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Autore: OperationFailed    22/11/2012    1 recensioni
A volte quando cammina per strada li riconosce. Incrocia i loro volti vacui e un fremito gli accartoccia le guance. Non ce ne sono molti, perché per la maggior parte del tempo tendono a nascondersi e quando escono mantengono comunque una facciata di dignitosa resistenza.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A volte quando cammina per strada li riconosce. Incrocia i loro volti vacui e un fremito gli accartoccia le guance. Non ce ne sono molti, per la maggior parte del tempo tendono a nascondersi e anche quando escono mantengono una facciata di 
dignitosa resistenza. Accade però, magari nel corso di un pensiero remoto o di un’immagine lontana – accade che l’anima sia più vicina agli occhi e che le difese si abbassino. E allora i volti hanno il loro vero aspetto, e le labbra sono piegate in un inchino prostrato. E allora in un istante ci si riconosce fratelli e persino in meno tempo ci si sente carta straccia ancora prima di esser scritta. Come in una danza perfettamente coreografata gli sguardi si sfiorano e subito s’allontanano, bassi sulle pozzanghere in cui le scarpe affondano. Calpestando le lacrime altrui ogni giorno e tentando di ignorare le proprie. Chi sono? Tutti quelli che si portano un fantasma sulle spalle o un demone nel cuore.

Se non fosse l’Inghilterra, penserebbe che il cielo sta piangendo con l’umanità. Vorrebbe fermarsi, proprio adesso in questo angolo di strada, e vorrebbe togliersi il giubbotto. Piove a dirotto ma tanto è bagnato dentro, che senso mettere al coperto un anima infradiciata? Si ferma, chiude gli occhi un istante. Sfila maniche, apre bottoni, abbassa cerniere che non fanno rumore. Si trova ad un tratto nudo contro la pioggia e si sente un pianeta scavato dai fiumi. Qualcuno gli va a sbattere, in un sussulto riapre gli occhi e si ritrova in mezzo al marciapiede, con gli abiti che gli piangono sulle spalle. Ha tanti scatti d’intima ribellione ma a conti fatti la sua vita si trascina sempre uguale. Pensa sempre un istante di troppo e l’urlo che vorrebbe lanciare è già sepolto nella gola.
Ha sognato un albero che metteva radici nella moquette di una stanza abbandonata. Un melo, gracile e proteso verso la luce scura della finestra sporca di polvere e tempo. Ha sognato di passare la sua vita lì, trascorsa a leggere il susseguirsi degli anni nel ricambio delle foglie sottili. Tre autunni avevano spogliato i rami, tre inverni avevano digerito le foglie abbracciate al suolo. Ma le tre primavere non avevano mai coperto del tutto quelle braccia sottili e tremanti che imploravano calore.
 


A volte quando cammina per strada ha voglia di sbagliare. Di commettere un errore e farsi scoprire. Di mettere un piede male, barcollare e cadere. Ma non può farlo ancora. La sua identità è nascosta in una doppia tasca e le sue ossa vere sono seppellite da  sotto di finta pelle. Manca poco alla fine. Bisogna uccidere quel che resta dei giorni, ma questo, ancora, lui non lo sa.
   
 
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