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Autore: TigerEyes    03/06/2007    19 recensioni
Akane cambia dal giorno alla notte, assumendo movenze feline e diventando inaspettatamente... audace! Sarà forse a causa dello spirito di una gatta sacra? E Ranma come reagirà? Tutti infatti sappiamo quanto adora i gatti...
IX e ULTIMO CAPITOLO ON LINE con una fanart di Kelou!
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LO SO! Lo so che sono in ritardo mostruoso, non aggiorno da quasi un anno, non urlatemi contro, faccio quello che posso! ç____ç Ormai lo sapete che lavoro a tempo pieno, sono presa in modo ossessivo dal mio romanzo (nonché dall’altra ff), ho un ragazzo esigente e una famiglia rompiballs, per cui non lamentatevi: meglio tardi che mai, no? ^_- Bene, passo ai ringraziamenti! Ringrazio anzitutto di cuore il mio beta Rik, senza il quale scriverei solo un mare di cavolate. XDDD Grazie fratellone! ^__^ Poi:
Per Louise89: ehhhh, povero Ranma, vedrai cosa gli toccherà sopportare! XDDD
Per Aleberyl 90: sì, ti confermo che è stata proprio Akane a scavare la buchetta in giardino dove fare i suoi bisognini, proprio come un gravo gattino! XDDDD E lo so, più che comica, questa è una ff dissacrante, sono una bella carogna, eh? XDDD A quanto pare poi il pezzo della carpa ha colpito tutti, eccellente! ^___^
Per Bluemary: grazie carissima per tutti i tuoi complimenti! *_____* Sono strafelice che il II capitolo ti sia piaciuto tanto, che gioia leggere commenti entusiastici come il tuo! Grazie di cuore! ç______ç
Per Fabichan: grazie infinite anche a te, carissima, per tutti i complimenti! *__* Ehhh, che accadrebbe se anche Ranma si gattizzasse? XDDDD Uhuhuhuhuhuhuhuh! Ci avevo già pensato e… non vedo l’ora di descriverlo! Uahahahaahahahah! -> (risata malefica XDDD). Vedo comunque che il pezzo di Ranma che riflette a testa in giù ha colpito un po’ tutti, proprio come quello della carpa suicida! /Cri si sfrega le mani, sghignazzando. XD Grazie un mondo! ^___^
Per Tharamil: grazie anche a te, tesoro mio! Anche tu sei stato determinante per la riuscita di questo capitolo, grazie per i bellissimi complimenti! *ç*
Per Shirley: grazie anche a te, spero che anche il III capitolo ti piaccia! ^__^
Per Videl: un grazie caloroso anche a te per i complimenti! Felice che questa storia ti piaccia tanto! *___*
Per Akane_Tendo: scusa per il ritardo e grazie! XDDDD
Per Laila: grazie mia musa ispiratrice, cosa avrei scritto senza di te? È tutto merito tuo, alla fine, grazie di cuore! *____*
Per Kim93: che farà Ranma? Ehhh, lo scoprirai solo leggendo! ^_-
Per Breed: confesso! Colpevole vostro onore! Ti ho spiato mentre dormivi, grazie per avermi ispirato la scena del risveglio di Ranma! XDDDDD Scherzi a parte, grazie anche te, Carla! ^o^
Per Yaya: Mi piacerebbe molto vedere cosa farebbero se si comportassero tutti e due da gatti, mentre Ranma si gattizza. Chissà, magari farebbero cose che in situazioni normali non farebbero. XDDDDD Firulì, firulàààà… Non dico nienteeee! XDD Grazie anche a te per i complimenti! ^___^
Per Moira: sorellina mia grazieeeee! Sei un mito tu che non fai che complimentarti e sostenermi, grazie di cuore neechan! ç____ç La carpa che tenta di suicidarsi nel laghetto poi è mitica, il tuo spirito di osservazione è pazzesco! Quante volte ci avremo fatto caso a quanto schizzava in alto quel pesce?! Eh già! XDDD Akane 'gattizzata' poi è irresistibile, quasi spero che anche Ranma venga preso da uno dei suoi 'attacchi' per vederli insieme!(Cassetta igienica e cuccia in comune...che romantico!)Immagina che fusa... Uahahhahahhha! Ma che fai anticipi i prossimi capitoli? Così non valeeeee! XDDDDD Grazie un mondo, sorellina! :*
Per Kuno: Sono felicissimo che tu abbia sperimentato il comico, perché dopo questi soli due capitoli sappi che ti ho già collocato tra il top pure si questa categoria! ^____^ Senpaiiiiiii! ç____________ç Detto da un autore comico del tuo calibro questo è il complimento più grande che potevo ricevere, sono onoratissima, grazie immensamente di cuoreeee! T__________T Ma grazie anche per tutti gli altri complimenti disseminati nel commento, non so più che dire, grazie! :*
Per Silvia91: ciao, chi si rivede! ^__^ Visto che l’ho continuata? Anche se ci metto un’eternità ad aggiornare, non lascio mai una storia incompleta! ^_-
Per rompizebedei: lieta che la storia ti sia piaciuta, ecco il III capitolo!
Per muffin alla vaniglia: si vede che non mi conosci! Non lascio mai una storia incompleta! ^_- Ma posso metterci secoli ad aggiornarla, questo sì! XDDD

Bene ora passiamo al riassunto delle puntate precedenti (ma fate prima a leggervi i capitoli, sono solo due!): Ranma e Akane partecipano ad una gita scolastica nell’immaginario museo egizio di Tokyo, dove Akane viene graffiata dalla mummia di una gatta sacra. Da quel momento la giovane Tendo inizia a comportarsi in modo decisamente bizzarro, allarmando non poco Ranma, che decide di tornare al museo per confermare la sua teoria di una possessione demoniaca...
Voglio ricordare che la l’idea di base è di Laila, a lei il mio grazie imperituro! ^__^



III parte



Un consulto disastroso




“È lei il professor Kilaride Lasuda?!”, quasi urlò un trafelato Ranma dopo essere entrato come un uragano nel museo di Egittologia di Tokyo, aver addormentato i guardiani alla maniera Saotome e aver setacciato l’intero edificio alla ricerca dell’unica persona che forse avrebbe potuto aiutarlo. Un tipo che stava correndo verso un bagno con l’aria di non riuscire a trattenerla più si ritrovò così sbattuto violentemente contro una parete del corridoio, sospeso a diversi centimetri da terra.
“N-no! I-io sono solo il suo as-assistente! L-lasciami andare in bagno, non resisto piùùù!”.
Ranma mollò il bavero della camicia del grissino ambulante, che corse come un fulmine verso la toilette. Per restarci un’eternità biblica.
“Ehi tu là dentro! Hai finito?”, gridò il codinato scrocchiando le dita.
“Quasi!”, sì sentì rispondere con autentica beatitudine.
Ranma fece sfavillare la propria aura per l’irritazione, sfondò la porta del bagno e sollevò di nuovo l’assistente da terra.
“Io dico che hai finito! Dimmi subito dov’è il professore!”.
“M-ma è nella stanza accanto, non hai letto il nome sulla targhetta?”.
Silenzio.
“E non potevi dirmelo primaaaaa?!”.
“Tu mica me l'hai chiesto...”.
“Aaaarrrrghhhhh!”.
Un’altra porta venne sfondata con violenza inaudita.
“È lei il professor Kilaride Lasuda?!”.
L’eminentissimo alzò gli occhi dal fragile foglio di papiro che stava decifrando, fissando sconcertato il ragazzo da dietro le spesse lenti da ricercatore.
“Nooooo! Katsuto Kisuda!”, gridò di rimando l’illustre stringendo i pugni e mandando così in frantumi il rotolo che teneva in mano.
“Quello che è! Venga con me!”, intimò Ranma sollevando l’eccelso da terra come una piuma e buttandoselo in spalla come un sacco di patate.
“Va da qualche parte, professore?”, chiese il suo assistente uscendo dal bagno.
“Sì, in gita!”, s’infuriò quello mentre Ranma divorava il linoleum del corridoio. “Chiama la polizia, idiota, sono stato rapito!”.
“Come ha detto?”, chiese nuovamente il sottoposto togliendosi gli auricolari della penna usb dalle orecchie. Andava in gita? In un momento simile? Rinunciava decisamente a capire certi luminari…

“Professore è una questione di vita o di morte, deve ascoltarmi!”, implorò Ranma mentre saltava di tetto in tetto con l’agilità di uno scoiattolo.
“Certo, ragazzo, certo, dì pure…", lo assecondò Kisuda sulle sue spalle, mentre estraeva come nulla fosse il suo cellulare dalla tasca della giacca.
“Ieri io e la mia fidanzata eravamo nel suo museo, nella sala dei ggggggggg dei gggggggggggggggggggg insomma dei cosi mummificati!”.
“Vuoi dire dei gatti?”, chiese l’esimio inarcando un sopracciglio, mentre componeva il numero di telefono della polizia e si apprestava a premere il tasto con la cornetta verde.
“Esatto! Per sbaglio ho urtato una teca, una mummia è caduta e Akane…”.
L’illustre frenò il pollice e sbarrò gli occhi al panorama saltellante.
“ALLORA SEI STATO TU!”, urlò frantumando un timpano a Ranma.
“A-aspetti, lasci che le spieghi!”.
“Non c’è niente da spiegare! Fammi scendere immediatamente, profanatore di antichità!”.
Proprio allora, Ranma atterrò davanti all’ingresso di casa Tendo e permise al professore di toccare finalmente il terreno coi piedi.
“Sei in guai grossi, ragazzo mio!”, sentenziò lapidario il Katsuto studioso portandosi il telefonino all’orecchio.
“Mi stia a sentire! Akane…”.
«Buongiorno, è in linea con la centrale di polizia di Tokyo, come posso aiutarla?».
“…è stata graffiata da quella mummia e ora…”.
Il cervello del professore si inceppò.
«Pronto? È ancora in linea?».
“Buone vacanze a tutti!”, augurò alla poliziotta riagganciando. Dopodichè si voltò con totale e assoluta serenità verso il suo rapitore volante.
“COSA HAI DETTO?!”, sbraitò facendo a Ranma la permanente con la sola forza della voce. “Cos’è accaduto esattamente?! Parla!”. Improvvisamente appariva interessatissimo, peccato che Ranma avesse detto addio anche all’altro timpano.
“La mia fidanzata ha raccolto la mummia appena è caduta a terra e quella cosa rinsecchita l’ha graffiata a un dito e adesso…”.
“Fermo! Non dire altro!”, gli ordinò il professore cancellando il numero di telefono dei piedipiatti per comporre quello del suo disgraziatissimo assistente.
«Pronto? È lei professore?», gracchiò una voce affaticata dall’altra parte del cellulare.
“No, è Tuthmosi III che ti sta parlando dall’aldilà!”.
«Oh potente faraone! Aspetti che chiudo la zip dei pantaloni e mi inchino!».
L’eccelso si diede una manata in fronte.
“Urino Suimuri, sei di nuovo in bagno?!”.
«Ma professore, allora è lei! Solo un secon…».
Il rumore di qualcosa che cadeva sbattendo più volte fino allo splash finale fece cadere le braccia all’egittologo, che si avvicinò allo stipite di legno della porta del vialetto dei Tendo e iniziò a sbatterci la fronte con affranta disperazione.
«Eccomi professore, sono di nuovo in linea! Mi perdoni, ma tenevo il cellulare fra la spalla e l’orecchio e alla fine mi è caduto proprio nell’urinat…».
“Non voglio sapere dove ti è caduto il cellulare, razza di idiota! Corri nel mio studio, invece, e prendi tutta la documentazione relativa ai gatti mummificati! Tutta capito? Non tralasciare nulla!”, insistette l’esimio coi nervi che pulsavano rabbiosamente sulle tempie. Perché a lui? Perché proprio a lui?! Prese un profondo respiro, quindi si voltò, rivolgendosi di nuovo al giovane col codino. “Come ti chiami, ragazzo?”.
“Ranma Saotome, professore”.
“Bene, Ranma. Dammi l’indirizzo di questa casa, chiederò al mio assistente di raggiungerci al più presto. E che Amon Ra ce la mandi buona…”.

Riuniti attorno al tavolo della sala da pranzo, Soun, Genma, Ranma e Kisuda attendevano impazienti l’arrivo di Urino. Ranma aveva brevemente spiegato loro cos’era accaduto il giorno prima al museo e poi il comportamento quanto mai inconsueto di Akane quella mattina, deducendo infine che dovesse esserci un collegamento, data l’imbarazzante percentuale di possessioni demoniache cui erano avvezzi, periodiche come la rottura dello scaldabagno.
Kasumi fece il suo ingresso con del tè bollente e ne porse a tutti una tazza fumante, prendendo poi posto accanto al padre, che a braccia conserte ostentava un’espressione accigliata come si conveniva in una tale occasione. Genma non era da meno, avendo per tutto il tempo annuito alle parole del figlio con pensosa severità. Era fin troppo chiaro a cosa miravano le loro elucubrazioni: alla salvezza del fidanzamento ad ogni costo, se Ranma avesse avuto ragione.
Stranamente, anche Kisuda era sprofondato in chissà quali ponderazioni. Ranma si era aspettato una reazione scettica da parte del professore, anzi, a dirla tutta aveva sperato in una reazione contrariata che avrebbe smontato la sua teoria bislacca. Invece anche l’egittologo era pensoso. E ciò era molto, MOLTO preoccupante. Come avrebbe potuto affrontare un’Akane dal comportamento f-f-f-f-f-f fffffffff …lino? E se fosse gradualmente peggiorata?! No! Non voleva neppure pensarci! Come avrebbe fatto poi a… Ranma affondò le mani nei capelli e li scompigliò, pur di cacciar via quei catastrofici pensieri dalla testa.
Proprio allora il campanello suonò e Kasumi andò ad accogliere l’assistente del professore. Basso e dinoccolato, Urino Suimuri fece il suo ingresso in casa Tendo, per poi prendere posto accanto al suo vate.
“Hai portato tutto, vero Urino?”.
“Certo professore!”, rispose l’umile e fido sottoposto aprendo il suo zaino e rovesciando il contenuto sul basso tavolo della sala: una quantità impressionante di vecchi papiri ammuffiti e tarme agonizzanti si riversò davanti agli occhi degli astanti. “Ora posso andare in bagno?”.

Il rumore distante ma inconfondibile di uno sciacquone risuonò nella sala da pranzo rimbombando fragoroso fra le pareti di carta di riso. Era la seconda volta che l’assistente dell’eminentissimo professore si alzava con lo slancio di un centometrista per raggiungere il gabinetto. Quale disgrazia avere come assistente un ragazzo poco sveglio che era oltretutto già incontinente! L’illustre professore sperò solo che, almeno in quell’occasione, fosse riuscito a centrare il bersaglio: era quello un caso piuttosto particolare in cui era bene che un giovane non dovesse MAI tenere fede al buon nome della propria famiglia. Un pannolone, ecco la soluzione! Se non avesse iniziato a farne uso, lo avrebbe obbligato con una circolare interna del museo, per Osiride e per Api!
“Allora professore, può dirci qualcosa o no?”, sollecitò Ranma tamburellando nervosamente le dita sul tavolo. La sua pazienza era ai minimi storici, Madre Natura era stata piuttosto avara con lui, al riguardo.
“Sto passando in rassegna tutti i papiri trovati accanto alle rispettive mummie, figliolo, per individuare quello relativo al gatto che ha graffiato la tua ragazza”.
“Non è la mia ragazza, è solo la mia fidanzata”, puntualizzò irritato Ranma.
“E qual è la differenza?”, si permise il professore alzando lo sguardo sorpreso. “Da come ti stai preoccupando per lei, è evidente che ci tieni molto, vorresti forse farmi credere che il vostro è un fidanzamento combinato?”.
“Hai sentito amico Tendo?”, singhiozzò Genma abbracciando il padrone di casa.
“Ranma si preoccupa per Akane! Il nostro sogno si sta realizzando!”, rispose Soun con un braccio alzato sugli occhi per parare gli schizzi lacrimali.
“Insomma finitela voi due!”, ruggì il codinato sbattendo violentemente un pugno sul tavolo. “L’unico motivo per cui ho portato qui il professore è che odio i g-g-g-g i ggggggggg insomma sono fffffffffffff-linofobico! E ho scoperto di essere oltretutto allergico al loro pelo! Quindi lei non perda tempo, trovi quel dannato papiro!”, minacciò con l’indice.
L’eccellentissimo mandò un sospiro stanco. Aveva a che fare con una banda di evasi da chissà quale manicomio, non c’erano dubbi. E il ragazzo era quello più instabile, la sua fobia era da vero ricovero. Scosse rassegnato la testa e tornò a decifrare velocemente i segni ieratici vergati sui fogli incartapecoriti.

No, non è questo, per fortuna: la maledizione si riferisce alla mummia che, se risvegliata, scatenerà sul mondo le dieci piaghe d’Egitto…

Il professore scansò il rotolo e passò al successivo.

No, nemmeno questo, si riferisce alla mummia che, se risvegliata, causerà nel malcapitato che la disturberà la caduta o la ricrescita dei capelli, a seconda dei casi. Che razza di maledizione…

Un altro rotolo andò a sommarsi a quelli già scartati.

Che sia questo? No, neanche… si riferisce alla maledizione della mummia mutasesso: se non ricordo male puniva l’uomo che l’avesse risvegliata tramutandolo permanentemente in donna e viceversa… Uff, ma dov’è il papiro che cerco? Ah, eccolo!

Tronfio come un pavone che ha catturato l’attenzione della scialba femmina, il professore esaminò rapidamente lo scritto con espressione sempre più truce, fra le pareti che grondavano silenzio.
“ALLORA?!”, urlò Ranma con le orecchie che fischiavano per l’impazienza.
“Figliolo, controllati!”, intervenne il padre costringendolo a rimaner seduto.
Kisuda alzò solennemente gli occhi e si pulì metodicamente le lenti.
“Potresti andare a chiamare la tua fidanzata, Ranma? Deve ascoltare anche lei ciò che ho da dire”.
“Cos’ha Akane?! Me lo dica!”, saltò su il ragazzo ormai fuori di sé.
“Lo saprete tutti appena sarà qui, valla a chiamare”, insistette inamovibile il professore a braccia conserte.
“Kasumi, sai dirmi dov’è Akane adesso?”, chiese spazientito oltremisura il giovane ormai proiettato verso la porta.
“Sì, è tornata ad allenarsi nel dojo dopo aver fatto a pezzi il manichino di paglia con le tue sembianze, Ranma. I pezzi sono sparsi per tutto il giardino. E credo di averla udita rompere anche numerose assi di legno della palestra, ci saranno molte riparazioni da fare…”.
“Kasumi?”.
“Sì, Ranma?”.
“Potresti andare a chiamarla tu?”.

Dopo essere corsa a cambiarsi, Akane aveva finalmente preso posto al tavolo della sala da pranzo – rigorosamente dalla parte opposta rispetto a Ranma – seguita da orecchie-da-radar-vediamo-se-posso-sfruttare-la-situazione Nabiki.
Ora che aveva davanti la famiglia Tendo al completo, l’illustre professore poté rivolgersi all’attentissima platea raccolta davanti a lui, finalmente pronto per sganciare la sua geniale conclusione. Si aggiustò gli occhiali sul naso, quindi si schiarì teatralmente la voce.
“Signori, devo purtroppo annunciarvi che la situazione è gravissima!”, esordì lo stimatissimo con sguardo accigliato. Non ebbe nemmeno il tempo di formulare col pensiero la frase successiva che avrebbe spiegato tutto.
Kasumi si portò una manina alle labbra lasciandosi sfuggire un soffocato: “Oh!”.
Nabiki inarcò un sopracciglio continuando a sgranocchiare il suo cracker al riso con sguardo di sufficiente interesse.
Soun Tendo lasciò che la pressione dell’acqua a stento trattenuta nei condotti lacrimali esplodesse come un idrante inzuppando i presenti, mentre gridava un 'Bambina miaaaaaaaaa!' assordando la figlia minore.
Un enorme panda, che aveva preso il posto di Genma Saotome dopo la pioggia di lacrime, tentò inutilmente di confortare l’amico di sempre, mentre ripassava mentalmente l’elenco delle potenziali fidanzate del figlio sparse per il paese. Doveva essercene una ancora disponibile, no?
La povera vittima di tutta la disgraziata faccenda, che ormai dall’orecchio sinistro non sentiva più un granché, strinse spasmodicamente il suo adorato porcellino nero finché divenne di una graziosa tonalità verde oliva, poi passò al bianco cencio da buttare e infine svenne.
“DANNAZIONEEEE! Vogliamo smetterla di perdere tempo?! Cos’ha Akane?!”, sbraitò Ranma sbattendo un piede sul basso tavolo e afferrando ancora una volta lo studioso per il bavero della giaccia fin quasi a sollevarlo da terra.
“Lo vuoi proprio sapere, ragazzo, o preferisci malmenarmi? ”, chiese il professore rimanendo perfettamente impassibile.
“Ranma, che accidenti vuoi fare? Mollalo subito! E tu smettila papà!”, intervenne Akane cercando di calmare gli animi. “Avanti, lasciamo che il professore si spieghi!”.
Ranma lasciò andare l’egittologo con uno scatto di rabbia e si rimise a sedere a gambe incrociate e braccia conserte solo per fissare ostinatamente il giardino come se volesse incenerirlo. Quella stupida non si rendeva assolutamente conto in cosa si era andata a cacciare. E il problema era che ne avrebbe certamente fatto le spese anche lui. Soprattutto lui.
“Dunque, stavo dicendo… Akane è stata accidentalmente graffiata dalla mummia di una importantissima gatta sacra che si riteneva fosse l’ultima incarnazione terrena della dea Bastet. Temo che il graffio abbia fatto sì che la divinità – sigillata finora nel corpo della mummia – venisse in contatto diretto con Akane infettandola, per così dire: lo spirito della dea, in pratica, anziché entrare nel corpo di una nuova gatta consacrata come accadeva normalmente nei tempi antichi, ora dimora nel corpo di Akane e, a quanto riferisce questo papiro, prenderà progressivamente il sopravvento su di lei fino ad annullare del tutto la sua coscienza e… assorbire la sua anima…”.
Silenzio. Un cimitero sarebbe parso più rumoroso.
Strano, s’era aspettato reazioni più scioccate, invece…
“LA MIA BAMBINAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!”.
Come non detto.
Il professore osservò con una punta di apprensione lo spessore del proprio cuscino, sperando che il laghetto di lacrime in costante crescita defluisse rapidamente verso il giardino. Ma quando sollevò nuovamente lo sguardo sugli astanti si rese conto che gli unici ad aver avuto una qualche reazione erano stati il padrone di casa, che stava prosciugando la propria riserva d’acqua corporea, la figlia maggiore, che sorrideva felice all’idea di una sorella cui comprare un collarino col campanello e una deliziosa lettiera a forma di pesciolino, nonché la giovane col caschetto, che sorrideva famelica davanti ad una calcolatrice da cui iniziava a fuoriuscire un preoccupante filo di fumo nero… Nabiki Tendo si stava infatti sfregando le mani: se non si fosse trovata al più presto una soluzione, il fidanzamento avrebbe potuto considerarsi inequivocabilmente rotto. Questa notizia l’avrebbe resa più ricca di quello svitato di Kuno Tatewaki.
E Ranma e Akane? Rimasero impietriti a fissare il professore senza osare respirare.
La situazione non era grave. Era grave a livelli catastrofici.
Di tutte le possessioni demoniache, questa era la peggiore concepibile. Perché non un tacchino? O un tricheco? O un rinoceronte? Ranma non si sarebbe nemmeno accorto della differenza. Ma un dannato coso coi baffi! Avrebbe preferito rimanere donna per il resto della sua vita, piuttosto che permettere ad un’Akane posseduta dallo spirito di un essere simile di avvicinarsi a meno di venti metri da lui! Strinse tanto i pugni da sbiancare le nocche, mentre con esasperante lentezza volgeva lo sguardo verso di lei.
Akane era sull’orlo delle lacrime. Fissava il pavimento con lo sguardo paralizzato dalla terribile consapevolezza che gravava inespressa nell’aria come un’esalazione tossica: una divinità del cavolo aveva deciso di tornare sulla terra prendendo in prestito permanente il suo corpo. Il suo corpo! Non poteva assolutamente permetterlo, doveva pur esistere una soluzione! Ranma non avrebbe mai permesso che le accadesse nulla di male! Alzò risoluta lo sguardo verso di lui con un’intensità disperata, ma dal suo fidanzato non ricevette altro che uno sguardo altrettanto sconfortato, anzi, quasi disgustato! Stava pensando anche lui al futuro di quel ridicolo fidanzamento come i loro genitori?! O peggio ancora pensava soltanto alle ripercussioni che una tale situazione avrebbero avuto sulla sua fobia? Non poteva crederci! Non gli importava nulla di quel che sarebbe accaduto a lei?! Dannatissimo idiota! Akane s’infuriò a dismisura, ma non riuscì a trattenere oltre le lacrime. Dilaniò Ranma con uno sguardo omicida per poi dargli con ostinazione le spalle che sussultavano al ritmo dei singhiozzi, mentre continuava a strozzare involontariamente il suo adorato P-chan, entrato ormai in coma.
“Ehi! Cos’hai da fissarmi così? Che colpa ne ho io se non sopporto le bestiacce che miagolano?!”.
“Sei uno stupido, Ranma! Uno stupido insensibile!”, urlò Akane fuori di sé voltandosi di nuovo verso di lui. “Possibile che pensi sempre che l’intero universo ruoti intorno a te?”.
“Ma che stai dicendo?! Ti rendi conto che per colpa di quella divinità potrei gattizzarmi definitivamente?”.
“E tu ti rendi conto che prima che questo avvenga la mia anima verrà annientata da quella stessa divinità?!”.
Finalmente il cervello di Ranma Saotome abbandonò la modalità egoistica per entrare in quella umana, realizzando l’atrocità: Akane, la sua Akane, rischiava di svanire per sempre. Di nuovo. No, non sarebbe accaduto, perché aveva giurato su tutte le divinità esistenti che quel che era avvenuto in Cina non si sarebbe mai ripetuto.
Mai e poi MAI.
“Se avete finito di allagare la stanza e discutere fra di voi, vorrei portare alla vostra attenzione il resto del papiro che finora non avevo tradotto a causa della sua vasta lacunosità. Vi avverto che, in ragione dei pochi frammenti rimasti, la mia traduzione sarà solo parziale e sicuramente poco corretta, ma tenterò ugualmente di dare un’interpretazione di ciò che rimane”.
Il silenzio tornò finalmente a regnare nella sala da pranzo, ora che tutti i presenti guardavano l’egittologo con rinnovata speranza.
“Bene. Se la mia traduzione è corretta, la divinità impiegherà sei giorni a prendere del tutto possesso del corpo e della mente del suo 'veicolo terreno', cioè di Akane, la cui anima verrà assorbita all’alba del settimo giorno. Ma a quanto pare una soluzione per impedire che ciò avvenga esisterebbe e le possibilità sono due: o trovare una gatta da consacrare in cui riversare lo spirito di Bastet tramite un rituale la cui descrizione è andata perduta, oppure scovare un… ecco, questo è un termine che non ha confronti nella lingua egizia, non so come tradurlo, forse 'involucro magico' dovrebbe rendere l’idea. Credo che se troviamo una sorta di 'dimora alternativa' non vivente che sia di gradimento a Bastet, il suo spirito dovrebbe facilmente lasciare il corpo di Akane. Il problema è che il testo si interrompe proprio sulla descrizione dell’involucro, apparentemente qualcosa di tondeggiante, a giudicare dall’ideogramma che lo identifica. Ma come ho già detto manca anche la descrizione del rituale per trasferire lo spirito della divinità da una 'sede' all’altra”, concluse sconfortato il professore.
“In pratica sta dicendo che abbiamo solo sei giorni per trovare allo spirito un’alternativa ad Akane?”, chiese dubbioso Ranma inarcando un sopracciglio.
“Proprio così, ragazzo. Mi spiace”.
Ranma si portò sorridente le mani dietro la nuca.
“Beh, non sarà affatto difficile, allora. 'Come cavolo si chiama' non resisterà due giorni nel corpo di una ragazza così goffa, violenta e irascibile! Appena si accorgerà del gorilla che alberga già in lei, lo spirito scapperà via a zampe levat…”.
Il pesante e antiquato televisore colpì Ranma in piena faccia, scaraventandolo dritto nel laghetto del giardino.
“Vado a prendere dell’acqua calda…”, sospirò Kasumi alzandosi mentre Akane tornava a sedersi come nulla fosse.
“Vorrei sapere una cosa, professore”, iniziò la giovane cercando di dominare la sua indignazione, ma soprattutto la paura che teneva serrate le viscere in una morsa senza pietà. Non doveva pensare all’epilogo di quella terrificante situazione, si sarebbe tutto risolto per il meglio, come sempre. Solo su questo doveva concentrarsi.
“Dimmi pure, Akane”.
“Nei prossimi giorni lo spirito della gatta sacra tornerà a manifestarsi di quando in quando, non è vero?”.
“Temo di sì, ragazza mia. E con sempre maggior frequenza. In principio lo farà soprattutto di notte, perché è di notte che i felini sono più attivi. Presto tuttavia lo farà anche di giorno…”.
“Capisco…”, concluse Akane abbattuta. Il tempo che le restava era quindi anche meno di quello stimato.
“Ti consiglio di stare lontana dalla camomilla e dall’ammoniaca, i gatti stravedono sia per l’odore dell’una che dell’altra, potresti risvegliare accidentalmente lo spirito che per ora se ne sta latente dentro di te”.
Ranma-chan, seduta sul portico, fissò allibita il professore mentre strizzava un lembo della sua casacca per mandar via l’acqua in eccesso. La sua immaginazione stava per galoppare a briglia sciolta.
“Ad esempio potresti trovarti senza volerlo a rotolare impazzita in un prato o su un pavimento appena lavato…”.

(Akane ruzzola felice giù per un pendio fiorito con l’espressione vogliosa di una gatta in calore)

Ranma iniziò istantaneamente a sudare freddo nonostante il bagno involontario appena fatto.
“Sarebbe davvero divertente!”, commentò Nabiki con una matita in bocca e un taccuino in mano. “Se continua a portare sfiga in questo modo accadrà davvero, professore”.
“Nabiki!”, la zittì Akane, per poi volgersi di nuovo verso Kisuda. “Allora cosa mi consiglia? Di rimanere chiusa in casa mentre voi cercate una soluzione?! Non sia mai!”.
“No, Akane, la cosa migliore da fare sarebbe quella di portarti subito al museo e lì tenerti in osservazione. Pensa se iniziassero a comparirti ciuffi di peli sul corpo…”.

(Akane inizia a coprirsi di peluria sempre più lunga e folta, fino a diventare un gigantesco piumino ambulante in cui non si capisce più dove sia il davanti e il didietro)

Ranma premette una mano sulla bocca, mentre la pelle della faccia andava tingendosi di una sfumatura verdastra tendente al marcio.
“Oh no, che orrore! Pensa davvero che mi accadrà una cosa simile?!”.
“Ha ragione Nabiki, la smetta con questi scenari apocalittici, c’è gente che sta ancora cercando di digerire!”, bofonchiò Ranma dietro la mano.
“Non saprei dirti, Akane”, rispose il professore ignorando il codinato. “È possibile tutto e il contrario di tutto, del resto una simile possessione non è mai stata riscontrata nell’antico Egitto. Tuttavia è innegabile che tu abbia bevuto del latte versandolo in un sottovaso, abbia mangiato la carpa del laghetto e ti sia arrampicata su un albero per osservare da vicino un nido…”.

E abbia scavato una buchetta in giardino… Nooooo, che accidenti mi viene in mente?!

Ranma premette vigorosamente sulla bocca anche l’altra mano, strizzando tanto gli occhi da avvertire un dolore acuto alle palpebre. Ormai la sua immaginazione non conosceva più freni inibitori.

(Il piumino gigante e ambulante lecca voracemente i chilometrici peli che ricoprono tutta la casa come un tappetino, per poi vomitarli sotto forma di smisurati botoli maleodoranti…)

Lo stomaco di Ranma era un vulcano in piena attività eruttiva: aveva una gran voglia di rigettare tutta la colazione. Doveva raggiungere il bagno prima che fosse troppo tardi.
“Ranma, ti ho portato l’acqua calda…”, annunciò Kasumi entrando nella sala con una teiera fumante. Solo allora Akane tornò a prestare attenzione verso il suo fidanzato. Ma che stava facendo?!
“Ranmaaaa! Come osi ridere di meeeeeee?!”, urlò inviperita alzandosi in piedi.
Il codinato, al culmine dell’orrore, vide per un attimo Akane con le sembianze del Cugino It… seduta sul bordo di una lettiera!
Cercò immediatamente di indietreggiare sul pavimento con le gambe, mentre continuava disperatamente a tenere premuta una mano sulla bocca e scuoteva l’altra cercando di negare quanto la fidanzata aveva appena affermato. Ma inutilmente. Con l’infallibile intuizione che la contraddistingueva, Akane aveva naturalmente travisato i gesti di Ranma e ora si ergeva con l’aura in fiamme ritta davanti a lui.
“Tu… maledetto idiotaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!”.
Il calcio di Akane spedì Ranma a godersi il panorama della città dall’alto, là dove solo le aquile osavano avventurarsi.
Solo sei giorni. Poi avrebbe detto addio alla sua affettuosa, insostituibile fidanzata. Poteva esistere qualcosa di peggio nell’universo conosciuto?
Ma certo che sì.
Una divinità del mondo miagolante col corpo di Akane che quella mattina lo aveva fissato con famelica bramosia.
Nonostante stesse sorvolando Tokyo con la velocità di un Mig, una repulsione inconcepibile torse senza pietà le viscere di Ranma.

La situazione non era catastrofica.

Era catastrofica a livelli cosmici.





Sì lo so che questo capitolo è un po’ diverso dai precedenti, ma era necessario che fosse statico e descrittivo, purtroppo. Ora però che l’esimio professore ha spiegato ai Tendo la situazione, inizieranno i guai, quelli veri e grossi come un tempio scintoista. XDDDD Prima di salutarvi, avete colto tutte le citazioni disseminate nel capitolo? Nooooo? Ahiahiahi! XDDD Alla prossima e spero di non farvi attendere troppo! ^___^
   
 
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