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Autore: Strawbana    17/11/2012    3 recensioni
Una what if incentrata su una fantasia che mi è venuta in mente ascoltando la canzone No More di Hatsune Miku.
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Dopo una serie di spiacevoli eventi, il quattordicenne Kageyama Reiji si rifiuta di uscire di casa e di vedere anche i suoi stessi parenti. L'unica persona di cui accetta la presenza è Cassandra Andrei, una sua compagna di scuola di origini italiane che lavora part time nel negozio che consegna mensilmente delle provviste a casa del ragazzo. Lentamente, la giovane riesce a far uscire Kageyama dal suo guscio, convincendolo a riprendere la normale routine quotidiana. In seguito i due ragazzi si troveranno insieme ad affrontare il crudele trattamento che adolescenti giapponesi riservano a coloro che ritengono diversi. Fra pregiudizi, bullismo e sofferenza i due ragazzi riusciranno a trovare la strada per un futuro felice?
Bana part~
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kageyama Reiji, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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No More

Sono  tutto solo in questa stanza dove non c’è nessuno

Non c’è nessuno, ci sono solo io

Misto al buio, parlo senza fine

Se il sole entrasse, tutto scomparirebbe

Non voglio vedere nulla

Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno

Disprezzatemi, sono patetico

Lasciatemi solo…

 

Kageyama camminava per i vicoli ormai bui e deserti della città assorto nei suoi pensieri. Era ormai la terza volta che quell’uomo, Garshield, aveva insistito per parlare con lui, continuava a promettergli tante cose, l’unica cosa che chiedeva in cambio era che il ragazzo passasse dalla sua parte. Ma Reiji non si fidava, non voleva fidarsi, anche se le proposte che quell’uomo gli faceva diventavano sempre più allettanti: un futuro migliore, essere rispettato dagli altri, non essere più vittima di nessuno, Kageyama desiderava quelle cose con tutto se stesso, ma quel briciolo di fiducia nel prossimo che era rimasta in lui rifiutava completamente l’idea di tradire l’unica persona che aveva tentato di essere gentile con lui: Daisuke Endou. Così, il ragazzo aveva rimandato la scelta anche questa volta ed ora se ne stava tornando a casa, riflettendo su cosa fare la prossima volta. Il suono di una risata sguaiata proveniente da una squallida bettola davanti alla quale era appena passato catturò l’attenzione di Kageyama, era una risata che conosceva fin troppo bene.

 -…Allenatore?

Sorpreso, Reiji entrò nel locale, trovando Daisuke Endou seduto al bancone con un boccale di birra in mano in compagnia di due uomini che il ragazzo riconobbe subito.

“Che ci fa lui con gli scagnozzi di Garshield?”

L’uomo, dal canto suo, si accorse solo dopo svariati minuti il ragazzino che lo stava fissando contrariato e gli sorrise con fare estremamente ebete.

-Reishi! Che sci fai qui? Devi andare a casha a studiare oppure andrai male anche al prosshimo compito! Non devi lamentarti poi se i professhori ti fanno la ramanscina!

Kageyama sospirò, il suo allenatore era ubriaco fradicio ed istintivamente si chiese da quanto tempo fosse lì a bere.

-Endou-san, dovrebbe tornare a casa…

-Eeeeh? Ancora un goscino, non ho voglia di tornare a casha!

-Ha ragione, dai ragazzino, lascialo bere ancora un po’.

Reiji fulminò con lo sguardo i due uomini vestiti di nero seduti al fianco del suo allenatore, poi tirò la manica dell’uomo, spingendolo ad alzarsi.

-Niente storie, è ora di tornare a casa.

Daisuke emise un lamento degno di un bambino di cinque anni, ma si alzò barcollando e pagò il conto, per poi uscire dal locale, accompagnato dal ragazzo che voleva assicurarsi che trovasse la strada di casa. Scelta molto saggia, visto che dopo nemmeno dieci metri Kageyama fu costretto a sostenere il suo allenatore che aveva rischiato più volte di cadere. Reiji sospirò, quella scena gli riportava alla mente tanti ricordi spiacevoli su suo padre, anche se Daisuke era ben diverso: non tornava ogni sera ubriaco a casa e di certo non si faceva vedere in quelle condizioni dalla sua bambina. E, per quanto Kageyama invidiasse quella bambina con tutto il cuore, come invidiava ogni altra persona che vedeva con un sorriso sincero sulle labbra, non avrebbe permesso che Endou si presentasse così conciato davanti a lei, era una questione di principio. Mentre passavano in un vicolo illuminato dalla fioca luce di un lampione mezzo rotto, Daisuke afferrò Reiji e lo inchiodò contro il muro. Il ragazzo si massaggiò la testa, che aveva sbattuto contro il muro, e diede subito in escandescenza.

-Ma che cosa le è pre-… so…

Quando incontrò lo sguardo freddo ed inespressivo del suo allenatore, Kageyama non fu più capace di dire una parola. Si sentiva come di fronte ad uno sconosciuto. L’uomo allegro e solare che lo allenava tutti i giorni era scomparso, ed al suo posto c’era uno sconosciuto minaccioso che lo teneva in trappola. Il ragazzo provò un istintivo terrore, terrore che crebbe sempre di più quando sentì le mani di Daisuke iniziare a spogliarlo in tutta fretta. Reiji non aveva una bella vita, ma di certo non si era mai immaginato che potesse diventare peggio di quanto non lo fosse già.

 

Stanco e dolorante, Kageyama si stava lentamente rivestendo, quando due uomini in nero emersero dall’ombra, ridendo di gusto.

-Non posso crederci, l’ha stuprato sul serio! Oh signore, quello che dicono sulla nuova droga che gli abbiamo dato è vero, trasforma sul serio le persone!

I due uomini scoppiarono di nuovo in una risata, mentre Reiji li guardava sconvolto.

-C-CHE AVETE DA RIDERE?!

Il ragazzo aveva urlato con tutta la forza che gli era rimasta, sforzandosi di non mettersi a piangere, non voleva mostrarsi ancora più debole di quanto non fosse davanti a quegl’individui.  Il secondo uomo, quello che ancora non aveva detto una parola, afferrò Kageyama per i capelli, costringendolo a guardarlo in faccia.

-Questo è quello che ti meriti per aver mandato all’aria la nostra missione, stupido moccioso, ancora un bicchiere e quell’idiota stanotte sarebbe morto nel sonno, apparentemente per cause naturali.

L’individuo in nero osservò meglio il volto contratto dal dolore del ragazzo e non fece a meno di trattenere un ghigno sorpreso, facendo poi cenno al suo compagno di avvicinarsi.

-Ehi, ma questo non è il moccioso a cui si era interessato il capo?

L’altro si avvicinò e assunse la stessa espressione piacevolmente sorpresa del primo.

-Hai ragione, è proprio lui! Anche se non penso che ora gli interesserà più di tanto.

-Già, a lui piace solo traumatizzarli ancora più di quanto non lo siano normalmente.

L’uomo che teneva Kageyama per i capelli lo mollò e si alzò, pulendosi le mani come se avesse toccato qualcosa di sporco, prima di allontanarsi con il suo compagno.

-Non gli interesso più…? Che significa…?

Nemmeno Reiji sapeva dove aveva trovato la forza per fare quella domanda, ma voleva una risposta, anche se in cuor suo la conosceva già. I due sconosciuti si girarono, sorpresi che il ragazzo avesse avuto il coraggio di porgere loro quella domanda e gli sorrisero con fare terribilmente crudele.

-Perché, davvero credevi che a qualcuno importasse davvero qualcosa di te? Sei solo un giocattolo ed ora che sei rotto non interessi più a nessuno! Sei da buttare, tutto qua.

 

Già, a chi può importare di me?

È colpa mia.

È colpa mia che ci ho creduto.

Chissà se si prova la stessa cosa per una delusione d’amore?

In fondo sono entrambe delle bugie infinite.

Non voglio vedere nulla

Non è colpa di nessuno

È tutta colpa mia

Lasciatemi solo

Non voglio vedere niente.

Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno.

Disprezzatemi, sono patetico.

Lasciatemi solo.

Non venite qua

Non da me.

 

~~~~~~~~

Angolino rotondo

Non fate domande. Non chiedete perché. Ho solo scritto ciò che mi passava per la mente, per il semplice sfizio di dar forma ad una mia fantasia. Interessa a qualcuno? Ovviamente no. C’è qualcuno che sta leggendo? Nessuno leggerebbe questa cosa nemmeno a morire. Ma anche se nessuno leggerà queste note fatemi esprimere liberamente: io amo No More di Hatsune Miku. È una canzone tristissima, ma che mi ha sempre trasmesso tanto. Una canzone composta solo da pianoforte e voce canora, la prova concreta che da semplici cose possono scaturire grandi sentimenti. Ho conosciuto questa canzone molto tempo prima di conoscere Inazuma Eleven, ma due giorni fa, rileggendo il testo tradotto in italiano, mi è venuto naturale pensare a Kageyama, mi sono chiesta se si fosse mai ripetuto frasi del genere. Da lì è nato ciò che avete letto. Le strofe all’inizio e alla fine sono tratte dalla traduzione italiana che si trova su youtube, basta cercarla lì. Penso di dovere delle spiegazioni anche in merito al piano che stavano eseguendo gli uomini di Garshield, ma per quello serve un angolino a parte, quindi inauguriamo…

L’angolino del Detective Conan!

Qui sveleremo tutti i misteri di Garshield, ed iniziamo subito con questa droga nominata dai suoi uomini. Gli scienziati che lavorano per Garshield sono riusciti a creare una sostanza che induce gli uomini a cambiare radicalmente il loro carattere fino a farlo sembrare l’opposto di come sono normalmente. L’effetto non è ovviamente permanente, ma se la droga viene usata per un tempo molto prolungato porta a sviluppare una doppia personalità. La sostanza, ingerita in dose massicce, porta ad overdose e morte, ma non lascia tracce nell’organismo, quindi è ottima per assassinare la gente, l’unico problema è che ha un sapore molto forte, per questo va somministrata in piccole dosi in modo che non venga scoperta. Gli uomini di Garshield stavano tentando di uccidere Daisuke disciogliendo bicchiere dopo bicchiere la droga nella birra, ma Kageyama li ha involontariamente fermati prima che il piano giungesse a termine.

Fine.

Tornando a noi, se continuerete a leggere questa storia (e se io avrò voglia di continuarla) sappiate che le tematiche varieranno molto ma saranno sempre tristi e problematiche. Probabilmente si concentreranno in maniera principale sulla società giapponese, che è forse una delle più crudeli, razziste e distruttive del mondo. Chissà, forse sarà anche una specie di denuncia verso la gente che si diverte a spese degli altri senza provare a capirli. Boh, dipende da come gira il mio cervello…

Al prossimo capitolo (se mai ci sarà)

-Lau ° 3 °

   
 
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