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Autore: Coco_97    16/11/2012    3 recensioni
La storia è ambientata nel 1990 e parla di Sally Clancy una ragazza di 16 anni, che vive a Berkeley.
Vive una vita un pò complicata a causa dei suoi genitori che la tengono sotto pressione ma tutto cambia quando incontra un ragazzo, un membro dei Green Day.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una fredda sera di novembre e me ne stavo accoccolata sul divano a leggere un libro, un libro che avevo preso a caso dalla libreria e che avevo aperto senza nemmeno leggere una parola. Ero sovrappensiero, come sempre del resto.
In più, ero da sola a casa, non che mio fratello Adam e i miei genitori fossero le migliori persone del mondo, anzi tutto il contrario. Odiavo la mia famiglia, la odiavo nel vero senso della parola. I miei genitori erano le persone più incomprensibili del mondo, non potevo avere gli amici che desideravo perchè loro li consideravano "non alla mia altezza" e così mi ritrovavo con solo due amiche, che credo stessero con me solo per compassione. Per non parlare poi di ragazzi... No comment! 
Ad un tratto sentii squillare il telefono. Già, avevo dimenticato che Kim doveva chiamarmi per l'incontro di quella sera. Mi alzai dal divano un pò scocciata e andai a rispondere. -Pronto?-
- Ehi Sally! tutto bene? ti sento un pò stanca! -
- Sono solo un pò annoiata niente di grave. Allora per stasera? Cosa si fa? - le domandai incuriosita.
- Beh, veramente io e Rose non abbiamo ancora deciso, quindi avevo pensato di fare una passeggiata per Berkeley e poi vedere se c'è qualcosa da fare. - Ecco ci rieravamo. Decidevano sempre loro tutto quello che si doveva fare, senza mai consultarmi, cosa che mi mandava, non poco, in bestia.
- Ok. – risposi con indifferenza.
- Allora passiamo da casa tua verso le 20:30 ti va bene? – Si, ok a volte mi chiedeva l’opinione ma quando lo faceva era in senso retorico e io dovevo rispondere “si” ovviamente.
- Certo. – Stavolta le risposi freddamente.
- Ok. Ci vediamo. Ciao. –
Ed ecco che ero di nuovo immersa nella solitudine. Guardai l’orologio, le 18:30. Avevo 2 ore prima dell’incontro, ma considerando che dovevo prepararmi, perché messa così ero proprio indecente, e che avrei dovuto cenare alle 19:30 in punto, realizzai che mi rimaneva solamente un’oretta scarsa. Salii su in camera e aprii l’armadio. Ok, non avevo niente di carino da mettere per una serata da trascorrere con le amiche, il mio armadio era pieno di vestiti orrendi e dozzinali che mi comprava mia madre. Alla fine riuscii a racimolare un maglione fucsia e dei jeans che per quanto erano larghi ce ne entravano due di me. Mi vestii in fretta, mi pettinai i capelli e scesi giù dove dovevo aspettare mia madre che sarebbe arrivata da un momento all’altro. Come non detto, la porta di aprì ed entrarono mia madre di ritorno dal suo lavoro di assistente sociale e mio fratello di ritorno dalla sua lezione di piano. In teoria ci sarei dovuta andare anch’io, ma io odio suonare il piano nonostante abbia dato tantissimi esami e li abbia superati tutti brillantemente, quindi dissi a mia madre che avevo troppi compiti da svolgere e che quel giorno non sarei potuta andare alla lezione. Sinceramente ne avevo abbastanza di essere comandata a bacchetta dai miei e forse era l’ora di ribellarsi un pochino, peccato che con il carattere che mi ritrovavo non sarei mai riuscita a fare qualcosa di simile.
- Ciao mamma. Ciao Adam. – li salutai con un falso sorriso.
- Ciao tesoro. – rispose mia madre. Mio fratello non si degnò neanche di rispondere come sempre, ma io ero la scema che doveva salutarlo ogni volta perché mamma diceva che dovevo essere educata e una brava ragazza nei confronti di tutti e soprattutto verso le persone più grandi. Ok mio fratello poteva anche essere più grande di me di due anni, e quindi maggiorenne, ma questo non significava che fosse veramente grande, perché il suo cervello era ridotto peggio di quello di un neonato, era solo uno stupido a cui importava dimostrare cosa sapeva fare, far vedere alla gente i suoi talenti, in poche parole tutto fumo e niente arrosto. Andai in cucina da mia madre. –Mamma, prima ha chiamato Kim per darmi la conferma di questa sera. Quindi alle 20:30 passeranno a prendermi. -
- Va bene tesoro, Però non tornare più tardi delle 22:00 capito? – disse con voce decisa.
- Ma come? Pensavo che sarei potuta restare fuori di casa almeno fino alle 23:00 visto che ho già compiuto 16 anni da un pezzo e quindi so badare perfettamente a me stessa mamma! – le risposi con voce cupa. Ero veramente avvilita, non ce la facevo più. Le mie amiche potevano restare fuori di casa quanto volevano mentre io ero l’unica cretina ad avere l’orario di ritorno fissato dalla mammina.
- Hai capito bene Sally! L’orario è questo altrimenti se osi di nuovo contraddirmi non uscirai né questa sera né tutto il mese. Intesi? – Ora si stava arrabbiando ed era meglio non contraddirla.
- Va bene, non importa. – lo dissi con voce tremante.
Scappai immediatamente in camera mia, mi buttai sul letto e cominciai a piangere. Certo che la vita era proprio ingiusta, capitavano tutte a me e io non sopportavo più la mia famiglia, volevo solo una famiglia “normale” ecco.
- Sally! Scendi giù per la cena, è arrivato tuo padre.” -
Sbuffai. Avevo zero voglia di mangiare e moltissima voglia di schiaffeggiarli tutti. Così mi alzai dal letto e mi diressi verso la cucina, salutai mio padre con un bacio sulla guancia e mi sedetti. Non toccai nulla, odiavo la verdura, ma mia madre non se ne fregava niente, come diceva lei “O quello oppure vai in camera senza mangiare” e a volte tanta la fame dovevo mangiarla per forza.
Il campanello suonò. Ecco erano arrivate. Finalmente sarei uscita da quell’inferno! Inutile dire che mi sentii leggermente sollevata. Presi il cappotto salutai tutti con un “Ciao” e uscii di casa.
- Ciao ragazze! Finalmente siete arrivate non ce la facevo più a sopportarli. – dissi come se dentro mi avessero torturata e ora fosse tutto finito. Tutte e tre scoppiammo a ridere e ci incamminammo verso delle strade sconosciute. Tutto ad un tratto cominciammo a sentire dei forti rumori provenienti dalla piazza principale della città.
- Cosa sarà mai? – ci chiese Rose incuriosita.
- Ah boh. Perché non andiamo a vedere? – risposi.
- Buona idea. – Rispose Kim convinta.
Così ci avviammo verso la piazza. Arrivate lì cercammo di capire cosa succedeva.
- Ah ma è un concerto! – dissi sorpresa.
- Si un concerto di musica punk a quanto pare. – rispose Kim leggermente disgustata. Mentre Rose annuiva, un po’ disgustata anche lei.
- Perché non ci rimaniamo? Non siamo mai state ad un concerto e poi non abbiamo niente da fare. E se devo essere sincera l’idea di girovagare di sera per la città mi terrorizza un pochino. – dissi.
- Mmh, va bene. In fin dei conti non abbiamo nient’altro da fare e se questa è l’unica soluzione ok. – rispose Kim che cercava di autoconvincersi. - Tu che ne dici Rose? – domandò.
- Per me non fa differenza! – rispose con un sorriso.
- Bene. Allora vado a comprare una birra, ne prendo due anche per voi. – disse Kim e si diresse verso il bar.
- Aspetta! – gridai, ma non mi sentì. Non ebbi il tempo di ribattere. Insomma io non potevo bere, non avevo mai bevuto e se l’avessero scoperto i miei.. Ecco, di nuovo i miei! Accidenti a me, ma perché dovevo sempre pensare a loro e mai alla mia vita che per colpa loro era ridotta ad un emerito schifo?
Kim ritornò con tre birre e me ne passò una mentre mi diceva:
- Spero che questa sera ti decida a berne almeno un pochino. Non vorrai mica restare astemia per tutta la vita! -
- Beh per tutta la vita no, però magari non è giusto che io lo faccia.. – risposi. In effetti non sapevo nemmeno io cosa stavo dicendo. La mia vita girava intorno alle bugie, la mia vita era tutta una bugia. Quella che i miei genitori vedevano e volevano non era la vera Sally, io ero un’altra, ma non riuscivo mai ad essere me stessa.
- E perché? – domandò Kim scocciata. Non le risposi anche se io avevo notato che mi stava guardando, ma non avevo una risposta alla sua domanda o meglio, ce l’avevo ma mi vergognavo a dire che era per paura di deludere i miei genitori, mi avrebbero presa in giro per tutta la vita.
Spostai lo sguardo verso il palco, c’era un gruppo che suonava, ero intenta a guardarli e ad ascoltarli quando Rose mi urtò leggermente il braccio. Mi girai verso di lei, - Cosa c’è? -
- Sai chi sono questi ragazzi? – mi domandò tutta eccitata.
- Ehm… no. – risposi vagamente.
- Beh loro sono i Green Day, non che mi piaccia la loro musica ma il cantante è un figo della Madonna! – esclamò con entusiasmo.
- Ah ecco. – risposi io girandomi a riguardarli meglio.
- Dai ammettilo, ti piace qualcuno di loro! Dai dimmi chi! – esclamò Kim. Sembrava una bambina che saltellava dalla felicità per aver ricevuto il giocattolo che desiderava da un sacco di tempo.
- Cosa? No, assolutamente no. Ma insomma Kimberly stai scherzando? Cioè quei ragazzi non fanno per me, non fanno parte del mio mondo! – esclamai. Ero un po’ arrabbiata ma non lo so perché. O forse era l’imbarazzo che mi aveva provocato quella domanda. Non avevo mai dato un’opinione su un ragazzo, non ero mai stata innamorata prima d’ora e mi diede fastidio essere considerata una ragazza che getta l’occhio sul primo che passa.
- Non mi chiamare Kimberly, lo sai che mi da fastidio e che preferisco essere chiamata Kim! E poi smettila di avere questi pensieri tu sei una ragazza normale, come tutte le altre, tu vuoi convincerti di essere qualcuno che non sei! – mi urlò contro. Si aveva maledettamente ragione. E si stava anche incazzando.
- Sally, purtroppo stavolta Kim ha ragione. Riflettici. – Mi disse Rose con voce calma. Rose era più comprensiva ma non tanto da restare quando Kim girò i tacchi e se ne andò e lei la seguì.
Ed ecco che rimasi da sola. Ah la solitudine, io e la solitudine ormai eravamo una cosa sola, appunto. Mi guardai le mani e notai che avevo ancora la birra che non avevo ancora bevuto. Mi guardai intorno e mi resi conto che ero in mezzo a perfetti sconosciuti e che stavo rischiando grosso. Maledetti problemi! Ne avevo a centinaia ma cosa c’è di meglio che bere e dimenticarseli? Con uno scatto deciso portai la bottiglia verso la mia bocca e cominciai a bere, la finii tutta e dopo cinque minuti cominciò a girarmi la testa, non capivo più niente, vedevo tutto sfocato e mi sentii svenire o meglio ero svenuta. 






Ed ecco il primo capitolo! :D Dopo tantissimi mesi mi sono decisa a scrivere, diciamo che mi sono convinta ieri dopo aver visto un telefilm con mia sorella e ho visto uno che si somigliava a Tre, e poi boh da qui è nata l’idea di questa storia. xD Questa è la mia prima fan fiction quindi perdonatemi se non è qualcosa di emozionante , io sto facendo del mio meglio e poi è solo l’inizio. Questo capitolo è un po’ noioso, diciamo che racconta la vita che svolge più o meno tutti i giorni la protagonista, ma dal prossimo capitolo ci saranno delle cose belle *-* Ho già un paio di idee u.u Non so quando metterò il prossimo capitolo ma sicuramente prima di venerdì prossimo. ^^ Spero che qualcuno mi lasci qualche recensione. (: Alla prossima ^^

 

  
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