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Autore: Laffa    05/06/2007    0 recensioni
Sempre in cerca di un posto dove poter trovar rifugio, crescere lontano da instabilità e dal Dio denaro che ci fa impazzire.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cammino su un filo, sotto c'è un buco



Colera ha la nausea: ha ingurgitato parecchie pizzette, di quelle che prepara l' educatrice, Lisa, nel forno con l' olio, il sale, il pomodoro e via dicendo. La stanza è fredda, fuori una pioggerella stanca ma costante infastidisce i passanti bagnando ogni cosa. E' seduto davanti alla finestra e guarda fuori riflettendo. La nera tristezza, il vuoto ed il freddo di quella sera di inizio giugno acuiscono il suo stato di malessere fisico... Oppure, chissà magari la nausea è provocata proprio dal suo disagio psicologico... Boh; fatto sta che si alza e con il mangianastri in mano si dirige verso il bagno. Una volta in questa stanza chiude a chiave la porta, schiaccia il tasto PLAY: i Black Sabbath rimbombano per tutto l'edificio, tanto da far tremare il profumo nella boccetta, tanto che nel ritmo rallentato della canzone la voce perversa di Ozzy si mescola alle urla isteriche di Jessica, l'altra educatrice; "COLERA!" urla "PerDio! Abbassa quella musica! Non sei in discoteca!" ma Colera indifferente si siede sul bidet vicino al vater, abbassa la testa fin dentro il buco, s'infila due dita in gola, giu,giu, fino a trovare 'il bottoncino', lo schiaccia e poi, il più silenziosamente possibile vomita... 

Ernesta siede esausta su una sedia, nella vecchia cucina e sferruzza a maglia l'ennesima sciarpa azzurra. Ha partorito solo una volta, ma è stata mamma sei! Ha allevato sua figlia, i figli di sua figlia ed un trovatello... com' è buona! Ora siede sola e logorata dal tempo e dai dispiaceri nella vecchia amata casa in cima ad un palazzone di periferia. Da quando Solletico è morto è invecchiata molto: le borse sotto i suoi occhi si sono accentuate e la gamba ha ricominciato a darle problemi. Solletico era il figlio minore di sua figlia. Figlio bastardo perchè di padre ignoto. Faceva il carabiniere. Nonostante le condizioni in cui era cresciuto era un ragazzo di sani principi, buono come il pane e bello come il sole. Aveva un sogno: rendere il mondo migliore, per questo aveva deciso di fare il carabiniere. Era morto tra le lamiere di un' automobile, coinvolto in un' incidente d' auto mentre era in servizio. Era l' unico che ancora si prendeva cura di lei: Miciolita, Jerra e Brutta, le sorelle, se ne erano andate alla prima occasione; figlie di lora madre che aveva fatto la stessa cosa a suo tempo, dopo l' ultimo figlio. Puff, scomparsa, eclissata!
Sono le dieci e venti, i cantanti in tele hanno la gola irritata a forza di esibirsi. Le canzoni che propongono sono quelle della sua giovinezza e parlano di grandi amori, di passioni, tradimenti ed illusioni; le ricordano di quando sognava mettendole malinconia, quindi spegne e va a dormire.

"Colera! Che hai fatto!?" Jessica lo guarda per un' attimo profondamente scandalizzata, si aspetta una risposta che però già conosce. E' stufa di cercare di correggere quel ragazzo sbagliato e guasto nell' animo "Sei pazzo!" urla, poi si volta e se ne va, così Colera resta solo nel corridoio con in mano il suo mangiacassette ed in bocca il sapore di pizzette e succhi gastrici. Si rintana in camera sotto le coperte. Poco dopo una bambina di sette anni che sta al centro con lui si infila nel suo letto per consolarlo "Colera... hai fatto arrabbiare Jessica! Cattivo!" lo rimprovera "Perchè piangi?" infatti grossi goccioloni solcano le guance del diciannovenne; "Ti ho portato Amelia, così ti fa compagnia!"; Amelia è un Sanbernardo di peluches a dimensioni reali che la bambina abbraccia quando ha paura. Colera non dice niente ma è un vittimista e come tale adora essere consolato.
Circa un'ora dopo, quando tutti: lui, Amelia e la bimba giaciono addormentati sullo stesso letto Jessica entra nella stanza e sveglia il giovane: vuole parlargli.
"Vieni in cucina" dice con tono tra il preoccupato e l'apprensivo; il giovane si alza svogliatamente con gli occhi ancora appiccicati dal sonno.
Il grande orologio rosso sopra la tavola da pranzo segna la mezzanotte."Colera, Colera... cosa devo fare io con te?" Colera alza le spalle, "Questo è un mondo difficile, anche io lo so, ma ti ho gia detto tante volte che i problemi non si risolvono in questo modo... hai parlato con Don Luca; lui ti ha detto come essere felice..." "Tsk" risponde il giovane con un'altra alzata di spalle. "Io certo non posso niente contro il tuo malessere, solo lui può aiutarti" così dicendo punta l' indice verso il soffitto e sorride debolmente "Però sei tu che lo devi volere"; Colera la fissa e con un ghigno divertito risponde "Guarda questa! Vuole raccomandarmi a Dio! ...E' la tua ultima carta?!" La bocca dell'educatrice, prima atteggiata ad un pallido sorriso ha ora mutato posa componendosi in una piega di dura incomprensione. Jessica ora è disperata, neanche s' immagina che basterebbe un'abbraccio o un gesto di umana comprensione. Quando il ragazzo dopo qualche istante si alza per andarsene cerca di trattenerlo  strattonandolo per un braccio: ultimo e non molto convinto riflesso del corpo che risulta leggermente più determinato del suo intimo che invece si è già arreso. "Non ti ho mai mancato di rispetto Jessica, ma se adesso non mi lasci giuro che lo faccio!" a queste parole la donna si arrende e sul suo volto si possono indovinare pensieri che parlano di inferno, deviazione e pazzia. Non comprende quel ragazzo, in fondo non si è mai sforzata di farlo... potrebbe rivelarsi troppo complicato... e magari farle aprire gli occhi su verità troppo scomode, meglio non rischiare! Quindi decide di liquidare la questione con animo sereno "Io quel che potevo fare l' ho fatto, sei tu che non vuoi essere aiutato! Dio accoglie a braccia aperte le pecorelle smarrite che vogliono ritornare all'ovile e le perdona, ma se una pecorella più stupida delle altre corre verso l'inferno rifuggendo volutamente la rette via... Ecco, allora si merita di trovare il lupo che le faccia passare le peggiori pene!"

Il sole sorge tutte le mattine, imperterrito e menefreghista nei confronti delle persone e dei loro problemi. Sono circa le sette, ora in cui Ernesta abitualmente si alza per fare i mestieri. Il latte sta scaldandosi nel pentolino sopra il fornello, Ernesta guarda con sfida e paura insieme i mobili rossi bordati di giallo: i cassattoni inferiori ricolmi di pentole e pentolini, il ripiano con le fotografie e le ante superiori dietro alle quali fanno la muffa miriadi di soprammobili dimenticati. Questa mattina ha deciso di pulire tali ante liberandole anche dell' inutile contenuto; l'impresa provoca in lei timore poichè per riuscire ad arrivare dappertutto bisogna arrampicarsi su una sedia e mettersi in punta di piedi... dieci anni fa sarebbe stato un gioco da ragazzi... ma ora... eppure Ernesta è determinata, quindi dopo una veloce colazione "A noi pecioc!"   (a noi cianfrusaglie!)    afferma, e poi "Iè andai via toch e i ma lasath che tot a me!"  (sono andati via tutti e mi hanno lasciato qui tutto a me!)  continua in bergamasco riferita al suo sangue traditore. Posiziona la sedia sotto il mobile e con l'agilità di un rinoceronte ci balza sopra, poi comincia a togliere le cianfrusaglie ad una ad una ed a riporle sul ripiano del mobile; il tutto ovviamente con molta lentezza per paura di cadere. Sgombrato lo spazio frega energicamente spruzzando ampi getti di vetril soprattutto negli angoli per eliminare bene la polvere; il tutto con enfasi tale da far traballare il suo grosso culone rotondo. "Cancher de laur!"    (Cancro di un coso!)    urla quando lo spruzzino quasi finito fa i capricci "Lasem netà che che poi ta edet ndoe ta sbate!";   (lasciami pulire che poi vedi dove ti sbato!)   in tutta questa foga sulle prime non fa caso all' angolo di una foto che spunta da sotto un soprammobile a forma di papera gialla; presa com'è dalla pulizia si accorge di questo particolare solo quando, arrivata all'apice dell'odio per lo spruzzino mal funzionante e comincia a guardare in basso con l'intento di scendere dalla sedia per procurarsene uno nuovo. Ciò che sporge è pochissimo ma lei, che quella foto la conosce a memoria capisce immediatamente di che si tratta "Madoo!"   (abbreviazione dialettale di madonna)   sospira e una volta toccato il suolo con i piedi, commossa la toglie dall' involontario nascondiglio e la guarda. La sorpresa è talmente forte che per riprendersi deve sedersi. Poi resta dieci minuti immobile, immersa nel tunnel dei ricordi. Sulla lucida superfice della foto un quindicenne bruno e basso sorride mettendo in risalto i denti rovinati, é in piedi e sorregge un ciao blu alquanto scassato. Si tratta del trovatello: Colera! Quella è l'unica sua foto che Ernesta possiede di lui, è stata scattata da Miciolita, la maggiore delle sorelle poco prima che Colera se ne andasse... 

I primi di Giugno, quando l'estate tra una pioggia e l'altra comincia a farsi sentire. Il giorno è passato, ora è notte e le stelle non si vedono coperte come sono da un denso strato di nubi. Fuori imperversa il temporale, dentro edifici invece la gente si dà alle più svariate attività: Ernesta dorme contenta della sua cucina pulita, Brutta fa l'amore con il suo moroso, Sara, sua madre si guarda allo specchio scontenta della sua immagine rovinata dagli anni e dalle gravidanze, è consapevole di non piacere più molto ai clienti del nait dove lavora; Jessica è nel letto del centro per orfani dove lavora come educatrice, non è tranquilla difatti continua a rigirarsi tra le lenzuola cercando quiete immersa nell'oscurità.
Colera è in discoteca e balla come un matto in questa notte d'eccessi. In mezo alla pista altri mille come lui si muovono in questo cesso di sballo, perversione ed insicurazza. "Che ne sarà di me!?" è la sua domanda fissa.
"Che hai fatto coglione?! Stai danneggiato il tuo corpo in maniera inconvertibile! Ti sei spinto al limite per star bene.."
"AAAAAAA" 
"AAAAAA"
"non sai dire altro!"
Le luci strobo che sflesciano, la musica ad un volume spacca timpani! Chissà che direbbe Jessica! Sarà l'alcool, sarà lo stato d' animo sempre più in basso ma non ci vede speranza in questa vita, non respira, è una strada sempre più in salita! Emozioni senza sbocco, inutili! Stati d'animo inutili, che se messi a disposizione di qualcosa lo avrebbero fatto fruttare... Sprecati in mezzo ad una pista, offerti gratuitamente anche allo sguardo tirchio del peggior offerente! Colera si sente vivo e balla il suo sballo e sballa il suo ballo. Vuole emozioni e rapporti veri. E' l'oggetto di un destino poco chiaro, votato al nulla dei suoi pensieri ed alla tristezza delle sue azioni. Potesse esprimersi lancerebbe urli selvaggi, invece balla col suo fisico scuro e minuto, i denti marci e lo sguardo perso. Ragazzo allo sbando cerca giovane invitante pulzella per serata allo sbando, in bagno, anche in terra ma fatelo scopare!

I fatti si svolsero in questo modo più o meno confusi in questa piovosa sera di inizio Giugno. Giorno funesto, che a saperlo si sarebbe restati in casa a paranoiarsi... Lui l'addocchia, balla come una cagna ma lo affascina a pelle; quindi s'avvicina e comincia la sua tattica marpionatoria... Poi si sa, le luci e l'atmosfera fanno il resto.
Presa in pensieri paranoici pure lei ci sta di fisso... Si dice che Dio li fa e poi li accoppia! Così un paranoico conosce la sua complessata. Ballando ballando si finisce con l'attirarsi, come due pianeti le cui orbite sono destinate a scontrarsi... 
Lei lo attira, o forse è lui che attira lei? L'orologio segna le due di notte ed i due corpi sono ormai allacciati come le stringhe delle scarpe sui divanetti della discoteca. Gli occhi si spiano "Chi sei?" sembrano chiedersi reciprocamente. La prima volta che si vedono e si vogliono scoprire. Le lingue s'intrecciano in giravolte casuali... Nessuno pensa al futuro, che è canchero e penserà da solo a rovinarsi. Intanto ci si gode il momento del primo incontro.



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Hola, so che in questa parte del sito pochi leggono e pochissimi recensiscono... Vabbè. So anche di non essere sto gran che come scrittrice ed inventrice, lo faccio perchè mi piace, quindi anche se non mi caga nessuno io continuo lo stesso, ciò non vuol dire che le recensioni (anche se negative) mi facciano schifo... Anzi!  Quindi prego chiunque abbia da dire qualcosa, di dirla.
Magari (anzi sicuramente) alcuni nomi potranno sembrare strani, è che questa storia mi è venuta in mente pensando ad alcuni miei gatti, quindi ho dato ai personaggi i loro nomi.
Ernetsa parla in bergamasco non perché credo che sia il dialetto migliore del mondo, solo che è il mio ed è l'unico che conosco bene; inoltre è una di quelle tipiche vecchiette che in tutta la loro vita non sono mai uscite dal loro paese. E' logico che parli così!


Spero ciò che scrivo sia di vostro gradimento.

Ri-hola.

Laffa.

     
  
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