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Autore: Hogwarts_lady    20/11/2012    9 recensioni
Perchè? Perchè era così vicino a lei, eppure così distante? Non riusciva a capirlo, era ad un soffio da lei, ma non sentiva il suo respiro, non sentiva il suo calore, non vedeva la luce nei suoi occhi.
E questo lo odiava. Odiava tutto ciò che la circondava, era lì, vicino a lei, ma non riusciva a sentirlo, sentirlo per davvero. A lei piacevano i biscotti al miele.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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A LEI PIACEVANO I BISCOTTI AL MIELE

 

Una ragazza stava tranquillamente seduta in veranda, il capelli morbidamente raccolti sulla nuca da un elegante fermaglio d'argento, gli occhi che seguivano il passaggio dei passanti, le mani strette attorno ad un bicchiere di té ed ogni tanto salutavano un vicino che ricambiava cortese, ma come al solito con la stessa pietà negli occhi. Hermione odiava i suoi vicini, non sopportava le loro feste piene di bambini, i padri di questi bambini sempre impegnati nel barbecue e le mogli vestite eleganti nei loro tubini dai colori delicati e le belle decolté ai piedi, che la guardavano come se fosse una poveretta da consolare e compatire... lei li odiava. Odiava le loro vite patinate, così schifosamente perfette e programmate nei minimi dettagli, e pensare che un tempo anche lei era così falsa... era una menzogna la vita che si erano costruiti: le loro case impeccabili tutte di un identico color crema erano solo il castello della loro frustrazione, i prati sempre tagliati erano solo il simbolismo della loro ribellione oppressa, i dolci sempre squisiti non erano altro se non il pretesto per far sapere a tutti che tutto andava bene, le belle macchine erano solo il premio di consolazione per non vedere per sei sere a settimana mariti o padri, e nell'unica sera in cui come famiglia cenavano assieme questi pensavano ancora al loro lavoro e tutta questa povera gente fingeva di amarsi l'un l'altra anche se infondo aspettavano silenziosamente solo che "l'amico" crollasse così da andare in suo aiuto e mostrargli quanto la loro vita era meravigliosa e quanto bravi fossero a gestirla.

Hermione odiava tutto questo, odiava loro e le loro vite, forse perchè un tempo avrebbe voluto essere come loro, era cresciuta in quartieri residenziali ed aveva sempre creduto di sapere cosa voleva, ma si sbagliava. Ora non era più una bambina, ora aveva capito ciò che voleva... voleva solamente attraversare la strada e aspettare l'alba, poi urlare, urlare al Sole, e chiedergli perché... perché? Perché si ricordava tutto? Si ricordava la notte della battaglia, non voleva dormire, perché sapeva che appena avrebbe abbassato la guardia il suo incubo l'avrebbe tormentata e si sarebbe svegliata con il viso rigato dalle lacrime e il cuore a pezzi.

La guerra. Lei odiava la guerra, ma amava i biscotti al miele...

Affianco a lei un ragazzo, sembra diverso... la guerra cambia la gente... negli occhi porta il ricordo di una vita, la sua vita passata. Forse mai conclusa. Forse mai vissuta davvero. Stoppata a metà senza possibilità di essere conclusa, lasciandola così, mai vissuta davvero. Come meritava.

E' il ricordo a rendere i suoi occhi tanto belli e profondi, in essi vive ancora lui, vive la guerra, l'ultima guerra, forse vorrebbe non ricordare, ma non può opporsi, non più, ora è troppo stanco e fragile...

 

La guerra sta arrivando, sentiamo i suoi forti passi preannunciare ciò che succederà.

Tum, tum come i battiti dei nostri cuori...

Tum, tum come i battiti di un tamburo...

Caos, regna intorno a noi: un caos di emozioni, che ci confondono e tentano di opprimerci, so di aver paura, ma stringimi la mano. Stringila forte così mi sentirò meno solo: non sono un eroe, non voglio esserlo, sono un ragazzo, non un santo e nemmeno un martire.

Concedetemi di aver paura, paura di combattere una guerra, che lentamente si avvicina, e so che molta gente morirà, che io combatta oppure no.

Non è giusto, non è giusto non dormire la notte, non è giusto temere di perdere chi si ama, ma se una cosa l'ho imparata è che: il mondo non è mai giusto.

Non voglio combattere, voglio poter vivere... so che lentamente la morte si avvicina, la sento.

Tum, tum come i battiti del nostri cuori...

Tum, tum come i battiti di un tamburo...

So che non ne uscirò vivo, ma posso ancora scappare, lontano. Via da tutto e non tornare più. Dimenticare, o almeno tentare. Non posso, non dopo aver guardato i tuoi occhi spaventati, terrorizzati dal caos, dal terrore della perdita. Una perdita troppo grande per il tuo cuore ormai indebolito. Starti vicino, anche a costo della vita. La mia, ma forse anche la tua, ormai si sono scontrate, è difficile separarle e dimenticare, andare avanti, in modo che il tempo torni a fluire in un tutto unico.

Si avvicina, ho paura.

Tum, tum come i battiti del nostri cuori...

Tum, tum come i battiti di un tamburo...

Stringimi la mano, stringila forte almeno per sta notte, almeno finchè non tornerà il sole, ho paura... so, ho capito tutto ancora prima che cominciasse la guerra, sapevo già e Lei, la morte, come una vecchia amica paziente mi attende in silenzio.

Ti devo lasciare amore mio, non sarà un dolce addio, ma non ho mai preteso che lo fosse, quindi grazie per alleviarmi il dolore: stringi la mia mano più forte sta notte.

Tum, tum come i battiti del nostri cuori...

Tum, tum come i battiti di un tamburo...

Lentamente arriva... vorrei fermare il tempo, ma non posso. Vorrei tenerti stretta a me ancora per un secondo... ma non ce l'ho. Vorrei... ma non c'è tempo. Il tamburo non suona già più. Il mio cuore non batte, non più

 

La graziosa casa, che avevano deciso di comprare insieme, era troppo grande per lei sola, ma non voleva abbandonarla non ne avrebbe mai avuto la forza. Hermione era sola in veranda quella sera, seduta sulla poltrona in vimini con una coperta sopra le gambe guardava il cielo tingersi di rosso. Ma quel rosso non le piaceva... troppi ricordi, ricordi che non voleva dimenticare, ma nemmeno ricordare. A lei piacevano i biscotti al miele.

<< Come stai? >> le chiese Ron, che le era seduto affianco, come sempre. Ma lei si limitò a guardare la scia di un aereo, non voleva rispondere, non ce ne era bisogno, non più.

Con gli occhi bagnati dalle lacrime si alzò: la coperta cadde a terra, il bicchiere di té si infranse sul pavimento in legno chiaro, la scia dell'aereo sparì, un colpo di vento fece spalancare le finestre della casa. A lei piacevano i biscotti al miele. A piedi nudi scese le poche scale che la separavano dalla strada, mentre una lacrima le solcava la guancia, l'erba incolta le faceva il solletico... ma non riusciva a sorridere.

Perchè? Perchè era così vicino a lei, eppure così distante? Non riusciva a capirlo, era ad un soffio da lei, ma non sentiva il suo respiro, non sentiva il suo calore, non vedeva la luce nei suoi occhi. E questo lo odiava. Odiava tutto ciò che la circondava, era lì, vicino a lei, ma non riusciva a sentirlo, sentirlo per davvero. A lei piacevano i biscotti al miele.

Camminò per la strada mentre il suo vestito bianco veniva mosso dal vento, i capelli raccolti dal fermaglio d'argento involontariamente da Hermione le ricaddero sulle spalle, le guance vennero rigate dalle lacrime, il tempo si fermò, tutto si fermò. Solo Ron la seguiva silenziosamente... sapeva, sapeva e non poteva opporsi, come non aveva potuto opporsi al volere della guerra.

Hermione guardò il rosso cielo, si fermò all'angolo della strada, tutto il quartiere taceva tranne una bambina, una bella bambina dai boccoli rossi e gli occhi azzurro cielo, che silenziosamente giocava all'aperto con le sue bambole, Hermione la guardò per un istante. A lei piacevano i biscotti al miele.

Poi lentamente aprì la mano e con un tonfo cadde a terra la pietra, che la donna da molto tempo conservava come un tesoro. Nello stesso istante sia Ron che la bambina sparirono... per sempre, ed a Hermione non restò null'altro se non continuare a camminare per la via, ancora per un po'.

Ed eccoli di nuovo:

Tum, tum come i battiti del nostri cuori...

Tum, tum come i battiti di un tamburo...


 

N.d.A: Allora riassuntino veloce: Ron è morto e Rose non è mai nata... la cosa è un po' strampalata nel senso logico... ma Hermione sente la loro mancanza, e tramite la pietra della resurrezione gli fa tornare. Ron le è accanto, ma non descritto, come un fantasma; invece Rose è sullo sfondo, dato che non è mai nata la sente solo come si può sentire la mancanza di una cosa mai posseduta. Alla fine capisce che non è giusto quello che sta vivendo e lascia la pietra, con "continua a camminare per la strada" intendo che continua la sua vita. La storia è particolare e, forse, un po' contorta, in senso buono; per eventuali chiarimenti basta chiedere! Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K.Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

  
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