Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Frankie92    19/11/2012    8 recensioni
Dal primo capitolo:
"Aveva appena flirtato con un ragazzo che sembrava un dio greco. Un ragazzo che gli aveva preparato il pranzo migliore di sempre. Un ragazzo che era padre di un’adorabile e bellissima bambina.
Quando ci si metteva, il destino era proprio un bastardo"

----
Kurt e Blaine si incontrano in un giorno qualunque al "La Bella Notte", un piccolo ristorante italiano a Brooklyn. Quel giorno qualunque cambierà la vita di entrambi, facendogli scoprire che a volte la felicità non è poi così lontana.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La Bella Notte

Capitolo Uno


Cucinare è come amare: o ci si abbandona completamente o si rinuncia.

Harriet Van Horne

 
 
Blaine Anderson amava l’arte culinaria quasi quanto la musica. Certo, niente riusciva a dargli i brividi come sfiorare i tasti d’avorio del suo pianoforte o cantare di tanto in tanto in quel bar karaoke vicino a casa sua. 
Anche cucinare lo rendeva felice, sebbene in modo diverso, anche se divorare un’intera teglia di brownies al cioccolato per “esigenze creative” riusciva quasi a mandarlo in estasi (e intanto i suoi pantaloni erano diventati un filino stretti).
Ma il più delle volte il destino cambia le carte in tavola, costringendoci a rinchiudere i propri sogni in un cassetto.

Così, a 26 anni, si ritrovava a lavorare come chef al “La Bella Notte”, un ristorante italiano a Brooklyn, di proprietà di Luigi Liguori, detto “Linguini” per la sua mania di inventare solo ricette con la pasta.
Era una fortuna che fossero riusciti a convincerlo a mettere anche secondi e dessert nel suo menù.
Blaine amava quel posto: Linguini lo aveva preso subito sotto la sua ala, insegnandogli ogni segreto del mestiere, dalla perfetta cottura della carne alla giusta dose di sale nell’acqua di cottura, la paga era più che ottima e gli orari gli permettevano tutto il tempo libero necessario.
I suoi colleghi erano persone particolari, ma eccezionali: c’era Isabella, una donnona di colore appassionata di opera lirica che preparava i migliori dessert di tutta Brooklyn;  Margaret, una ragazza minuta dai capelli corti e rossi, minuziosa nelle dosi e nei tempi di cottura e con un’eccessiva ossessione per la scaramanzia; infine Omar, un tipetto silenzioso ma svelto e capace. Erano diventati una seconda famiglia e la cucina era il suo piccolo angolo di Paradiso.  
Certo, gli mancavano il palco e i riflettori come ai tempi del liceo, ma alla fine poteva definirsi un uomo relativamente felice.

“Bella, potresti cortesemente aggiungere un’altra scaglia di cioccolato su quella torta?” chiese Margaret mentre finiva di preparare un risotto.
Isabella si accigliò “A me sembra che vada bene così” 
“Sono tredici scaglie di cioccolato” rispose la ragazza “Il tredici porta sfortuna, te l’ho sempre detto”
Bella sbuffò e fece per risponderle, quando Omar rubò una delle decorazioni e la mangiò.
“Grazie per aver risolto il problema, Omar” lo ringraziò Blaine con un sorriso divertito “Ora, è pronto quel risotto?”
“Sì, chef” rispose Margaret mentre gli passava la padella “Risotto ai funghi”
“Maggie, hai contato anche quanti funghi hai usato?” la stuzzicò Isabella facendo ridere Omar.
In quella cucina era sempre un punzecchiarsi e un battibeccare per tutto il giorno, ma ormai ciavevano fatto l’abitudine. 
Blaine guardò l’orologio e sorrise: ormai mancava poco. 
Infatti, in tutto quel trambusto, riuscì a sentire la porta aprirsi e si girò, aspettandosi di trovare la cosa più bella e inaspettata che gli fosse mai capitata nella vita. 
Un ragazzo alto, dai capelli castani e gli occhi verdi  entrò e lo salutò “Ehi, piccolo chef, ancora chiuso in questa gabbia di matti?”
“Ciao Sebastian” lo salutò indietro “Come è andata la giornata?”
Sebastian si strinse nelle spalle “Le solite cose: colazione, camminata al parco e varie discussioni su quale principessa Disney fosse più bella”
“E chi ha vinto stavolta?”
“Sai che cedo sempre quando la vedo fare il broncio”
La conversazione fu interrotta dall’aprirsi della porta, da dove una piccola figura entrò euforica, correndo subito verso Blaine.
Ed eccola lì, in tutto il suo splendore: Christine Amelia Anderson, la sua vera ragione di vita.
“Daddy!” urlò subito la bambina mentre il ragazzo la prese al volo tra le braccia, schioccandole un lungo bacio sulla guancia.
“Ciao piccola mia” la salutò con lo stesso entusiasmo “Mi sei mancata”
La bambina ridacchiò “Anche tu”
“E quanto ti sono mancato?”
Sembrò pensarci un attimo, poi aprì le braccia “Taaaantoooo così!”
Blaine scoppiò a ridere “Così tanto? Ma almeno ti sei divertita oggi al parco?”
“Ho dato le noccioline agli scoiattoli!” rispose felice “E poi c’era un cane grande, grande, tutto bianco e...” La piccola continuò il suo discorso mentre Blaine la guardava sempre più affascinato: dei lunghi riccioli scuri le ricadevano sul viso paffuto, gli occhi azzurri quel giorno sembravano brillare più del solito e l’adorabile nasino all’insù si arricciò in una smorfia di disgusto.
“E ho mangiato i broccoli, bleah!”
Il ragazzo scoppiò a ridere, poi si rivolse a Sebastian “Grazie per averla tenuta, ti devo un favore”
L’altro ghignò “Stasera, Anderson. Ti aspetto alle otto e cerca di non fare tardi” E detto questo se ne andò via, guadagnandosi uno sbuffo divertito da parte del moro. 
“Allora Christie” iniziò a dire Blaine facendola sedere su un tavolo lì vicino “Adesso Daddy deve finire di lavorare e poi andiamo dalla dottoressa Rose, va bene?”
Christie deglutì, un po’ impaurita “Ok…” 
Bella si avvicinò a lei e le piazzò davanti un’enorme fetta di torta al cioccolato “Ecco a te, pasticcino! Questo ti tirerà un po’ su di morale” le disse facendole l’occhiolino, mentre la piccola si avventava subito sul dolce.
“Bella, tutto quello zucchero le farà male” ribatté Blaine semiserio. 
“Parla il ragazzo che si è sbafato mezza cheesecake alle fragole proprio ieri”
“Ehi, faccio palestra io!” si difese il ragazzo, mentre la donna gli si avvicinò e gli batté la mano sullo stomaco.
“La tua pancia dice altro, mio caro” lo punzecchiò  “Potremmo farci un piatto di amatriciana con questa pancetta”
Blaine per tutta risposta le fece la linguaccia (vivere con una piccola peste di cinque anni aveva le sue conseguenze) e riprese ad urlare ordini e preparare piatti.

Kurt Hummel si considerava un tipo paziente. O almeno doveva esserlo persopportare  un’euforica Tina Cohen-Chang avvinghiata al suo braccio, che continuava nervosamente a parlare del giorno delle sue nozze dopo essere stato due ore a scegliere addobbi floreali da un fioraio a Brooklyn.
“E il vestito non è ancora pronto, Kurt!” si lamentò frenetica “E mancano meno di due mesi! E se non è pronto? E se sarò costretta ad indossare un sacco di patate? Oddio, Mike non mi sposerà con un sacco di patate addosso!”
Kurt scosse la testa esasperato, si fermò e le posò le mani sulle spalle “Tina, calmati. Il vestito ha bisogno solo di qualche ritocco e, se non sarà pronto, giuro che non ti farò indossare un sacco di patate, anche se Mike ti sposerebbe comunque perché è innamorato perso di te, ok?”
Quel discorso sembrò calmarla per un minuto, prima che riprendesse i suoi isterismi sulla scelta della torta.
Il ragazzo sospirò e annuì comprensivo, non sapendo che altro dire. 
Diede uno sguardo al cellulare per controllare le e-mail e notò che era quasi ora di pranzo.
Perfetto, magari avrebbe distratto Tina dall’impiccarsi con il velo da sposa.
“Tina, che ne dici di andare a mangiare qualcosa?” propose subito “Magari mangiare un boccone ti calmerà un po’”
La ragazza sembrò pensarci su, ma annuì “Visto che siamo a Brooklyn, possiamo andare ad un grazioso ristorante italiano qua vicino: Mike e io ci andiamo ogni tanto per qualche serata speciale e la loro cucina è fantastica”
“Per me va bene” concordò il ragazzo prendendola sotto braccio “E comunque, la torta cioccolato e vaniglia piacerà a tutti, vedrai”
Tina sospirò, poco convinta “Cambiamo argomento… Come va il lavoro?”
Il sorriso di Kurt si allargò “Benissimo: Isabelle è entusiasta delle mie idee e continuiamo a lavorare bene insieme”
Kurt aveva iniziato a lavorare da Vogue.Com dopo l’estate dell’ultimo anno. Nonostante la sua non ammissione alla NYADA, una delle scuole d’arti più prestigiose, non si era perso d’animo e, con la benedizione e il sostegno della famiglia Hummel-Hudson, era riuscito a trovare lavoro nel campo della moda, trovandone pieno appagamento. Certo, non avrebbe mai smesso di cantare, almeno non sotto la doccia. 
 A volte si chiedeva come sarebbe stato se fosse riuscito ad entrare alla NYADA: magari sarebbe stato un famoso attore di Broadway oppure avrebbe finito per fare pubblicità scadenti su dentifrici o medicinali contro le emorroidi solo per guadagnarsi qualche soldo.
Era così perso nei suoi pensieri che per poco non andò a sbattere contro la porta di vetro che Tina stava aprendo. La scritta blu sul vetro recitava a chiare lettre “Ristorante Italiano La Bella Notte
Fortunatamente videro che c’era ancora qualche tavolo libero.
“Salve signori e benvenuti al La Bella Notte” Una vocina cristallina attirò la loro attenzione: una bambina di circa quattro o cinque anni se ne stava lì davanti a loro, con i capelli ricci color ebano raccolti in una crocchia semi disordinata, due occhioni azzurri e un grande sorriso sulle labbra. 
Kurt e Tina si guardarono confusi.
“Ehm…” iniziò a dire il ragazzo prima di essere interrotto dall’arrivo di un uomo sulla cinquantina dai capelli brizzolati e un paio di buffi baffi.
“Bravissima farfallina” si complimentò con la piccola “Perché non mi vai a prendere i menù da dare a questi signori?” La bambina annuì entusiasta e andò a prenderli.
“Scusate per l’accoglienza, ma ci teneva molto” spiegò l’uomo con un sorriso di scuse “Benvenuti al La Bella Notte. Sono Luigi, il proprietario. Un tavolo per quante persone?”
Tina alzò due dita “Due” 
Luigi annuì e li guidò al loro tavolo, mentre la bambina tornava e dava loro i menù.
“Devo dire che qui il servizio è veramente ottimo” si complimentò la ragazza ringraziando la piccola “Come ti chiami?”
La bambina si fece timida e si nascose dietro la gamba dell’uomo “Christie”
Kurt sorrise “ È un bellissimo nome”
Christie li guardò entrambi con un sorriso timido.  
Luigi batté le mani “Bene, signori, vi lascio scegliere i piatti e quando avrete fatto, non esitate a chiamarmi” E detto questo, prese Christie in braccio e li lasciò soli.
“Aww, non è adorabile?” sospirò Tina con aria sognante.
“Chi, Luigi? Tina, ti devi sposare tra meno di due mesi!” La rimproverò il ragazzo fintamente scioccato.
“Smettila di dire stupidaggini! Dicevo della bambina!”
“Sì, è molto graziosa, anche se io non gli avrei mai fatto indossare quella gonna con quella maglietta”
Tina sbuffò “Andiamo Kurt, non ti piacerebbe avere una piccola creaturina che gironzola per casa mentre tuo marito ti prepara la cena?”
“Prima trovami un marito che mi prepari la cena e poi ne riparliamo” ribatté il ragazzo divertito “Ora, vediamo cosa c’è di buono”
“I. Migliori. Spaghetti. Della. Mia. Vita” Kurt ingoiò l’ultimo pezzo di pane “E io non ho mai fatto la scarpetta in tutta la mia vita”
Tina scoppiò a ridere “Te l’ho detto: qui il cibo è divino”
“Mia cara Tina, sei una donna saggia e dovrei darti decisamente più ascolto” le disse il ragazzo facendole l’occhiolino.
Luigigli si avvicinò con un paio di dessert “E per finire dell’ottimo tiramisù” posò i piatti davantia loro ”Un piccolo omaggio della casa”
Entrambi i ragazzi lo ringraziarono infinitamente e al primo assaggio ne erano già estasiati.
“Kurt, chiama l’atelier e avvertili di aumentare di una taglia il vestito: voglio altre dieci di queste delizie” gemette Tina avventandosi sul dolce come un lupo affamato.
“Allora ti farò compagnia e rinuncerò a quei pantaloni di Calvin Klein con il mio nome sopra”
Finirono di mangiare quel dolce così delizioso, quasi pentendosi di averlo divorato così in fretta.
“Vedo che avete gradito il dessert” disse Luigi mentre toglieva i piatti.
“Penso di esserne diventata dipendente” scherzò la ragazza con una risata. 
“Merito del nostro chef” spiegò l’uomo “ È il suo piatto migliore”
“Così mi lusinghi, capo” Una quarta voce li interruppe “E poi sei stato tu a insegnarmi la ricetta, io l’ho solo resa perfetta” 
Kurt si girò verso il nuovo arrivato e i suoi occhi si sgranarono per la sorpresa: quel ragazzo era bellissimo.
Doveva avere all’incirca la sua età, forse qualche anno in meno. Non era un tipo alto, ma aveva un fisico da invidiare, con due spalle piazzate e un paio di braccia da dio greco. Una zazzera di ricci neri spuntava fuori dal berretto che aveva in testa e un sorriso divertito gli impreziosiva il viso.
Mancò poco a Kurt per perdersi negli occhi dorati dell’altro, o forse erano verdi, o un misto di entrambi. Sapeva solo che poteva passare l’eternità a guardarli. 
Il ragazzo si avvicinò al tavolo e Luigi gli posò una mano sulla spalla “Signori, vi presento il nostro chef, Blaine Anderson”
Tina allungò una mano che Blaine accettò volentieri  ”Io sono Tina Cohen-Chang”
“Piacere” le disse cortesemente e poi si rivolse verso l’altro “E tu sei…”
“Kurt” rispose cercando di non balbettare “Kurt Hummel”
Blaine gli strizzò l’occhio e gli strinse la mano “Piacere di conoscerti Kurt Hummel” 
Gli aveva appena fatto l’occhiolino?
Quella specie di dio greco gli aveva appena fatto l’occhiolino?
Forse era morto e finito in Paradiso oppure la panna del dolce era acida e ora stava avendo un’allucinazione.
Tina li guardò entrambi divertita e si alzò “Kurt, vado a pagare il conto, torno subito”
Cosa?!? Perché lo stava lasciando solo?!?
“Allora, piaciuto il pranzo?” chiese Blaine curioso.
Kurt annuì “Mai mangiato meglio in vita mia” ammise quasi senza fiato.
“Beh, questo è un grande complimento. Sicuro di non stare esagerando?”
“Al cento percento. Penso che il tiramisù sia la cosa più buona che abbia mai assaggiato”
Blaine scoppiò a ridere “Bene, ne sono onorato. Allora dovrò tenere la ricetta sottochiave”
Kurt lo guardò divertito “Ti converrebbe, potrei perfino uccidere per quel dolce” 
Non stavano flirtando, giusto? No, erano solo delle battute innocenti. Non sapeva neanche se l’altro giocasse per la sua squadra.
“Allora dovrò dormire con gli occhi aperti” ribatté il moro “O magari potresti convincermi a dirtela, ma non sono un tipo così facile da persuadere”
“Ma io sono un tipo piuttosto convincente”
Blaine si strinse le spalle con nonchalance “Magari ne potremmo parlare a cena fuori”
Ok, adesso stavano decisamente flirtando. Quindi c’era una possibilità che quel dio greco fosse gay, o per lo meno bisessuale.
Kurt fece per rispondere, ma fu interrotto dall’arrivo di una piccola figura che si avvinghiò alla gamba di Blaine.
Una piccola figura che si rivelò la bambina di prima.
“Daddy, ti ho trovato!” esclamò Christie felice mentre l’uomo la prendeva in braccio divertito.
Kurt sgranò gli occhi per la sorpresa: come l’aveva chiamato?
“Ehi, principessa, pronta ad andare?” chiese dandole un piccolo pizzicotto sul naso.
La bambina fece una smorfia “Non voglio andare dalla dottoressa”
“Tesoro, è una semplice puntura, non farà tanto male” cercò di rassicurarla il padre insieme a un paio di baci sulla guancia. 
Nonostante quella scena traboccasse di dolcezza, Kurt era ancora sorpreso da quella scoperta.
Si alzò in piedi, prese il cappotto e salutò Blaine “ È stato un piacere conoscerti, ma ora devo andare”
L’altro cercò di fermarlo, ma Kurt non aspettò neanche una risposta e si volatilizzò insieme a una Tina piuttosto confusa.
Aveva appena flirtato con un ragazzo che sembrava un dio greco. Un ragazzo che gli aveva preparato il pranzo migliore di sempre. Un ragazzo che era padre di un’adorabile e bellissima bambina.
Quando ci si metteva, il destino era proprio un bastardo.

Blaine lo guardò andare via, non potendo più fare niente.
Non sapeva cosa gli fosse preso, ma nel momento stesso in cui aveva visto Kurt, la sua menteera andata in tilt completo.
In tutta la sua vita non aveva mai visto un ragazzo così bello, dalla pelle diafana, con un adorabile naso, dei capelli che sembravano così morbidi alla sola vista e un paio di splendidi occhi di cui non riusciva a riconoscere il colore, forse azzurro o forse grigio. 
E non era nemmeno riuscito a resistere alla tentazione di flirtare con lui e di avanzare un invito a cena, sapendo benissimo come sarebbe andata a finire: nessuno sarebbe mai uscito con un uomo di ventisei anni con una bambina di cinque a casa. Ma almeno ci aveva provato. 
Sospirò e riportò l’attenzione sulla figlia.
“Andiamo piccola. La dottoressa Rose ci aspetta!”
E dopo aver salutato Luigi, uscirono fuori dal locale, imbattendosi in una folata di vento autunnale.

Marley Rose era una pediatra fantastica, bravissima con i bambini ed averla come vicina di casa era un ottimo vantaggio.
“Christie, ti sei alzata cinque centimetri dall’ultima volta, bravissima!” si complimentò la dottoressa segnando l’altezza “Tra poco potresti superare tuo padre, anche se non ci vuole molto”
Christie scoppiò a ridere, mentre Blaine si beccò quella frecciatina in silenzio.
“Ora facciamo questa piccola iniezione e abbiamo finito, ok?”
E fu lì che iniziarono i guai.
Christine era una bambina coraggiosa: si arrampicava senza difficoltà sulle sbarre, aveva provato a nuotare senza braccioli e assaggiava ogni cosa le venisse proposta. L’unico problema era la sua paura folle per gli aghi.
Fu per questo che passarono dieci minuti a rincorrerla per l’intero studio, per tenerla immobile mentre piangeva a dirotto e finire finalmente di fare quello stramaledetto vaccino.
“Ce l’abbiamo fatta anche quest’anno” esultò Marley felice “E ora un bel cerotto e un lecca lecca e potete andare a casa”
Così un paio di minuti dopo, uscirono dallo studio, Christie avvinghiata al collo del padre, mangiucchiando il lecca lecca e continuando a guardare il cerotto di Hello Kitty sul braccio.
“Bravissima la mia bambina coraggiosa!” le disse Blaine per risollevarle il morale “Ora andiamo a casa, va bene?”
La piccola annuì senza dire niente.
“Sai, non ricordo come si fanno le lasagne preferite di Sebastian” iniziò a dire “Mi aiuteresti a prepararle?”

Dopo circa due ore di cucina e un’ora di pulizia della stessa (e di loro due), Blaine e Christie si trovarono a suonare il campanello di un appartamento.
La porta si aprì e Sebastian li fece entrare, prendendo la bambina tra le braccia e riempiendola di baci.
Blaine sbuffò scocciato “Ciao Sebastian. Sì, sto bene, tu? Oh, ne sono felice. No, tranquillo, non mi serve una mano” 
“Zitto Anderson, per adesso ho occhi solo per questa meraviglia” ribatté l’altro poggiando a terra la piccola “E per quella teglia che hai in mano”
Fece per prenderla, ma Blaine gliel’allontanò. 
“Altolà! Questa fila dritta in cucina, altrimenti ci toccherà mangiare i tuoi avanzi come l’altra volta”
Sebastian si imbronciò “Per una volta che ho mangiato un misero pezzettino di lasagna”
“Un misero pezzettino? Smythe, ti sei divorato tre quarti di teglia senza che ce ne accorgessimo. Non capisco come tu faccia a non ingrassare” si lamentò il moro con una punta di gelosia.
“Me lo chiedo anch’io, sai?” disse una voce proveniente dalla cucina “Mangia quello che vuole e rimane magro. Penso abbia fatto un patto con il diavolo”
Blaine scoppiò a ridere e andò verso la cucina, dove trovò Thad Harwood intento a preparare della pastella per muffin. 
“Ciao Blaine” lo salutò allegro “Sei arrivato in anticipo, non che mi dispiaccia ovviamente”
“ È tutto il pomeriggio che Christie si lamenta della puntura del vaccino e speravo che farla venire qui l’avrebbe distratta” spiegò mentre poggiava le lasagne sul bancone.
Thad annuì “Ti capisco, quando Sebastian ha la febbre diventa peggio di un bambino di tre anni”
“Tre anni e mezzo, per favore” lo corresse l’interpellato mentre si aggirava dietro Thad e gli cingeva le spalle “E poi, non mi sembra che l’ultima volta ti sia lamentato così tanto”
Blaine roteò gli occhi “Potete non parlare della vostra vita privata quando siamo a cena qui? E poi dove hai lasciato Christie?”
Sebastian indicò il salotto “Sta vedendo per l’ennesima volta Peter Pan e le ho detto di chiamarmi quando facevano vedere il coccodrillo”
Thad scoppiò a ridere “Ogni volta che vedi quel film, mi chiedi di comprarti un coccodrillo”
“Ehi, i coccodrilli sono meglio dei cani da guardia!”
“Sì, quando non tentano di azzannarti. Hai visto che fine ha fatto la mano di Uncino?”
Sebastian sbuffò e affondò il viso sulla spalla del ragazzo, borbottando qualcosa sul “Ti odio, Harwood”
Blaine li guardò, quasi invidioso: quei due stavano insieme da anni ormai, nonostante la vecchia reputazione di Sebastian e la permalosità di Thad.Si completavano a vicenda, anche se più di una volta aveva dovuto separarli per nonfarli uccidere a vicenda, ma alla fine tutto tornava normale. 
La verità era che non potevano fare più a meno l’uno dell’altro. 
Avrebbe sempre desiderato un rapporto del genere, tentati omicidi a parte.
Avrebbe voluto qualcuno con cui poter addormentarsi la sera e svegliarsi al mattino, qualcuno che lo avrebbe aiutato nei momenti difficili e gli fosse stato accanto in quelli felici. Qualcuno da amare e da cui essere amato. Qualcuno che avrebbe amato Christie come l’amava lui.
E anche se quel qualcuno in quel momento sembrava prendere le fattezze di un certo Kurt Hummel, Blaine sapeva che non sarebbe stato possibile.
Tornò in salotto e si mise seduto accanto a sua figlia, guardandola con tutto l’amore possibile: lei era la sua priorità, la sua ragione di vita. La felicità della sua bambina era più importante della sua.
 

 

Angolo dell'autrice (terrorizzata)
Buona sera a tutti! Questa è la prima long, quindi diciamo che essere terrorizzata è un eufemismo, ma ho voluto comunque correre il rischio e proporvi questo mio piccolo esperimento.
Da dove è nata l'idea? Dalla millesima volta che ho visto Ratatouille (se non lo avete ancora visto, correte subito) e dalla mia recente passione per la cucina (nonostante mia madre si ostini a non farmi cucinare neanche mezzo dolce). 
Il personaggio della piccola Christie è ispirato liberamente all'amore della mia vita, la mia cuginetta,una piccola peste di tre anni che ne combina di crude e di cotte (Vi dico solo che la storia del vaccino è tratta da una storia vera. E da allora non siamo potute più andare in quella clinica) 
Comunque, sinceramente non s che altro dire, spero solo che questo primo capitolo vi sia piaciuto o almeno vi abbia intrigato un po' :) 
Fatemi sapere cosa ne pensate, se continuare o meno (sì, la mia autostima è pari a zero)
Detto questo (queste note non hanno senso, ma è il panico da novella scrittrice), vi aspetto al prossimo capitolo.
Spero di avervi regalato un piccolo sorriso :)

Baci e Abbracci

Frankie

 

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Frankie92