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Autore: ramona55    01/06/2007    7 recensioni
Ci sono gesti - imbarazzi, rossori, mezzi sorrisi - che raccontano più di pagine di storia. E poi c'è la semplicità dello stare insieme, in una serata tranquilla, tra risate divertite e battute venate di sottile ironia, con una consapevolezza antica e nuova nel cuore.
Perchè tutti siamo sciocchi in amore, ma poi capiamo e impariamo la lezione. Loro, almeno, lo hanno fatto.
Buona lettura.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco a voi la mia nuova ff, nata per caso un paio di sere fa, mentre nella mia testa c'era l'idea di scrivere una flash fic.
Di quel genere questa breve storia mantiene lo spirito, perchè non racconta niente di straordinario, non brilla per originalità o profondità e non ne ha nemmeno l'intenzione. Tratteggia solo alcuni momenti, semplici, comuni di due persone 'sciocche' in quanto a questioni di cuore.

Il luogo e il tempo non hanno importanza. E' solo un gioco della fantasia, dedicato a chi ama sognare di loro, in particolar modo a Lorenza (consideralo una specie di regalo di compleanno in ritardo ^_-).


Buona lettura,

ramona55 alias patsan




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Fool In Love


Hermione fece scorrere l’indice sulla pagina del libro che aveva davanti. Ad un certo punto si fermò ed iniziò a leggere. Lesse con attenzione il paragrafo, mordicchiando vagamente la punta della piuma che aveva in mano. Quando ebbe finito, recuperò la pergamena su cui aveva scritto fino a quel momento e tracciò un altro trattino sul foglio. Ci pensò un po’ su e poi appuntò la nuova informazione.

Non si accorse che un ragazzo, seduto di fronte a lei, la osservava pensoso.

Teneva i gomiti poggiati sul tavolo, una mano che reggeva il mento e la guardava, attento, spiandone l’espressione concentrata e il movimento impaziente della mano che riportava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Hermione finì di scrivere e posò la piuma sul tavolo. Rilesse con calma quello che aveva scritto, mentre un sorriso soddisfatto le si dipingeva sul volto. Poi, quand’ebbe finito, sollevò gli occhi dal foglio.

Il ragazzo non fece in tempo a spostare lo sguardo e, per una frazione di secondo, i suoi occhi incontrarono quelli sorpresi di Hermione.

Il ragazzo sobbalzò e distolse ostentatamente lo sguardo, arrossendo un poco sulle orecchie e sul collo. Hermione abbassò subito la testa e cercò di sistemarsi meglio sulla sedia, imbarazzata.

Senza alzare gli occhi, tornò al suo libro, stranamente sconvolta, mentre il ragazzo tossiva leggermente, come a darsi un tono, e poi si schiariva la voce, guardando fissamente un punto lontano della stanza. Poi prese in mano una piuma che giaceva abbandonata accanto a lui e dopo averla rigirata tra le mani per un bel pezzo iniziò a scarabocchiare distrattamente sulla pergamena immacolata che aveva davanti.

Per un po’ nessuno dei due fece caso all’altro, poi Hermione lanciò un’occhiata furtiva al ragazzo, come per cercar di capire che aria tirasse.

Lui non la notò e lei riprese a leggere, apparentemente concentrata.

Piano piano, però, un sorriso prese il posto dell’imbarazzo sul suo volto, nello stesso istante in cui lo stesso identico sorriso si faceva largo sul viso del ragazzo.

Lui sollevò cautamente lo sguardo e di nuovo i suoi occhi incontrarono quelli di Hermione, che aveva lasciato momentaneamente da parte il libro, ma nessuno dei due, questa volta, si ritrasse.

Si sorrisero brevemente, e subito dopo tornarono a quello che stavano facendo: Hermione ricominciò a leggere e il ragazzo si decise ad aprire a sua volta un libro, sfogliandolo alla ricerca di una data pagina per poi iniziare, anche lui, a cercare informazioni da scrivere nel proprio compito.




Ron uscì con un balzo dal pensatoio.

Accanto a lui un uomo alto e dai folti capelli neri lo osservava divertito.

“Ma eravamo davvero così?” chiese Ron dopo un po’, incredulo e intenerito al tempo stesso.

“In ogni singolo gesto” confermò l’uomo, con un breve scintillio di nostalgia nei limpidi occhi verdi.

Ron scosse il capo, lasciandosi cadere su una poltrona. “Deve essere stato tremendamente stressante osservarci per anni...”

L’uomo sorrise benevolo, mentre una giovane donna appariva all’entrata del piccolo studio di legno.

“Ehi voi due, avete finito di starvene lì a bighellonare?” chiese con aria di finto rimprovero. “Noi signore abbiamo preparato la cena.”

Ron le sorrise e le fece cenno di avvicinarsi. La donna lo raggiunse, accomodandosi con grazia sul bracciolo della poltrona a cui lui sedeva.

“Siamo sicuri che sia tutto commestibile?” le chiese divertito Ron.

“Avete forse dei dubbi sulle mie capacità culinarie?” chiese a sua volta la donna sollevando le sopracciglia e guardando alternativamente i due uomini.

L’uomo dai capelli neri non rispose, ma scoccò un’occhiata complice a Ron che scoppiò a ridere.

“Amore mio, fattelo dire, sei maledettamente in gamba in un sacco di cose, ma la cucina non è proprio tra queste!”

Anche l’uomo dai capelli neri ridacchiò, mentre la donna faceva un piccolo sbuffo, divertita anche lei.

“E’ per questo che è stata Ginny a cucinare. Io le ho fatto solo da assistente” ammise a malincuore.

“E’ meglio andare allora” intervenne l’uomo con gli occhi verdi, mettendosi in piedi. “A Ginny non piace che la cena si raffreddi.”

Senza aggiungere altro imboccò la porta dello studio e uscì dalla stanza.

“Allora, cos’è stato stressante?” domandò la donna quando rimasero soli. “Non avrai qualcosa da nascondermi, vero?”

“Ovviamente no, ma gradirei che non spiassi le mie conversazioni” rispose lui con un sorrisino provocatorio.

La donna corrugò la fronte e lo fissò. “Io non spiavo proprio un bel nulla” disse quasi scioccata. “Ero solo vicina e vi ho sentito. Se vuoi che le tue conversazioni restino private allora la prossima volta chiudi la porta.”

Fece per alzarsi dal bracciolo, ma Ron la trattenne.

“Ehi, stavo scherzando” disse cercando di capire se doveva preoccuparsi oppure no.

“Lo so” rispose paziente la donna. “Ma è pronta la cena”

Ron rilasciò il fiato, più tranquillo e annuì. “Comunque, Harry mi stava mostrando quanto sono stato sciocco in passato...”

La donna allora sorrise comprensiva.

Sollevò una mano e sfiorò delicatamente la fronte di Ron, portandogli indietro un piccolo ciuffo di capelli rossi. La sua mano scivolò fino alla nuca.

“Bè, se è per questo, non solo in passato...” disse con un sorriso birichino.

Ron sollevò le sopracciglia, divertito.

“Tu dici?”

La donna annuì, facendosi scivolare giù dal bracciolo, sulle gambe di Ron.

Ron le circondò la vita con le braccia, poi avvicinò il volto a quello di lei.

La guardò per un istante. “Da quello che ho visto, mia cara Hermione, anche tu non eri da meno” le disse piano.

Hermione sorrise, ma poi la sua mano volò a dare uno scappellotto potente alla nuca di Ron, mentre lei lo guardava con un’espressione di finto rimprovero.

“Ehi!” fece Ron a bocca aperta, guardandola ridacchiare.

Lei si allungò per colpirlo di nuovo, ma lui si scansò, e in men che non si dica rovinarono a terra. Per un momento si guardarono interdetti, poi scoppiarono a ridere e mentre ridevano non poterono fare a meno di avvicinarsi di nuovo e mentre si avvicinavano le risate poco a poco diminuirono fino a scomparire del tutto.

Ron allora portò una mano dietro la nuca di Hermione, la avvicinò dolcemente a sé e le posò un piccolo bacio sulle labbra.

Hermione si strinse a lui, ricambiando il bacio. E sarebbero andati avanti probabilmente per molto se dall’alto non fosse giunto un leggero colpo di tosse.

Si staccarono subito, controvoglia, e si trovarono a fissare l’espressione torva di una giovane donna dai capelli fiammanti che li osservava con le braccia incrociate.

Harry, sulla soglia, osservava divertito la scena.

“Ahem... sorellina” disse Ron sorridendo sfacciato. “Desideri qualcosa?”

La ragazza sorrise minacciosa.

“Sì, che levi le tue mani da piovra da dosso ad Hermione e che filiate tutti e due a lavarvi le mani. ADESSO!”

Con nonchalance Ron si mise in piedi e tese una mano ad Hermione, che la prese e si alzò anche lei.

“Arriviamo subito, Ginny” disse conciliante.

Ginny allora sorrise e fece un lieve cenno con la testa, come a dire ‘ok, per stavolta vi perdono’.

Poi sia lei che Harry tornarono in salotto.

“Certo che voi donne siete proprio isteriche certe volte...” borbottò Ron.

“Ma non è vero, siamo solo precise” lo corresse Hermione con un’alzata di spalle.

Ron fece per ribattere qualcosa, ma Hermione prese a camminare, tirandoselo dietro per la mano, e lui decise di rimanere in silenzio, mentre un vago sorriso gli spuntava sul volto.

Eh sì, erano precise. E lei non gliene faceva passare una, a voler essere sinceri.

Ma nonostante tutto era ciò che aveva sempre voluto, e in fondo quel pizzicarsi su ogni cosa era il loro modo di starsi vicini, il loro carattere distintivo e lui non era tanto sciocco da non rendersene conto.

Lo era stato in passato, come lo era stata lei, e non aveva capito. Nessuno dei due aveva capito per tanto tempo.

Ma quel tempo era finito e non aveva intenzione di farlo tornare.

“Ti ho detto che ho una fame da lupi?” chiese Ron ad un tratto mentre si lavavano le mani al lavello del bagno.

Hermione lo guardò con aria di sfida. “A chi arriva primo in salotto?”

“Perché no?”

“Bene” disse Hermione con un’espressione che non prometteva niente di buono.

Immediatamente un getto d’acqua gelata colpì Ron in pieno volto e lui fu costretto a chiudere gli occhi, mentre la risata di lei si allontanava.

Rimasto solo Ron sospirò e si asciugò lentamente il viso con un asciugamano, sorridendo suo malgrado.

Ridi ridi, ma aspetta di essere da sola con me stanotte...

E con aria molto poco rassicurante uscì dal bagno diretto in salotto.



  
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