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Autore: Layla    22/11/2012    2 recensioni
Alla fine del video di "Josie" viene lasciato intendere che Mark e Josie saranno una coppia.
Il formarsi di questa coppia ferisce una ragazza che si considera la migliore amica di Mark e che è innamorata di lui e che da lui viene improvvisamente ignorata senza un motivo. è qui che interviene Tom.
Tom che si interessa a lei e che le dimostra che non tutti sono come Mark e che alla fine andrà tutto bene.
Per tutti.
"Ricado pesantemente sulla panchina con le lacrime agli occhi, spero vivamente che non mi vedano, ma sembrano decisi a venire da questa parte.
Che faccio?
Ci pensa Tom a risolvere a modo suo la situazione prendendomi in contropiede.
Con una mossa rapida fa in modo che io vada dietro di lui e poi mi attira a sé e mi bacia.
Non un bacio a stampo, un bacio di quelli con la lingua.
Un bacio di quelli che non ti scordi.
Un bacio a cui io rispondo.
Che cazzo sto facendo?"
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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1)Lo specchio distorto e il migliore amico del suo amore

Alla verità del proverbio: “La vita è fatta a scale, quando qualcuno scende qualcun altro sale" ci ho sempre creduto.
È praticamente la storia della mia vita, solo che io le scale non le ho mai salite le ho sempre e solo scese guardando gli altri farcela e salire, allontanandosi da me.
Fa schifo quando senti la vita sfuggirti dalle mani e non hai idea del perché. Ti guardi allo specchio e vedi un essere umano come tutti, ma per gli altri devi essere una specie di mostro, visto che la gente non si avvicina a te nemmeno a pagarla e l’unico ragazzo che l’abbia mai fatto – l’unico che hai chiamato amico e poi amore quando nessuno poteva sentirti – si sia fatto una ragazza dimenticandosi di te.
Brutto.
Io sono lo specchio distorto della felicità degli altri, regolarmente registrata all’anagrafe come Jennifer Jenkins.
Detto chi sono io, tanto vale dire il nome del tizio che mi piace: Mark Hoppus, ripetente dell’ultima classe.
È un tizio abbastanza riconoscibile: ha i capelli viola, un sorriso da scemo e un abbigliamento da skater.
Per essere chiari è uno skater con il pallino del basso, con una sua band, il che lo rende ancora più figo, se possibile.
Il giorno in cui ha parlato a una disadattata sociale come – tutta presa dai suoi libri, dalle foto, dal disegno e dalle cose inerenti alla morte – ho pensato che fosse uno dei miei sogno o uno scherzo ben congegnato. Mi ci è voluto un po’ per capire che la mia mente non mi stava proiettando un sogno più vivido e lungo degli altri, né che ci fosse una cospirazione dietro questo.
I fighetti della scuola – i giocatori di football, di basket e i ricconi – non lo amano, lo tollerano solo perché fa ridere quelle oche delle loro ragazze.
È stato meraviglioso averlo al mio fianco, peccato che ora non sia più così, ora anche lui se ne è andato lontano da me. Ora anche lui passeggia mano nella mano con un’altra e non si cura più della sua amica tetra e poco popolare.
L’altra si chiama Josie ed è una cheerleader. Una di quelle ragazze iperattive dal corpo perfetto e amate da tutti. Un metro e settantacinque di magrezza su cui sono piantate delle tette, dei capelli castano dorati, sempre perfettamente acconciati e degli occhi castani con cui strega tutti.
Potrebbe fare la gattamorta con quegli occhi – e lo fa ogni tanto – ma la maggior parte delle volte questa Josie risolve le questioni a modo suo e senza l’aiuto di nessuno perché è una tipa sveglia, sicura di sé e indipendente.
È il sogno di ogni ragazzo ed era anche il sogno di Mark – e io lo sapevo bene viste le volte che mi ha detto che avrebbe voluto essere al posto di quello scimmione del ragazzo di Josie – ma io non gli ho dato peso. Ho fatto un fottuto errore di valutazione: ho creduto che continuando a frequentare me potesse innamorarsi di me mostrandogli la Jen migliore.
Tutte palle.
Non si è mai innamorato di me ed essendo un tipo persuasivo alla fine ha convinto Josie a mettersi con lui.
La mia solita fortuna.
Ci è persino riuscito nel modo più assurdo che un essere umano possa concepire: ha partecipato per lei a una gara di corsa ad ostacoli. Supportato da Tom e da Scott – i suoi compagni di band – si è iscritto, ma data la sua naturale goffaggine al secondo ostacolo è volato per terra.
Josie l’ha salutato, gli ha donato uno di quei sorrisi che le fanno avere mezza scuola ai suoi piedi e lui non ha visto l’ostacolo. Non ho mai visto nessuno cadere in quel modo e rialzarsi così distrutto.
Solo lui avrebbe potuto farlo.
Solo lui ha convinto la dea della scuola a mettersi con lui tramite una caduta spettacolare, non so cosa sia successo o si siano detti mentre lui veniva portato in ospedale per le medicazioni e lei gli teneva le mani in ambulanza.
Mark ci sa fare con le parole, deve averle fatto una dichiarazione spettacolare – che io invidio tantissimo – perché il giorno dopo sono arrivati a scuola mano nella mano.
E da lì è iniziato il mio inferno personale.
Ho perso il mio amico – il mio amore – per ritrovarmi a fare i conti con un ragazzo preso solo dalla sua ragazza e per cui sono diventata trasparente.
Non sto facendo la melodrammatica, Mark non mi vede più, per lui sono diventata parte dell’arredamento scolastico.
La prova? Eccolo che sta arrivando con Josie. Stanno facendo i piccioncini senza ritegno come loro solito, lui la sbaciucchia allegramente, lei fa le fusa: uno spettacolo rivoltante.
“Ciao, Mark.”
Lo saluto, alzando timidamente la mano.
Lui mi lancia un’occhiata brevissima e disinteressata e biascica un “ciao” mentre guarda verso l’aula di letteratura.
Io scuoto la testa, ributto le lacrime dentro di me – nessuno deve vedermi piangere in questa giungla, le case sono fatte apposta per sfogarsi – e mi avvio mesta verso l’aula di chimica.
L’ho perso e a questo punto mi chiedo se l’abbia mai davvero avuto.
Entro in classe con l’umore sottoterra solo per scoprire che il posto vicino al mio è occupato da uno dei compagni di band di Mark.
Cosa diavolo ci fa qui?
Di solito fa comunella con quel genietto di Scott Raynor e con Anne Hoppus, non perde tempo con me.  Io non so cosa fare, agire come se lui non sia lì forse è la migliore.
Con la guardia ben alzata mi siedo al mio posto e tiro fuori il blocco degli appunti, l’astuccio e il libro di testo. Lui sembra accorgersi di me e mi guarda.
“Ciao.”
“Ciao.”
Rispondo io.
“Tu sei l’amica di Mark, vero?”
“Sì.”
Pausa di silenzio.
“Non sei di molte parole.”
“Già.”
“Io mi chiamo Thomas DeLonge, ma mi chiamano tutti Tom.”
“Io sono Jennifer Jenkins, Jen per farla breve.”
L’arrivo del professore mi risparmia dal continuare questa conversazione che non so se valga la pena portare avanti. Seguo la lezione piuttosto svogliatamente – il mio cervello è con Mark e Josie e rimugina su cosa sia andato storto – quando finisce fuggo alla prossima senza curarmi di nessuno. Ho la vaga impressione che Tom mi chiami, ma non perdo tempo a controllare se sia vero o meno.
Seguo tutte le lezioni prestando attenzione a corrente alternata a quello che i professori dicono, pensando che non vorrei essere lì, ma in un altrove non ben definito come Gauguin con la sua Polinesia.
Arrivo a pranzo stanca e senza un filo di energia, prendo il rancio che ci danno e lo consumo nel mio solito tavolo solitario e ben nascosto. Non ho fame, ma non ho voglia di crollare come una pera cotta nel bel mezzo della lezione di ginnastica e farmi portare in infermeria.
Finito, butto gli avanzi e metto e posto il vassoio, così posso finalmente uscire.
Il liceo di Poway – come tutti i bravi licei d’America – è diviso per zone e a seconda di dove stai sei uno sfigato, un popolare, un cannaoiolo, un nerd o quello che è. Io ho trovato il mio posto che è fuori da tutte queste zone di guerra e ogni giorno mi fumo una sigaretta in pace.
Conto di farlo anche oggi, ma non appena accendo sento inequivocabilmente qualcuno chiamarmi. Alzo la testa e vedo Tom avanzare verso di me.
“Dì’ un po’ sei sorda o vieni da un qualche pianeta alieno?”
“Credo di essere una terrestre dotata di un buon udito.”
“Devi rivedere questo concetto. Dopo chimica ti ho chiamata, ti ho fatto cenni a pranzo e ti ho chiamata, ma tu niente.”
“Scusa.”
“Tutto qui?”
Mi guarda incredulo.
“Cosa ti aspettavi? Che ti declamassi la Divina commedia? Non ti conosco, non siamo amici e sono moderatamente certa che nemmeno Mark sia mio amico.”
Lui mi guarda senza capire.
“Non capisco, giravate sempre insieme.
“Lascia perdere, lasciami fumare in pace.”
Sono davanti alle scale che portano alla caldaia in piedi, lui si siede sulle scale con nonchalance e guarda alternativamente me e il cielo.
Boh.
Fumo la mia sigaretta in pace, butto la cicca per terra e faccio per andarmene, ma la presa di una mano sul polso me lo impedisce.
Tom.
Mi ero quasi dimenticata di lui.
“Dove vai?”
“A lezione, no?”
“Non devi dirmi qualcosa?”
“No.”
“Ah ah. Errore, Jenkins!”
Il suo tono è strafottente e i miei nervi iniziano a saltare.
“Cosa cazzo ti devo dire, DeLonge?”
“Mi devi spiegare perché Mark non è tuo amico.”
Inizia a venirmi un tick all’occhio destro, mi succede sempre quando qualcuno mi parla di Mark e Josie. Provo a controllarmi, ma niente, il dannato tick parte lo stesso dandomi un’aria da psicotica.
“Non è ovvio? Prima mi cerca lui, poi è sempre con me e ora che c’è quella vacca di Josie io ho smesso di esistere. Non mi cerca, lo devo fare io e a stento mi parla.
Sai cosa penso? Che il tuo furbissimo amico mi avesse adocchiato come sfigata asociale, un fonte assicurata di compiti se trattata con qualche carezza!”
“Mmh, a te piace Mark?”
“Va all’inferno!”
Sibilo irritata, lasciandolo come un baccalà e dirigendomi verso il liceo.
Già ho lezione di ginnastica – un qualcosa che odio dal profondo della mia anima nera – non ci si deve mettere anche lui con i suoi toni strafottenti.
Mi dirigo verso gli armadietti come una furia, prelevo la mia roba e mi fiondo in palestra. Gli spogliatoi sono vuoti – gli stronzi devono essere già tutti a lezione – e io mi cambio alla velocità della luce vomitando insulti a destra e a manca.
In palestra finisco per prendermi un rimprovero del professore, rimprovero che è costretto a rimangiarsi  quando giochiamo a pallavolo. Di solito faccio schifo, ma oggi immagino che tutte le palle siano le teste di Josie, Mark e Tom e le colpisco con violenza inaudita.
In breve tempo divento il terrore dei miei compagni e il professore rimane a bocca aperta.
Tiè!
A fine lezione sono stanca come non mai ed è un vero sollievo poter andare a casa: finalmente è finita!
Arrivo alla mia macchina per trovare una spiacevole sorpresa: Tom DeLonge è seduto sul cofano della mia macchina, lui e la sua faccia strafottente.
La tentazione di ignorare la mia macchinetta e prendere il pullman per andare a casa è fortissima – e sto per girare i tacchi ed andarmene – quando l’ospite indesiderato si accorge di me e mi fa cenno di raggiungerlo.
Merda!
“Non scappare Jenkins, mi devi un passaggio a casa.”
“Quando te l’avrei promesso?”
“Quando ti sei rifiutata di dirmi la verità sul perché tu sia così incazzata con Mark.”
Io alzo agli occhi al cielo, voglio strozzarlo.
“Sei una piaga!”
“E tu un’ipocrita.”
Lo fulmino con un’occhiataccia da manuale.
“Non osare dire mai più quella parola!”
“Perché? È la verità. Fingi di essere incazzata con Mark e di odiare Josie quando ami lui e odi te stessa per non esserti fatta avanti!”
“Io non fingo!”
Sibilo a denti stretti.
“Sì.”
“Scendi dalla mia macchina.”
“No.”
“SCENDI, CAZZO!”
“NO!”
“TI ODIO, TI ODIO E TI ODIO! COSA CAMBIEREBBE SE TI DICESSI CHE AMO IL  TUO AMICO? NON LASCEREBBE CERTO JOSIE PER ME, NESSUNO SANO DI MENTE LO FAREBBE!
MA TANTO A TE CHE IMPORTA? HAI AVUTO LA TUA RISPOSTA ORA VATTENE. VOI MASCHI SIETE TUTTI DEI BASTARDI!”
Uno schiaffo sonoro interrompe il mio soliloquio. Ha osato schiaffeggiarmi?
Con uno sguardo spiritato gli restituisco la sberla e tento di spintonarlo via, ma lui mi prende per un braccio. Cosa vuole fare?
Penso al peggio, invece mi abbraccia e basta, sono talmente sconvolta che mi metto a piangere intanto lo prendo a pugni.
Perché non mi lascia andare?
Vorrei urlarglielo in faccia di mollarmi, ma lui si mette ad accarezzarmi i capelli e mi sussurra all’orecchio che andrà tutto bene e il mio corpo – bastardo traditore – si rilassa.
“Forza, andiamo in macchina.”
“Lasciami andare, ti prego.”
“Non ci penso nemmeno.”
Apre la portiera dalla parte del passeggero e mi fa entrare, lui invece si mette alla guida: sono fregata.
“Perché sei qui?”
“Beh, volevo capire perché non ritenessi più Mark un tuo amico e poi sei finita nel bel mezzo di una crisi isterica, non potevo mollarti qui.”
Io continuo a piangere silenziosamente pensando che lo detesto e che sta rigirando il dito nella piaga.
Mark e Josie.
Josie e Mark.
E io, la stupida rifiutata, che si era illusa di poter contare qualcosa per lui.
“Non è necessario che mi accompagni a casa, so cavarmela da sola.
Mugugno vedendolo accendere la macchina.
“Non ti voglio avere sulla coscienza.”
Sulla mia faccia si dipinge un sorriso amaro, sono sulla coscienza di qualcun altro  se solo se ne fosse accorto.
Continua a guidare senza chiedermi indicazioni, ma questa non è la strada per casa mia, dove cavolo stiamo andando?
“DeLonge, dove stiamo andando?”
“Non ti preoccupare.”
“Mi preoccupo invece.”
Lui tace e continua a guidare fino a quando arriviamo al parco della nostra cittadina: lì si ferma e parcheggia.
“Forza, scendi.”
Sbuffo e scendo, cosa diavolo sta tentando di fare?
Entriamo, si ferma a un chiosco e prende una crepes e due coche, poi mi fa cenno di sedere su una panchina.
Agli ordini, mein fuhrer! Hail DeLonge!
Sulla panchina mangiamo in silenzio, lui ogni tanto mi guarda – come a studiarmi – irritandomi. Perché diavolo mi ha portato qui se deve continuare a guardarmi come se fossi un alieno?
“Non sono un alieno!”
“Sto cercando di capirlo.”
Mi risponde lui serafico.
“Ah, che carino. Sono talmente brutta che non mi ritieni nemmeno una terrestre?”
“No, sei solo strana.”
 “No, sono solo preoccupata perché un perfetto estraneo mi ha presa e portata al parco contro la mia volontà: si chiama istinto di sopravvivenza.”
“Uno: non sono un perfetto estraneo, ci siamo presentati. Se tu ti ostini a trattarmi come tale è un problema tuo.
Due: se fossi un maniaco a quest’ora ti starei già stuprando.”
“Allora devi essere pazzo, preferisci ascoltare le lagne di una ragazza che fare altro.”
“L’alternativa sono i compiti di matematica, tu sembri più gestibile.”
Io sbuffo e scuoto la testa, bevendo un’altra sorsata della mia coca.
“Allora, ti va di parlarmi di Mark?”
“Non c’è niente da dire, è la storia più antica del mondo.”
“Io sono nato ieri.”
Che tizio irritante!
“Sei irritante!”
“Preferisci che diventi un maniaco? Posso farlo subito!”
Si alza con fare deciso dalla panchina e mi prende per un polso, trascinandomi verso il capanno incustodito dei guardiani.
“Ehi, che fai? Lasciami andare!”
Lui mi ignora e per quanto io mi divincoli la sua presa è salda, l’altezza e il fatto che pesi più di me sono dalla sua parte.
“Lasciami!”
Scoppio di nuovo a piangere e questa volta quando si volta per abbracciarmi – questo tizio è matto come un cavallo! – gli tiro un pugno al petto che lo fa piegare in due.
“Vattene.”
Farfuglio.
“Vattene!”
Lui alza le mani, ma tiene lo sguardo incatenato a terra.
“Scusa, non facevo sul serio, non pensavo che te la prendessi così tanto.
Scusa, era una cavolata.”
Io continuo a piagnucolare anche se vorrei darmi un freno, lui alla fine mi abbraccia e non viene respinto.
Mi riporta alla panchina e mi guarda
“Vuoi raccontarmi di Mark?”
“Non c’è molto da dire. Io sono l’asociale della scuola, non sono abituata al fatto che la gente mi parli e mi tratti da essere umano e quando il tuo amico l’ha fatto mi è sembrato un sogno.
L’ho trovato subito carino e conoscendolo ho scoperto che era anche una brava persona, ma forse mi sbagliavo.
Mi piaceva avere qualcuno con cui parlare, lui mi riempiva la testa di voi, della band e di Josie, ma non ho dato peso all’ultima cosa dato che mezza scuola è ai piedi di quella vacca.
Credevo che continuando a frequentarmi e ad avere sotto gli occhi la Jen migliore potesse innamorarsi di me. Mi sono sbagliata, non è mai successo.
Erano tutti film nella mia testa.
Un bel giorno è arrivato fidanzato con Josie e la cosa è semplicemente finita, non mi saluta nemmeno più. Fine.”
“Mark è una brava persona, non lo sembra solo.”
Io alzo gli occhi al cielo.
A casa mia le brave persone non smettono di salutarti da un momento all’altro e iniziano a trattarti da invisibile senza un motivo.
“Come vuoi. Cosa ci trovate tutti in Josie?”
“Beh, ha un corpo da favola. Deve essere bravissima a letto, è molto intelligente, dovresti sentirla mentre discute delle mostre che va a vedere o dei libri che ha letto.
È appassionante.
Poi le piace lo sport, è brava a basket e a baseball. Fa skate, le piace il punk ed è autonoma.
Non è una di quelle seccatrici che hanno bisogno di te ogni due per tre o ti trascinano per negozi per schiaffarti in mano tonnellate di borse piene di merda inutile.”
A ogni elogio a lei il mio cuore sprofonda sempre di più fino a raggiungere le profondità infernali.
È la ragazza perfetta, che chance potevo avere io?
Io con il mio metro e cinquantacinque, il seno inesistente, i miei scialbi capelli castani  e due occhi di un ordinario blu?
Io che sono un’insicura cronica?
Io che non sono mai stata nemmeno baciata?
Nessuna.
“Grazie, ora ho capito perché non sceglierà mai me.”
Mi  sto alzando quando vedo Mark avanzare con lei attaccata al braccio, non ci hanno visti  e se la ridono felici.
Lui fa una battuta, lei ride e poi si baciano appassionatamente.
Praticamente la coppia perfetta, quella che io non sarò mai.
Ricado pesantemente sulla panchina con le lacrime agli occhi, spero vivamente che non mi vedano, ma sembrano decisi a venire da questa parte.
Che faccio?
Ci pensa Tom a risolvere a modo suo la situazione prendendomi in contropiede.
Con una mossa rapida fa in modo che io vada dietro di lui e poi mi attira a sé e mi bacia.
Non un bacio a stampo, un bacio di quelli con la lingua.
Un bacio di quelli che non ti scordi.
Un bacio a cui io rispondo.
Che cazzo sto facendo?

Angolo di Layla.

Salve, spero che questa  Tom/Jen vi piaccia. Non è finita, sono indecisa se scrivere e pubblicare il quinto capitolo o fermarmi al quattro, per questo la sto pubblicando prima di aver finito di scriverla. Per avere un parere da voi.
Spero di ricevere qualche recensione e che vi piaccia.
Non so cosa altro dire .____. scusate
   
 
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