Libri > Harry Potter
Segui la storia  |      
Autore: Nene_89    01/07/2004    6 recensioni
Rieccomi qui con la coppia Ron-Herm! I nostri si rincontrano a 33 anni, per una faccendo molto importante... ^__^
Genere: Avventura, Azione, Malinconico, Poesia, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“In che diavolo di pasticcio mi sono cacciata

 Rieccomi qua per la vostra disperazione… :-P. Questa volta ho preso di novo in esame la coppia Ron/Herm in una tragica storia che porta entrambi alla riflessione. Premetto che non so come possa essermi riuscita… vedrete per la prima volta un Voldie stranamente comprensivo… sarà per la vecchiaia!! Poiché questa fanfiction è bastata su due poesie, (ho scritto song-fig ma in realtà è una poesia-fic ;-P) non certo inventate da me, in fondo scriverò tutti i vari copyright… intanto specifico che tutti i personaggi, esclusa Sarah Granger, sono di proprietà di J.K.Rowling. Grazie Jo, per averli inventati!!!

 

I passi scritti in corsivo sono ricordi, quelli in corsivo neretto sono versi o strofe di poesie.

 

 

 

“In che diavolo di pasticcio mi sono cacciata? Cosa ne sarà di me, e della mia vita adesso? Perché voglio sempre fare l’eroina? Merito forse, tutto ciò? Merito questo male? Forse sì, forse è tutta colpa mia. C’è chi dice che voglio mettermi in mostra, ma quelli che dicono così sono gelosi, sono invidiosi. Però… però forse hanno ragione, perché adesso non ci sono loro in questo pasticcio, ma ci sono io.”

-         Signorina Granger! –

“Due grosse braccia mi stanno alzando a forza, e presto mi toglieranno la benda. Ecco, mi hanno lasciata. Dopo avermi picchiata, torturata, malmenata, offesa e minacciata, le persone senza un volto che mi hanno fatto del male in questi due giorni finalmente avranno una spetto. Ecco che mi stanno per levare la benda: sono al cospetto di sua magnificenza Lord Voldemort.”

 

-         Ron, c’è qualcuno che ti vuole nel camino! –

-         Cosa, John? – rispose l’uomo dai capelli rossi sorridendo.

-         Ma sì, è apparsa la faccia di una ragazza nel camino, e ha chiesto di te! Ė una tipa bellissima, amico, io correrei! – rispose il giovane ragazzo con uno sguardo malizioso.

-         John, sono ormai cinque anni che sono in Irlanda a lavorare come giornalista. Mi pagano da fame e lavora otto ore al giorno… non ho tempo di incontrarmi con le donne. Quindi smettila di prendermi in giro. – rispose l’altro continuando a leggere il suo giornale.

-         Allora ci parlo io! – esclamò velocemente John.

-         No… no, vengo… -

 

“Chi diamine può volermi? Sicuramente qualcuno che ha sbagliato, probabilmente una bellissima fanciulla che cerca uno di quei balestrati tutti muscoli niente cervello che appena mi vedrà farà la faccia disgustata per miei jeans logori, per i Doc Martens slacciati e per la camicia a quadri un po’ sporca. Sono anni che non mi interesso alle donne, precisamente da sedici anni. Ho ricevuto una bella batosta, e da allora… nessuno mi crede, eppure non mi attraggono nemmeno più. Non faccio altro che pensare a lei, al suo sorriso, ai suoi modi dolci, all’aria sempre pacata…”

Ė proprio per questo che appena arrivo davanti al camino non credo ai miei occhi. Tra le fiamme, scorgo distintamente il suo volto. I tratti morbidi, l’aria sempre pensierosa, e quel sorriso sempre così dolce. Sono passati quindici anni esatti, eppure il volto è identico. Se lei non inizierà a parlare rischierò di cadere per terra. Sono già in trance…

-         Ron, devi aiutarmi. –

Quanto tempo è che non sento la sua voce, quanto tempo è che non odo il suo riso melodioso? Improvvisamente comincia a piangere, a piangere disperatamente. Farei qualsiasi cosa per te, farei tutto per te. Non piangere, non devi essere triste…

-         Farò tutto quello che vuoi. Non disperarti… -

-         Ron, tu hai una figlia. Ė una femmina ed ha quindici anni. Lei è… lei è tutta la mia vita! Ma adesso lei è in pericolo, per colpa del mio lavoro schifoso, che l’ha messa nei guai! Voldemort l’ha presa, perché vuole me, ma io senza di lei non posso vivere! –

Quante cose tutte insieme… una figlia? Io, che ho appena trentatré anni ho una bambina? Non una bambina, una ragazza? Io, che da quindici anni non avevo un motivo di vita, che mandavo avanti questa esistenza soltanto per abitudine, soltanto perché speravo di vederti, io che ogni notte ti ho sognata, scopro di avere una figlia, da te? Ė strano, ma è così… così fantastico. E tu sei così disperata. Non penso nemmeno lontanamente ad arrabbiarmi. Devo proteggerti, e devo subito venire da te a salvare nostra figlia. Non mi importa se tu mi ami ancora o no, l’importante è farti felice e conoscere questo dono del cielo che tu, tu, il mio sogno di ogni notte da vent’anni, hai tenuto in grembo per nove mesi ed hai cresciuto per quindici lunghi anni a mia insaputa.

-         Dammi il tuo indirizzo. Domani sono da te. – sono le uniche parole che riesco a mormorare.

-         Oh, grazie a Dio! Temevo che mi dicessi di no, e… e io non so come fare per salvarla… lei… -  come sei bella… - Sto a Londra… ad Hogsmeade… via Flamel 27. Grazie Ron… grazie. –

-         Come si chiama? – è una domanda stupida, eppure per me è importantissima… non so perché, ma so che se non saprò il suo nome soffrirò tantissimo.

-         Sarah. Sarah Granger. – tremi, mentre pronunci il suo nome. – Tu hai già una… famiglia? Ti metterò nei guai, perdonami ma io… - 

-         Non ho né una famiglia, né degli amici, né una ragazza. Vivo da quindici anni senza sapere capire che cosa aspetto a suicidarmi. Adesso finalmente ho improvvisamente due grandi motivi di vita. Va ad Hogwarts? –

Annuisci soltanto… sapere che la mia piccola è nelle mani della McGranitt mi tranquillizza.

-         Ė nei Tassorosso. –

Non riesco a parlare. Ciò vuol dire che è buona, gentile, dolce, disponibile, intelligente, rispettosa delle regole… e chissà quante altre capacità ha.

-         Sei deluso? –

-         Come posso essere deluso? – la sua domanda mi stupisce, e le rispondo tranquillamente senza pensare.

-         Bene, allora domani verrai tu a casa mia. Ti prego, arriva più presto che puoi… -

Il suo volto svanisce tra le fiamme come è comparso. Non riesco a pensare… non riesco ad agire. La mia vita ha preso improvvisamente una svolta… una svolta stupenda. Salverò Sarah, dovessi uccidere Voldemort in persona. La salverò per te, per me, per lei, per noi. La salverò perché ricordo la dolce Hermione, la diligentissima adolescente che correva in giro per Hogwarts, sempre con i libri in mano, sorridente e allegra, con un bagliore magico negli occhi, che forse none era molto apprezzata dagli altri, ma che a me appariva bellissima.  

 

Silvia, rimembri ancora

Quel tempo della tua vita mortale

Quando beltà splendea, negli occhi tuoi

Ridenti e fuggitivi,

e tu, lieta e pensosa,

il limitar di gioventù salivi?

 

Nella disperazione vedo accendersi un barlume di speranza. Non si è arrabbiato, anzi era felicissimo. Non ci crederà, ma nemmeno io ho potuto pensare ad altri, in quindici lunghi anni. L’ho sempre amato tantissimo, pensavo solo a lui. Sarah è la versione di Ron al femminile. Dolce, allegra, spensierata, simpaticissima… forse se avessi agito in modo diverso non mi ritroverei così sola, adesso. Se quindici anni fa non avessi temuto che lui avrebbe potuto lasciarmi, se quando ho scoperto di aspettare Sarah non avessi temuto di ricevere una tremenda umiliazione e gli avessi detto che stava per diventare padre, nonostante i suoi diciotto anni, tutto sarebbe stato molto più semplice. Considerata la sua attuale reazione probabilmente non avrebbe agito come temevo. Forse sarebbe stato molto felice. Ma ormai sono passati troppi anni da allora. Avevo solo tre anni più della piccola Sarah. Ma nemmeno lei è piccola. Non è affatto piccola. Ė molto matura e intelligente, è bellissima ed ha il corpo di una ragazza. Come se la starà cavando, adesso? Sono molto preoccupata per lei, ma sono anche turbata per la mia chiacchierata con Ron. Ho provato delle emozioni troppo… troppo forti, per essere reali. Avevo paura di morire. E adesso, che l’ho rincontrato dovrò consegnarmi a Lord Voldemort. Non posso, non posso. Troverò il modo di prendere Sarah e di fuggire con lei. Con lei e con Ron, in un luogo lontano… e finalmente saremo una famiglia.

 

Non so nemmeno come ho fatto, ma sono riuscito a trovare un treno che partisse stamattina alle sei. E adesso, alle otto, sono a Londra. Vado alla stazione King Cross, la stessa stazione dove anni fa prendevo il treno per andare a scuola, e prendo il treno che in meno di un’ora mi conduce ad Hogsmeade. In quindici anni niente è cambiato… da lontano vedo la Stamberga Strillante… che fine avrà fatto, il vecchio Harry? Harry… non ho più notizie di te da quasi dieci anni. Ma adesso non posso preoccuparmi per te, amico mio. Devo correre, devo andare in via Flamel. Chiedo ad un’anziana strega dove si trovi quella via e corro, corro nella neve. Già, qui nevica. Era tanto che non vedevo la neve. Siamo a gennaio è c’è davvero moltissima neve. Sarà alta almeno un metro. Corro, corro, corro nel ghiaccio, corro nella neve, i pantaloni si bagnano, i piedi mi dolgono, ma non importa. Sto per arrivare al numero ventisette ed improvvisamente casco. Sono scivolato per colpa di una lastra di ghiaccio, e mi ritrovo tutto bagnato. Ho anche picchiato la testa. Rido. Rido. Come posso non essere felice? Coperto di neve, con un taglio che va dalla tempia destra fino al collo, davanti la portone della casa di Hermione. Non posso non ridere. Ecco che all’improvviso il portone si apre, lentamente. Le emozioni che ho provato alla vista del suo volto nel camino ieri sera non sono nemmeno paragonabili e ciò che sto provando adesso. Comincia a girarmi al testa in modo spaventoso e cado a terra. Figura di merda mondiale. Mi si avvicina con aria preoccupata. Un angelo, una creatura irreale. Un sogno, una piccola nuvola argentata fluttuante in quest’aria così fredda. Si china. Sembra una madre con il suo bambino. Una madre. Lei è una madre.

-         Ma che hai fatto, al viso? –

-         Perché? – sono le uniche parole che riesco a dire, con voce strozzata.

Perché.

-         Perché hai uno squarcio sulla parte destra del viso che ti va dalla fronte a sotto la bocca! –

Che idiota, che sono. Ė logico. Una persona sana di mente proverebbe dolore. Sono appena caduto a terra, sanguino e sono semi sdraiato sulla neve. Dovrei avere freddo e dovrei star male.

Non ci riesco, è più forte di me. Non riesco a credere che sia lei. Ė passato troppo tempo. Le tocco con una mano il volto. Ė calda, è solida, è lei. Non sto sognando. Chiudo gli occhi. Non so perché faccio questo gesto, ma sento la necessità di farlo.

-         Entra dentro. – dice lei, alzandosi.

Mi alzò di scatto ed entro all’interno della sua casa. Appena lei chiude il portone non resisto alla tentazione e le tocco il volto. Parte per parte. Mi sembra un sogno. Eppure è la realtà. Lei tace, mi sta davanti. Determinata, solida, come sempre. Ma trema. D’un tratto comincia a singhiozzare, e mi abbraccia. Lascio che si rannicchi addosso a me e cominciò ad accarezzarla.

 

“Hermione, che fai? Dai, siamo quasi a fine quadrimestre, è maggio inoltrato, non puoi stare sempre a studiare!”

“Proprio perché siamo a fine quadrimestre devo stare a studiare! Non tutti sono come te, eh!”

“Si, ma tu fai i compiti canticchiando!”

“E allora?”

“Beh, mi disturbi!”

“Ma se nemmeno li fai, tu i compiti! Vuoi convincere addirittura me, anima buona e zelante, ad uscire e a mollare i libri!”

“Herm, siamo al sesto anno, siamo giovani, allegri, felici, abbiamo sedici anni e mezzo… se non usciamo ora quando usciremo?”

“Non mi rompere. Esci, per favore.”

“Si, ma tu non cantare!”

“Uffa! Io faccio quello che voglio!”

“E va bene, noiosa!”

 

Sonavan le quiete stanze

e le vie d’intorno al tuo perpetuo canto

allor che all’opre femminili sedevi,

assai contenta, di quel vago avvenir

che in mente avevi. Era il maggio odoroso:

e tu solevi cosi menare il giorno.

 

Non è possibile, che lui sia qui. Ė identico, spiccicato, tale a quale ad allora. I modi impacciati, il volto così dolce, e il fisico così bello. Già fuori mi aveva sfiorata. Ma come entriamo in casa comincia a toccarmi tutto il volto. Non riesco a resistere e lo abbraccio. Piango, piango per Sarah, piango per la nostra storia, piango per quindici anni sprecati.

Comincia lentamente ad accarezzarmi tutto il corpo, e in breve si avvicina alla mia bocca e mi bacia. Non posso resistergli. Non voglio, non è quello che desidero. Mi lascio andare e comincio a rispondere ai suoi baci.

 

Dopo che ti ho stretta un po’ a me voglio parlarti. Non amo solo averti accanto, non è solo il baciarti che mi rende felice, è anche il parlare con te. Mi siedo per terra e ti tengo fra le mie braccia, la tua testa schiacciata contro al mio petto.

-         Come mai Voldemort ha preso Sarah? –

-         Perché io sono un’Auror. Vuole che diventi dei loro. Per salvare Sarah mi consegnerò a loro, ma tu promettimi che ti occuperai di lei. –

No, no, no! Nemmeno per sogno! No, ora ti ho ritrovata e tu non puoi di nuovo scapparmi! Lotterò, lotterò, te lo giuro, ma non ti farò fuggire una seconda volta!

-         No. –

-         Cosa no? –

-         Non ci sarà questo baratto. Organizzeremo una buona squadra e salveremo Sarah senza che tu te ne vada. –

-         Ma… -

-         Non voglio sentire obiezioni. Domattina ci alzeremo e in un giorno raduneremo almeno cento persone. Non ci vuole niente, basta pensare ai nostri compagni di Hogwarts. –

 

I suoi occhi rossi sono terribili, il volto serpentino è talmente magro da fare impressione. Ė la perfetta rappresentazione di tutti i mali. Il suo respiro è un sibilo, un freddo, ghiacciato sibilo. Un respiro gelido, un respiro di morte.

-         Non è nemmeno una ragazza. Ė una bambina. –

Al suono della sua voce vengo scossa da un brivido. Un brivido gelato.

-         Come ti chiami? –

Non riesco a rispondere, ho troppa paura. Taccio e abbasso al testa. Da dietro un uomo incappucciato mi tira un violento colpo in testa e grida:

-         Il Signore oscuro ti ha posto un quesito: rispondi, schifosa mezzosangue! –

-         Bill, non picchiarla. Nessuno si azzardi a picchiarla. Questa ragazzina è sotto la mia protezione. Non devi aver paura di me. Comprendo il tuo timore, ma non voglio farti del male. –

Mi si avvicina e mi porge una coperta e un piatto con del cibo. Dopodiché mi inviata a sedermi su  una sedia accanto a lui. Sono tre giorni che sono qua dentro, bendata, al freddo, bagnata fradicia, tre giorni che non mangio e che bevo pochissimo.

Non riesco a resistere: sto troppo male. Mi metto la coperta sulle spalle e mangio in silenzio.

-         Come ti chiami? – ripete a domanda, stavolta con tono più dolce.

-         Sarah. – la mia voce è poco più che un tremito.

-         Quanti anni hai, Sarah? –

-         Quindici. –

-         Quindici. – fa un sorriso e poi dice: - Quindici. Sei poco più che una bambina. Sei molto coraggiosa però. Ho saputo soltanto adesso che i miei uomini ti hanno picchiata per tre giorni di fila, eppure tu non hai mai detto niente. Urlavi e basta. Sai, non ho ordinato io di picchiarti. Sono degli stupidi. E ne hanno subito le conseguenze, poi. Li ho uccisi. Sei una bambina molto carina. Fai il quinto anno ad Hogwarts? –

Annuisco. Mi sento terribilmente presa in giro. Tra poco getterà la maschera e mi torturerà anche lui. Per cosa, poi… non so nemmeno perché tre giorni fa mi hanno presa, mentre passeggiavo nel giardino della scuola. Non lo so. Non ho fatto niente…

-         A Grifondoro, come la mamma e il papà? –

-         Mio padre non era a Grifondoro. Mamma nemmeno lo conosceva. Ė stata con lui una notte poi no si sono più rivisti. – dove ho trovato il coraggio di dire una simile cosa?

-         Sei cresciuta senza un papà? – esclama lui con aria stupita.

Faccio cenno di sì con la testa. Zio Harry, mamma, voi due che siete Auror, perché non venite qui a salvarmi? Ho tanto bisogno di voi… ho tanta paura.

-         Mi dispiace. – sembra quasi sincero. Il signore oscuro dispiaciuto per una mezzosangue…  - Mi sembri me, sai? Anche il tuo papà ti ha abbandonato, proprio come ha fatto il mio. Ma almeno tu hai una mamma, piccola, saggia Sarah. E Harry Potter lo conosci? Ma si che lo conosci, che domanda stupida. Ė il più caro amico della tua mamma. Gli vuoi bene? –

-         Si. –

-         Sei una Grifondoro perfetta: decisa e coraggiosa. –

-         Non sono una Grifondoro, sono una Tassorosso. –

-         Davvero? –

-         Si. –

Mangio di malavoglia. Voglio tornare a casa, i miei nervi stanno crollando.

-         Quando Harry aveva la tua età erano già almeno tre o quattro volte che cercavo di ucciderlo. Ma tu, piccola Sarah, non devi essere uccisa. Non ne sarei nemmeno capace. Sei una ragazzina in gamba, mi piaci. Vorrei che tu fossi mia figlia. Tu sei qui perché tua mamma, per darti la libertà, si dovrà consegnare a me. –

-         No! –

Mi alzò in piedi, furibonda. Non possono toccarmi mia madre! Che vogliono da lei? Lei è l’unica cosa che mi rimane… non ho nemmeno un padre.

-         No! Lei è tutto per me, non l’avrete, no! Uccidete me! – ormai non ho nemmeno più paura, tanta è la disperazione. – Che vi costa? Uccidetemi, vi prego, ma lasciate in pace mia madre! Lei non ha fatto niente di male lei è bravissima e buonissima! –

Improvvisamente cado a terra per la stanchezza. Non ho dormito quasi per niente, ho troppo freddo, ed ho mangiato pochissimo, poiché proprio non sono riuscita a mettere in bocca queste pietanze. Provo… ribrezzo.

Cado sopra ad una pozzanghera e vedo la mia immagine: ecco cosa sono… una ragazzina sporca e piena di lividi, con i lungi capelli castani e lisci incrostati di sangue rosso e di terra nera, gli occhi verdi gonfi e il mio volto, il mio volto così sgraziato tagliato in più parti e pieno di cicatrici. La mia divisa scolastica è sporchissima e bagnata, e anche le mie gambe sono ovunque graffiate. Rimarrò per sempre qua, cullata dall’acqua di questa pozzanghera, cullata dalle lacrime che mi rigano il volto, cullata dal mio desiderio di essere a casa. Due braccia mi tirano su dolcemente, ma con forza. Vengo portata di nuovo nella mia cella e lì mi addormento, esausta e ancora confusa per il mio incontro con Lord Voldemort.

 

I propositi erano buoni, eppure… eppure nessuno vuol partecipare  a questa spedizione. Siamo riusciti a mettere insieme soltanto un certo numero di persone, ma sono troppo poche. Appena i vecchi compagni ci sentivano erano felici, contenti, ma quando scoprivano il perché della telefonata ci liquidavano con un veloce: “Mi dispiace, io adesso ho famiglia e non posso permettermi di rischiare.” Oppure con un laconico: “Ė una missione suicida…”.

La lista è breve, troppo breve… ma Hermione è fiduciosa, e a me basta.

Harry, che ho scoperto che è rimasto in contatto con Hermione dopo il suo ritorno a Londra, quando io ormai ero già partito, ha subito accettato. Conosce benissimo Sarah, è quasi un padre per lei è farebbe di tutto pur di salvarla. Queste parole mi hanno un po’ ferito… il mio vecchio migliore amico mi ha spiegato che non ha potuto rintracciarmi ed informarmi della nascita di mia figlia perché Hermione non voleva, e questo può essere anche capibile, ma il fatto che abbia fatto da padre alla mia bambina è un po’… frustrante. Ma a desso non posso pensare a queste sciocchezze: Harry ha accettato, Fred, George, Bill, Charlie e Ginny, (Percy è morto dieci anni fa lottando come Mangiamorte) appena mi hanno sentito telefonicamente sono stati felicissimi, poiché erano ormai molti anni che telefonavo loro soltanto per gli auguri di Natale, Pasqua e compleanno, e con loro anche le rispettive famiglie. Quindi siamo già a dieci: Harry, Fred e sua moglie, George, Bill e sua moglie, Charlie e sua moglie, e Ginny e il suo ragazzo. Grazie a Dio hanno accettato anche Neville Paciock, nonostante abbia un bambino di sette mesi, Padma Patil, Colin e Dennis Canon, Penelope Light, Alicia Spinnet, Katie Bell, Oliver Baston, Cho Chang, tre amici di Harry ed Hermione che lavorano come Auror insieme a loro (Matt, Sam e Sandra) e addirittura anche qualche Serpeverde: Millicent Bulstrode, Pansy Parkinson e Draco Malfoy, che è scappato si casa a diciotto anni, rinunciando così a diventare Mangiamorte.

Venticinque trentenni contro Lord Voldemort e la sua potentissima schiera di Mangiamorte.

 

Sono fiduciosa, Ron è stato bravissimo. Ha già organizzato un gruppo di venticinque persone. Venticinque persone… possono sembrare poche, eppure sono una marea. Domani, alle tre del pomeriggio in punto, attaccheremo la residenza di Voldemort. Grazie al mio lavoro so dove si trova… e presto Sarah sarà libera. Il piano d’attacco è fingermi pronta al baratto, dopo che avranno liberato Sarah entreranno gli altri ed attaccheranno. Ron uscirà fuori con Sarah e anche io cercherò di fuggire. Poi scapperemo tutti. Se non ce la farò a scappare… è stato messo anche in previsione questo piano. Se non riuscirò a fuggire gli altri torneranno il giorno seguente, e finalmente potrò evadere. Intanto, la cosa che più mi preme è la salvezza di Sarah e di Ron. Tutto il resto passa in secondo piano. 

 

“Ė mattina, mi sono appena svegliata, tutta dolorante per il duro pavimento e per le percosse che ho ricevuto in questi giorni, e sento un gran trambusto… voci lontane, urla, vedo da lontano schizzar sangue…”

Mi alzò malamente ed esco dalla mia cella, che è stranamente aperta.

Improvvisamente capisco tutto: un gruppo di persone, probabilmente Auror, ha attaccato la sede di Lord Voldemort. Ho paura, ho moltissima paura. Vedo che fuori dalla mia cella, sopra uno scaffale c’è la mia bacchetta. Legno di frassino, 14 pollici, con dentro un pelo di unicorno. La stringo al petto, felice di averla ritrovata. Sto per rientrare nella mia cella quando vedo mamma. Mamma! Volsemort l’ha tra le braccia, l’ha fatta prigioniera. Senza pensare a quello che faccio corro verso di lui, voglio ucciderlo, voglio fargli del male!

 

Il piano non è andato come speravamo: siamo troppo pochi e troppo inesperti, qualcuno è già morto, e Voldemort ha catturato Hermione. Ad un tratto noto una ragazzina che corre stancamente verso Hermione. Ha dei capelli lisci e molto lunghi, di un colore molto strano, un castano che sul rossiccio…  il corpo scattante, le forme già strutturate, il volto sporco di terra e di sangue, la divisa dei Tassorosso di Hogwarts bagnata e imbrattata. Due occhi verdi brillano su quel volto di bambina così malridotto, due occhi verdi la spingono a gettarsi nell’ardua impresa di salvare Hermione. Improvvisamente vengo illuminato: gli occhi di Ginny. Quella ragazza ha gli occhi identici a Ginny, i capelli simili ad un incrocio tra i miei e quelli di Hermione, ed il mio volto con tratti più dolci…

Mi lancio verso di lei e l’afferro tra le braccia, mentre la ragazza urla, scalcia, piange, mi morde le braccia. Faccio segno di battere in ritirata e tutti mi seguono. Ė impossibile cercare di combattere: torneremo tra qualche giorno, e riavremo Hermione. Durante la corsa che ci ha portati in questo boschetto poco lontano dalla sede di Voldemort, dove ci stiamo nascondendo, non ho mai smesso di guardare Sarah. Mi guardo intorno e vedo che i miei amici non ci sono. Cazzo!

La ragazza continua a guardarmi con aria stupita, quindi sorrido e la metto a terra:

-         Sono un amico di mamma, mi chiamo Ron Weasley. –

-         Oh… capisco. – arrossisce e abbassa lo sguardo. – Mi scusi allora, temevo che lei fosse un Mangiamorte. Ma la mamma? –

-         Ė stata catturata purtroppo, ed adesso eravamo troppo deboli per salvarla. Torneremo tra pochi giorni. –

-         Mi perdoni signor Weasley, ma chi è lei? Mamma non mi ha mai parlato di un suo amico che si chiamasse con il suo nome. Non che dubiti di lei ma… -

-         Tranquilla. Sono l’ex ragazzo di mamma. Molto ex. Sono quindici anni che non la rivedevo. – questa ragazzina è incredibilmente dolce ed educata, e averla fra le braccia mi rende felice ed orgogliosa.

-         Temo che si sbagli. – mi fissa con aria pensosa. – L’ultimo ragazzo che mia madre ha avuto a diciassette anni è stato mio padre, che l’ha abbandonata appena ha saputo che lei era incinta. –

-         Forse il tuo papà non ha proprio mai saputo che la mamma era incinta, ed appena la mamma si rifatta viva lui è corso da lei e da sua figlia perché sarebbe stato molto felice di vivere con voi per quindici anni. – forse ho azzardato troppo, ma lei DEVE sapere.

-         Capisco. – sembra tranquilla, calma e razionalissima. Che ragazzina! – Allora mamma mi ha raccontato una bugia per tutto questo tempo. Era lei che non aveva informato papà del fatto che aspettava un bambino. –

-         Esatto. –

Tacciamo entrambi per qualche minuto, poi lei si volta e dice:

-         Mi scusi se mi permetto, ma io sono ben nota per la mia scarsa capacità di comprendonio. Lei è mio padre? –

Comincio irresistibilmente a ridere.

-         Forse ho detto una sciocchezza, mi perdoni. –

-         No, non hai detto una sciocchezza. Mi fa ridere il tuo modo di parlare. Sei un esatto misto fra me ed Hermione. Educata, perfetta, gentilissima ma… tonta, come me. -

-         Ma… -

-         Si, sono tuo padre. –

-         Va bene. –

 

Il giovane ragazzino dai capelli rossi spalancò la finestra del dormitorio maschile, e gridò, rivoltò verso il dormitorio delle ragazze:

“La smetti di cantare? Non mi riesce studiare!”

Non ricevendo alcuna risposta sorrise del suo falso dar fastidio ad Hermione, che derivava da un amore covato troppo a lungo, e osservando il lago di Hogwarts, e i monti dell’Inghilterra, continuò ad ascoltare il suono melodioso della sua voce.

 

Io gli studi leggiadri

Talor lasciando e le sudate carte

Ove il tempo mio primo e

Di me si spendea la miglior parte

D’in su i veroni del paterno ostello

Porgea gli orecchi al suon della tua voce

Ad alla man veloce che e percorrea la faticosa tela

Mirava il ciel sereno, le vie dorate e gli orti

E quinci il mar da lungi e quindi il monte

Lingua mortal non dice quel che io sentia in seno

 

-         Bene, bene… buongiorno Hermione. –

Odio Lord Voldemort. Lo odio, lo disprezzo e non lo temo. Mi volto dalla sua parte con aria sdegnosa e, incurante delle percosse che ho ricevuto questa notte e del fatto che abbia le mani legate dietro al schiena gli sputo il faccia.

Una smorfia di disgusto appare sul suo volto. Una smorfia di rabbia. Ma non ho paura. Adesso Sarah è al sicuro con il padre più fantastico che le potesse capitare e non temo più niente.

Si pulisce il volto e sorride, con fare malefico.

-         Hermione… ti stimo tantissimo, ma forse azzardi un po’ troppo… sei la migliore Auror attualmente in circolazione, ma ti forse migliore di Lord Voldemort? –

-         Sicuramente. –

-         Davvero? –

-         Certo, e non per le mie capacità magiche, che rispetto alle tue, Tom, sono minime. –

-         Hai la presunzione di darmi del tu e di chiamarmi con il mio antichissimo nome e dici di essere molto più debole di me in combattimento… e allora perché ti credi migliore di me? –

-         Perché io so cosa significa amare, sono piena di amici che mi vogliono bene per ciò che sono e non perché mi temono, ho una figlia e dei genitori che farebbero di tutto per me. Ti sembra poco, Tom? – lo guardo con aria di scherno.  

-         No, mi sembra molto, e ti invidio molto per questo, davvero. Ma comunque non voglio ricevere lezioni su come amare da una che ha abbandonato il suo ragazzo per orgoglio negandogli di avere una figlia per oltre quindici anni. –

A questa osservazione vengo punta sul vivo e mi sento terribilmente ferita.

-         Cosa ne sai tu, della mia vita? Ho agito così perché non conoscevo bene Ron e temevo che mi avrebbe abbandonata! Meglio sola che rischiare di essere rifiutata! –

-         E questo lo chiami amore? –

-         No. Lo chiamo orgoglio. Ma ammetto di aver errato. Riconosco le mie colpe, che sono certamente minori delle tue, e per questo di disprezzo, Tom. –

-         Tua figlia è in gamba, lo sai? –

-         Certo che lo so. –

-         Ma non è uguale a te. Da te ha preso soltanto il coraggio e la forza di resistenza. Ha preso molta dolcezza, timore e sbadataggine dal padre. –

-         Sarah non è un mio clone. –

-         Appunto. Bene, Hermione, passiamo al sodo. –

-         Mi stavo appunto chiedendo cosa aspettavi, Tom. –

-         Volevo umiliarti, ma con te non è possibile. Sei tu che umili me. Si umilia soltanto i vili, Hermione, e tu non sei una vile. –

-         No, si umilia soltanto chi non è capace di amare. –

-         Ne sei certa? –

-         Sono certa di tutto ciò che dico, altrimenti starei zitta. –

-         Giusto. Bene, vuoi unirti a noi Mangiamorte? Sei migliore di qualsiasi mio servo, sei forse al mio pari, ragazza. –

-         Lo considero un insulto. –

-         Rispondimi e smettila di essere ironica. –

-         Che domande. Mai sarò dei vostri, mi sembra logico. –

-         Neppure se uccideremo Sarah e Ron? –

-         Non li ucciderete. Sarah ti è piaciuta, la vedi in qualche modo simile a te. Non chiedermi perché, grazie a Dio non ti assomiglia affatto. Forse ha risvegliato in te quel briciolo di senso paterno che provi, in quanto è priva di un padre. E Ron ti piace, anche se è stato a lungo il migliore amico di Harry Potter. Lo vedi come un ragazzo a posto che finalmente può aiutare Sarah. Non gli farai niente, lo so. –

-         E se ti uccideremo? –

-         Non temo la morte, Tom. –

-         Ma pensa a tua figlia, rimarrebbe orfana di madre. –

-         Le adesso ha Ron. Non ho paura, mia figlia è in buone mani. –

-         E se la convincessimo a diventare dei nostri? –

-         Sai meglio di me che non accetterebbe mai. –

-         E se ti torturassi? –

-         I tuoi uomini mi hanno già torturata durante tutta la durata della notte, e così hanno fatto anche con mia figlia. Non mi pare che nessuna di noi due si sia mai lamentata. Forse Sarah sì, ma comunque non ha dimostrato timore del dolore. –

-         Sei un mito. Eppure sei poco più di una bambinetta. Hai trentatré anni… -

-         So la mia età, Tom, l’ultima volta le ho contate le candeline sulla torta… anche se mi pare che fossero state trentadue. –

-         Non hai ancora compiuto trentatré anni? –

-         Che ti pare, se ti ho detto così? –

-         Allora sei proprio una bambina ingenua e sprovveduta. –

-         Ti sembro ingenua e sprovveduta? –

-         Non saprei. –

-         Pensaci: ho fatto una figlia a diciassette anni, combatto ogni giorno con Mangiamorte e ne ho uccisi talmente tanti che ho perso il conto, mi reputo una persona molto fredda nei momenti opportuni, non ho paura del dolore, credo fermamente ai miei ideali e non sono affatto corrotta. Sono forse ingenua? –

-         Lo so che non lo sei. Volevo solo provocarti. –

-         Non ci riesci, Tom. –

-         Sai perché non ti uccido? –

-         Perché speri di spillarmi qualche informazione utile, ma tanto non parlerò mai. –

-         Questo lo so perfettamente. Non ti uccido perché aspetto che i tuoi amici vengano a riprenderti. Voglio ucciderli tutti. Voglio uccidere il tuo amichetto Harry. Di’, te lo sei mai fatto, lui? –

-         Sono spiacente Tom, ma proprio non sei in grado di ferirmi. In alcun modo. –

-         Ed io sono orgoglioso. Per la prima volta stimo così tanto un nemico. Vattene Hermione, Vattene. Và via e recupera il tempo perso con al tua famiglia. Slegatela. –

I due Mangiamorte mi slegano.

-         Come, mi lasci andare così? –

-         Mi immagino mia madre proprio come te: una donna orgogliosa, forte, che ama suo figlio più di tutto. Ti stimo, Auror. Và da tua figlia. Vali dieci volte più di Potter. -  

Sorrido, e per la prima volta sento di apprezzare Voldemort. Questo pensiero mi fa inorridire, eppure è proprio così.

-         A cosa stai pensando? – mi chiese il signore oscuro.

-         Che per la prima volta in vita mia ti… apprezzo. Ė un forte disonore per me, eppure come tu hai ammesso di stimarmi io ammetto di apprezzarti. Alla prossima battaglia, Tom. –

-         Smettila di fare la guerra e occupati della tua ragazzina. –

-         Mi occuperò di lei facendo la guerra. Ci sono sempre riuscita, ed è venuta fuori… giusta, mi pare. –

-         Ė venuta fuori egregiamente. –

-         Grazie. –

Feci un cenno di saluto con il capo,e poi mi lasciai guidare da un gruppo di Mangiamorte verso l’uscita del palazzo di Voldemort.

 

“Smettetela di fare casino e studiate!”

“Non essere pallosa!”

“Harry, non ti ci mettere pure tu a fare come Ron!”

“Ma dai, c’è la neve, vieni fuori!”

“Ma…”

“Niente ma! O vieni o non ti parlo più!”

“Non me ne importa niente, se non mi parli più, Ron!”

“Ma a me sì! Se no che mi dice i compiti di Trasfigurazione?”

“Stupido, tu… tu…”

 “Tu, tu, tu… telefono occupato!”

Il ragazzino rosso la prese in braccio e con fare cavalleresco la portò fuori, mentre la ragazza si lasciava andare ad una risata liberatoria.

 

Che speranza, che cori o Silvia mia

Qual allor ci apparia la vita umana e il fato

Quando sovviemmi di cotanta speme un affetto mi preme

Acerbo e sconsolato

E tornami a doler di mia sventura

Oh natura oh natura

Perché non rendi poi quel che prometti allor?

Perché di tanto inganni i figli tuoi?

 

Hermione, Hermione. Che starai facendo adesso? Forse ti hanno già uccisa. Tanto lo so che non gli rivelerai mai i tuoi segreti professionali. E questa ragazza, questa splendida bambina che è qua, insieme a me… che mi chiede della nostra adolescenza, che ti somiglia così tanto…

Se solo penso che la nostra giovinezza è durata così poco mi sento morire. Quando le altre ragazze uscivano tutte le sere, tu stavi a casa, a badare alla tua bambina… e il giorno studiavi per diventare Auror. Ed io… io ero già morto. Sono stato come ibernato per sedici lunghi anni, e mi sono risvegliato adesso. Se ripenso a come eravamo giovani e spensierati a quei tempi… i pensieri che mi attanagliano la mente in questi giorni riguardano il nostro sesto anno, soltanto un anno prima che tu rimanessi incinta, e che poi mi abbandonassi. Allora non stavamo ancora insieme… Finita Hogwarts abbiamo fatto l’amore per la prima volta… è stato così bello… in quel momento Sarah è stata concepita. Ed allora è iniziato il nostro calvario. Mi chiedo come possa il mondo rendere così terribile la vita a noi, poveri mortali, mi chiedo se qualcuno lassù possa vedere la nostra sofferenza… probabilmente ne gioisce, magari. Altrimenti chi si spiega il motivo della speranza che abbiamo nel cuore da ragazzi, che poi si conclude con una fine drastica e insoddisfacente? Se non fosse così come mai la giovinezza passa così velocemente, senza che nessuno se ne renda quasi conto?

 

Anche peria fra poco

La speranza mia dolce: agli anni miei

Anche negaro e fati

La giovinezza. Ahi come,

come passata sei,

cara compagna dell’età mia nova,

mia lacrimata speme!

 

A pensare tutto questo c’è da chiedersi se non andrebbe subito smontata questa piccola ragazza piena di forza e coraggio, ma soprattutto di speranza. Dovrei forse dirle: “Sarah, mi dispiace dirtelo, ma mamma non tornerà. La vita è un drammatico scherzo che si risolve in un pianto collettivo. Talvolta la felicità sembra sfiorarti, ma poi se ne va, lasciandoti solo con l’amaro in bocca. Quindi evita di rallegrarti… la vita non è clemente con nessuno. Quando si è così giovani si crede nel mondo, si ha fiducia negli eventi, si spera che qualcosa di migliore avvenga a liberarci, si crede nell’amore… e poi… e poi quando si ha la minima impressione di essere finalmente soddisfatti… la vita ti toglie tutto ciò che conta, dimostrandoti di nuovo che non esiste la felicità”. Dovrei mettere in guardia mia figlia?

Dirle di credere soltanto nella morte, e nella tristezza, renderla malinconica ed infelice fon da subito, affinché non si senta delusa quando dovrà affrontare la disperazione fra pochi anni?

No, non me la sento. Non ce la faccio.

 

Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.

 

-         Ron, la mamma tornerà? –

Taccio. Non oso risponderle. Le rivolgo soltanto un sorriso triste ed accarezzo quei capelli così belli.

Sarah mi abbraccia, per la prima volta nella sua vita.

-         Papà, non mi lasciare sola anche tu, ti prego! –

Un pianto dirotto scuote la mia bambina ed il suo fragile corpicino. Improvvisamente mi rendo conto che mi ha chiamato “papà”. Papà. Che bel suono. Stringo a me mia figlia e la sollevo da terra.

-         Tornerà. Si, tornerà. E io ti starò sempre accanto, piccola mia. Ti voglio troppo bene. –

Improvvisamente il suono del campanello mi riporta alla realtà. Stacci con delicatezza Sarah da me e corro ad aprire.

 

… alla mia vista si presenta una massa di capelli ricci, ed un corpo stanco, distrutto, sciupato… 

Ed ecco che odo una voce roca.

-         Amore… -

 

Scorgo il dolore e tutta la sua sofferenza negli gli occhi ambrati… ma la sua voce soave basta affinché il mio cuore trabocchi di gioia.

 

She walks in beauty, like the night
Of cloudless climes and starry skies;
And all that's best of dark and bright
Meet in her aspect and her eyes:
Thus mellow'd to that tender light
Which heaven tu gaudy day denies.

 

Ella passa radiosa, come la notte
Di climi tersi e di cieli stellati;
Tutto il meglio del buio e del fulgore
S'incontra nel suo sguardo e nei suoi occhi
Così addolciti a quella luce tenera
Che allo sfarzo del giorno nega il cielo.

 

 

Evviva!!!!!!!!!! Dopo un intero pomeriggio passato al computer sono arrivata in fondo!!!! ^_^

Inanzitutto: la poesia “A Silvia” (come tutti saprete) è di Giacomo Leopardi. Grazie Jack! ^_^

La poesia in inglese invece è la prima strofa della poesia  “When we two parted” di George Byron, e quella sotto non è altro che la traduzione, non fatta da me. Grazie Georgie! ^_^

Grazie mille a tutti i recensori delle due vecchie one-shot!! Definirvi gentili è troppo poco!

Adesso rispondo a tutti i recensori di “L’unica che abbia mai amato” e ai nuovi recensori di “Perché sei solo tu la cosa che per me è importante” e poi vi lascio in pace ;-) … CmQ grazie davvero, a tutti quanti.

Sasha: Grazie mille!!! Sei troppo gentile, non merito tutti questi complimentoni :-) (Nene is blushing :-P)

Angele87: Grazie infinite anche a te!! Essere recensite da una brava scrittrice come te è davvero il massimo :-). Quella di Herm e Ron insegnanti in fondo non è una mia idea vera e propria, l’hai utilizzata per prima tu, ed io l’ho solo rimodellata… scusa :-). Riguardo agli errori, scusa, hai perfettamente ragione! Spero di non avercene messi stavolta!… anche se ne dubito!!!… ;-)

Riley: Grazie!!!! Mi fai commuovere, sei troppo gentile!!! Ho letto tutta la tua ff e l’ho recensita con molto piacere!!! Sei sul serio gentilissima…. Mi fai vergognare con tutti quei complimenti immeritati ;-)!!!

Erinya: Grazie della recensione! E’ vero, dispiace anche a me aver fatto sposare Draco con quella *****BIIIIP!***** della Parkinson…

Dada90: Wow grazie per i complimenti! CmQ sicuramente tu scrivi mooooooooolto meglio di me, dammi retta!!! In effetti Draco comprensivo stona un po’, ma mi è venuto così…

Marta: Grazie sei molto gentile!!! Cmq hai ragione sul fatto di certi fatti un po’… strani… vedrò di spiegarti: Ron tira uno schiaffo ad Hermione perché è tremendamente geloso ed innamorato, ed Harry schianta Ron perché ha capito che Herm piange per lui… (non kiedermi come ha fatto, segreti professionali ;-P)… Grazie ancora!!!

 

Adesso per la vostra felicità vi saluto sul serio!!!

Anzi no… :P… un’ultima cosa: dedico questa fanfiction, che mi sembra la meglio di quelle che ho scritto, a tutti voi lettori e recensori, alla mia sorellina che non le leggerà mai perché non le piace Harry Potter, ed ad un’altra persona, che probabilmente nemmeno mi conosce e che non saprà mai di questa dedica… Andrej.

Grazie a tutti :-) e….

RECENSITE!!! ^__^

 

|

|

|

|
|
|
|
|
|
|
V

   

 

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nene_89