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Autore: sonsimo    09/06/2007    6 recensioni
Gli ultimi pensieri di Mirai no Trunks, prima di far ritorno per sempre nella sua dimensione. La canzone utilizzata è "Stay", di Elisa. Vorrei però chiedere, a chi è prevenuto verso le song-fic in genere, di dare comunque una possibilità a questa storia, perché la canzone qui fa soltanto da sottofondo, da accompagnamento ai pensieri del protagonista, e ho deciso di inserirla perchè mi ha dato l'ispirazione.
Genere: Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rimani

Rimani

 

E così, è finita.

Siamo giunti all'epilogo di questa lunga, e per certi aspetti tremenda, avventura insieme.

Questa esperienza quasi surreale. Non a molti è concesso il privilegio di fare un sensazionale viaggio nel passato, per cambiare il futuro. E soprattutto, per aver modo di conoscere ciò che ci si è persi.

Finalmente ti ho visto, papà.

Rettifico, non ti ho semplicemente visto. Ti ho conosciuto.

Di te sapevo solo ciò che la mamma mi aveva raccontato. Non avevo nemmeno idea di quale fosse il tuo aspetto, perché a quanto pare non ti sei lasciato scattare nemmeno una foto. Ti confesso che quando l'ho scoperto mi sono stupito non poco, ma adesso, adesso che ti ho conosciuto, è tutto chiaro. Sarebbe assurdo il contrario, non riesco proprio a immaginare te che ti lasci scattare una foto. E' ridicola solo l'idea.

La senti, papà? La senti l'ironia nelle mie parole? Sono solo uno stupido, lo so bene che la risposta è negativa. Non avrei mai il coraggio di esprimere dinanzi a te questi miei pensieri ad alta voce, quindi è ovvio che non puoi sentirmi. E, d'altro canto, credo proprio che non cambierebbe niente, pur se io stessi parlando direttamente con te. Perché non mi ascolteresti, o perlomeno fingeresti di non ascoltarmi.

Perché per quanto io possa essere stupido l'ho capito, papà, che non fai altro che fingere. Che comportarti come ci si aspetterebbe da te. Ma non ne comprendo il motivo.

Se sei così forte, papà, perché non ti ribelli a questo ruolo che ti è stato cucito addosso? Perchè non ti ribelli a te stesso?

Ci sono rimasto male quando ti ho visto mettere a rischio la Terra solo per soddisfare il tuo stupido orgoglio. Soltanto l'idea che mio padre, l'uomo che ho sempre idealizzato, il mio eroe potesse permettere lo spargimento di sangue innocente, mi faceva star male. E non riuscivo a capire perché, perché tu ti comportassi così con tutti, perché ti comportassi così con me. 

Quei giorni trascorsi insieme a te nella Stanza dello Spirito e del Tempo sono stati terribili. Non sai quante volte ho desiderato spalancare la porta e fuggire, lasciarti indietro, per non rivederti mai più. Solo il pensiero dei Cyborg che devastavano il mio mondo mi ha trattenuto dal farlo. E ho resistito, ti sono rimasto accanto, a sopportare la tua indifferenza, a guardarti di nascosto, di sottecchi, quando sapevo che non te ne saresti accorto e non avrei dovuto subire il tuo pungente sarcasmo.

You did not dare say a single word

I did not dare ask for something more

 (Tu non osavi pronunciare una singola parola/Io non osavo chiedere qualcosa di più) 

C'erano così tante domande che avrei voluto farti allora, papà, ma non ne ho avuto il coraggio. E adesso so con certezza che non lo avrò mai. Se non è bastato un intero anno trascorso da solo, con te, in quella stanza, temo proprio che sia inutile nutrire false speranze. E poi, oramai, me ne sto andando, sto per tornare nel mio mondo, e so che non ci sarà un'altra occasione.

Non ci sono seconde possibilità, per noi due. 

I've kept my questions secret deep inside

(Tenevo le mie domande segrete, nel profondo dentro di me)

Non  mi sveglierò più, la notte, al suono del tuo respiro, e non avrò più modo di guardarti, finalmente senza timore, finalmente senza la necessità di nascondermi, nel tuo sonno.

Lo facevo quasi ogni notte, papà, e tu non lo saprai mai. Perdonami per avertelo tenuto nascosto, ma so che se l'avessi saputo avresti trovato il modo per impedirmelo, per togliermi anche questa magra consolazione. So che spiarti così è stato un po' vigliacco, ma dovevo farlo. Altrimenti, come avrei potuto imprimere nella mia mente un'immagine così dettagliata e definita nei minimi particolari, un'immagine che potrò portare con me nel mio futuro e che nessuno potrà mai sottrarmi?

La mattina eri sempre pronto prima di me, papà, impaziente di iniziare l'allenamento. Lo sai qual era per me il momento più brutto della giornata, quello che temevo già non appena aprivo gli occhi?

Non quello in cui mi sarei allenato duramente.

Non quello in cui la stanchezza si sarebbe impossessata delle mie membra fino a farmi svenire, dopo ore ed ore di allenamenti estenuanti.

Quello che temevo era il momento in cui ti avrei visto volare lontano da me, per allenarti, senza aspettarmi, senza dare nemmeno segno di esserti accorto della mia presenza.

Temevo il momento in cui avrei voluto mettermi ad urlare, per chiederti di fermarti, di aspettarmi, di allenarti insieme a me, di rimanere, solo per un po', vicino a me. Perché sapevo che non ne avrei avuto il coraggio, e che tu non l'avresti fatto.

Non ti sei mai fermato. Non mi hai mai aspettato.

Non sei mai rimasto, papà. Ed io non te l'ho mai chiesto. Mai.

But I wish I could have let you know about it

a time when I would have said

wait, and please stay

(Ma vorrei aver potuto lasciare che tu lo sapessi/ una volta, quando avrei detto/ aspetta, e per favore rimani)

Avrei voluto farlo. Avrei dovuto farlo.

Ma sai che c'è, papà? Ho scoperto di averlo anch'io, l'orgoglio.

Ed è stato lui, stupido e cieco, che non mi ha permesso di fare qualche passo, solo qualche passo in più, verso di te.

La verità è che ho avuto paura. Ho avuto paura che tu mi respingessi. E so che lo avresti fatto.

Hai visto, adesso, a cosa conduce l'orgoglio, papà? Ci ha impedito di avvicinarci come avremmo dovuto. E come avremmo potuto, in fondo. Perché dopo ciò che hai fatto, quando Cell mi ha ucciso, ho la certezza che ti importa qualcosa, di me. Di questo ragazzo sciocco, stupido ed egoista. Ed orgoglioso. Proprio come te.

Did you mean to push me away?

Please wait, and just stay

did you want it to be this way?

(Volevi spingermi via?/Per favore aspetta, e rimani e basta/volevi che andasse in questo modo?)

La mia vita non è mai stata semplice. Ho sofferto molto, nel mio mondo.

Ed ho imparato che la sofferenza, a volte, è necessaria.

Il destino beffardo ha voluto che a trasmettermi questo insegnamento fosse proprio colui che ha salvato il tuo mondo, e te, papà. Il mio maestro, Gohan.

Capitava spesso, durante i nostri allenamenti, che io mi facessi male. Ero piccolo, poco più che un bambino, e lui era molto più forte di me. Era sempre molto gentile, ma mi allenava sul serio,  e qund'era necessario non esitava a colpirmi. E se a volte mi lamentavo per il dolore, mi diceva sempre che era indispensabile, che da un piccolo dolore sarebbe scaturito, più avanti, un beneficio superiore.

Mi diceva che a volte, il dolore è necessario, e che era stato suo padre ad insegnarglielo, perché tante volte lo aveva abbandonato, per allenarsi o per combattere, per il bene del pianeta.

Lo so, come vedi, che soffrire a volte è necessario. A volte, papà.

Perché questa sofferenza, la sofferenza che c'è tra di noi, che impedisce al nostro rapporto di esprimersi appieno, che crea questa invisibile ed impenetrabile barriera tra le nostre anime, è completamente, intollerabilmente, inutile.

Non è un dolore volto ad uno scopo superiore. Non porterà ad un bene futuro e più grande. Il suo unico fine è quello di non intaccare il tuo stupido, dannatissimo orgoglio. Tutto qui. Niente di eroico, o di altruistico. Solo stupidità. Quella stessa stupidità che mi ha impedito, ogni mattina per un anno, di chiederti di rimanere, papà, accanto a me.

Would you want to know what I've been through?

Through all this time...

(Vorresti sapere quello che ho passato? Per tutto questo tempo...).

Per anni mi sono chiesto come sarebbe stato avere un padre accanto a me, un padre che mi amasse, che mi aiutasse a crescere, che mi allenasse anche, perché ho sempre saputo che eri un guerriero, dopotutto. Che sei un guerriero.

Vedi quanto sono confuso, papà? Non so se parlare di te al presente o al passato. Il tempo, ormai, ha perso consistenza, per me, poiché ne ho infranto le barriere, sono andato contro le leggi della natura, che non mi avrebbero mai dovuto permettere di incontrarti.

Sarebbe stato meglio così, papà?

Sarebbe stato meglio conservare dentro di me l'immagine falsa e dorata che mi ero costruito di te, da rimirare in cerca di conforto e sostegno ogni qual volta ne avessi avuto bisogno? Sarebbe stato meglio immaginarmi un padre certamente orgoglioso, perché la mamma mi aveva avvisato su questo punto, probabilmente molto più a fondo di quanto io non abbia voluto ascoltare, ma allo stesso tempo anche capace di qualche piccolo, innocuo gesto d'affetto, o anche solo di accettazione della mia mera presenza?

Is there a way that could replace

the times you never said

"How've you been?

Do you need anything?

Want you to know I'm here?

Want you to feel me near?"

(C'è un modo che potrebbe rimpiazzare/ le volte in cui non hai mai detto/ "Come stai? /Hai bisogno di qualcosa?/ Vuoi sapere che sono qui?/ Vuoi sentirmi vicino?")

Non ti ho mai chiesto di rimanere, papà. E adesso, sono io che sto per andarmene. Sono tutti qui, davanti alla Capsule Corporation, con lo sguardo triste e un drappo nero attorno al braccio, in segno di lutto per la perdita dell'unico, vero eroe.

Mi guardo intorno. Perché sono uno stupido, e voglio vederti per l'ultima volta.

Ed eccoti lì, non mi meravoglio di vederti seminascosto dietro una parete, e senza alcun segno esteriore di lutto. Ma il lutto è profondamente inciso nel profondo nero dei tuoi occhi, e la tua perdita e la tua sofferenza sono evidenti, per me. Perché te l'ho detto, io ormai ti conosco.

Alzi una mano verso di me. Questo non  me l'aspettavo, ero convinto di trovare totale indifferenza, ancora una volta. E invece, mi stai salutando.

E così, ti guardo per un lungo, lunghissimo istante, cercando di imprimere più che posso quest'immagine nella mia mente.

E per l'ultima volta, incontro i tuoi occhi con la mia silenziosa preghiera nella mente.

Rimani, papà.

Non fisicamente, insieme a me. So che non è possibile.

Rimani nella mia mente. Nei miei pensieri. Nei miei ricordi.

Così, con questo mezzo sorrisetto beffardo sul volto, con la tua aria altera e intoccabile. Perché in realtà, nonostante i miei effimeri desideri da bambino, ti ho sempre immaginato così, forte, immobile, e su quest'immagine ho cercato di plasmare la mia stessa forza.

And you've been and you will be a part of me

that I can't find

and you've been forgiven for your silence 

(E sei stato, e sarai una parte di me/ che non riesco a trovare/ e sei perdonato per il tuo silenzio)

Anch'io sollevo una mano verso di te, papà, per salutarti.

Sono felice di averti conosciuto, e ti lascio con l'augurio che tu, in qualche modo, riesca a trovare la via per vivere senza soffrire come soffri ogni giorno, come soffri anche in questo stesso momento, nel portare il peso di una maschera che non ti appartiene del tutto. So che è impossibile per te rinunciare al tuo orgoglio, ma non permettergli di soggiogarti al punto tale da impedirti di avere un po' di meritata pace, accanto alla mamma e a me, il me del tuo tempo. Tuo figlio, quel figlio che sono, e al tempo stesso, non sono io.

I hope that you will find your way

I hope there will be better days

(Spero che tu trovi la tua via/ spero che ci saranno giorni migliori) 

 

Addio, papà. E grazie.

 

FINE

Nota dell'autrice: volevo ringraziare tutti coloro che hanno recensito la mia shot "Teppista", nella speranza che apprezziate anche questa. In questo periodo sono piuttosto ispirata, e riesco a sfogarmi appieno solo con le one-shot! Sarò felicissima di leggere i vostri commenti, se vorrete lasciarmeli! Sonsimo

 

 

 

  
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