Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: GWatcher    19/11/2012    4 recensioni
Alice viene improvvisamente catapultata in un mondo ambiguo e bizzarro. Tuttavia, presto si renderà conto di non essere molto diversa da quelle strane e conturbanti creature che popolano il Paese delle Meraviglie. E sarà proprio il Cappellaio Matto a spiegarle il perchè.
-One shot scritta per il contest "Maybe you're the same as me".
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Liddell, Cappellaio Matto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Matto è Bello di GilesWatcher

 

“Credi che la pazzia sia necessariamente sinonimo di instabilità?”


Alice alzò lo sguardo con fare inquietante.
Già dal suo primo incontro con quell’imbarazzante intruglio vivente di colori sgargianti, aveva capito che il Cappellaio aveva ben poco di normale. Non a caso lo definivano gentilmente “matto”. Era riuscita a sopportare tutte le domande assolutamente prive di logica alla quale era stata sottoposta e da ore cercava solamente di sbuffare anziché gridare come un’ossessa in preda all’esaurimento. Ma a tutto c’è un limite, basta con lo sciocco tartassamento. Infatti, per quanto si sforzasse, non sapeva affatto come rispondere al mittente. D’altronde doveva solamente accompagnarla dalla Regina Bianca e nient’altro, non regalarle ore di poco piacevoli conversazioni.
Più passava tempo in compagnia di quel curioso essere, più si chiedeva come fosse possibile partorire certi quesiti.


Ad un tratto si fermarono, o meglio, lui si fermò e la ragazza fece altrettanto. Era la prima volta che si trovava in quel mondo e non conosceva ancora bene le sue insidie ed i suoi pericoli. Muoveva freneticamente la testa cercando di capire se il problema fosse qualcosa vicino a loro. In realtà, era tutto uno scherzo. Una messa in scena ideata dal Matto, tanto per farla spaventare. Furono pochi i minuti che passarono prima che il pazzo sbottasse in una grassa risata e leggesse la rabbia negli occhi della fanciulla.


“Perché vuoi farmi morire? Devo arrivare dalla Regina Bianca prima che la Regina Rossa s’impossessi del tuo mondo! Non dobbiamo fermarci inutilmente!”

Parlava come una guerriera.

“Morire? La morte è una cosa strana quanto divertente, ma purtroppo non mi è concessa”.

Rispondeva come un burlone.


Alice sbuffò nuovamente e, completamente distrutta, si accasciò con le spalle al tronco di un albero. Si sentiva profondamente esaurita e scocciata. Tante belle emozioni da provare tutte insieme. Alla fine, quel mondo non si stava rivelando tanto diverso dal reale: c’era sempre qualcuno che la obbligava a fare cose poco piacevoli e persone che si prendevano gioco di lei.
L’albero al quale era poggiata improvvisamente sorrise, sentendo il calore della ragazza sulle vecchie raschiature di legno. Allargò le braccia e la rinchiuse in un affettuoso abbraccio. La natura le voleva bene.
Ovviamente balzò, spaventata, ed i rami si ritrassero tornado alla loro naturale posizione.


“Qui tutto è decisamente strano” commentò sottovoce, con poca convinzione.
“Anche tu sei strana”. Nulla poteva sfuggire al Cappellaio Matto.
“Beh, grazie tante”.
“Prego. Effettivamente ti ho fatto davvero un bel complimento”.
Lei lo guardò disgustata. E lui non capiva il perché, ma sentiva il bisogno di spiegarle.
“Sai Alice, dovresti sapere una cosa. In questo mondo, e anche nel tuo, essere strani significa essere normali.”


Eccolo che ricomincia, pensò, ciononostante continuava ad ascoltare.


“Forse dalle tue parti non accettano questo contorto quanto giusto ragionamento, ma qui si. Guarda quanti colori indosso, non li trovi belli? Ed osserva quanto è profondo il blu del Brucaliffo, non credi che sia ipnotico? O ancora com’è sgargiante lo Stregatto, com’è vivace il Bianconiglio… Tu potrai chiamarli difetti, invece io li considero pregi. Loro sono fatti così e non hanno paura di mostrarsi come sono. Tutto ciò ci rende pazzi? Si, cioè normali, esclusi da ogni stupida… ehm... com’è che si dice? Ah, si: convenzione”.
Scandì particolarmente bene l’ultima parola, poi proseguì.
“E tu sei esattamente come noi, cara.”
Alice lo guardò titubante. A suo avviso non indossava alcun colore sgargiante, non dimostrava nessuna capacità particolare e fino a poco tempo prima viveva una vita perfettamente normale e stracolma di regole. Perciò, cosa c’entrava con tutti quei “matti”?


“Perché?” si limitò a chiedere.
“Finisci la domanda”.
“Perché come voi! Io non appartengo alla tua gente, perché insinui che io sia come te?”


Il Cappellaio finì in una fragorosa risata, inclinò la testa e tornò nuovamente a guardarla, con i suoi grandi occhi, belli quanto inquietanti.
“Hai visto tutto questo e non ti sei spaventata, ti sei fatta poche domande e adesso sei qui a seguire un “pazzo”. Hai accettato la pazzia esattamente come lo abbiamo fatto noi. Sei pronta a combattere il Ciciarampa, giusto? Beh, non credo che nel tuo mondo esistano i Ciciarampa, perché sono terribili! E ancora, hai un pallore cadaverico … anche il bianco è un colore!”.
Si fermò per un attimo, ma riprese subito dopo. Anche il suo modo di parlare era strano.
“Inoltre, se non sbaglio, sei arrivata qua perché scappavi. Da cosa, poi? Un matrimonio che non ti appartiene, giusto? Qualcosa che tu non vuoi nonostante le regole te lo impongano. Ma a te non piacciono le regole, ragazzina. Tu le infrangi, le prendi e le segreghi in un ripostiglio ingoiando la chiave. E tutti ti considerano stupida, o meglio “strana”, solo perché non sei conforme alla tua società. Esattamente come tu fai con noi …”.


Cominciava a piovere ed in questi casi la foresta diventava insidiosa.
“Adesso sei ancora convinta di essere diversa da noi?”.
Alice lo scrutò con lo sguardo, poi gli sorrise.
“Facciamo presto, devo salvare il nostro mondo”.


  
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