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Autore: Le Furie    18/11/2012    2 recensioni
[Magic Mike]
Hayley, Elizabeth ed Eveline sono tre sorelle convinte dal padre a trascorrere un'estate da sogno a Miami. Tra mare, sole, battibecchi e risate, tutto scorre liscio e in modo assolutamente idillico... Almeno fino a quando Eveline non incontrerà un certo ragazzo che sconvolgerà un po' l'equilibrio del gruppo...
[FF a tre mani]
[Il Rating potrebbe essere alzato a rosso nel corso della storia!]
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3 – Live this moment
 
- Hayley Harrison
 
Apro gli occhi all’improvviso, totalmente riposata e con l’animo in pace. Ora capisco cosa intendeva papà per “prenderci un po’ di tempo per noi stesse” e devo proprio dire che aveva ragione. Da quando mamma è andata via, dieci anni fa, non abbiamo avuto mai un attimo di respiro: è stata dura dover affrontare tutte le conseguenze che ne erano derivate, come aiutare papà, gestire il mio studio appena aperto, mettere da parte i soldi per il vivaio di Liz e mantenere le spese scolastiche di una Eve di soli nove anni. Ma ciò che è stato più difficile era continuare a far tutto questo sorridendo.
Ed è stato così che sono arrivata ai trentaquattro anni: senza rendermene conto, senza aver ancora sbarcato il tanto atteso lunario, senza una relazione che meritava di essere definita tale.
Perciò questo viaggio è tanto importante per me: rappresenta un minimo punto di svolta, una pausa per prendersi del tempo e riflettere, una piccola pietra miliare nel cammino della mia vita (sì, forse dovrei smetterla di leggere testi induisti e buddhisti, spinta dalla curiosità).
Insomma, ho anticipato la crisi di mezza età di qualche anno, però il concetto è quello.
Mi stiro sul letto e, infischiandomene altamente dell’orario, mi alzo e scendo le scale diretta in cucina per fare colazione. Quasi quasi rotolo giù fino al pianterreno quando sento Elizabeth parlare con Eveline. Possibile che sia già sveglia?!
Scendo ancora qualche gradino e la vedo. Sì, non è un sogno. E’ reale.
Annuso l’aria e un dolce profumo riempie tutto il piano inferiore: la bionda numero uno ha anche preparato i pancakes.
Promemoria per me: avvertire papà che ci trasferiremo a casa di nostra cugina, visto gli effetti benefici che questa esercita sul nostro caro e amato spirito libero ribelle.
«Buongiorno» mi saluta la minore passandomi il piatto con le frittelline.
Le scombino i capelli, agito la mano a Liz e addento quel pancake dorato, trangugiandolo senza pietà. E’ vero che io (ahimè!) sono golosa, ma mia sorella Elizabeth è un asso ai fornelli quando vuole!
«Allora, che programmi abbiamo per oggi?» domanda la cuoca sedendosi di fronte a me.
«Mmm… Al Lowe Art Museum c’è una mostra di fotografia e pensavo…» azzardo.
La risposta arriva forte e diretta: «No!» esclamano le mie sorelle all’unisono.
«E va bene, va bene! – accordo ridendo della loro reazione – Andiamo al mare. Siamo a Miami, che cosa fa la gente a Miami?».
«Va al mare ad osservare i fighi!».
«Risposta corretta, Lizzie!».
 
«Qui lo dico e qui lo confermo: le spiagge di Miami sono stupende» dice Eve dopo essersi stesa sul suo lungo telo giallo.
E come darle torto? E’ praticamente impossibile!
La sabbia è chiarissima, quasi bianca, e crea un contrasto meraviglioso con l’azzurro intenso dell’oceano. Sì, devo assolutamente scattare qualche foto.
«Tu guarda, la ragazza che vive sulle cime tempestose è uscita dal suo letargo!» esclama Liz alludendo chiaramente al romanzo.
Eveline non perde l’occasione per mostrarle la lingua (perché alzare il dito medio è troppo per la mia sorellina) ed io ne approfitto subito per scattare la prima foto del giorno.
«Siete stupende!» rido a gran voce osservando la fotografia. Amo gli scatti spontanei, sono così veri. Riesci a leggere tutta una persona attraverso una foto del genere.
«Oh, da’ qua! – dice la mezzana mentre mi afferra la macchina dalle mani – Ci penso io, altrimenti, se fosse per te, scatteresti foto a tutte le conchiglie della battigia!».
Io ed Eve ci scambiamo un’occhiata veloce e non possiamo fare a meno di ridere: non è difficile immaginare quali siano le sue intenzioni.
E infatti non ci sbagliamo perché, circa un’ora più tardi, trovo la memoria della mia Canon intasata da fotografie di fusti troppo pompati con il fisico color caramello; foto che, sicuramente, andrò a scaricare sulla più remota cartella del mio scassato portatile.
Lizzie preferisce quel genere di “bellezza” lì ed io non so nemmeno cosa ci trovi di tanto affascinante, a dirla tutta. Paul è completamente diverso, non è da buttare via, ma non è nemmeno un gran figo come ce ne sono tanti nel mondo (a cominciare da Johnny Depp, per fare un nome). Eve invece… Beh, non ho ancora capito quale sia il tipo di uomo di Eveline perché evita sempre di parlarne. Magari durante questa vacanza cercherò di aprire quella parte del suo cervello che è ancora chiusa a questo genere di cose.
«Va bene, io vado a fare un bagno» informo mentre mi tiro su. La minore alza il pollice mentre Liz non risponde: è già caduta in catalessi, di nuovo!
Va bene, lo ammetto: percorrere questi pochi metri che mi separano dall’acqua, in bikini e con gli occhi di quasi tutta la popolazione maschile di Miami puntati addosso (sicuramente per curiosità, non per altro) mi imbarazza da morire e infastidisce parecchio; ma riesco a immergermi sana e salva e non ho più intenzione di uscire fino a quando non sarà buio inoltrato.
L’acqua è fresca, limpida ed è estremamente rilassante lasciarsi trasportare dalla corrente. Mi sento libera e leggera, finalmente, dopo tanto tempo. La mia mente spazia tra vari ricordi, vari progetti, desideri e sogni ad occhi aperti.
Quello che le mie sorelle ancora non sanno è che mi sono presa un periodo di pausa dalla mia storia con Paul.
Sì, mi sono presa, sono stata io.
Perché il limite che separa l’amore dalla benevolenza è sottilissimo e spesso non si capisce più in quale delle due parti ci si ritrova. O meglio, io penso di saperlo già qualche tempo, ma non ho il coraggio di ammetterlo a me stessa per timore delle conseguenze.
Insomma, ho superato la trentina, non sono accasata e sto con lo stesso uomo da quasi sette anni, persona con cui, tra l’altro non ho ancora concluso niente.
Se le cose non cambiano da loro, sarò io a farle girare in modo diverso.
Il ritorno alla realtà è molto più che brusco: trovarsi improvvisamente sommersi non è proprio il massimo, eh?
Riemergo, sputacchiando qua e là tutta l’acqua salmastra che ho mandato giù.
Eveline ed Elizabeth sono accanto a me e ridono come due folli.
«Come fai ad annegare in un metro d’acqua?» mi deride la mezzana.
E no, questo non avrebbero dovuto farlo.
 
- Eveline Harrison        
 
Avevo dimenticato quanto fosse bello comportarci da ragazzine pazze ed isteriche che inventano i dispetti più buffi come se fosse l’unico scopo della loro vita, come se non ci fosse un domani di cui doversi preoccupare.
Liz strizza i capelli ancora umidi, rendendosi conto di dover colorare nuovamente le punte perché sono già sbiadite, mentre Hay sorride felice. Non le vedevo così solari e riposate da secoli. Questa vacanza se la sono meritata e sembra davvero che basti solo questo per far sì che il sole torni a risplendere sulle loro menti offuscate da troppe nubi.
Inserisco la chiave nella toppa e le mie sorelle sembrano già essere pronte ad affrontare una maratona che le porti a conquistare la medaglia d’oro (sostituita elegantemente da un divano non troppo grande situato nel bel mezzo del soggiorno).
«Ho vinto! Ho vinto» esulta soddisfatta la maggiore, sotto lo sguardo minaccioso di una Liz intenta a macchinare qualche astuta vendetta che la faccia ridere diabolicamente.
Piego la testa verso il basso, lasciando liberi i capelli perfettamente ondulati. Sorrido, come se un brivido di vitalità mi avesse oltrepassato le ossa. Vorrei fare tante cose, anche se la maggior parte di esse ha uno scopo comune: la lettura.
«Allora avete deciso cosa fare oggi?» domando cogliendole di sorpresa.
Liz ed Hay si scambiano uno sguardo complice, indizio che abbiano già deciso cosa fare senza avermi resa partecipe.
«Vedi Eve, io e Lizzie…» esordisce Hayley,come se avesse appena ingoiato un rospo che le blocchi le corde vocali.
«Sì, ecco. Siccome sei troppo impegnata a cambiare la condotta morale di Heathcliff,ho proposto ad Hay di accompagnarmi al Miami Ink» conclude la bionda con gli occhi che le brillano. Non immagino con quale scusa abbia persuaso Hay, anche se sarebbe capace persino di prostrarsi ai suoi piedi e adorarla come se fosse la dea della Saggezza.
«Che razza di lugubre luogo è mai Miami Ink?» domando perplessa.
«E’ un negozio di tatuaggi, a South Beach» risponde con decisione Elizabeth.
«Ci aveva detto che avrebbe fatto un tatuaggio, ricordi? E sapevamo già che non avresti approvato perché credi che il corpo non sia un foglio di carta e tutte quelle tue teorie» aggiunge la mora giustificando il motivo per cui non mi hanno resa partecipe dei loro folli piani.
«Fate un po’ come vi pare».
 Avrebbero almeno potuto accennarmelo, al massimo avrei potuto spiegare a Liz che quando sarà vecchia la sua pelle sarà disgustosa e quel bel dragone che vuole tatuarsi sarà simile a un escremento di bue. Lo so, sono tutti liberi di decidere quello che vogliono fare del proprio corpo, solo che io non amo i tatuaggi e nessuno mi farà cambiare idea, fine della storia.
«Eve, ho dato un’occhiata a Google Maps e ho trovato una libreria proprio a South Beach. Potremmo andare insieme e prendere due piccioni con una fava, come si suol dire» propone Hay sperando che accetti la sua idea geniale.
Il termine “libreria” mi ha ottenebrato la mente e potrei perfettamente urlare una risposta affermativa, ma non posso (e non voglio) dargliela vinta così facilmente.
«E va bene» dico infine, cercando di mascherare l’entusiasmo.
Liz corre in bagno a prepararsi, mentre io mi limito a truccare la lima inferiore di entrambi gli occhi di un particolare verde smeraldo che si armonizza con le mie iridi splendidamente azzurre grazie alla luce del sole.
 
«Voglio un dragone!» urla Liz pur di non abbassare il volume della radio.
Davvero non riesco a capire come sia capace di fare un miliardo di cose contemporaneamente: una mano sul volante, la bocca semipiena di marshmellows, canticchia, urla, e con l’altra mano accarezza il vento caldo di Miami. Nonostante tutto questo, però, mi fido della sua guida sportiva.
«Ti ho detto di no, Liz. Hai ventisei anni, per l’amor di Dio, non farti venire idee troppo adolescenziali» la ammonisce Hayley dall’alto della sua maggiore età.
Mi limito ad ascoltare passivamente le loro liti, che mi mettono stranamente di buon umore. Non hanno mai litigato tanto da prendersi a cazzotti (almeno, non con l’intenzione di uccidersi) o strapparsi i capelli, ma semplici diatribe concluse con qualche dito medio e una risata.
Intravedo l’insegna rossa della libreria e i miei occhi si illuminano d’immenso.
«Frena,El!» esclamo, ritrovandomi a sbattere la testa contro il poggiatesta del suo sedile. Mi sento tanto un manichino che viene utilizzato per i crush test.
«Non divertirti troppo con Kant e Freud, eh» scherza la mezzana che si becca una linguaccia. Agito la mano per salutarle, rammaricandomi di non poter vedere più la pelle di Liz tersa e pura.
 
Apro la porta della libreria, sorprendimi del rumore del campanello affisso su di essa. Sembra lo stesso rumore della caffetteria dove mi recavo ogni mattina prima di entrare a scuola. Ho apprezzato gli anni del liceo e darei qualsiasi cosa pur di tornare indietro e non farmi assalire dalla paura dell’Università.
«Posso esserle d’aiuto?». Una donna con gli occhi verdi e i capelli castani mi si pone davanti e scuoto il capo accennandole un sorriso.
Devo sperimentare il territorio da sola, devo scegliere cosa vedere e fare ciò che desidero. La libreria è come un rifugio segreto, dove posso scambiare qualche pensiero con Hugo o con qualche altro scrittore.
Sarà davvero difficile mettere da parte la mia copia di Cime Tempestose per rimpiazzarla con qualche altro libro, ma sono azioni che, prima o poi, bisogna compiere.
Intravedo la locandina di un libro dalla copertina grigia, il cui titolo mi incuriosisce:La donna che morì dal ridere. Un sorriso mi spunta sulle labbra e mi catapulto nel reparto di scienza e psicologia dove l’ultima copia del libro padroneggia su altri volumi più o meno conosciuti.
Allungo la mano, come se stessi per toccare un diamante, ma qualcun altro mi precede abilmente. Un ragazzo con un cappuccio rosso calato in testa esamina il libro, soffermandosi sulla copertina a cura di qualche abile grafico. Dal modo in cui lo guarda, non credo che sappia cosa sia un libro.
Tossisco, sperando che si renda conto della mia esistenza. Cosa che però, com’era ovvio, non accade.
«Ehm, scusa, potrei leggere un attimo?» chiedo un po’ imbarazzata.
Si volta lentamente, lasciando che il cappuccio della felpa gli scivoli dietro il collo. Deglutisco rumorosamente.
«Sarà divertente, immagino» mi dice cedendomi l’ultima copia rimasta.
Davvero crede che sia un libro comico? Giuro che potrei scoppiare a ridergli in faccia, qualche forza oscura me lo impedisce.
«E’ un saggio di neuroscienza. Il dottor Ramachandran è uno dei più famosi al mondo. Siamo fortunati ad averlo qui negli Stati Uniti, in California». Sono certa che stia pensando che sia una stupida sapientona.
«Ah, bene. Sono un idiota» sorride, toccandosi timidamente la barba che è di un insolito castano chiaro, esattamente come i suoi capelli arruffati.
Sento le gambe improvvisamente pesanti e il battito cardiaco è notevolmente aumentato.
Che stregoneria è mai questa?!
Abbasso lo sguardo, temendo di perdermi in quegli occhi così simili ai miei.
Maledizione, Eveline, smettila di comportarti come un’insulsa adolescente!
«Mmh… Sapresti consigliarmi qualcosa da regalare a mia sorella?» domanda improvvisamente e credo che il cuore mi si sia incastrato nell’esofago. Potrei vomitare arcobaleni. «Scusami, neanche mi conosci, potresti pensare che sia un maniaco…».
«No, no! Va bene, anzi, sì. Ti aiuto» farfuglio. E’ la prima volta che non riesco a gestire una conversazione e la cosa risulta alquanto imbarazzante. Se diventassi una psicologa come potrei moderare le mie emozioni?
Equilibrio, Eveline, equilibrio.
Ci spostiamo verso il reparto dedicato ai romanzi gialli, lasciandomi guidare da questo sconosciuto senza nome.
«Le piacciono i thriller? Aghata Christie?» mi informo, sperando di aver fatto centro.
Annuisce poco convinto e mi sposto verso il settore di romanzi rosa. Forse dovrei chiedere cosa ama fare sua sorella, anche se è l’ultima persona alla quale sono interessata in questo istante.
«Sai, non vedo mia sorella da un bel po’ di tempo. Verrà a Miami fra qualche settimana e.... Sta passando un periodo difficile con un ragazzo» racconta brevemente mentre afferra dallo scaffale un libro che non c’entra proprio nulla con sua sorella e con nessun’altra donna.
«Capisco. Allora potresti regalarle un mazzo di girasoli e un libro che la faccia ridere abbondantemente; credo che abbia bisogno di sorridere e vedere la vita sotto un’altra prospettiva» dico tutto d’un fiato e spero che abbia capito almeno un parola di tutto ciò che ho detto.
«Gestisci, per caso, qualche social network di incontri?» sorride divertito, prendendo i libro che avrei teoricamente scelto per sua sorella.
«No. Sono una ragazza in vacanza» rispondo e ricambio il sorriso, decisamente meno bello del suo.
«Grazie» dice alzando medio ed indice in segno di pace. Molto romantico, direi.
Faccio spallucce, rendendomi conto di non aver mai provato questa sensazione di pseudo sbornia per un ragazzo. Vorrei dirgli che non è quello il libro giusto e passare altre due ore in libreria a chiacchierare come se non ci fosse altro essere umano oltre noi due.
Chissà se lo rivedrò mai.
«Ah, che stupido!» esclama richiudendo la porta della libreria che aveva appena aperto e voltandosi verso di me. «Mi chiamo Adam e ti devo un favore», allunga la mano e sfioro le sue dita sottili e morbide.
«Eveline» replico biascicando mentre incontro i suoi occhi per un istante che sembra essere eterno e breve allo stesso tempo.
E’ uscito dalla libreria e mi sento un’idiota.
Cosa penserà di me? Come ricambierà questo favore? Ma, soprattutto, lo rivedrò mai?
Lo scoprirò solo vivendo.

Era una notte buia e tempestosa... (Non cercate di capire i nomi delle nostre NdA, è difficile anche per noi)

Rieccoci! L'instancabile trio è tornato! :D
Con un po' di ritard,o già... Di questo ne sono responsabile io che, in quanto addetta alla pubblicazione, sono stata parecchio incasinata con la sua scuola -.-'
Comunque sia, il capitolo è qui e non abbiamo particolari note da comunicarvi.
Finalmente qualcosa inizia a muoversi, anche se è solo l'inizio perchè le nostre menti diaboliche sono sempre al lavoro!

Ah, ecco una cosa: se aveste voglia di leggere le storie che scriviamo in solitaria, qui ci sono i nostri account ---> Hayley (che poi sarei io) e Liz :) (Eve non si è ancora decisa a iscriversi, ma ci stiamo lavorando)
Che altro dire? Vi ringraziamo se siete ancora qui e vi aspettiamo al prossimo capitolo :D <3


 
  
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