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Autore: Ornyl    15/11/2012    1 recensioni
Adesso Barbablù indossa un corsetto ed ha l'aspetto di un angelo.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un dolce venticello entra dalla finestra e mi accarezza le bruciature. Sono tante,sono sparse lungo le mie braccia e le mie gambe,ma tutto sommato sto apposto. L'ospedale è il vero problema:è così triste e spento,imbevuto di tanfo di sangue,sudore e medicine ..Ma che importa,dai. Sono vivo: ferito,pieno di bruciature,ma vivo e cosciente. E anche molto fortunato in quanto tu,amico viaggiatore che sei venuto a trovare un povero infortunato,mi stai accanto per non farmi annoiare. 

Come dici? Vuoi che ti racconti tutto dall'inizio? 

Avvicina la brocca al mio comò,amico mio.

Necessiterò di molta acqua per raccontare l'accaduto senza che mi si secchi la gola.

 

Non più ragazzino ma nemmeno tanto vecchio,mi trascinavo allegro con la mia ventina inoltrata d'anni tra amici,la pasticceria dei miei genitori e i miei passatempi preferiti: le passeggiate nel bosco,la lettura,il pianoforte. La mattina aiutavo la mia anziana e forte madre al nostro negozio-che mio padre,buon'anima,ci assista sempre!-,il pomeriggio mi riposavo un po' e la sera,se vi era la possibilità,andavo a casa dei miei compagni.Mia madre sapeva che ero un bravo figliolo,eppure voleva che mi sistemassi ancora meglio: tutti i miei coetanei ed i miei parenti erano fidanzati,sposati o addirittura genitori,al contrario di me. Io non avevo avuto fratelli e mia madre non si era mai risposata,così ero rimasto solo: adesso,la mia cara mamma avrebbe voluto tanti nipotini da coccolare..!Avrei voluto tanto accontentarla,ma le ragazze del paese non mi piacevano: troppo frivole,o troppo giovani,o troppo vecchie talvolta. Chi eccelleva in aspetto era una gallinella,chi invece era poco graziosa risultava essere di brillante ingegno. Ma alla fine,tutte uguali.

Eccetto una.

Il suo nome fu,è e sempre sarà disgraziatamente immortale: Catherine Duff,Lady Catherine Duff. Questa giovane donna,appena ventunenne,era già rimasta vedova ben quattro volte. Sì,caro straniero,quattro volte tonde tonde! Il primo matrimonio,contratto a 18 anni con un certo conte,sir Andrew McHalloran,era durato appena tre mesi: l'uomo morì in un misterioso agguato del quale non si seppe nulla; il secondo,sei mesi dopo,venne contratto con un certo riccastro dal nome di Ivan LLoyd,un tizio talmente innamorato di lei da,come si diceva al tempo,non farla uscire nemmeno di casa: il poverino morì misteriosamente durante una cena; così gli successe un terzo,sir Albert Macintosh,ricco avvocato:morì solo quattro mesi dopo colpito da una balestra,e così anche sir Samuel Alleyn,morto due mesi dopo per un "incidente domestico",si disse. La poverina così si ritrovava vedova appena ventunenne,giovane e ricchissima: molti aspiravano a sposarla,ma la donna non usciva quasi mai dal suo grandissimo maniero,frutto delle grosse eredità dei primi due mariti. Sulle morti degli uomini che le erano stati accanto non si era indagato,anche per il rispetto verso questa donna troppo triste per la sua età,rimasta sola prematuramente. Così,Lady Catherine stava chiusa dentro il suo enorme palazzo,le cui torri si vedevano dall'entrata del paese,circondate da una nera e fitta boscaglia: ogni tanto vedevo girare in paese quelle che dovevano essere le sue cameriere e non era raro che una di loro capitasse al negozio di mia madre. Di solito,per conto di Lady Catherine,ordinavano torte o pasticcini sempre dello stesso tipo: torte di mele o pasticcini alla vaniglia,che del resto andavano a ruba in tutto il paese e  che avevano contribuito ad accrescere la ricchezza della mia famiglia,preparati dalle angeliche mani di mia madre.

Ritornando a Lady Catherine,io non l'avevo mai vista di presenza: molti raccontavano fosse bella,altri dicevano che aveva l'aspetto di una bambina graziosa ma non di una donna graziosa; si diceva fosse anche colta,o c'era chi addirittura pensava conoscesse l'arte della stregoneria. Insomma,molto si raccontava su di lei e ciò contribuiva ad accrescere la mia già tanta curiosità. Mi capitava spesso,infatti,di tornare a casa la sera e di girarmi verso il maniero sulla collina e sentire un brivido nel vedere una finestra illuminata: chissà cosa stesse facendo,chissà con chi stesse parlando ..Questi strani interrogativi,improbabili se indirizzati verso una donna di cui si conosce solo il nome,mi ballavano giorno e notte in testa. Che fosse la curiosità o l'inesorabile destino che mi era stato assegnato,al tempo non lo sapevo.

Una mattina mi alzai abbastanza presto per aiutare mia madre al negozio e,dopo l'apertura ed i primi clienti mattutini- cameriere,cuochi,etc- arrivò il momento delle consegne. All'improvviso però Charlie,il nostro fattorino,toltosi il grembiule si avviò verso l'uscita.

- Charlie! Per l'amor di Dio,cosa ti prende?- sentii la voce di mia madre tuonare dall'atrio mentre io scendevo le scale.

- Mrs Nash,Ellie ha partorito!- Ellie non era altro che sua moglie,incinta da chissà quanto,e finalmente era arrivato il momento del parto.

Mia madre battè le mani allegra come una bimbetta e saltellò sui suoi stivaletti,sorridendo e abbracciando Charlie sporcandosi di farina.

- Oh Charlie,come sono felice! Corri,coraggio ..Oh,no,un attimo! Prendi questa crostata e portala ad Ellie da parte mia,un parto non è pur sempre una passeggiata! Nono,non preoccuparti delle consegne! Vai,e mandale le mie felicitazioni!-

Mia madre,nonostante nel tempo avessimo raggiunto un'ottima situazione economica che ci rendeva benestanti,non si era dimenticata delle sue umili origini da fornaia: non era raro,infatti,che concedesse ai nostri aiutanti o apprendisti un giorno di riposo o dei veri e propri pranzi in casa nostra,e per questo era molto amata e rispettata. Tuttavia,dopo che Charlie se ne andò,si accasciò sulla sedia e sbuffò rumorosamente nel vedermi.

-Oh,Christian! Siamo senza fattorino,oggi ..E dobbiamo fare quella benedetta consegna al Maniero Duff,perchè Lady Catherine la vuole consegnata a casa .. Ah,questi nobili qui! La capisco,sono vedova anch'io,ma una volta tanto potrebbe mettere il muso fuori!-

Quel nome mi fece sobbalzare e chiamai mia madre che,nel frattempo,continuando a blaterare,parlava di quanto fossero nullafacenti anche le sue cameriere.

- E le sue cameriere non son mica meglio! Stan vestite meglio delle figlie dei Lovelace,e ce ne vuole!

-.. Mamma ..-

- ..Con quelle cuffiette di pizzo,tsk,pensano loro stesse di essere delle Duff ..-

-.. Mamma,senti ..-

Si calmò un attimo,si rassettò i capelli e si tolse via la farina dalla gonna. Poi mi sorrise con gli occhi,quei grandi occhi verdini che amavo tanto e che ereditai.

- Christian,figlio mio ..Cosa c'è?-

- Sella il cavallo,vado io a portarle i pasticcini ..-

- Cosa? Oh,Christian,vuoi davvero ..-

-Sicuro,mamma ..-

-Oh,se qualcuno ti vedes..-

-Oh,non importa niente. Ci vado dal retro,mamma,conosco le strade di questo paesino meglio di tutti gli altri ..-

Mia madre sorrise ancora,così bella nella sua vecchiaia,poi prese con le sue manine rugose il pacchetto coi pasticcini e me lo mise in mano. 

- Figlio mio adorato,magari tutti i ragazzi fossero così ..Tieni questo che preparo il cavallo ..-

 

Da diverse traversine arrivai davanti il cancello del maniero Duff. Non mi ero mai reso conto di quanto fosse grande davvero: un imponente cancello di ferro battuto,posto in mezzo a due grandi colonne su cui troneggiavano due rapaci di marmo,apriva davanti a me un sentiero circondato da platani,le cui chiome formavano una fitta barriera verde scuro che non lasciava filtrare alcun raggio di sole. Appena misi piede nel vialetto vidi da lontano il nero maniero e la sua imponente entrata istoriata,forse l'unico elemento colorato e luminoso presente,poi alcune finestre aperte e un po' di torri. 

Piano avanzai lungo il vialetto,accarezzando  ogni tanto il mio cavallo,che si guardava intorno più tranquillo di me. Sopra di noi solo il silenzio,talvolta un lieve cinguettare di passeri,poi man mano che ci avvicinavamo sentivamo il nitrire proveniente dalle stalle: ecco,finalmente,l'imponente palazzo.

Scesi dalla mia cavalcatura e mi avvicinai alla porta,nera d'ebano ma con decorazioni in vetro colorato blu e rosso sangue; strinsi con forza il batacchio leonino argentato e bussai tre volte,attesi e bussai un'ultima volta.

Sentii una vocina squillante dire "un momento" ,così mi fermai.

La grande porta si aprì,mostrandomi un'enorme stanza dalle pareti scure e tappezzate di quadri,con il pavimento ricoperto di tappeti persiani,dal soffitto della quale pendeva un enorme lampadario di cristallo.

Mi venne ad aprire una cameriera bassa e paffutella,con una cuffietta bianca che copriva a malapena i suoi riccioli biondi. Ma ecco,dietro di lei,seduta su un'enorme poltrona di pelle verde scuro,colei che doveva essere Catherine Duff:era una giovane,che dico,giovanissima donna con i capelli castano scuro,quasi neri,raccolti in una crocchia;non riuscii a vedere il colore dei suoi occhi,abbassati e rivolti verso il libro che reggeva tra le bianchissime mani,e la sua bocca,vermiglia e corrucciata,aveva un non so che di dolce e infantile;portava un paio di orecchini e una collana,di perle entrambi,ed indossava un elegante abito blu profondo,quasi nero,che la copriva fino alle bianchissime spalle. Il petto si abbassava e si rialzava dolcemente per il suo silenzioso respiro.

Balbettando,indicai il pacco di pasticcini e la cameriera me lo strappò dalle mani.

-Perfetto,signore ..Adesso può and..-

- Un momento,Elsie. Chi è alla porta?-

Ecco la voce di Catherine: un misto tra una voce infantile e una voce di donna adulta,che sarebbe potuta risultare sgradevole ma che,al momento,io trovai bellissima.

- Il fattorino della pasticceria Nash,signorina Duff .. Non è lei,giusto?-

Catherine alzò lo sguardo e vidi i suoi occhi,marroni e quasi rossastri.

- No,sciocchina di una domestica,non è il fattorino. Anzi,ha qualcosa di familiare che mi ricorda Mrs Nash ..-

- S-sono il fi-figlio .. C-Chri-Christian Nash .. -balbettai.

Catherine chiuse il libro,si alzò e lo poggiò sulla poltrona. Mi sorrise amabilmente,fin troppo amabilmente, e si avvicinò all'ingresso.

- Oh,abbiamo ospiti allora .. Elsie,va' a preparare un tè per quest'uomo,coraggio,per farti perdonare ..-

-Oh signor Nash,mi rincresce moltissimo ..Vado,signorina Duff-

Catherine si chiuse la porta alle spalle e mi mise una mano su una spalla,facendomi rabbrividire e arrossire allo stesso tempo.

-Benvenuto nella mia umile dimora,signor Nash ..Non ricevo uomini da così tanto tempo,prego,si accomodi ..-

Seguendo Catherine mi inoltrai attraverso un larghissimo corridoio circondato da specchi e diversi ritratti,raffiguranti Catherine con diversi uomini-probabilmente i vari mariti-. I nostri passi rimbombavano lungo il corridoio,poi all'improvviso Catherine si fermò davanti ad un dipinto raffigurante lei ed un giovane uomo dagli occhi azzurro chiaro,una barbetta e riccioli neri.

-Oh,eccoci qui davanti al mio primo marito. Com'eravamo giovani,al tempo,ed io appena adulta .. Andrew McHalloran,rampollo dei conti McHalloran-Reed ..I banditi me lo portarono via due mesi dopo,nemmeno il tempo di consumare le nostre nozze ..-

Ci avvicinammo ad un altro dipinto non molto distante dal precedente: questa volta vi era raffigurato,con Catherine,un giovane uomo sbarbato ma dai folti capelli,con vispi occhi verdi.

- Quanto mi amasti,oh sir Ivan LLoyd? Se il mio primo sposo pose le basi di questa casa,tu le abbellisti con tutti i regali .. Vesti,gioielli,vasi orientali,tessuti italiani .. Ma perchè il fato crudele ti strappò via dalle mie braccia,quella dannata sera,senza alcuna ragione? ..-

Poi si voltò ad altri due quadri poco distanti,messi l'uno accanto all'altro. Il primo raffigurava un uomo dai capelli lisci e biondi,con piccoli e infantili occhi neri;il secondo,un uomo da occhi e capelli neri,con un sorriso bonario e tranquillo.

- E voi,Albert e Samuel,che notizie mi mandate dal paradiso? Albert,hai scoperto chi,malefico,ha imbracciato la balestra per ucciderti lontano dal mio petto? E tu,Samuel,non maledici forse la scienza che ti ha ucciso e mi ha lasciata vedova ..per la quarta volta?-

Catherine gemette,vidi i suoi occhi brillare e perse i sensi. Per fortuna riuscii a prenderla al volo e ci guardammo negli occhi.

Era la donna più bella che avessi mai visto.

Catherine,con gli occhi semichiusi e le labbra semiaperte,mi sorrise e arrossì. Arrossii anch'io.

- Dovrei smetterla di vivere in mezzo ai ricordi,non trova,Christian?-

Mi limitai a sorriderle,perso nei suoi occhi rossastri,nel rosso delle sue labbra,nel candore della sua pelle e della sua persona.

Dopo quella mattina Catherine fu il mio pensiero fisso.

Appena tornato a casa mia madre esigette tutto il resoconto della consegna,se mi fossi limitato a vedere la servitù o se avessi anche intravisto lei e,appena le raccontai tutto,persino che mi offrì un tè,poco mancò che svenisse per l'emozione.

-Oh,Christian! Lady Catherine è una donna così ..così ..ricca,potente ..E poi? E poi com'è? E' bella?!-

Il vivo pensiero del suo aspetto mi infiammava il cuore e il volto,e ovviamente mia madre lo notò e sorrise divertita.

- Ah,figlio mio! Quell'espressione mi dice che è più che bella ..-

-Sì,in effetti è molto bella ..-

Ci sedemmo sul divano e mi strinse la mano. Poi mi baciò la fronte e cambiò espressione.

-Povera ragazza,però ..Quanto sarà sola,lì dentro,senza un marito,o dei bambini,o anche dei genitori ..Sai se è orfana?-

-No,non me lo ha detto-

Sospirò.- Benedetta fanciulla,così giovane e triste ..-

 

Circa una settimana dopo l'incontro,un pomeriggio assolato durante il quale stavo riposando,mia madre mi svegliò allegra e pimpante,con una busta tra le mani.

-Oh,Christian,svegliati! Svegliati pigrone,che ho una notiziona per te!-

Non avevo mai visto mia madre così allegra:benedetta donna,non stava negli stivaletti dalla contentezza,una contentezza sempre infantile nonostante l'età che avrebbe messo di buon umore anche un uomo svegliato alla sprovvista,come me.

Appena mi alzai e mi sedetti sul letto,ella mi porse una busta. Profumava di acqua di colonia e notai a vista d'occhio che quella carta da lettere sarebbe sicuramente costata una fortuna. Il mittente non era niente di meno che Lady Catherine.

La aprii sudando freddo e uscii la lettera,con il cuore a mille.

-Leggila,figliolo! Per avertela mandata vuol dire che è qualcosa di importante,no?-

 

Ricordo a memoria il suo contenuto,ma l'originale la tengo sempre qui.

Per fortuna è scampata all'incendio:

"Gentile Christian Nash

La sua presenza in casa mia,dopo tutti questi anni di amara solitudine,sembra aver portato un po' di luce nella mia triste e cupa vita. Sa bene che io son rimasta sola troppo presto e,diciamo per tutto il periodo di lutto,sono stata chiusa nel mio maniero; purtuttavia,adesso che il periodo sembra essere concluso,ci tengo a volerla informare che lei è gentilmente invitato,martedì sera prossimo,ad una cena che si terrà a casa mia. Pian piano,uscita da questo delicato periodo,vorrei dedicarmi al ritrovare tutti quei contatti che con la morte del mio ultimo marito ho perso.

RSVP 

cordiali saluti

Catherine Marie Duff"

Mia madre era piena di gioia: suo figlio era invitato da una donna del genere a cena,quasi fosse un vecchio amico.

Per quanto mi riguarda,il pensiero di rivedere quella bellissima donna mi mise addosso un'ebbrezza che non provai mai in vita mia.

 

Quando arrivò la sera prestabilita per la cena,stavo per sellare il mio cavallo quando un calesse nero e lucido si fermò sotto casa mia. Quel calesse,per me,era stato mandato da Lady Catherine in persona.

Quando i valletti e il cocchiere mi videro,abbassarono la testa manco fossi chissà quale principe o conte.

-Signor Nash,Lady Catherine in persona ci ha ordinato di andarvi a prendere con questo piccolo calesse. Dunque,se volete accomodarvi ..-

Salii tremando e sorridendo nervosamente sul calesse e,sotto gli occhi felici di mia madre che mi guardava e salutava dalla finestra e stupiti di coloro che erano in strada a quell'ora della sera,mi diressi verso il maniero.

Lady Catherine in persona mi accolse e mi condusse alla sala da pranzo,una delle più grandi e lussuose stanze mai viste prima: dal soffitto pendevano due lampadari di cristallo,sulle pareti erano raffigurate scene mitologiche e,in contrasto con l'azzurro e il verde pastello delle immagini,vi era il grande tavolo da pranzo d'ebano,intarsiato finemente. Alle estremità vi erano due sedie di velluto bluastro e,sopra la tavola,troneggiavano tre grossi candelabri d'argento.

Eravamo soli,io e Catherine,immersi in tutto quel lusso.

Lei vi era sicuramente abituata,ma la vista di tutte queste ricchezze quasi mi accecava.

-Artigianato italiano,signor Nash ..Prenda pure posto. A breve sarà servita la cena-

Quella sera mangiai come non ebbi mai mangiato: furono serviti piatti di selvaggina fresca,vini francesi e dolci provenienti dalle migliori pasticcerie di città. La cena durò sulle due ore per via delle tantissime portate e,alla fine,Catherine si alzò e mi prese per mano. Gliela strinsi dolcemente,poi accarezzai le sue dita una dopo l'altra;lo stesso fece lei e mi guardò sorridendo e schiudendo le sue meravigliose labbra.

Suonammo per circa un'ora il pianoforte del salone est,non meno ricco e lussuoso delle altre stanze,poi improvvisamente sentimmo scoccare la mezzanotte.

Lei era perfettamente lucida,quasi il vino non l'avesse toccato,un po' meno lo ero io.

Strinsi la sua mano un'altra volta e le accarezzai il braccio destro,bianchissimo,quasi un tutt'uno con le perle che indossava.

Con un dito accarezzai il suo braccio sinistro e arrivai al collo,poi mi misi a giocare con le perle.

E mi lasciava fare,sorridendo.

Improvvisamente crollai,vinto dal sonno ma ancora cosciente della figuraccia. Avrei voluto tanto scusarmi,ma dalla mia bocca non usciva alcun suono.

Sentii la sua risatina,poi la sua mano accarezzarmi la testa.

-Bethany ed Eloise,portatelo nella stanza degli ospiti accanto alla mia-

 

I nostri incontri si fecero sempre più frequenti ed era per giunta arrivata ad uscire da casa.

Ogni domenica mi invitava alle passeggiate in carrozza vicino ai laghi,a pranzo e anche a cena. Casa sua si era riempita di persone,di donne e uomini altolocati: Catherine sembrava rinata e diceva lo fosse grazie a me. Nel frattempo,capii di essere ormai perdutamente innamorato di lei e lo rivelai a mia madre,ma lei mi rispose con un sorriso serio.

-Che cosa bella,figlio mio .. Ma conosci Lady Catherine,è una donna così ricca e potente ..-

- ..Potrebbe mai innamorarsi di un ..mercante arricchito? Hai ragione ..i suoi mariti precedenti erano conti,giudici,letterati ..Eppure,mamma,lei non è per niente fredda con me ..-

E non lo era affatto. Non era raro infatti che,durante una passeggiata o festa da ballo in casa sua,scappasse qualche caretta o sguardo dolce.

Alle feste ballavamo sempre insieme,ormai conoscevo tutte le persone che frequentavano la casa e a molti di loro risultavo simpatico e brillante,così come durante i tè e le passeggiate in compagnia dei suoi conoscenti. Persino un certo Micheal Mood,marito di una sua vecchia amica,mi disse di provare a chiedere la sua mano.

E così appunto feci. 

Catherine era rimasta orfana a soli tredici anni,sia di padre che di madre,ed era stata affidata ad una tutrice. Questa donna,di buon cuore ma rigida, morì poco dopo il primo marito,così Catherine si ritrovò sola a gestire la sua vita. E Catherine accettò,tra le lacrime di gioia.

Catherine era di circa sei anni più piccola di me,ma a volte sembrava più saggia e assennata . In paese,nonostante la giovane età,era una delle donne più ricche e potenti,e la sua influenza si sentiva persino in città.

Dopo tre mesi di fidanzamento,dunque,arrivò il giorno delle nozze.

Ah,che bella giornata che fu.

Il matrimonio venne celebrato in città stessa,dove abitava la sorella,nella cattedrale. Eravamo circa centocinquanta invitati,tra parenti,amici e persino i miei compagni d'infanzia. Il mio vestito fu creato appositamente da un sarto fatto venire dall'Italia per me,mentre delle sarte francesine si occuparono del suo abito. Quando la vidi,vestita da sposa,mi sembrò un angelo: il suo abito,color avorio,lasciava intavedere le spalle e aveva un lunghissimo strascico che coprì quasi tutta la navata centrale della chiesa;Catherine indossava anche un lunghissimo velo di pizzo che le copriva il volto,poi una piccola tiara sui capelli intrecciati e splendenti.

La festa nuziale si svolse nel suo,anzi nostro maniero. Dopo un fastoso banchetto e le danze fino alla sera inoltrata,la festa si concluse.

Quando fummo soli la strinsi per la vita e la baciai a lungo.

Poco dopo si scostò e mi sorrise,con quell'espressione innocente e maliziosa che mai avrei più scordato.

Nonostante i cinque matrimoni,compreso quello con me,il suo aspetto fanciullesco e verginale era rimasto.

Forse la breve durata dei matrimoni e dunque l'assenza di figli non l'avevano sciupata,ma sapevo fermamente che quella avrebbe dovuto essere la donna dei miei figli.

Possedevo la donna più desiderata del paese.

L'avevo solo io. Era mia,mia soltanto,e per fortuna quella notte fu abbastanza lunga.

Ho ancora l'odore della sua pelle di eterna vergine addosso; se ci penso me la ritrovo davanti,perfetta come una statua greca,mi ritrovo le sue mani bianchissime addosso che mi accarezzavano la testa.

Adesso dovevo proteggerla. Nonostante i soldi e la ricchezza,mia moglie era una donna che aveva bisogno di tanto amore.

- Mi amerai per sempre,non è vero?- disse una notte,con la testa poggiata sul petto.

- Per sempre-

- Non mi tradirai mai,giusto? Nè te ne andrai,non è così?- i suoi occhioni mi facevano troppa,troppa tenerezza.

-Mai,mai ti tradirò e mai andrò via,Kitty. Sei l'unica donna che abbia mai amato in vita mia,così diversa rispetto alle altre ..Ma non perchè tu sia Lady Catherine: tu sei la mia bellissima Kitty,tutto qui-

E così passò il primo anno di nozze:passeggiate,balli,serenità. La felicità di Catherine era alle stelle,e così la mia: sembrava finalmente aver ritrovato il suo equilibrio. Le cameriere,nel vederla così allegra,pensavano addirittura fosse incinta!

Eh beh,in effetti ci provammo un po' ..

Peccato che giunse quel giorno in cui il mio destino si sarebbe dovuto compiere,inesorabile e crudele.

 

Sua sorella stava per dare alla luce il suo terzo figlio,così Catherine accorse in città per andare ad assisterla.

Quando mi svegliai e non la vidi a letto,sentendo lo scalpitio dei cavalli,scesi a rotta di collo le scale e me la ritrovai già pronta coi bagagli.

-Oh caro,scusami se sono scappata così ..Non volevo svegliarti,perdonami-

-Già vai via?-

- Mia sorella potrebbe partorire da un momento all'altro. Voglio essere lì quando nascerà ..Ha già due maschi,quanto vorrei fosse una bambina da pettinare e coccolare ..-

-Capisco ..-

La afferrai e le diedi un ultimo bacio d'addio.

Sorrise durante il bacio e mi morse addirittura le labbra.

- Buon viaggo,Kitty. Sta' attenta,mi raccomando-

-Ah,dimenticavo di darti una cosa ..- dalla tasca del cappotto uscì un mazzo di chiavi dorate e rumorose - Queste sono le chiavi di tutte le stanze,mio caro: quelle più piccole sono delle stanze del primo piano,quelle più grandi del secondo e vedi questa chiave più spessa? La cantina e la stalla. Unico avvertimento-

Tra le chiavi ne scelse una piccola piccola,l'unica argentata,con un passachiave dalla particolare forma di rapace- Questa chiave apre la stanza che sta accanto alla soffitta:bene,tu non DEVI aprire quella stanza per ALCUN motivo,intesi mio caro?-

Non avevo mai sentito parlare in maniera perentoria Catherine,se non con le domestiche. Mi lasciò senza parole.

- Allora?-

-P-Perf-perfetto ..Promesso,non la aprirò ..-

Mi sorrise e mi baciò un ultima volta,poi salì sulla carrozza e partì.

 

Osservai quel freddo mazzo di chiavi e un brivido mi percorse lungo la schiena.

Per la prima volta in un anno di matrimonio Catherine mi nascondeva un segreto,un segreto celato in una stanza accanto alla soffitta.

Eppure mi decisi di non chiedere più nulla riguardo a questa stanza e cominciai ad usufruire delle varie stanze,che in un anno di matrimonio non avevo visto ancora per bene: il salottino orientale nell'ala est,dove vi era una preziosa scacchiera d'avorio importata dall'India che provai; la biblioteca  classica,nell'ala ovest,dove vi erano alcune preziose copie di classici greci e latini,molti dei quali in lingua originale(che non sapevo assolutamente leggere): tra questi afferrai un certo De Amicitia di un tale chiamato Cicerone e ne lessi qualche passo,visto che era uno dei pochi che aveva una traduzione accanto all'originale. Altre chiavi aprivano la galleria dei ritratti di famiglia,la sala da musica(che già conoscevo) e la sala da pittura. In tre giorni casa mia non ebbe più segreti,ma la mia curiosità si era ormai rivolta all'inaccessibile stanzetta accanto alla soffitta.

Sì,lo so che la curiosità è una qualità femminile,amico mio ..Eppure,dovevo assolutamente sapere cosa mia moglie celasse lassù.

Fu così che una notte,passati circa due giorni,mi convinsi a salire: presi una candela,mi strinsi la chiave al petto e mi inoltrai verso la soffitta.

La casa giaceva in un silenzio spettrale e irreale,quasi quasi avevo paura della mia stessa casa.

Salii in silenzio e tremando,mancò poco che mi rompessi l'osso del collo. Poi arrivai alla meta.

Intorno a me solo l'oscurità ed il silenzio.

Allungai la mano con la chiave nella porticina corrispondente,poco più piccola di quella della soffitta.

La infilai nella toppa e la porticina si aprì scricchiolando.

Buio. 

Poi,alla luce tremante della fiammella,vidi un'altra piccola candela e l'accesi.

Era una semplice stanzetta,con una scrivania,una sedia e un diario.

Un diario dalla copertina bordeaux e su scritto Kitty.

Poggiai la candela e lo aprii su una pagina a caso.

"Anche questo crudele bastardo è andato via,lui con tutte le sue manie di possesso verso di me. Ero sua moglie,non certo la sua serva ..Bene,la lozione contro i pidocchi ha fatto centro: ah,rimedi italiani,sempre così efficaci ..Poche gocce,poche gocce per farlo passare all'altro mondo. E così fu."

Tremai.

No,non poteva essere vero.

Aprii un'altra pagina.

"Sempre così impegnato nei suoi esperimenti lì ..ed io che faccio? Confondo le provette,ovviamente! Oh Dio,è saltato in aria il poveretto! Peccato,prometteva talmente bene .."

- Sapevo che ti avrei trovato qui ..-

Il sangue mi si gelò nelle vene. Era tornata prima del previsto,senza che me l'aspettassi,come una gatta.

Mi voltai e la vidi alla luce delle candele,più bella che mai. La sua pelle aveva quasi sfumature sanguigne che mi eccitavano e spaventavano.

Mi si avvicinò sorridendo placidamente.

- Ah,ma cosa mai può desiderare una donna della mia età nelle nozze? Amore? Certo ..Comprensione? Certo ..Fedeltà assoluta? Certo .. Ma anche libertà,ricchezza e autonomia! Ovviamente,tutte queste cose devono essere ben bilanciate:non amarmi come fece Ivan,ma non trascurarmi come fece Albert,mio caro ..-

Dalla scollatura uscì un fodero e,da esso,un piccolo pugnale intarsiato.

Mi si avvicinava sempre di più e sempre di più mi allontanavo.

-.. Ma soprattutto,mio dolcissimo sposo-alzò in alto il pugnale- VEDI DI NON FICCARE IL TUO AMABILE NASO NEI MIEI AFFARI!-

Si slanciò verso di me e mancò poco che mi colpisse,feci per darmela a gambe ma chiuse di scatto la porta,alla quale era rimasta attaccata la chiave. 

Fece una risatina e mi mandò un bacio.

- Ma perchè mi devo sporcare le mani con te,proprio con te,amore mio? Perchè,io che ti amo tanto,DEVO METTERTI A TACERE CON UN COLPO BEN ASSESTATO AL CUORE,QUEL DANNATO CUORE DINANZI AL QUALE MI SCIOLGO SENTENDONE I BATTITI?-

Catherine si slanciò ancora una volta verso di me,ma ancora una volta riuscii ad evitarla. Tuttavia,rovesciai il portacandele e una scintilla toccò il legno della scrivania. Una scintilla che divenne fiamma,poi si sviluppò e cominciò a divorare ciò che incontrava.

-COSA HAI FATTO,MALEDETTO?!-

Altre fiammelle si unirono e contribuirono ad alimentare la fiammella precedente,fu così che divorarono quasi mezza scrivania,il diario e conquistarono il pavimento. Dal vecchio legno della stanzetta,marcio chissà da quanto tempo,le fiamme si propagarono per tutto l'ambiente.

Tra la fretta e la paura riuscii comunque ad aprire la porta,ma altre fiamme ci raggiunsero anche dopo le scale.

Catherine correva a perdifiato,tenendosi con una mano il lungo vestito. Una scintilla lo toccò e lei cadde spaventata,trasferendola sul parquet circostante. 

Le fiamme si svilupparono sempre più grandi fino a raggiungere le pareti e le statue.

Il puzzo di fumo svegliò le domestiche e,poverine,tentarono di spegnere fiamme più alte di loro.

Tuttavia,molte di loro finirono divorate da esse e mai potrò cancellare l'immagine delle loro povere membra avviluppate in camicie da notte e fiamme.

-Christian!-

Mi voltai.

Mia moglie,ferma davanti a ciò che restava di un tavolino in fiamme,mi chiamava.

-Christian ..Avevi detto che non te ne saresti andato ..-

Rimasi a fissarla,immobile,indeciso se salvare chi stava per uccidermi pochi minuti prima.

-Chris..-

Sentii un rumore sordo dal soffitto e vidi il lampadario cadere su Catherine,brillante di scintille e cristalli.

Non la vidi più riemergere.

Urlando e piangendo mi diressi verso l'uscita,tentando di svegliare qualcuno con le mie urla.

Poi persi i sensi e beh,mi ritrovai qui.

 

 

-Signor Nash,le bruciature miglioreranno col riposo a casa ed una serie di impacchi che le prescriverò. Lei è ufficialmente dimesso-

Che bello lasciare l'ospedale e la sua aria triste,ma è ancor più triste e angosciante andare a casa di mio cugino Tom passando per ciò che resta del Maniero Duff,che tanto amai ed abitai. Quando fui ricoverato,la mattina dopo trovarono i corpi carbonizzati di mia moglie e delle domestiche.

Mi chiesero se volessi andare ai loro funerali,ma dissi loro che non me la sentivo.

Appena uscii,però,ebbi il desiderio di vedere la lapide di mia moglie e il cimitero non era poco distante da casa di Tom.

La sera stava calando piano e,dopo aver salutato il vecchio custode che stava accendendo le torce,chiesi dove potessi trovarla.

Catherine riposava sotto un angelo di pietra nera.

"CATHERINE MARIE DUFF

17**- 18**"

Toccai lievemente la fredda pietra,ricordandomi della sua morbida e tiepida pelle.

Una lacrima mi sfiorò le guance,ma sentii qualcosa muoversi sotto i piedi.

Fredde dita di morte si strinsero alle mie caviglie.

Un polso nero emerse dalla terra,prepotente,con quelle perle arrotolate ancora.

La notte calava,più nera che mai.

   
 
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