Toto è una box heiki da me ideata per un mio OC (maschio, ovviamente, sono
monotematica). E' un Joltik di Pokèmon
(se non sapete chi è googlatelo e vergognatevi prima
di farlo, per non conoscere tanta carineria in un ragno) solo che invece di
essere giallo è totalmente bianco. Questa one shot è scritta per un puro nonsense, ispirazione tratta da
un commento di Charlie. Se stai leggendo, la one shot è dedicata a te!
Del ragno che mangiò il leone (e del micio spaurito che non lo fermò)
Un paio di grossi e
lucenti occhi azzurri lo fissavano dall'oscurità celata sotto il letto di Tsunayoshi.
Natsu, accucciato a distanza
di sicurezza, pronto a scattare via al minimo segno di pericolo, ricambiava lo
sguardo con aria intimorita, incerto se la cosa migliore fosse rimanere lì
immobile oppure fuggire alla ricerca del suo padrone.
All'improvviso si aprì un
altro paio di occhi, più piccoli, più sottili.
E Natsu
pigolò un patetico ruggito, trovando immediato rifugio sotto il tappeto di
fattura italiana. Sotto la stoffa un bozzo evidente tremava.
Natsu strinse gli occhi,
sperando che quella cosa, che aveva avuto la sfortuna di fiutare, se ne
andasse via il prima possibile.
Sentì uno schiocco e si
rannicchiò ulteriormente. Poi qualcosa lo afferrò per la coda, il buio sicuro
del tappeto scomparve.
Il piano delle camere da
letto a quell'ora del giorno era totalmente deserto, quindi nessuno sentì il
suo miagolio disperato.
Toto schioccò le chele e Natsu lo osservò con sospetto.
Il ragno saltellava
attorno a lui scodinzolando con fare giocoso, piegato in avanti quasi pronto ad
un assalto. I suoi quattro occhi erano piegati in un'espressione rubiconda,
pareva che sorridesse mentre attirava con successo l'attenzione del leoncino.
Compiva cerchi
concentrici, avvicinandosi sempre di più al suo obiettivo.
Natsu non smise di guardarlo
preoccupato.
Improvvisamente Toto si
fermò, ad un centimetro da Natsu e lo fissò dal
basso. Quindi attese.
Attese.
Attese.
Attese.
E attese.
Finchè una timida zampetta
gialla non sfiorò la sua bianca. Si toccarono con fare curioso, una, due, tre
volte.
Alla quarta Toto rimosse
ogni inibizione e, felice, saltò di peso addosso a Natsu.
Di nuovo nessuno sentì un
miagolio rasposo, ma questa volta Natsu riuscì a
fuggire via. Perchè più che un leoncino in quel
momento era un gattino spaventato e perchè in fondo
era la box heiki di ImbranaTsuna.
Tuttavia Toto, pensando
che fosse un gioco, emise un tenero pigolio giocondo e gli zampettò dietro.
Natsu piegò la testa di lato e
sul suo musetto si dipinse un'espressione curiosa. Il suo nuovo amichetto stava
inspirando l'aria a singulti: ogni singhiozzo lo scuoteva sempre più,
facendogli sollevare in alto la testolina, quasi si reggeva solo su due zampe.
Il leoncino seguì i
movimenti fino a che la testa non iniziò a girargli e decise di smetterla.
Et-chiu!
Qualcosa di biancastro e
filamentoso gli finì sul muso e subito Natsu si diede
delle zampate per liberarsi da quella fastidiosa presenza, dunque non vide Toto
scivolare indietro per parecchi metri, spinto da una misteriosa forza che lui
non conosceva, ma che era un semplice starnuto.
Il ragno sbattè contro qualcosa nascosto nell'ombra del salotto e si
levò un pericoloso ringhio.
Natsu riconobbe l'odore
soltanto quando la bestia si rivelò con quel suono gutturale e la paura lo
inchiodò lì dove si trovava.
Gli occhi iracondi di Bester lampeggiarono, le sue mascelle schioccarono e Natsu fu sicuro che Toto fosse appena finito nelle possenti
fauci.
La box heiki di Xanxus fissò con
superbia quell'avanzo di felino che pretendeva di appartenere alla sua stessa
famiglia.
Furono istanti carichi di
tensione e se Natsu avesse saputo di poterlo fare,
sarebbe svenuto dalla paura.
Tutto terminò però in uno
sbadiglio: Natsu non era tanto degno da essere
considerato una minaccia o anche solo un disturbo. Bester
saltò con eleganza sull'ampio divano davanti al caminetto e, senza ulteriore
indugio, si addormentò.
Natsu non seppe cosa fare.
Chiu chiu chiu chiu chiu chiu
chiu.
Uno strano verso, a metà
tra uno schiocco dolce e uno squittio, riempì in breve la stanza.
Quando Bester si ridestò una sottile ragnatela lo aveva
ingabbiato. La bestia ruggì, provò a divincolarsi dai fili dall'aspetto debole
e Natsu rimase ad osservare i suoi sforzi con stupore:
nonostante la forza che l'animale possedeva, quella trappola sembrava non voler
cedere.
Natsu balzò di lato ed emise
uno stridulo ruggito: Toto era riapparso senza preavviso accanto a lui.
« Nya?!
»
« Chiu!
»
L'arrampicata sul divano,
nonostante fosse un ragno, fu più ardua del previsto. Toto vi si posizionò
davanti e agitò la codina fissando con decisione la stoffa; con un salto vi si
aggrappò e rimase lì immobile per qualche secondo prima di muovere una zampetta
alla volta. Ad ogni movimento era accompagnato un versetto che si faceva via
via sempre più stridulo.
Natsu camminava avanti e
indietro in preda all'agitazione, poichè non sapeva
se essere più preoccupato del fatto che Toto sarebbe potuto cadere, oppure del
fatto che se Bester si fosse liberato sarebbero stati
entrambi il suo pasto immediato.
Toto però non caddè, nè Bester
riuscì a liberarsi e il ragno, con un gemito soddisfatto, si accasciò sui
cuscini.
Bester ringhiò e Natsu dal basso riuscì a scorgere chiaramente un gran
quantitativo di cuoricini dalla natura ignota scaturire da Toto.
Le chele schioccarono,
più forte rispetto a prima.
E la porta si aprì.
« Ah, Toto, eccoti! »
Una mano afferrò il ragno
e Natsu potè avvertire un
chiaro versaccio di disappunto.
Il ragazzo osservò Bester.
« Toto... » esordì serio
« ...quante volte ti ho ripetuto che non puoi mangiare le box heiki del cielo? Sai che non le digerisci e sputi ragnatele
per una settimana! »
Fu allora che Natsu imparò a svenire.
Lo so, dovrei scrivere il capitolo 2 di Ritagli di Stoffa e ricominciare Stairway to Sky, tuttavia io ho i ritmi leeeeeenti e placidi… non chiedo scusa.
[Semplice curiosità: il chiu di Toto nella mia testa si pronuncia rapido, con l’accento sulla “u” e un tono di voce dolce, ma non acuto – no, non lo registro, scordatevelo]