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Autore: Romanova    20/11/2012    5 recensioni
Ade e Persefone sulle note di "Quando viene Dicembre".
"Perchè le piante non smettono di crescere sui terreni impervi solo perchè sono tali.
E lei avrebbe dovuto fare la stessa cosa".
Genere: Fluff, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Festa e balli, fantasia 
è il ricordo di sempre 
ed un canto vola via 
quando viene dicembre.


 
Non c’era niente di tutto quello, dove è stata portata.
Si è guardata intorno, impaurita dallo Stige e dal suo gorgogliare, ma ha mangiato e non può scappare.
I canti sono quelli di sua madre, quelli che udiva quando curavano la crescita delle messi, all’aria aperta, sotto la volta del cielo azzurro, soprattutto al sole.
Perché la cosa che ama di meno, in quel posto, è il buio.
 O così crede.

Ha sentito il suolo mancarle da sotto i piedi, ha colto un lampo e poi c’è stato spazio solo per la sensazione ansiogena del disorientamento.
Questo è stato tutto quello che ha sentito prima di sparire nelle viscere della terra per regnare su un luogo che non le apparterrà mai.
Di nuovo solo tanta paura.
Passano molti giorni prima che tenti di fare qualsiasi cosa in quel mondo che le è del tutto estraneo.
Qualcosa di attivo, sia chiaro.
Prova a cantare,in una giornata in cui le angosce le danno meno tormento del solito.
Tenta di capire come vivere nel regno dei morti.
Tenta di essere corpo in un luogo d’anime.
Tenta di non aver soffrire in un luogo di tormenti.
Si abbandona a un fuggevole sorriso quando nota che Ade, quel dio dai capelli scuri, la pelle livida e i grandi occhi blu s’è fermato, ha chiuso gli occhi e rispettosamente, l’ha ascoltata.
Chiude gli occhi, prosegue nel comporre strane immagini con la sua voce e improvvisa una strana danza.
La musica ha sempre avuto il potere di calmarla, qualsiasi suono le ha sempre infuso sicurezza come se fosse le braccia della madre che non la stringono più.
Non a dicembre, è arrivato l’inverno.
Ma forse non è così male: si è abituata alla compagnia di quella divinità, giudice dei morti e torturata dai dilemmi dei vivi.
 Afferra la mano del suo sposo, piroetta e cammina, gira e continua a cantare.
Sei mesi sono tanti da passare insieme.
Lui è delicato, gentile e intelligente, stranamente.
Come ha fatto a non accorgersene prima?
Le piante di cui si occupa  non si rifiutano di crescere sui terreni più impervi solo perché sono meno fertili e i sentimenti non sono da meno: mettono radici in qualunque suolo.
Disgraziatamente la compagnia di Ade è un ottimo concime per le radici  che stanno lentamente affondando nella sua anima.
Per scoprirlo doveva solo smettere di aver paura del buio.
Non è facile come sembra:sono serviti mesi di esercizio.



 

forse un giorno tornerò 
il mio cuore lo sente… 
ed allora capirò 
il ricordo di sempre… 
ed un canto vola via… 
quando viene dicembre.



Certo che sarebbe tornata: dicembre è sempre dietro l’angolo.
Ma lo è anche giugno.
Ovviamente sarebbe stata felicissima di rivedere sua madre, che l’attende ogni anno in preda all’ansia e la abbraccia fra le lacrime al suo ritorno, lo ha sempre saputo.
Nessuno sa però che l’infinitesimale battito che il suo cuore manca quando, di notte, spegne con un soffio la luce, prima di addormentarsi è puro orgoglio.
Un po’ d’orgoglio per se e un po’ per essere cambiata.
Che bisogno si ha della luce, se non si teme il buio?
E s’addormenta sotto lo sguardo amorevole di Cerere, che non disdegna di notare il sorriso un po’ più largo della figlia, il suo sguardo più luminoso del solito e l’aria un po’ più fiera di quando è partita per l’Ade.
Forse non è così male che arrivi l’inverno, che la terra si congeli, se è il cuore della sua bambina a fiorire.
   
 
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