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Autore: vale563    14/11/2012    2 recensioni
...La mattina seguente mi svegliai ed ero completamente senza fiato. Feci un sogno strano, ma bellissimo. Sognai un volto, un ragazzo bellissimo, con un sorriso che mi scaldava il cuore, riuscivo a distinguere perfettamente le linee del suo volto e i suoi occhi di un azzurro intenso che mi fissavano come se avessero visto un angelo. Ma l’angelo era lui, ne ero sicura. Ma era solo un sogno …
Se diventasse realtà?
In questa ff Bella è una diciassettenne, matura, responsabile e ... ancora vergine! Ma qualcosa in lei cambierà quando andrà a passare le vacanze estive con suo padre dopo 11 anni a New York e conoscerà Edward, ragazzo molto misterioso e soprattutto bellissimo, è più grande di lei e nasconde un misterioso segreto. Ma tutto ciò non la fermerà. Fino a che non dovrà fare una scelta...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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E’ una piacevole sensazione quella del vento fresco che ti accarezza il viso in piena estate, me la ricordo ancora bene. Ero appoggiata al finestrino aperto e mi lasciavo cullare dal vento mentre Jusper guidava, all’alba, tra le strade di New York. Avevamo impiegato più di un’ora a trovare un autonoleggio subito dopo sbarcati all’aeroporto.
Ed era ormai più di mezz’ora che cercavamo in vano l’appartamento della gentile signora che ci aveva permesso di starci anche tutta l’estate.
“Jus, te lo ripeto: dovevamo svoltare a sinistra all’incrocio precedente. Stai rifacendo lo stesso percorso di prima.” Dissi, parecchio esausta per il viaggio.
“Ma che dici,so quello che faccio.” Disse, sbadigliando.
“Certo, l’hai detto anche un’ora fa.” Ridacchiai.
Jusper era una persona estremamente buon quanto cocciuta, anche per questo spesso mi faceva ridere. Lui sosteneva una cosa, io ci andavo contro e alla fine chi aveva ragione ero sempre io.
Dopo altri cinque minuti, parcheggiò.
“Credo che sia meglio fermarci qui e aspettare l’orario giusto per chiedere indicazioni alla padrona di casa.” Altro sbadiglio.
“Già.” Dissi noncurante.
Appoggiai di nuovo la testa sul finestrino: “Dovresti chiuderlo, sai.” Disse Jusper.
“Perché?”
“Se ci addormentiamo potrebbero passare dei ladri, ti potrebbero rubare.” Disse e ridemmo.
Risi, ma mi mise anche un po’ di inquietudine quindi mi alzai per chiudere davvero il finestrino e lui sghignazzò.
Lo guardai, poi distolsi lo sguardo. Mentre voltavo la testa per guardare il finestrino chiudersi, vidi una figura molto familiare e il mio cuore si fermò. Aveva le mani in tasca, una sigaretta quasi finita in bocca e lo sguardo stanco, come se non dormisse da una vita. Aveva metà camicia dentro i pantaloni e l’altra metà fuori e portava una scollatura a V. Non era ubriaco, lo avrei notato. Camminava a passo felpato mentre attraversava la strada. Era sempre bellissimo, anche in quelle condizioni orrende.
Senza fiato chiamai Jusper che appena mi vide scatto a sedere: “Hei, che succede? Non ti senti bene?”
Mi passò le mani sul viso e asciugo le lacrime che non mi ero accorta di versare.
“Guarda …” Feci, con un filo di voce, indicando il ragazzo che spariva nel vialetto.
Ma non fece in tempo a vederlo, non sapevo se fosse stato meglio così o no, magari se lo avesse visto in quelle condizioni mi avrebbe riportata direttamente a casa con il primo volo, non approvando il “tipo”.
Si forse è stato meglio così, perché Edward non era quel ragazzo …
“Non vedo nulla.” Disse.
Mi asciugai le lacrime che non riuscivo a trattenere: “E’ lui, Edward! E’ passato, proprio qui! Devo andare!” Feci per aprire la porta ma mi fermò.
“Ferma, sei impazzita! Qui non c’è nessuno, sono le cinque del mattino!”
“Jus, è passato di qui, te lo assicuro, era lui!Non sono matta!”Dissi, anche se per un attimo lo credetti.
“Ok, va bene. Anche se fosse … Non puoi farti prendere dalle emozioni! Ricordi quello che abbiamo detto in aereo? Niente colpi di testa, devi riflettere. Altrimenti manderai a monte tutto un’altra volta.”Fece una pausa, poi continuò: “E poi, non ti offendere, ma hai visto in che condizioni sei? Si spaventerebbe.” Disse, scherzando. Strappandomi un sorriso.
“Dai, ora siamo qui. Hai tutto il tempo che ti serve. Quindi fai un pisolino e appena svegli andremo a cercare la nostra casa. Promesso.” Disse.
Si, la nostra casa …
Non so dire se Edward era davvero passato d’avanti ai miei occhi oppure era stato solo frutto della mia immaginazione. Il forte desiderio a volte porta alla pazzia …
Ci pensai molto fino a che il sonno non mi trovò e mi ci tuffai dentro perfettamente.
 
5 ore dopo …

Mi risvegliai sentendo Jusper parlare con qualcuno e sentendo il motore acceso dell’auto. Avevo tutte le ossa intorpidite così feci un movimento alla volta per non rischiare di spezzarmi qualcosa.
Vidi Jusper al telefono e appena vide che mi stavo stiracchiando mi fece l’occhiolino.
Jusper era un ragazzo molto bello, anche affascinante. Mi stupivo sempre del fatto che non avesse trovato ancora una ragazza, oppure mi stupivo anche di come mai tra noi non ci fosse mai stato niente.
“Ben tornata nel mondo della realtà!” Disse, appena terminò la telefonata.
“Buongiorno …” Dissi, ancora stordita. “Chi era al telefono?” Continuai.
“Oh, i nostri genitori. Ho detto a tua madre che stiamo bene e che stavi dormendo.” Disse parcheggiando l’auto.
Così mi voltai verso il mio finestrino e guardai fuori. Eravamo in un lungo viale sterrato di alberi, con tanti palazzi e negozi.
“Dove siamo?” Chiesi dopo un po’.
“Benvenuta a casa!” Disse Jusper, sorridendo.
“Hai trovato la casa?” Mi  illuminai.
“Certo dolcezza, ne dubitavi?”
“Sei grande, Jus!” Dissi e scendemmo dall’auto.
Così dopo aver parlato con la proprietaria della casa, e tutte le altre formalità, iniziammo a sistemarci in casa aiutati anche da Charlie quando ci raggiunse, quasi si commosse nel rivedermi.
“Allora ragazzi, quanto tempo pensate di rimanere?” Disse mio padre, raggiante.
Io e Jusper ci guardammo e lui subito capì che non avrei risposto.
“Ahm, speravamo di restare qui tutta l’estate.” Disse, cercando di sembrare il più normale possibile.
“Ah, fantastico! Ci divertiremo!” Charlie sembrava felice di vederci, anche se era la prima volta che conosceva Jusper di persona. Fino a quel momento gli avevo parlato di lui solo nelle nostre lunghe e-mail, e gli avrò mandato si e no due foto di lui con me. Anche se non lo aveva ammesso credeva e sperava che ci fosse qualcosa tra di noi, ma questo perché lui non sapeva il vero motivo per il quale ci trovavamo a New York …
“Sai, Bella. Madison non vede l’ora di vederti! Questa notte ho dovuto farle una tisana per farla rilassare.”
Risi e ricambiai.
Dopo qualche ora, la casa era già bella che sistemata e Charlie andò a prendere Madison al lavoro, per portarla a quella che sarebbe stata per tutta l’estate casa mia e di Jusper, e a comprare cinese per pranzo mentre io e Jusper a turno ci facevamo la doccia.
Mentre mi asciugavo i capelli Jusper entrò nella mia stanza.
“Stai bene?”
“Si.” Gli sorrisi. Stavo mentendo.
“Davvero?” Chiese e crollai.
Mi presi il viso tra le mani e iniziai a piangere con tanto di convulsioni, lui si avvicinò a me e mi abbracciò.
“Di cosa hai paura?” Mi chiese dopo essermi calmata.
“Di fallire, di tornare a casa a mani vuote, anzi di tornare a casa e basta.”
“Se tu vuoi restare qui, puoi farlo. Anche se ciò che hai progettato non andrà in porto. Lo sai, no?”
“Si, ma io voglio che vada in porto.”
“Bella, tu sai che non puoi pretendere, puoi provarci, ma in ogni caso tu dovrai andare avanti. E’ per questo che siamo qui, ricordi? Ritrovare la tua vita, in un modo o nell’altro.”
Annuii e mi diede un altro abbraccio consolatorio, poi tornai ad asciugarmi i capelli.
Quando arrivarono Madison e Charlie mi sentì un po’ meglio. Madison era sempre bellissima forse anche di più, e il suo abbraccio mi aveva rasserenata. Invece le battute di Charlie continuavano a farmi ridere, anche quelle vecchie di cento anni.
Io e Jusper eravamo affamatissimi e spazzammo via il cibo cinese in un lampo. Poi giocammo a carte e infine verso le sei di sera facemmo una passeggiata. Avevo messo un jeans e una semplice maglietta e al piede le mie solite converse, ma mi lasciai truccare leggermente da Madison che tornò a dirmi che dovevo far risaltare i miei occhi verdi.
Poi guardai Jusper che mi capì subito: “Beh noi vorremmo cercare un po’ di nostri coetanei!” Disse, dando una pacca sulla spalla a Charlie. I due si erano trovati subito e questo mi faceva piacere, Charlie trovava simpatico Jusper e lui viceversa.
Dopo altre risate, decidemmo di accompagnarli prima a casa e percorrendo quel tratto di strada così familiare mi venne quasi da piangere, ma cercai di trattenere le lacrime. Lasciamo Madison e Charlie giù, al portone della grande palazzina e mi sedetti sullo scalino, certa che Madison e Charlie fossero già saliti.
Jusper si accucciò accanto a me: “Hei.” Disse.
“Mi sembra ieri che percorrevo questa stessa strada per raggiungere Edward ed Alice. Capisci, sono ad un passo da me e non mi sembra vero.” Dissi.
Lui si limitò ad annuire, sapeva che era il mio momento.
Con un dito indicai il mio rifugio: il mio parco.
“Lì ci andavo spesso con Alice, era il nostro piccolo mondo dove ci raccontavamo tutti. Questo Edward non lo sapeva. Infatti ogni volta che rientravamo a casa ci diceva sempre la stessa cosa: “ Ma dove vi siete cacciate, vi ho cercate da per tutto!” E noi eravamo nascoste lì, vicino insomma.” Dissi sorridendo.
“Non so se posso farcela, Jusper. Sento che il coraggio mi sta abbandonando, come l’ultima volta che sono stata qui.”
“Puoi farcela, Bella. Sono qui.” Disse.
Ci guardammo negli occhi, gli presi la mano e ci incamminammo verso casa di Edward ed Alice.
Prima di girare nel vialetto dove avremmo trovato la casa, mi fermai. Guardai di nuovo Jusper, lui mi strinse più forte la mano e poi finalmente girammo l’angolo, ed eccola lì …
Immensa e maestosa …
Mi venne da piangere, quanti ricordi.
Con calma ci avvicinammo alla porta, la luce era accesa. Iniziai a tremare.
“Dai, bussa. Io ti aspetterò lì.” Disse, indicando la panchina di fronte.
“Ok.” Dissi, feci un lungo respiro, lasciai la mano di Jusper che andò ad acquattarsi di fronte come promesso e suonai il campanello.
Mi venne voglia di scappare, come fanno i bambini per scherzo: bussano il campanello e poi scappano ridendo. Con la differenza che io sarei scappata piangendo.
Vidi una sagoma arrivare, sentivo il mio cuore martellare, abbassai il viso e chiusi gli occhi.
Poi la porta si aprì.
“Si? Posso aiutarla?” Una donna anziana, sulla settantina mi apri la porta.
Rinsavì e risposi alla donna: “Ahm, mi scusi io … Cercavo … Cercavo, Edward?” Dissi, confusa.
“Oh, no cara. La famiglia Cullen non è più qui.” Disse con voce dispiaciuta e io diventai pallida.
“In che senso non è più qui?” Dissi spaventata e l’anziana signora vedendo la mia faccia preoccupata si affrettò a sorridere: “No, cara. Non ti spaventare, si sono solamente trasferiti! Hanno messo in vendita la casa e così ne ho approfittato.” Disse.
“Ah, trasferiti.” Dissi e rimasi li ferma sul ciglio della porta.
“Cara, ti senti bene?” Disse la donna dopo un po’.
“Ahm, si … Certo. Mi scusi per il disturbo, ma sa dirmi dove sono andati?”
“Precisamente non so dirti, però probabilmente li trovi a Forks, lì hanno degli zii. Poveretti, sono rimasti orfani e il fratello maggiore stava andando in disgrazia. Aveva cominciato a frequentare brutte persone e così mi hanno detto che uno zio, appunto, di Forks li ha convinta a venire via di qui. Ma tu sei un’amica, tesoro?”
Non riuscivo a credere a ciò che la signora mi stava dicendo …
“Si, si … Un … Una vecchia amica. Grazie per l’informazione e scusi ancora per il disturbo.” Dissi.
“Oh, no. Figurati. Arrivederci.” Disse, torno in casa e chiuse la porta.
Mi voltai, ma non riuscivo a muovermi, poi sentì la porta riaprirsi, quel suono così familiare … Anche quello mi ricordava Edward.
“Ah, che fortuna. Sei ancora qui!” Mi voltai di scatto e sorrisi leggermente alla donna minuta.
“Tieni, cara. Questo è il numero che il giovanotto mi ha dato per poterlo rintracciare nel caso ci fossero stati problemi con la casa, ho pensato che poteva servirti.” Disse. Che donna gentile.
“Non so come ringraziarla signora, è stata davvero gentile e utile …” Dissi, ma forse non ero stata abbastanza convincente.
“Ti vedo parecchio persa, ragazza. Posso fare qualcos’altro per te?” Disse.
“Ahm, si. Pregare. Preghi per me, signora. La ringrazio ancora, buona serata.” Dissi, lei ricambiò ed entro subito in casa, come se avesse paura dei ladri. Io scesi i gradini e feci una corsa verso Jusper.
“Allora? Già di ritorno … “ Disse, come se fosse un brutto segno, infatti lo era.
Mi sedetti accanto a lui e gli raccontai tutto ciò che avevo saputo.
“Cavolo. Un bellissimo buco nell’acqua.” Sembrava arrabbiato e triste quanto me.
“Però … “ Dissi.
“Però?”
“La donna mi ha dato un recapito telefonico.”
“Di Edward?”
“Si.”
“Chiamarlo non è una buona idea, non per farti sentire ancora peggio ma … Potrebbe attaccare.” Disse Jusper.
“Nessun dispiacere, l’ho pensato anche io.” Dissi.
“Che hai intenzione di fare?” Chiese lui, dopo un po’.
“Beh, ti ho trascinato fin qui inutilmente, ti ho costretto ad abbandonare il progetto di un’estate da sballo, il minimo che possa fare è farti godere l’estate e poi tornare a casa e … “
“Dimenticare tutto?” Precisò.
“Quella è l’idea.” Dissi.
“Beh, sembra un idea sensata se non fosse per il fatto che sembrerebbe anche suicida!” Disse, il suo tono era duro.
“Non ti capisco, che vuoi che faccia?” Dissi, altrettanto dura.
“Reagisci Bella! Non restare chiusa nella tua palla di vetro! Non soffocare le tue emozioni! Lui è a Forks? Corri da lui! Se davvero vuoi una cosa devi prendertela! Non c’è bisogno che ti dica quello che devi fare. Tu sai che vuoi farlo ma ti lasci soffocare dalle tue paure. Ecco in cosa siamo diversi io e te. Le cose non si risolvono dimenticando.”
Lo guardai e non sapevo che dire perché ero pienamente d’accordo.
“Ok, mettiamo caso che io voglia andare da lui a Forks …”
“Tu VUOI andare a Forks, Bella!” Mi interruppe.
“Si, ma come faccio! Cosa dico a Charlie? E a mia madre? Ci hai pensato? ‘ Hei, mamma! Hei, papà! Vado a Forks perché sono innamorata di un ragazzo!’ e poi dove diavolo è Forks!”
“Che t’importa? Sei adulta, e gli adulti non sempre sono responsabili. Anzi se vuoi saperlo, alcuni non lo sono affatto.”
“E’ assurdo, mi piaceva di più la mia idea.”
“No, non è assurdo! E a te non piace la tua idea! Ti sembra solo più facile, ma nella vita non è tutto facile, Bella. Nel mondo c’è chi ha più problemi di te e tu invece ti fermi ad uno stupido ostacolo.”
Restammo in silenzio, poi dopo un po’ la grinta mi trovò e mi alzai in piedi di scatto.
“Ok, va bene! Vado a Forks!” Dissi e Jusper si aprì in un sorriso luminoso.
“Ma tu vieni con me!” Dissi.
Giusto il tempo di vedere il suo sorriso scomparire e fare un espressione sconfitta e mi voltai per correre a casa a fare le valigie.
Non sapevo quale scusa inventare con la mia famiglia e quella di Jusper, una cosa la sapevo però:
Avrei trovato Edward ed Alice, costi quel che costi.
  
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