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Autore: Melchan    11/06/2007    6 recensioni
Ce l’ho fatta, Al.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hero

Hero

Al avrebbe tanto voluto dirglielo, a Ed.

Più lo guardava dormire, il viso ancora un po’ umido di quelle che l’interessato chiamava “lacrime da sonno”, più pensava che gli sarebbe piaciuto farlo una volta per tutte.

Aveva avuto l’impressione che a nii-san piacesse vederlo sorridere: sarebbe stato bello riuscire a dirglielo una volta per tutte, socchiudendo un poco gli occhi e illuminandosi solo per lui.

Ma non avrebbe saputo da dove cominciare. Insomma, queste non sono cose che si possono dire così, come se niente fosse.

Ma più guardava suo fratello e quel braccio nuovamente fatto di carne che sbucava da sotto la coperta bianco candido, più gli veniva voglia di dirglielo. Oltretutto quello era il genere di cose che andava fatto il prima possibile, altrimenti si perdeva il momento.

Decise di farlo appena si fosse svegliato. Nel frattempo si divertì a fissare il proprio riflesso nel vetro della finestra lì davanti: era tutto incredibilmente rosa.

Non riuscì a trattenere quella soddisfazione: sorrise alla propria immagine. Era bellissimo guardarsi e, dopo tanto, tanto tempo, vedersi.

- Nnh... -

Suo fratello si era girato sull’altro fianco, continuando a respirare piano.

Erano ore che riposava, doveva essere proprio stanco. In effetti, aveva l’aria di uno che non dorme da anni.(*)

“- Ce l’ho fatta, Al. -“

Il giorno prima gli aveva detto così niisan, prima di svenire. Stringendolo con tanta forza da lasciare il segno sul suo polso di nuovo candido, il grigio ferro solo un ricordo, aveva pronunciato quelle parole, un sorriso quasi folle sul volto, e poi si era serenamente accasciato a terra.

Ce l’ho fatta, Al.”

Sì, aveva ragione. Ce l’aveva fatta eccome.

Perché se davvero suo fratello avesse mai avuto paura di qualcosa, oltre che di non ricevere il suo perdono, quel qualcosa era perderlo. Perdersi proprio lui, Alphonse. E invece Ed ce l’aveva fatta, e quel timore non si era avverato.

“Ti farò riavere il tuo corpo.”

Quante volte glielo aveva detto, lo sguardo infiammato di chi è sicuro di ciò che dice e la voce ferma che non ammette repliche.

Era sempre stato fatto in quel modo, suo fratello. Deciso a non deludere nessuno, tantomeno se stesso.

O almeno, era in questo modo che lo vedeva Al.

Da sempre Ed era stato quello senza timori, che quando dice una cosa è quella. Non aveva tempo da perdere, e guai a chi si fosse messo sulla sua strada. Era così, lui. Inarrestabile e orgoglioso.

… ma in fondo Al lo sapeva, di avere un’immagine di Ed non esattamente oggettiva. Sapeva, sì, che tutto quel coraggio diventava spesso avventatezza, e di certo non negava che quanto a diplomazia suo fratello fosse un completo disastro.

Ma tutte quelle verità non contavano niente, di fronte ad Edward che ride e piange insieme aggrappandosi a lui e dicendo: - Ce l’ho fatta, Al. -

Forse per qualcuno quel singolare sarebbe stato irrispettoso. Chiunque avrebbe pensato che la frase giusta fosse “Ce l’abbiamo fatta, Al.”, e ciò che invece Ed aveva detto fosse una cosa egoistica.

In fondo era Al ad avere avuto un’armatura per corpo, ed era Al quello che lo aveva seguito sempre e comunque, qualunque fosse la destinazione. Era stato Al il suo primo, fedele compagno di viaggio ed esistenza.

Ma al diretto interessato non importava assolutamente niente, di ciò che il mondo poteva dire al riguardo. Formule, esplosioni di luce, risa, lacrime: in quell’istante erano state solo di Ed.

Lui, Al, aveva potuto solo guardare quel ragazzo, un Alchimista di Stato, il “FullMetal”, suo fratello, riuscire in una missione alla quale aveva dedicato qualcosa come una vita e dedicare quella vittoria a lui con una frase.

Per i riconoscimenti ci sarebbe stato tempo dopo.

Ma il protagonista di quel momento no, quello sarebbe stato sempre e solo Ed.

Anche guardandolo stringersi inconsciamente il lenzuolo addosso, i capelli biondi sempre più lunghi sparsi su tutto il cuscino, la visione quasi tenera di un tipo temuto da tanti che dorme come un bambino piccolo era, nella sua mente, sovrastata da quel momento.

Dallo sguardo, la stretta, da quel Tutto con cui suo fratello lo aveva accecato in quel momento.

Niente di più, niente di meno. Semplicemente, per un momento in Ed c’era stato il Tutto di un altro essere umano. Il Tutto di suo fratello.

E Al lo aveva capito.

Lo aveva capito, che dentro di sé mai sarebbe riuscito a separare suo fratello da ciò che gli aveva visto addosso in quel momento, quando lo aveva salvato grazie al genio, alla fortuna, al destino. A qualcosa di indefinito e potente che a Ed mai si sarebbe staccato di dosso, allo stesso modo di quel famoso sguardo determinato.

Qualunque cosa fosse successa in futuro, Ed e tutte quelle cose che lo rendevano ciò che era avrebbero seguito Al in un perenne passo avanti alla razionalità.

Un istante che si sarebbe protratto per sempre da qualche parte dentro di lui che stava tra il cuore e l’istinto, ricordandogli ciò che davvero era suo fratello.
Senza volere, Ed aveva creato un momento lungo come l’eternità.



E guardando il proprio umano riflesso nel vetro, Al seppe cosa voleva dirgli. Le parole giuste, che non spaventassero per potenza ma nemmeno sminuissero il proprio significato.

L’espressione umana di quello che provava a guardarlo.

***

Edward apre gli occhi. Nonostante l’intontimento da sonno, percepisce di aver dormito per un bel po’.

Era anche l’ora, visto che il giorno prima non aveva fatto che assopirsi e svegliarsi all’improvviso.

Si guarda intorno, comunque. E vede Al.

Sta sorridendo a qualcosa, presumibilmente il vetro della finestra, perso in chissà quali pensieri. Non sbatte nemmeno le ciglia, deve essersi proprio incantato.

Per qualche istante Ed resta guardarlo. E’ sempre un piacere vederlo sorridere. E’ un gesto che, fatto da lui, ha un qualcosa di dolce e liberatorio. Perché fintantoché Al, in carne e ossa, sorride, vuol dire che un po’ di giustizia nel mondo c’è.

E perché, beh, quello è Al. Basta anche solo questo a motivare come mai sia bello vederlo luminosamente felice.

Poi qualcosa richiama proprio l’attenzione dell’incantato.

Guarda in basso, sul lettino, e gli angoli della bocca si sollevano ancora di più. Praticamente brilla tutto.

- Niisan. -

- Sì, Al. Cosa c’è? -

Per un attimo non risponde, e Ed quasi si sente a disagio. Non vede perché Al debba guardarlo così intensamente e con quell’aria quasi soddisfatta, come se avesse avuto un’illuminazione su chissà cosa.

- Tu sei il mio eroe. –

E Ed si rimangia tutto. Quello non è disagio. E’ felicità.

"Volevo che sapesse che era una persona speciale, di quelle che si leggono nei libri, di quelle che lui leggeva nei fumetti. Un eroe. Ecco, forse volevo sapesse che lui era un eroe." (**)

Fin



Legenda:

(*) Frase fortemente ispirata dalla citazione di “Forrest Gump”: “Jenny aveva l’aspetto di una persona che non dorme da anni” (a memoria, sarà presto corretta)

(**) Ctz. di Alessandro Baricco, da “Questa Storia”

Nota di Melchan:

No, questa non è una fanfiction. E’ un parto bello e buono, ecco XD

Non ci posso credere di aver finito questa cosa in tempo per la scadenza delle TrueColors. Davvero, sono quasi commossa ç_ç

Il fatto è che avevo deciso di pubblicare la prima puntata dell’AU su FMA, per questa scadenza. Mi ci ero pure messa, ed ero arrivata almeno a un quarto della scaletta totale, quando mi sono resa conto che per continuarla come si deve avevo bisogno di un episodio particolare. Un episodio che tuttora il mio cervello si ostina a non fornirmi è_é

Quindi è con una certa ansia che il dieci giugno mi sono resa conto di avere nove giorni per creare qualcosa di decente dal nulla.

Ora. Farmi venire l’ansia per le scadenze, sia scolastiche che non, è una mia caratteristica. Ma scoprire di fregarmene più del non dover chiedere proroghe alle admin di TC piuttosto che di studiare per il compito decisivo di chimica (che deciderà se o il debito o no- per inciso, l’ho scampata con un 6\7) è stata una sorpresa un po’ inquietante XD.

Ma quanto sarò secchiona, eh? çOç

Comunque.

Alla fine Hero è nata.

Per rispondere alla FAQ che potrebbe farsi chiunque ha letto “Perfezione”: si, è una specie di seguito. Ma visto che le due shot possono essere lette singolarmente senza troppi problemi non penso di doverle raggruppare ^^

L’incipit mi è venuto quando, in una delle mille riletture dei miei pezzi preferiti di Baricco, ho letto la frase in calce alla storia e ho sentito il solito magone da grande-frase-sua prendermi la gola e stringerla da star male. Quest’uomo ha il potere di trascinarmi sempre a un passo dalle lacrime senza fine,cidenti XD

Probabilmente le uniche frasi che non avrò mai il coraggio di citare saranno quelle che davvero mi fanno a pezzi dentro, racchiuse perlopiù in quell’opera che è “City” (*si inchina*).

Tornando alla storia: questo è lo scritto che, tra tutto ciò che ho prodotto, a livello di grammatica mi ha dato più problemi. Ho controllato e riletto e sistemato tanti congiuntivi e passati e presenti tanto da farmi incrociare gli occhi @__@ (e pure lì perdo meno tempo per i temi d’italiano in classe, dove tanto ho l’8 fisso XD).

In ogni caso, è stato strano misurarsi con Al. Normalmente mi trovo meglio con i tipi depressi ed emoeggianti (un paio di nomi: Edward Elric, Genjo Sanzo XD), ma l’idea di far fare tutto quel discorso ad Al e poi svelare la frase tramite la coscienza di Ed mi piaceva troppo.

Mi vedevo proprio la scena cinematografica, con Ed che chiede: ” - Si, Al. Cosa c’è? –“ e risposta (poi nella testa avevo pure l’inquadratura del solo sorriso di Al e la faccia di Ed ripresa mentre l’altro gli dice la frase, ma un po’ d’interpretazione va lasciata, ecchecavolo– anche perché sennò diventava una cosa alquanto ingarbugliata XD) .

Ah, ovviamente solito desclaimer: fanfiction scritta per le True Colors (truecolors.iobloggo.com). Il prompt è “This moment is eternity” della categoria “Melodies of Life”.

Tutti i personaggi, emo e pucciolerie che li contraddistinguono sono proprietà della loro autrice, Hiromu Harakawa.

Detto questo, attendo come al solito critiche e commenti di ogni tipo.

Grazie mille in anticipo

Mel

  
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