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Autore: makiskz    20/11/2012    3 recensioni
Cal ebbe un lieve sussultò e, come se si fosse accorto solo in quel momento della presenza di Gillian al suo fianco, fissò lo sguardo negli occhi della donna e per un attimo vi si perse.
Cal vuole proteggere la donna che ama da se stesso, a scapito della propria felicità. Riuscirà nell'intento o i sentimenti prenderanno il sopravvento?
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Facile.
“Facile” non è mai stato un aggettivo  che potesse essere abbinato a Cal Lightman.
La sua infanzia non era stata “facile”, trascorsa nei sobborghi di Londra tra gangs di strada, un padre violento e una madre internata in manicomio.
Non era stato “facile” accettare l’abbandono da parte del padre. Il suicidio della madre, quello no, non l’aveva mai accettato. Ne portava ancora il peso a decenni di distanza. Era il suo assillo, la ragione della sua ossessione nello studiare la prossemica e l’aveva portato a scoprire le microespressioni.
Aveva cercato di allontanare i suoi fantasmi partendo al seguito delle forze armate britanniche durante la guerra nel Balcani. Aveva rischiato la vita più volte e questo lo elettrizzava: la scarica di adrenalina provata a sentirsi sfiorare da un proiettile lo faceva sentire potente, invincibile. Lo faceva sentire bene, almeno per qualche istante. Poi i fantasmi tornavano a tormentarlo, e ogni volta era peggio.
Si sentiva un cane randagio.
Aveva provato a cercare la serenità nel matrimonio con Zoe e si era illuso nell’averla trovata alla nascita di Emily.
No, Emily non era un’illusione. Era il motivo per cui ogni mattina si alzava dal letto e affrontava la giornata, era la sua famiglia, l’unica che avesse mai davvero ritenuto tale. Ogni giorno interpretava cento personaggi ma non quello del padre. Solo con sua figlia si sentiva a sua agio, completo.
Per anni aveva cercato di mantenere in piedi il matrimonio con Zoe ma alla fine si era rivelato un gioco al massacro. La sua ossessione per la verità e la mancanza di fiducia nel prossimo avevano minato il suo rapporto con Zoe fin dall’inizio. Per anni la donna aveva dovuto sopportare lo sguardo indagatore del marito, la sua mancanza di fiducia nel prossimo e l’impossibilità di nascondergli il più banale segreto, fosse stata anche una festa a sorpresa per il suo compleanno. Per anni si erano massacrati a vicenda, litigando per qualsiasi sciocchezza, finché un giorno Zoe aveva fatto le valige e se n’era andata di casa portandosi via Emily, lasciandolo solo, alle prese con il suo nemico più spietato: se stesso.
Era caduto nel baratro della solitudine e forse non ne sarebbe più uscito se non fosse stato per lei, Gillian Foster, la sua socia e amica.
Si erano conosciuti al Pentagono: Gillian era la psicologa incaricata di eseguire una valutazione sul comportamento di Cal. L’uomo stava cercando di far saltare la copertura che i servizi segreti avevano dato all’omicidio della moglie e della figlia di Doyle, il terrorista irlandese segnalato da Cal come pericoloso.
Tra di loro si era subito creata armonia: Gillian aveva cieca fiducia in Cal e si sentiva completamente a suo agio in sua compagnia, malgrado il carattere irrequieto e a volte scostante dell’uomo; Cal apprezzava la lealtà, la sensibilità e la forza d’animo della donna.
Si bilanciavano alla perfezione. 
Poco tempo dopo il loro primo incontro, Cal fondò il Lightman Group e chiese a Gillian di farne parte, non come dipendente ma in qualità di socia alla pari.
Il loro rapporto si era rafforzato, soprattutto dopo il divorzio di Gillian. Si erano avvicinati sempre più e forse qualcosa sarebbe potuto succedere ma poi lei aveva incontrato Burns, si era innamorata e Cal si era nuovamente trovato da solo.
Quando tutti dubitavano di lui, nel caso del pifferaio magico, lei gli era rimasta accanto e gli aveva ribadito che se avesse avuto bisogno di lei, l’avrebbe trovata al suo fianco.
“Sì…lo so, mia cara” le aveva risposto Cal, con un velo di tristezza. Era consapevole che un altro uomo si era interposto tra loro e che gli equilibri del loro rapporto si erano incrinati.
Dopo la fine della storia con Burns, sembrava che si fossero nuovamente riavvicinati ma poi era arrivata Wallosky e aveva messo a dura prova il loro rapporto, in particolar modo durante l’indagine della Disciplinare sulla poliziotta, accusata di corruzione.
Gillian si era rivelata gelosa e protettiva nei confronti di Cal e, se da un lato ciò gli faceva piacere perché sentiva di essere importante per lei, dall’altro lo aveva turbato:  era il momento di saltare oltre quella maledetta linea di confine che si erano posti per separare le loro vite private, coinvolgendo definitivamente Gillian nei suoi casini, o doveva allontanarla di nuovo e preservare la loro amicizia?
E ora si trovava seduto nel suo ufficio, nella sua poltrona vintage di pelle, a fissare le immagini che scorrevano sul monitor del suo laptop. Stava osservando il comportamento di Veronica, la donna che Emily aveva quasi investito e che l’aveva scambiato per suo marito Bart. Il comportamento di sua figlia l’aveva colpito. Sapeva che Emily era una ragazza sensibile ma non si aspettava che prendesse così a cuore quella donna. Era orgoglioso della sua bambina e chiunque avrebbe potuto capire che si era anche un po’ commosso: le sue labbra si curvavano in un lieve sorriso e gli occhi gli brillavano. 
La porta si aprì all’improvviso ed entrò Gillian.
Cal fece un salto sulla poltrona chiudendo immediatamente lo schermo del laptop e, con l’aria di chi fosse stato sorpreso in flagrante, esclamò: “Che c’è?”.
Non sopportava che lo cogliessero senza maschera, quella che indossava ogni giorno per affrontare il mondo, anche se era Gillian.
La donna sorrise e, avvicinandosi, lo apostrofò: ” lo so che non guardavi un porno, non provarci!”
Poi, sedendosi sul bracciolo del divano, continuò: “Non è schizofrenia né è neanche sotto l’effetto di droghe. E’ quello che avevamo pensato: Alzheimer”
Si riferiva a veronica, la donna che Emily aveva quasi investito e che ora si trovava in stato confusionale presso il Lightman Group.
“Quanti anni avrà?”, chiese Cal.
“Tra i 50 e i 60. E’ la forme precoce. Sembra esausta. Sarà in giro da ore, povera donna”
“Fai controllare se un certo Albert, o Bart, abitava all’indirizzo che ha dato ad Emily”
“Non credi che dovremmo chiamare la polizia?”
“Soffre d’Alzheimer, povera donna. Quello da cui stava scappando la spaventa sul serio. O è davvero in pericolo o rischia di ammazzarsi scappando. Non voglio affidarla alla polizia”.
Il tono della voce di Cal esprimeva tutta la sua preoccupazione, e Gillian si trovava un po’ in imbarazzo per la domanda che stava per fargli: “Senti, non prenderla nel modo sbagliato, ma chi sei per deciderlo?”
Con tutta la naturalezza del mondo, Cal rispose: “Sono suo marito, Bart!”
Gillian accennò un sorriso. Non si aspettava un coinvolgimento simile da parte di Cal.
“D’accordo.”, rispose Gillian. “Ma cos’è che stavi guardando? Non dirmi che stai di nuovo spiando Loker? Ti diverti proprio a torturarlo, vero?”
“Ti dirò, avevo pensato a sprecare il mio tempo osservando quel buono a nulla …” rispose Cal, con il suo solito sorriso diabolico.
 “Ma…?” lo anticipò Gillian.
L’espressione di Cal cambiò di colpo e si fece seria. “Stavo osservando Veronica ed Emily” e così dicendo, riaprì il laptop e sul monitor riapparvero le immagini della sala relax del Ligthman Group.
Nella sala, oltre ad Emily e Veronica, c’erano anche Ria e Loker. Quest’ultimo aveva diverse escoriazioni sul volto e Veronica lo stava curando.
Cal si alzò e, spostando il laptop, si avvicinò a Gillian, facendola  accomodare sul divano, alla sua sinistra.
“Volevo osservare il comportamento di Veronica senza la mia presenza, o meglio, senza la presenza di Bart”.
Gillian si avvicinò a Cal per osservare meglio il monitor.
Veronica aveva appena rivelato di essere stata un’infermiera e di aver conosciuto il suo futuro marito proprio durante un turno al pronto soccorso.
L’uomo era stato ricoverato per dei forti dolori addominali ma faceva di tutto per fare il coraggioso, per fare colpo sulla giovane infermiera.
Cal e Gillian seguivano attentamente le parole della donna, per carpire qualsiasi notizia potesse tornare utile a far luce sul suo passato.
Veronica continuava il racconto del suo incontro con Bart: “Io vedevo che stava soffrendo ma voleva apparire forte davanti a me, per qualche ragione. Ma, quando controllai le pulsazioni, mi prese le mani e disse che aveva letto nei miei occhi che quel lavoro mi stava opprimendo e che avrei dovuto trovare qualcuno, o qualcosa, per alleviare quel peso.”
Gillian si voltò verso Cal e lo trovò assorto a guardare il monitor. L’uomo aveva poggiato il mento sul palmo della mano, la testa leggermente inclinata e lo sguardo perso ad osservare il monitor. La sua espressione faceva trapelare una forte emozione e Gillian ne rimase sorpresa: non l’aveva mai visto così, con le difese abbassate.
Veronica continuò: “Diciamo solo che lui era quella persona e che mi diede qualcosa che cambiò la mia vita. E aveva quel modo di guardarmi negli occhi… è buffo ma nella vita nulla accade per caso”.
A quelle parole Cal ebbe un lieve sussultò e, come se si fosse accorto solo in quel momento della presenza di Gillian al suo fianco, fissò lo sguardo negli occhi della donna e per un attimo vi si perse.
Gillian gli aveva cambiato la vita, così come Bart aveva fatto con Veronica, ma lui non poteva né voleva dividere il suo fardello di colpe e dolori con lei. Già l’aveva condotta nel suo mondo, contaminando la sua purezza d’animo, e l’aveva esposta più volte a pericoli.
Cal avrebbe protetto Gillian da sé stesso e dal suo mondo, o almeno ci avrebbe provato con tutte le sue forze, fino allo stremo.
“Cal?”
La voce di Gillian lo scosse dai suoi pensieri.
“Tutto bene?” continuò la donna.
“Sto benissimo, tesoro, non preoccuparti.” rispose Cal, cercando di riprendere il controllo “Fai fare le ricerche che ti ho chiesto, per favore.”
E detto questo, chiuse il laptop, si alzò e si diresse verso il suo studio privato.
Gillian seguì con lo sguardo il suo socio, lo vide chiudersi la porta alle spalle e poi, sospirando, si alzò e uscì dalla stanza.



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E' la mia prima fanfic in assoluto. Critiche e suggerimenti sono bene accetti!
  
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