento perfetto e la voce cristallina che ancora m’incantava.
Sorrisi brevemente.
-Dov'è lui? - chiese lei cambiando la profondità del suo sguardo.
Senza parlare la guidai verso l’accampamento, dove reincontrai Sam che era ritornato essendo preoccupato per Frodo.
Udii un leggero galoppo e poi il cavallo di Arwen si avvicinò a noi.
La luce d’entrambi era sfolgorante.
Vidi Frodo volgere lo sguardo autonomamente dopo tanto tempo d’apatia.
Non si rimaneva impassibili di fronte a lei. Cominciava ad albeggiare.
Sembrava che lei catturasse i raggi solari come se fosse un diamante, e che essi essi l’attraversassero sfolgoranti.
Fu così, con il sole sorgente, che Frodo rinvigorì per un breve momento assaporando nella sua convalescenza la purezza della guida degli Eldar, essendo colpito tutto in una volta dalle sue caratteristiche.
Il vento faceva fluire i suoi lunghi capelli neri che sembravano spargessero oro e argento al loro continuo sollevarsi. Le mani con cui li scostava erano bianco purezza, salvezza.
E come foglie su un salice essi coronavano il suo volto, così eterno e pallido, serio. La serietà che si pronunciava e scioglieva al solo movimento delle sue labbra, che intanto pronunciavano parole di conforto nella sua maestosa lingua, perfetta per la sua voce, resa sublime. Il resto di sé stessa era una rappresentazione più pura della perfezione di una cascata, una nuvola, l’aria, la luna nel suo cielo, i sussurri nella notte, le note di una canzone. Tutto ciò che doveva esistere nel mondo per creare equilibrio. Tutte che si univano per lei.
E gli occhi…grandi gemme piene di segreti e dolci ninnananne, una culla d’onore, fiori che cadono, acqua fluida e pulita.
L’amore che cerchi in una terra lontana.
La vidi avvicinarsi e chinarsi su Frodo, e vidi anche tutto ciò che in lei era una guerriera. Attorniò il viso del piccolo Hobbit con le sue mani e m’avvicinai anch’io.
M’affiancai a lei, per riprendere un po’ di speranza nel mio cuore, e tirai fuori dalle tasche l’Athelas.
Ne masticai un po’ mentre ascoltavo le sue domande.
-Sono tre giorni che vi cerco e che i Cavalieri Neri braccano i vostri passi...- mormorò.
Frodo gemette.
-Deve essere curato da mio padre – disse, sfiorando la mia mano.
La guardai brevemente e vidi la decisione nei suoi occhi. Annui velocemente e poi presi in braccio Frodo.
Lo portai sul cavallo sotto gli sguardi interrogativi degli Hobbit.
Solo dopo capii che loro non comprendevano l’elfico che parlavamo.
-Non puoi andare...- cercai di protestare debolmente.
E lei cominciò a “cantare” su quanto invece ne fosse in grado.
Strinsi le redini.
-Non ho paura – concluse, convincendomi.
Aveva ragione, così ingoiai il boccone amaro di lasciarle attirare su di lei i Nove.
-Corri, fai in fretta – riuscii solo a mormorarle in linguaggio corrente, quando ormai leggiadra stava già salendo sul cavallo e incitarlo a galoppare veloce.
Vidi il suo sguardo un’ultima volta quella mattina mentre volgeva per l’ultima volta il suo viso verso di me, e tirando le redini mi diede un ultimo fulgente sguardo, come se con esse pronunciasse il mio nome per andare avanti.
-Estel...-
*



*Speranza

Ciao ragazzi!
Spero che questa piccola entrata nella mente di Aragorn vi sia piaciuta! ^^
Personalmente è un pezzo che, come potete vedere, ammiro moltissimo!

Tutti i personaggi descritti non mi appartengono.
  
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