Con tutto il rispetto, Kathy, ma puzzi come un maialino

Kate guardava la pioggia ticchettare sul finestrino del passeggero, felice nella maglia da baseball troppo grande per lei che avevano comprato come ricordo di quella giornata.

La partita che avevano visto allo stadio era stata memorabile e, ignorando le raccomandazioni di Johanna di tornare presto per il cielo che minacciava pioggia, padre e figlia avevano deciso di passare il resto del pomeriggio a Central Park.
Dopo un enorme hot dog sulla loro panchina preferita, avevano giocato a baseball finché il cielo non aveva deciso di rovesciar loro addosso il diluvio universale.
In quel momento se ne stavano in macchina, esausti e fradici, ridendo per come avrebbe reagito la mamma vedendoli rincasare dopo le otto in quello stato.

Kate tirò su col naso e si stropicciò gli occhi.
«Ehi, piccola, se ti ammali la mamma ci uccide tutti e due!» fece Jim, un po' per scherzo e un po' sul serio.
La bambina rise e scrollò le maniche della maglia per far sbucare le mani.
«E non dirle che ti ho fatto sedere davanti, sai che non vuole» aggiunse, facendole l'occhiolino. Lei rise di nuovo e si lasciò andare sul sedile, stanca ma felice.

Suonarono il campanello e Jim le fece segno di non ridere.
Kate saltellava da un piede all'altro, impaziente. Johanna aprì la porta e, appena riconosciuti i due, si fece furente.
«Sai che ore sono, Jim? Le otto e mezza!» esclamò, spostandosi per farli entrare. «Le otto e mezza e Kate è fradicia! Scommetto che si è presa qualcosa!»
«È più forte di quanto credi» replicò lui, pacato.
«Con te faccio i conti più tardi» ringhiò lei, secca. «Andiamo, Kathy».
La donna si diresse verso il bagno e la bambina, dopo aver fatto l'occhiolino al papà, le trotterellò dietro facendo oscillare le maniche della maglia fradicia e sporca di erba e terra.
Una volta in bagno la madre la aiutò a sfilarla, guardandola con occhio critico.

«E questa da dove sbuca?» domandò.
«L'abbiamo presa oggi!» sorrise la bambina, raggiante. Johanna la lanciò in una bacinella e tornò a prestare attenzione alla figlia. Le mise una mano sulla fronte per assicurarsi che non avesse la febbre, e Kate sbuffò e gliela spostò.
«Sto bene, mamma!»
Constatando che la bambina stava effettivamente bene, Johanna si addolcì.
«Meglio per quell'incosciente di tuo padre. Allora, com'è andata oggi?»
Kate si lanciò in un entusiasta resoconto della giornata, mentre la madre la aiutava a svestirsi.
«... e ho quasi preso il suo fuoricampo!»
Johanna annuiva, sorridendole.

Kate era minuta per la sua età, era uno scricciolo dagli occhi verdi, ma era sorprendentemente forte ed energica e godeva di una salute di ferro. Era diversa dalle altre bambine, e si notava anche al primo impatto: si era tagliata i capelli corti corti per una scommessa con il suo migliore amico, e non le interessava se le altre bambine la prendevano in giro. Era coraggiosa, indipendente e a tratti ribelle, cosa che all'inizio l'aveva preoccupata. Vedendola crescere, però, Johanna ne era sempre più orgogliosa: sarebbe diventata una donna forte.

«Forza, stasera niente storie per il bagno!»
L'entusiasmo della bambina si sgonfiò come un palloncino, dipingendole una smorfia in volto.
«Con tutto il rispetto, Kathy, ma puzzi come un maialino».


Uh, due shot in due giorni! Non fateci l'abitudine u.u