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Autore: Prue786    04/06/2007    2 recensioni
Sulla scia di “ Una luce e…” una fanfiction uscita fuori davvero a causa di un sogno: il lillipuziano, il bomber... e l'altra
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Kojiro Hyuga/Mark, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tutta Colpa Di Un Sogno

 

 

Sulla scia di “ Una luce e…” (che purtroppo ancora non ho finito di trascrivere… colpa degli esami e della poca volontà…ahi me!) una nuova, strana FF uscita fuori davvero a causa di un sogno…

Solo una cosa, non sono molto pratica e forse i personaggi sono un tantino OOC.

Tengo a precisare che, nonostante li abbia presi, strapazzati e rimandati indietro (anche questa volta), i personaggi di Captain Tsubasa non sono miei ma del grande Yoichi Takahashi !

Grazie in anticipo per l’attenzione!

AVVISO: Per capire appieno la storia si dovrebbe dare una occhiata alla FF sopra citata.

 

 

IL LILLIPUZIANO (parte prima)

 

Una soleggiata giornata di primavera. L’aria è tiepida e profuma di fiori. Il canto delle rondini sembra quasi un invito ad uscire fuori a godere del risveglio della natura. Tutto ispira calma e serenità…

“Accidenti, sono in ritardo!”

Ansimo salendo velocemente una scalinata esterna.

“Ma guarda un po’ se, con tre macchine, in casa, l’unica che deve restare a piedi sono io! Fortuna che è passata quell’anima buona… uff…”

Entro nella casa trafelata e, dopo pochi attimi per riprendermi ed una rassettata ai jeans chiari, entro nella prima stanza alla mia destra fingendo di essere la ragazza più rilassata del mondo ...

“Oh, cavoli!”

L’aria da “sono appena uscita da un corso di yoga” va a farsi benedire perché la mia espressione diventa a dir poco allibita quando vedo, fra un gruppo di invitati alla festa, Jenny, la fidanzata di Philip Callaghan che guarda preoccupata davanti a sé.

Mi volto anch’io nella stessa direzione e fortunatamente rimango senza parole (altrimenti avrei urlato… credo…) perché vedo davanti ai miei occhi una scena fuori da qualsiasi normale immaginazione: Mark Lenders e Philip Callaghan che litigano animatamente! Il bomber della Nazionale Under 21 Giapponese ha in mano uno strano arnese di difficile definizione e inveisce, anzi, sembra quasi voler provocare il difensore che d’altra parte non si fa pregare.

C’è da dire che i battibecchi fra Mark e Philip non hanno nulla di straordinario, anzi sembra che Lenders ci provi gusto a vedere Callaghan che si inalbera.

Il problema, per me, in questo momento, però, non sono le loro urla, ma il fatto stesso che sono lì, in quella stanza, a dar spettacolo davanti a persone che non sanno della loro esistenza e che, fra l’altro, e questa forse è la cosa peggiore, mi conoscono.

Improvvisamente il litigio sembra giungere al culmine: Mark punta minacciosamente l’arnese che ha in mano contro Philip e, senza attendere oltre, ne fa uscire un raggio color arancio che colpisce in pieno il n° 12 dell’Under 21, uscendo poi velocemente dalla stanza.

Lo ammetto, la scena mi ha lasciata completamente senza parole e, più spaventata che altro, non sono riuscita a muovere un solo muscolo; solo quando la “tigre” scompare dalla visuale, mi scuoto e con orrore scopro che Callaghan è scomparso… volatilizzato…

Quasi istintivamente raggiungo il posto dove prima si trovava il ragazzo, nell’inginocchiarmi con fare insensato sul pavimento, vedo la cosa più strana della mia vita (almeno fino a quel momento): Philip è ancora lì, più intontito che mai, ma le sue dimensioni non superano i 7 centimetri .  Guardo il giovane inclinando la testa e, con l’aria di una bambina che prende in mano una bambola di porcellana, lo afferro e lo consegno nello mano di Jenny che, evidentemente è ancora scioccata per la scena di prima perché non batte ciglio nel vedere come è stato ridotto il fidanzato.

Sospiro e, guidata solo dalla frustrazione esco dalla stanza e comincio a guardare da una parte all’altra fin quando non noto, vicino alla porta d’ingresso un gruppo di persone che chiacchierano tranquillamente… in mezzo a loro riconosco Benji che però non sembra essersi accorto di non essere più a Fijisawa!

Mi avvicino velocemente a lui e, senza troppi preamboli chiedo: “Hai visto Mark?

Il giovane mi guarda tranquillamente e ancora più tranquillamente mi fa cenno fuori “è uscito!” Resto alquanto perplessa per la tranquillità della risposta, ma scuoto il capo e mi precipito all’esterno dove faccio appena in tempo a vedere Ed Warner, 2° portiere dell’Under 21, che entra in una macchina argentata seguito da Lenders. Non riesco a pronunciare nemmeno una parola che l’auto sfreccia via mentre un brivido di terrore mi percorre la schiena…

“Io conosco quella macchina… e non è di Ed, né di Mark”

Scuoto il capo cercando di non pensarci, per il momento, e rientro dentro.

“Ma che cavolo sta succedendo qui? … Mark che si atteggia a moderno Mago Merlino, mezza Under 21 catapultata qui, Patty che quando serve non c’è mai…”

Alzo lo sguardo e mi accorgo di essere di nuovo nella… stanza del misfatto dove, Jenny, è seduta, bianca come un cencio, su una sedia, Philip, non si sa perché, è in mezzo alla stanza e Price chiacchiera tranquillamente con gente e me sconosciuta.

“Bene!” esclama portando i pugni sui fianchi “Penso proprio che nella prossima partita dovrete fare a meno di una difensore!”

Il giovane portiere si gira e comincia a guardarmi come se fossi impazzita.

“Ecco com’è stato ridotto Philip Callaghan!” Indico l’esserino a terra nello stesso momento in cui qualcuno urla: “Ehi, è un Lillipuziano! Se lo porto al mercato delle pulci, posso venderlo!”

A quelle parole scoppia una sonora risata mentre mi si gela il sangue nelle vene nel rendermi conto della grande cavolata che ho appena fatto.

“Accidenti, ma perché parlo sempre a sproposito?” Mi mordo la lingua e senza neanche pensare (ormai sembra diventata l’abitudine) afferro il mini giocatore ed esco dalla stanza, cominciato a dirigermi dalla parte apposta all’ingresso. Avverto qualcuno che mi urla qualcosa, ma non ci faccio caso, infilandomi nella prima stanza vuota che trovo, il bagno, e chiudendo la porta a chiave.

“Accidenti…”

 Sospiro e vado a sedermi sull’orlo della vasca.

“Ma che diavolo sta succedendo?”

Sbuffo e abbasso lo sguardo mentre tambureggio con i piedi nella speranza di cercare di calmarmi in qualche modo, ma il rumore ritmico riesce solo a snervarmi di più… una mattinata cominciata come le altre… beh come le altre non proprio però, nel complesso normale… Mi alzo di scatto cominciando ad camminare avanti e indietro…

 “Ehi, ti dispiacerebbe lasciarmi andare?”

Mi volto a guardare la mia mano e vedo Philip tutto imbronciato che sta cercando di liberarsi dalla mia stretta. Sorrido divertita.

“Scusa, mi ero completamente dimenticata di te!”

Appoggio il giovane sulla vasca e lo lascio andare.

“Rincuorante, davvero!”

“Noto con piacere che ti sei ripreso dallo schoc!”

Faccio una smorfia mentre il calciatore si sgranchisce le gambe.

“Non lo so se mi sono ripreso… tu sai cos’è successo?... A proposito, se non sbaglio sei quella ragazza che ogni tanto compare agli allenamenti, giusto?”

“Ehm…” Guardo il ragazzo un po’ in dubbio.

“Si, sono io… almeno credo… sono l’… amica di Patty!”

“Già, come sospettavo… allora, cosa mi è successo?”

“Dunque… ehm… mettiamola così!” Mi siedo sulla vasca e guardo negli occhi il giovane, per quanto è possibile.

“Mark Lenders ha usato uno strano oggetto e ti ha rimpicciolito!”

“Fantastico!”

Philip non si scompone più di tanto, e questo mi lascia alquanto perplessa.

Comincia a camminare e, allargando le braccia esclama: “È ovvio che si tratta solo di un sogno, quindi non c’è da preoccuparsi!”

“Fantastico!”

Questa volta sono io a dirlo.

“Almeno qualcuno che la prende con fil…”

Qualcuno bussa violentemente alla porta.

“Bussano! Forse dovresti aprire!”

Mi alzo sbruffando

“Ma dico io, neanche in bagno si sta tranquilli!... Chi è?”

“Sono io, Benjiamin, apri!”

Faccio scattare la chiave nella serratura e socchiudo la porta. Il volto sconcertato del ragazzo fa capolino nella stanza.

“Mi spieghi che sta succedendo?”

“Eccone un altro!” Sospiro ad apro la porta, facendo entrare.

“Allora, che ci fai qui!”

“Ti prego, una domanda alla volta! E poi che significa cosa ci faccio qui? Semmai cosa ci fate voi qui? Questa mattina sapevo di andare ad una fasta in famiglia e… e improvvisamente mi trovo davanti Mark e Philip che litigano e… ah ì, che nervi!”

Agito le braccia in aria, esasperata.

“Ok, ok, però non perdiamo la testa, altrimenti è finita! Dov’è Philip?

 Benji si gira intorno mentre afferro il calciatore in miniatura e lo faccio vedere al giovane.

“Eccolo qui!”

“Oh, ciao Phil, tutto bene?”

“Certo, tanto sto sognando…!”

Il portiere lancia un’occhiata eloquente alle parole del compagno di squadra e a me non resta che sospirare scuotendo il capo.

“Questo è veramente troppo! Io mi licenzio… chiamiamo l’FBI e affidiamo a loro il caso!”

“Hai forse battuto la testa? È l’idea più balzana che ti sia mai venuta in mente! Dobbiamo stare calmi e, prima di fare qualsiasi altra cosa, raccontami come sono andate le cose!”

“E va bene…”

 

*  *  *

“Quindi, se ho capito bene, qui in giro dovrebbe esserci un Mark Lenders più psicopatico del solito, giusto?!”

“Se vuoi metterla così…!

“Ok, trovare Mark è scontato, ma, per il momento sembra la cosa più complicata…”

“E allora che proponi di fare?”

Il giovane alza le spalle.

“Beh, innanzitutto usciamo da questo… bagno!”

Il suo viso assume un’aria contrariata mentre posa lo sguardo sulle mattonelle a quadri.

“Prendi Philip, andiamo a recuperare Jenny e poi… ce la filiamo!”

“Ma come accidenti parli?”

Faccio salire Callaghan in una mano e cercando di non sballottarlo troppo vado ad aprire la porta.

“Perché, che ho detto di strano!”

Scuoto il capo.

“Niente, Price, proprio niente!”

 

*  *  *

Pochi minuti e il portiere esce dalla stanza dove poco prima ha avuto inizio il tutto, parlando con tranquillità con una Jenny che sembra in vena di fare tutto tranne che stare ad ascoltarlo. Quando si accorge della mia presenza sgrana gli occhi e domanda in un sussulto: “Philip sta bene?”

“Si, certo!”

“E dov’è? Voglio vederlo!”

“Ehm… si, ma non qui!”

Lancio un’occhiata a Benji che annuisce ed esclama: “Bene, ora usciamo da qui, sto diventando intollerante a questo posto!”

I due si avviano e sto per seguirli quando mi sento bloccare da una mano sulla spalla.

“Si?”

Mi volto e il sorriso mi muore sulle labbra, diventando una smorfia grottesca.

“Ciao… Ant… come va?”

Il ragazzo dai capelli corvini sparati in aria che mi si para davanti mi fissa con aria interrogativa e, dopo un sospiro, esclama: “Ti ho accompagnata qui dieci minuti fa, non penso siano potute cambiare tante cose!”

“Eh… si, penso tu abbia ragione!” annuisco molto vivacemente e ridacchio con aria stupida.

“Comunque, ero venuto a portarti questa!” esclama mostrandomi una borsa nera.

Sorrido sollevata.

“Ah, che gentile, grazie! Non mi ero neppure accorta di averla dimenticata!"

“Già, però volevo chiederti una cosa…”

Comincia a gelarsi il sangue nelle vene ma continuo a sorridere come se tutto a meraviglia.

“Ecco, ho parcheggiato la macchina qui fuori una decina di minuti fa, per venirti a cercare… sono uscito pochi secondi fa e… beh, ti sembrerà assurdo, ma non c’è più!”

“Eh… ma… sei- sei sicuro di aver guardato nella direzione giusta? Può darsi che l’hai parcheggiata in un altro posto, no? Succede!”

Faccio spallucce e sorrido cercando di essere convincente.

“No, sono sicuro di aver guardato bene, la mia macchina è scomparsa!”

“Ehm… si, ecco… io, non mene intendo di queste cose, non so nemmeno di che tipo di macchina hai… potesti chiedere in giro…”

“Si, così mi prenderebbero per un pazzo visionario!” il giovane incrocia le braccia al petto e inarca le sopracciglia.

“Ma, sei sicuro di non aver lasciato le chiavi dentro?”

A quella domanda cala il silenzio.

Scuoto lentamente la testa pensando: “ Non è possibile! Dimmi che non l’hai fatto per davvero! Avanti, dillo!”

“Ok, non adesso dobbiamo andare!” Prorompe all’improvviso Benji, con aria risoluta.

Lo guardo con aria incredula continuando a scuotere il capo ma il giovane portiere mi da una spinta in direzione del portone.

“Alla prossima, amico!”

Mi sorpassa trascinandosi dietro Jenny, mentre all’improvviso mi ricordo che ho in mano un essere umano e con uno scatto apro la mano con il terrore di aver schiacciato Philip durante la conversazione.

Fortunatamente non è successo nulla di irreparabile anche se il giovane sembra un tantino scombussolato e mi fissa con aria decisamente truce. Accenno un sorriso e affretto il passo, ma vengo bloccata nuovamente.

“Tu sai qualcosa e non vuoi dirmela!”

Fisso il ragazzo con aria confusa.

“Cosa?”

“Perché, sennò, avresti tutta questa fretta di andartene?”

Evito di guardarlo negli occhi d esclamo: “Ascolta, adesso non è proprio il momento, ho davvero da fare… devo andare, ciao-ciao!”

Mi giro e, con pochi passi sono fuori. Scendo velocemente la scalinata.

“Hai capito perché sono stressata?” Sibilo tra i denti al povero Callaghan che si limita solo a sussurrare: “Se quest’incubo non finisce in fretta, sarò io quello stressato!”

Il rombo di un motore mi fa voltare appena in tempo per fare un salto indietro ed evitare che i miei piedi finiscano sotto un’ auto rossa fiammante con Price al volante.

“Su, avanti, sali!”

Annuisco solamente, ma non faccio neppure in tempo a chiudere lo sportello che il giovane riparte a tutta velocità.

 

“Attento!” Urlo mentre vedo un animale in mezzo alla strada.

Il portiere sterza bruscamente e per poco Philip non vola contro il parabrezza.

“Ma da dove cavolo è spuntata quella pecora?” Sbraita Benji inviperito.

“Pe-pecora?... Quella era una pecora?” Chiedo ancora traumatizzata dalla manovra.

“Si che era una pecora! Accidenti a lei, per poco non ci faceva ammazzare… ma dove cavolo vivi?”

“Ehm, Benji, guarda che puoi andare anche più lentamente, non stiamo inseguendo nessuno…”

“Scherzi? Guido sempre a questa velocità!”

“Ho capito!” Esclamo alterata. “Ma siamo su di una strada di campagna, non sull’autostrada! Ma chi ti ha insegnato il codice stradale?”

“Adesso non incominciare! Mi sembri mia madre!”

Sono sul punto di rispondere ma mi freno e inspiro profondamente, scuotendo la testa: “Se ci ammazziamo gli faccio causa… anche dall’altro mondo!”

Incrocio le braccia e metto il broncio, guardando fuori dal finestrino.

“E ora dove accidenti vado? Questo diavolo di posto non lo conosco!”

La macchina si ferma ad una biforcazione prima di segnaletica.

Faccio finta di non sentire e riprendo a guardare fuori.

“Oh, accidenti, sei tu che vivi qui! Devi pur saper qual è la strada giusta!” la voce del giovane è alquanto stizzita.

“…Bene, allora vuol dire che ne prenderò una a caso… oh, andiamo se è per la storia di prima, sappi che non ho nessuna intenzione di chiedere scusa!”

Mi volto e rispondo con un: “Chi? Offesa, io? Ma sei forse matto?” Mi giro nuovamente: “Non mi chiamo Benji Price!” sghignazzo e non dico più nulla.

“Da quand’è che sei diventata così acida?”

“Lo sono sempre stata!”

“Evidentemente non me ne sono mai accorto!”

“Infatti!”

“Ma voi dello spirito di squadra non ne avete mai sentito parlare?”

“Ecco, Phil, spiegaglielo tu a questa ragazzina!”

“Ragazzina a chi?”

Stringo i pugni e fisso il conducente.

“Ahi!”

“Ohi, scusa Philip!” lancio un’occhiata all’esserino che ho in mano.

“E comunque, mister lavoro di squadra, se non hai idea di dove vuoi andare, come faccio ad indicarti la strada?”

“Sua altezza mi scuserà se non ho idea di dove siamo!”

“Ma…”

“La volete smetter di fare i bambini! Piantatela!”

La voce ci Jenny ci fa sussultare.

“Je… Jenny…” Balbetta Price quasi intimorito.

“Si, avete capito bene, ne ho abbastanza dei vostri battibecchi, non vi sopporto più! E adesso voglio sapere dov’è Philip!”

Fisso la giovane senza trovare il coraggio di dire nulla e istintivamente guardo la mia mano dove vi è un Callaghan con un sorriso soddisfatto in volto. Lancio un’occhiata al portiere che con un cenno del capo indica la ragazza sul sedile posteriore e senza osare contraddire nessuno, porgo il n°12 alla giovane che lo prende delicatamente senza aprire bocca.

Sono quasi tentata di promettere il massimo dello sforzo per riportarlo alle sue dimensioni naturali, ma mi mordo la lingua.

Il suono di un clacson ci fa voltare.

“Benissimo, ci mancava la coda! Ed ora?” Price tamburella sul volante, infastidito.

“Beh, prendine una a caso, tanto ci ritroveremo più o meno alla stessa posto!” Sorrido con aria innocente mentre il giovane riparte mugugnando far sé: “Prima o poi ti elimino dalla faccia della terra, essere inutile!”

Faccio finta di non aver sentito, rispondendo con un’alzata di spalle.

“Dì un po’, quel ragazzo è il proprietario della macchina che hanno preso Ed e Mark?”

“Chi?... Ah, si, proprio cosi!” Sospiro ripensando all’accaduto di poco prima e, improvvisamente mi viene un dubbio.

“Ehm, Benji, spero che questa macchina sia tua, vero?”

Il giovane ridacchia

“Hai visto che bolide! Certo che è mia!”

“Perfetto, almeno ci eviteremo altri guai!”

”Ma si può saper per chi mi hai preso? Sono un calciatore, non un ladro di macchine!”

“Si, certo, a proposito di calciatori, ma che cavolo di fine hanno fatto gli altri?”

“Beh, in effetti dovevano esserci anche loro… ma a quanto sembra non hanno fatto in tempo per il… cambio di nazione!”

“Magnifico, qualche altra bella notizia?”

“Io non ho certo paura di dover fronteggiare Lenders da solo! L’ho già steso una volta e posso farlo di nuovo!”

“A si? Guarda che non l’hai steso… si è beccato solo un pugno inoltre, se la memoria non ti fa cilecca, mi sembra che lui te l’abbai restituito!” Esclamo incrociando le braccia.

“Uhm? Dettagli!”

“Si, ma dimentichi che con lui c’è un qualcuno con una cintura nera di karaté…”

“Oh, e quanto la fai lunga!”  

Benjiamin parcheggia sul ciglio della strada e spegne il motore.

“Ed ora che si fa?”

“Ecco… dunque, vediamo… a dire il vero non ne ho idea… siamo ad un punto morto ancora prima di cominciare!”

“Ma, non avete detto che Lenders e Warner sono andati via con l’auto di quel ragazzo?!”

“Si, certo!”

“E allora, la cosa più semplice ed ovvia da fare è quella di denunciare il furto alla polizia!”

“Ma certo, Phil ha ragione! Che stupidi, perché non ci abbiamo pensato prima?” Price gira la chiave e mette in moto la macchina.

“Dov’è il commissariato più vicino?”

“Calma, un attimo! Cosa ci andiamo a fare dalla polizia, se non sappiamo nemmeno la targa della macchina ?”

”E allora…?”

“Parti e segui le mie indicazioni!”

“Perché, scusa?”

Faccio spallucce.

“Torniamo indietro e, volente o nolente, ci portiamo dietro Anthony!”

“Finalmente cominci a ragionare!” Sghignazza il giovane cominciando a premere sull’acceleratore.

“Ah, ah, ah… tu, invece, stai diventando sempre più simpatico!”

 

 

   
 
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