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Autore: sel97    15/11/2012    1 recensioni
una ragazza che non sa più cosa significhi sognare...un ragazzo che le fa scoprire la bellezza della natura...un amore che va al dil à dei sogni
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Al di là  dei sogni
 
Lalita, sedici anni, legata dal senso di dovere e al bene che provava verso i genitori si sentiva rinchiusa in una gabbia senza via d’uscita. Passeggiava accigliata nel parco della reggia che stava visitando insieme ai suoi. Non le interessava più vedere quei castelli che l’avevano fatta tanto sognare, ma i suoi genitori  glielo avevano proposto con così grande emozione che non era riuscita a rifiutare per non deluderli. Ora mentre camminava si chiedeva cosa stesse facendo li se non perdere tempo. Riflettendo si era seduta sul bordo della magnifica fontana in una parte più isolata del vasto parco. Persa nei suoi pensieri si era dimenticata dei genitori e ricordandosene si alzò per andarli a cercare, ma qualcosa catturò la sua attenzione. Una bianca farfalla dalle ali cristalline stava volando vicino ai suoi capelli color miele e sembrava lasciare una scia luminosa dietro di se. Attratta da quella creatura che ispirava la sua anelata felicità la seguì senza rendersene conto. La farfalla però sparì all’improvviso e Lalita si guardò disorientata intorno. Si trovava davanti un bellissimo lago circondato da una fitta vegetazione con dei bellissimi fiori colorati e delle ninfee che galleggiavo lungo la riva. Era incantata da quella bellezza da aver dimenticato il suo malumore. –Ehi, principessina viziata cosa guardi?- . Quel tono impertinente e pedante le fece sparire immediatamente il fragile buonumore che il magico lago era riuscito a trasmetterle per far ricomparire il lato negativo e da tutti conosciuto. –Io non sono una principessina viziata-rispose acida-e sto semplicemente guardando il lago,e comunque chi sei tu per domandarmelo?- Si era voltata per vedere il padrone di quella voce antipatica e si era trovata davanti un ragazzo poco più grande di lei appoggiato  al tronco di un albero dall’aria beffarda e canzonatrice.-Non intendevo offenderti,principessa. Volevo solo sapere cosa ci faceva una ragazza come te in un posto un po’ selvaggio come la riva del lago. – Aveva notato il delicato abitino primaverile di Lalita e le scarpe eleganti non adatte a un’escursione.-Sono arrivata qui per caso e comunque non mi sembrano affari tuoi se io sto qui o in un altro posto-. Era abbastanza di cattivo umore dal poter piantarlo senza una risposta, ma non sapeva dove andare e voleva ancora restare a guardare il tramonto che si stava affacciando sul lago.-Se le cose stanno così, ti lascio sola e ti auguro di trovare la strada di ritorno prima cha faccia buio. –Già la strada di ritorno, non so come sono arrivata qui e non so ritornare indietro e se mi perdo i miei si preoccuperanno. Non ho altra scelta.- No, aspetta. Mi puoi indicare la via di ritorno?- -Adesso hai bisogno di me? Ti perdonerò per quello che hai detto e ti aiuterò a tornare indietro solo se sei disposta  a seguirmi senza fare obiezioni.- Non riusciva a credere di dover scendere a compromessi con quello sconosciuto, ma doveva accettare se voleva ritornare a casa. –Va bene.- -Chiudi gli occhi e lasciati trasportare dal vento.- Non poteva credere a quelle parole. Si stava fidando di un pazzo, ma aveva promesso di non obiettare, così chiuse gli occhi e improvvisamente si sentì trascinare da una forza sconosciuta ma allo stesso tempo rassicurante. –Immagina tutto quello che  la tua mente ti suggerisce e poi apri gli occhi.- La situazione era surreale, lei voleva tornare a casa e doveva immaginare. Da quanto tempo non lo faceva? Qual era l’ultima cosa che aveva sognato e ne era rimasta contenta? Non se lo ricordava più. Quando aprì gli occhi però le sembrò di essere arrivata nel luogo dei suoi sogni più remoti e nascosti, i sogni di lei bambina e che non riusciva più a ricordare. –Fantastico, ma come è potuto accadere?- I grandi occhi nocciola guardavano interrogativi il ragazzo. –è quello che hai sempre desiderato e si è semplicemente realizzato.- Quel ragionamento non aveva senso ma per qualche misteriosa ragione, Lalita aveva deciso di crederci. –Vieni con me, ti voglio mostrare una cosa. - La forte mano del ragazzo prese l’esile polso di Lalita che si ritrovò in groppa a un magnifico cavallo bianco. Attraversarono un bosco con fiori rari e esotici e dagli odori travolgenti, con un fiume che scorreva allegramente e che chiacchierava con la brezza del tramonto  accarezzando i loro volti.- Andrew - Non sapeva neanche il nome di quel ragazzo e lo aveva seguito e solo ora si ricordava di non essersi presentata. – Lalita. - La voce si era addolcita e Andrew se ne accorse immediatamente. Quella ragazza era incredibile con i suoi sbalzi di umore,  e le sue risate improvvise che coprivano il rumore degli zoccoli sul terreno e rendevano l’aria più allegra. Lalita non aveva abbastanza occhi e tempo per vedere tutte le meraviglie che scorrevano come un fiume in piena davanti ai suoi occhi. Senza accorgersene si ritrovò davanti una scalinata di pietre fluttuanti con ai lati un intreccio di fiori fucsia e bianchi avvolti in un rampicante verde. Era semplice, ma elegante e piena di un fascino misterioso. Andrew la condusse per le scale che portavano a un parco enorme dal quale si snodavano le diverse vie di una cittadina tranquilla e familiare che a Lalita ricordò il sapore di casa. La varietà di cose che Lalita vedeva la impressionavano e non riusciva a capacitarsi di come quel posto così fiabesco era in realtà molto simile alla sua città. Andrew le indicava i luoghi più importanti e  famosi di Liberty,  il nome della città dove si trovavano. Il tono dolce del ragazzo fece capire a Lalita come egli teneva a quel posto, alla sua città e a come dietro a un comportamento impertinente e sfacciato si celava un ragazzo a tratti dolce e sensibile.  Alla fine della cavalcata Andrew portò Lalita al centro di ritrovo dei giovani di Liberty: il fantastico castello costruito per un’antica regina che ora veniva usato per fare delle feste. Lalita era rimata stupefatta dalla bellezza del castello che ricordava molto la reggia che stava visitando, ma che era sospeso tra le nuvole, circondato da un’aura di luce proveniente dalle numerose finestre in stile gotico. Andrew la condusse in uno stanzino colmo di abiti da sera e la invitò a indossarne uno perché altrimenti  non potevano  presentarsi alla festa che si stava tenendo dentro il palazzo. Lalita non sapeva cose scegliere e decise di indossare quello che le porgeva Andrew. Vedendola uscire con l’abito il ragazzo rimase stupito dal cambiamento.  I capelli color miele portati legati ora le ricadevano dolcemente sulle spalle ondulati, la pelle leggermente abbronzata era messa in risalto dall’abito bianco e gli occhi nocciola  rischiaravano quella notte già luminosa. Lalita si sentiva a disagio in quell’abito tutto pizzi, tulle e volants, ma Andrew non le diede il tempo di contestare perché la trascinò immediatamente nella sala da ballo. L’interno del castello era altrettanto meraviglioso e lo sfarzo e l’eleganza del luogo erano il simbolo di un passato ormai decaduto. La sala le ricordava il salone degli specchi di Versailles e i maestosi lampadari rendevano l’aria luccicante. L’orchestra iniziò a suonare e tutte le coppie si diressero al centro per aprire le danze. Andrew le prese dolcemente la mano e con fare da gentiluomo la invitò. Quel cambiamento improvviso la stupì, ma per la prima volta si accorse di come quel ragazzo l’attirava nonostante il carattere un po’ brusco. I loro occhi si incrociarono e per un breve istante le loro anime si guardarono, ma avendo paura di mostrare chi erano in realtà si erano voltate immediatamente. La serata trascorse in fretta e Andrew disse a Lalita che era ora di tornare. Lei non voleva lasciare quel posto incantato, quel posto che le aveva ridato la speranza, la libertà che bramava, ma decise a malincuore di seguire Andrew. Si fermarono davanti a una fontana. Andrew diede a Lalita un fermaglio che era il simbolo di quel viaggio, una farfalla bianca incastonata di brillati che stava per spiccare il volo. Lalita alzò lo sguardo verso di lui e quando i loro occhi si rincontrarono tutto accadde semplicemente come doveva essere. Le loro labbra si sfiorarono, chiusero gli occhi e persero la concezione del tempo.  Improvvisamente sentirono di non essere più soli, che avevano qualcosa in comune e che l’avevano trovata. Rimasero l’uno vicino all’altra abbracciati per un tempo indefinito, poi Lalita si addormentò tra le sicure confortanti braccia di Andrew. Un raggio di sole le solleticò gli occhi svegliandola. Cercò con lo sguardo Andrew, ma si ritrovò sul bordo della fontana dove si era seduta. Non voleva arrendersi all’idea di aver sognato tutto, ma dovette farlo. Si alzò lentamente per ritornare dai genitori quando qualcosa le cadde in grembo: era il fermaglio che le aveva regalato Andrew. Contenta strinse quel piccolo tesoro tra le mani e si avviò senza più temere i suoi “doveri” perché aveva trovato il posto dove era libera: la sua mente e il suo cuore non erano più prigionieri e avevano  imparato ad amare e rischiare per pochi secondi. Quella libertà,quel suo viaggio al di là della fantasia e dei sogni l’avevano motivata. Andrew la osservava allontanarsi chiedendosi se sarebbe di nuovo riuscita a superare quelle barriere invisibili che ci sono tra realtà , sogno e fantasia.                                                           
  
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