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Autore: zia_addy    23/11/2012    2 recensioni
Non lo legga chiunque ami gli elfi, questa è la rivincita degli umani.
Dal primo capitolo:
«Un esercito – disse la donna – sono venuti dei soldati... Cercavano te.»
La cercavano?
«Sanno di noi? – chiese esterrefatto Liam – com'è possibile?»
Hairi, improvvisamente realizzò. Non sapevano di loro, sapevano di lei. «No – disse – sanno solo di me.»
«Solo di te? – fece Jona – perché?»
Hairi fece un respiro profondo e disse «Perché sono una schiava.»
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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VIII

 
Finito il pranzo si separarono, Kurt rimase nella palafitta dove avevano mangiato per metterla in ordine, Barnabas invece li accompagnò fino al suo alloggio, dove si trovava Ivan. Arrivati lì li lasciò anche lui dicendo che aveva alcune faccende da sbrigare e che quando tutto fosse stato pronto per la partenza li avrebbe mandati a chiamare.
Quandoentrarono trovarono Ivan che aveva tutta l'aria di essersi appena svegliato, appena li vide chiese «Com'è andata?»
«Non si può dire che si fidino di noi»rispose senza alcuna esitazione Harribel.
«Già – aggiunse Ganesh – non possono non crederci, siccome gli Dei ci hanno riconosciuti come Umani, ma si vede benissimo che ne farebbero volentieri a meno. I cittadini, soprattutto, sono i più sospettosi; d'altra parte l'unica garanzia che hanno che non mentiamo è la parola dei Gran Maestri.»
«Corriamo il rischio che comincino a sospettare che i Gran Maestri li abbiano venduti agli Elfi, o qualcosa del genere» osservò Liam.
Ivan si passò una mano sulla faccia, l'aria perennemente stanca «Direi che di meglio non potevamo sperare.»
«Senza contare il fatto che non siamo ancora stati liberati dai Legami dello Spirito della Sequoia» fece notare Hairi.
«Suppongo dunque che non lasceranno che Ganesh usi un portale» commentò lui.
«Esattamente» rispose quello.
«Devo ammettere che me lo aspettavo»disse Ivan.
Proseguirono la conversazione riassumendo quella che avevano da poco concluso con Kurt e Barnabas, cercando di essere il più accurati possibile.
Hairi si limitò ad ascoltare, non aveva mai amato parlare molto e le sembrava di aver parlato di più negli ultimi giorni, che in tutti i suoi vent'anni di vita; quindi non le dispiaceva affatto restare in disparte. Ascoltando si rese conto di quanto contasse effettivamente l'opinione di Ivan: in un certo senso lui era il capo del gruppo, non tanto perché fosse il più anziano, se così si poteva dire, quanto per il suo ruolo. Oltre ad essersi, da subito, dimostrato una persona affidabile, era diventato il cardine della loro impresa.
Notò anche un'altra cosa, loro sette, in pratica, erano completi estranei. Non sapevano niente gli uni degli altri, se non il nome; ma d'altra parte non avevano avuto grandi occasioni per raccontarsi chissà che cosa, e, a dirla tutta, lei stessa non ne sentivanemmeno il bisogno.Probabilmente, qualora avessero vinto, sarebbero andati ognuno per la propria strada, come se non fosse successo nulla. Immediatamente si rese conto che era inutile porsi quel problema: se avessero vinto sarebbero scomparsi, quindi non si sarebbero rivisti in ogni caso.
La discussione, che si concentrò principalmente sulla battaglia che di lì a qualche giorno avrebbero combattuto, andò avanti per forse un'ora, prima che Barnabas li venisse a chiamare.
«Siamo pronti a partire – disse brusco come al solito – muovetevi.»
Uscirono dalla palafitta e furono guidati di nuovo su per la Scala del Cielo. Hairi vide gli abitanti del villaggio schierati in cima alla scogliera ed ebbe l'impressione che tutti li stessero guardando.
Arrivati al Tempio dei Venti, presero un ponte sospeso che girava a destra e portava ad un'altra scala, che arrivava in cima alla scogliera. Alla fine di quell'ultima scalinata c'era Kurt che disse loro «Procederemo tutti insieme fino al primo punto di ritrovo, che si trova a un giorno di cammino da qui.Là tu – ed indicò Ivan – ti unirai ad un gruppo di sacerdoti incaricati di scortare fino a Capo dei Ghiacci i vecchi e i bambini, che non prenderanno parte alla battaglia, ovviamente.»
Ivan si limitò ad annuire.
«Quanto agli altri – continuò il Gran Maestro – vedete di starmi vicino, gli uomini non vi vedono di buon occhio e non voglio problemi.»
Anche loro annuirono.
«Si parte allora» disse quello.
Si fecero largo tra la folla, Kurt incaricò alcuni uomini di far sapere che si stavano mettendo in marcia e così, piano piano dietro di loro si formò una lunga fila e si addentrarono nella foresta che si parava innanzi a loro.
Erano circondati dal rumore dei passi appesantiti dai bagagli, dal suono della moltitudine di voci degli uomini e, in sottofondo, dai rumori propri della foresta; ma loro sette, affiancati da Barnabas e Kurt, erano completamente avvolti da un silenzio totale. Le espressioni severe dei due Gran Maestri  scoraggiavano anche solo l'idea di una conversazione.
Hairi cominciò a sentirsi a disagio, le sembrò che gli altri condividessero quel suo stesso sentimento. Alla fine quel silenzio fu spezzato dalla persona più improbabile: Raja.
Protese di scatto il braccio destro, come ad indicare qualcosa, Ganesh fu il più rapido a reagire a quell'inaspettato evento.
«Hai visto qualcosa?» le chiese.
Lei agitò la testa, annuendo.
«Probabilmente era solo un qualche animale, la foresta ne è piena» disse Kurt distrattamente.
«Secondo te?» domandò Ganesh alla sorella.
Raja piegò la testa da un lato con aria pensosa, alla fine scrollò le spalle, come per suffragare quell'ipotesi.
«In ogni caso potete stare tranquilli – commentò Barnabas – Kurt non è qui per bellezza», e gli diede una sonora pacca sulla spalla.
«Perché mai la sua presenza dovrebbe rassicurarci?» fece Liam, con una certa asprezza.
«Perché è il Drago dello Spirito dei Venti» rispose subito Jona attirando su di sé gli sguardi di Kurt e Barnabas. «Suppongo» si affrettò ad aggiungere, come messo in soggezione.
«Supponi bene – rispose Kurt – perché non spieghi il resto ai tuoi compagni? Mi sembrano curiosi.»
«Ce-Certamente – balbettò Jona – dunque – cominciò a spiegare -  lo Spirito dei Venti è il protettore di tutti coloro che intraprendono un viaggio o un'impresa, ed è la divinità propiziatrice di tali eventi. Si dice sia estremamente volubile e vendicatore, come i venti dei golfi, può portare tanta fortuna, quanta sfortuna.»
«Quindi, teoricamente – fece Harribel – quel tizio – ed indicò Kurt – è una specie di amuleto porta fortuna?»
«Sempre che “non cambi il vento”» disse Jona.
«Questo che vorrebbe dire?» gli chiese sospettoso Ganesh.
«Come ci spiegò Liam – rispose lui – le decisioni, nostre e di altri, possono influenzare reciprocamente i nostri destini. Dire che lo Spirito dei Venti ci porta fortuna, significa che ci permette di scegliere sempre per il meglio, e fin tanto che non incontriamo ostacoli, possiamo dire di “avere il vento a favore”; ma se gli Elfi, ad esempio, dovessero improvvisamente cambiare una loro decisione, potrebbero trasformarne una nostra da “buona” in “cattiva”. A quel punto avremo “il vento contrario”, fino ad un nuovo “cambio di vento”, ovvero una nuova decisione.»
«Siamo messi bene», commentò con sarcasmo Liam.
«Non credo voi possiate lamentarvi – fece Kurt – voi stessi rappresentate un “cambio di vento”. Sperate solo di non portare “vento contrario”.»
L'atmosfera si gelò completamente e nessuno di loro osò ribattere.
Per il resto del viaggio, nessuno di loro aprì bocca; la tensione era palpabile. Quando poi, non appena cominciò a calare il sole, si fermarono per allestire il campo per la notte, l'atmosfera si alleggerì. Kurt e Barnabas erano impegnati a gestire i propri uomini e loro erano finalmente liberi dai loro sguardi severi.
Hairi si sentì liberata di un peso, ma non riusciva a sbarazzarsi di un altro, ben più grande. Approfittando del fatto di essere soli si confidò con gli altri.
«E se veramente rappresentassimo per loro un pericolo in più?» disse.
«Cosa?» chiesero quasi in coro gli altri, presi un po' alla sprovvista.
«Venendo qui – spiegò – abbiamo fatto ciò che credevamo fosse meglio per noi, ma per loro? Se la nostra presenza non porterà altro che male? E se Kurt sapesse, o avesse semplicemente il presentimento, che qualcosa di brutto stia per accadere?»
«Per le prime due domande – rispose Ivan – ti risponderei che è troppo tardi per farsi problemi del genere, per l'ultima, invece, direi di lasciare che se ne occupi lui stesso.»
Hairi mormorò distratta una risposta di assenso, i suoi compagni sembravano fiduciosi, ma lei era piena di dubbi e tormentata da un profondo senso di incertezza. Si sentiva persa, aveva chiaro di fronte a sé il proprio traguardo, ma non riusciva a vedere la strada per arrivarci.
Con questi stessi pensieri e sentimenti andò a dormire, sperando che il mattino seguente avrebbe portato un po' di luce anche su quel sentiero che le era così oscuro.
Quando Hairi si svegliò, però, non era neppure l'alba. Tutto il campo era in silenzioso fermento.
«Cosa succede?» bisbigliò ad Harribel che dormiva con lei.
«Credo che abbiano deciso di anticipare la partenza – rispose – non so perché, ma ieri sera mi era parso di vedere Barnabas e Kurt discutere piuttosto animatamente; forse è successo qualcosa.»
Hairi accolse malvolentieri quelle parole, non facevano che aumentare i suoi timori.
Si prepararono anche loro in gran fretta e raggiunsero i due Gran Maestri.
«Non c'è bisogno che vi agitiate troppo – disse Kurt vedendoli – abbiamo solo deciso di partire prima. Non c'è alcun pericolo certo, solo, non mi sembra sicuro stare qui fermi troppo a lungo. In ogni caso, è tutto pronto?»
Loro assentirono e non fecero domande, per il momento quella spiegazione andava più che bene.
Si misero in marcia ancora una volta. Jona era a fianco di Hairi e, ad un tratto le sembrò di vederlo cadere a terra, ma non fece in tempo neanche a pensarci che un colpo la raggiunse dietro la nuca.
 

***

 
Jona era sospeso tra la vita e la morte. Uno, due, tre secondi e il suo corpo tornò a vivere.
Si ritrovò di faccia a terra, disteso in una pozza di sangue non suo. Ancora in stato confusionale, alzò la testa: cadaveri.
Si alzò di scatto, si voltò a sinistra, dietro di sé: era circondato da una distesa di corpi. Quando si voltò a destra vide il corpo di Hairi steso supino, lunghe ciocche dei suoi capelli rossi erano sparse sopra e attorno ad esso, intrise di sangue. Poco distante dal gomito destro, a circa un passo da dove dovrebbe essersi trovata, c'era la sua testa. Sembrava rivolta verso di lui e lo fissava con gli occhi sbarrati, non più dorati, ma verdi. I capelli, tagliati corti e asimmetrici andavano via via tingendosi di un rosso carico. Sembrava chiunque, tranne che lei.
Gli venne in mente che doveva andarsene da lì, ma immediatamente fu raggiunto da un colpo alla schiena che lo sbilanciò in avanti, poi da un altro, al petto, che lo ricacciò all'indietro, e poi un altro alla schiena, e un altro, e un altro ancora. Perdeva e riacquistava conoscenza continuamente, ma rimaneva in piedi, a causa della forza dei colpi.
Non riusciva a pensare a niente, non riusciva a capire niente. Gli sembrò fosse passata un'eternità, ma non potevano essere che pochi minuti; poi, in uno sprazzo di lucidità, lo vide: sangue.
La magia veramente era come un veleno.
 

***

 
Il soldato trascinò l'Umano al cospetto del Generale.
«È questo l'Umano con lo stesso potere dell'Abisso?» chiese il Generale non appena lo vide.
«Sì, signore» rispose il soldato.
«Ben fatto» rispose quello con un sorriso.
 
 
 
 
Mea culpa, non riuscivo più a trovare il tempo di correggere. (ade)
scappo che domani ho scuola
scusate ancora
ade e chiara
  
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