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Autore: Yanothing    21/11/2012    7 recensioni
La mia prima ff basata a grandi linee su una storia vera.
Un amicizia che comincia all'età di sedici anni, periodi molto difficili, problemi con alcool e farmaci, il mondo della musica punk-rock, un amore sano e puro, continue sfide che si infrangono contro le vite dei personaggi, sopratutto contro la vita dell'eterno giovane Billie.
"Portami indietro a un’ora fa, il tempo sta fermo mentre gli anni passano".
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era il primo giorno di scuola e il sedicenne Billie Joe Armstrong stava tranquillamente seduto su un muretto all'ingresso dell'edificio dentro al quale avrebbe dovuto passare il resto dei suoi giorni fino al diploma.
Stava beatamente seduto con la testa tra le nuvole, mille pensieri si annidavano nella sua mente, ma solo una era la sua preoccupazione principale: dove trovare i soldi per comprarsi le corde nuove per la sua amata fender stratocaster che prendeva il nome dal colore, Blue.
Lasciava penzolare le gambe con apatia, dondolandone una a ritmo dei Clash che si insinuavano nelle sue orecchie partendo dal piccolo walkman che teneva nella tasca dei vecchi jeans corti che gli lasciavano in bella mostra una porzione dei suoi calzini bianchi. Portò alla bocca una sigaretta che ormai stava finendo e fece un lungo tiro socchiudendo i suoi enormi occhi verdi, buttò via il fumo dai polmoni e così anche la sigaretta che finì tra le foglie ingiallite dal sole di un cespuglio, si passò una mano tra i capelli corvini e riaprì gli occhi puntandoli verso il cielo.
Quello era il ragazzo del mistero, poche persone parlavano con lui e quelli che ci parlavano scambiavano solo piccoli frammenti di discorsi adolescenziali, quello era il ragazzo dal passato tormentato e dal futuro ancora più torpido.
Davanti a lui si materializzò una macchina, combinata peggio della sua Ford del '67 color verde acqua, l'auto si fermò davanti il viale e dopo pochi istanti da essa scese un ragazzone biondo dall'aria tirata che si affrettò verso l'ingresso della scuola senza dar conto a niente e a nessuno, nemmeno alle raccomandazioni provenienti da una voce femminile nell'abitacolo dell'auto.
Il moro si girò ad osservare quel ragazzo con curiosità, era sicuro di non averlo mai visto prima e mille domande avrebbe voluto fargli, ma sapeva che quello era solo l'ennesima persona che non avrebbe fatto parte della sua vita.
Dopo pochi minuti suonò la campanella e Billie, sbuffando, spense il walkman e scese dal muretto, osservava i teenager dai visi allegri correre all'interno dell'edificio con fin troppo entusiasmo e si chiese dove trovassero quella voglia di correre per quegli squallidi corridoi, appena la maggior parte dei ragazzi furono dentro e tutto sembrava apparentemente essersi calmato, Billie si avviò con passo lento verso i corridoi ormai semi vuoti della scuola, con le mani nelle tasche e lo sguardo rivolto alle punte delle sue converse. Raggiunse il suo armadietto, prese un block notes dalla copertina nera e ruvida, una matita con l'estremità mordicchiata e si avviò verso l'aula di matematica.
Entrò e trovò tutti già seduti e intenti a passarsi compiti, giocare, scherzare in modo infantile, parlare di smalti o di qualsiasi pettegolezzo possibile, sembravano tutti uguali, tutti quaterback e tutte cheerleader, mentre lui, lui era quello fuori posto.
Si sedette in un banco in fondo la classe e si ficcò nelle orecchie le cuffie in attesa dell'arrivo del professore, pochi minuti dopo il ragazzone biondo varcò la soglia della porta e tutti si girarono a guardarlo, tranne Billie che teneva la testa poggiata sul banco e la musica che lo isolava da tutto e da tutti. Il “nuovo” guardò i visi dei suoi nuovi compagni un po' intimidito e poi si andò a sedere accanto al moro, guardò la sua chioma folta che spuntava dalle sue braccia e appena lui gli rivolse un occhiata di sottecchi girò la testa verso la lavagna.
Poco dopo entrò il professore, un uomo dai capelli bianchi e la barba folta, gli occhialetti dalla montatura in oro e la gobba sulle spalle, tutti si alzarono tranne Billie che si limitò a sfilarsi le cuffie e ad assumere una posizione decente, poggiandosi allo schienale e incrociando le braccia al petto, ormai i professori non gli dicevano più nulla, aveano perso le speranze con lui, era stato un bravo alunno e quando si impegnava riusciva a fare qualcosa, però non riuscivano ad imporgli la disciplina, era uno spirito libero, non era fatto per stare chiuso tra quattro mura, si riteneva un ribelle.
Tornarono tutti a sedersi e il professore esordì con un “Abbiamo un nuovo studente” per poi indicare il biondo che dopo un suo cenno si alzò timidamente e, mentre tutti si girarono a guardarlo , si presentò.
“Salve a tutti, mi chiamo Michael Ryan Pritchard”.
Billie lo guardò, osservandogli con insistenza le gote che sembravano diventargli sempre più rosse, si chiese come mai fosse così timido. Dopo un saluto da parte di tutti che portò l'ambiente in un clima da scuola elementare o da terapia di gruppo, Michael tornò a sedersi sotto lo sguardo indagatore di Billie che continuava a fissarlo imperterrito.
“Pritchard non credo che accanto al signorino Armstrong sia un buon posto, perché non ti siedi accanto a Jamie?”
“Perché non è un buon posto accanto a te?” il biondo prese i libri dal sottobanco e guardò Billie.
Billie si girò verso di lui e sorrise sarcastico.
“Sono la feccia della società”.

  
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