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Autore: Trick    12/06/2007    9 recensioni
- Quindi sono morti? - domando Harry molto piano.
- No - rispose Silente, con un'amarezza che Harry non gli aveva mai sentito, - sono pazzi. -
Da "Harry Potter e il Calice di Fuoco".

Perchè pazzo non è l'eroe che cavalca senza spada.
Genere: Commedia, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Bartemius Crouch junior, Bellatrix Lestrange, Neville Paciock, Rabastan Lestrange
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Desclaimer: I personaggi di questa storia sono di invenzione di J. K. Rowling; questa storia non è finalizzata a scopi di lucro.

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"Ultima vien la follia"

Seconda Parte

by Trick





- Nonna? Nonno? -

- Uhm... Neville, sono le tre di notte. Torna a letto. -

Silenzio. Sorrido nell'ombra, immaginando l'espressione che il mio nipotino ha ora sul faccino rotondo. È combattuto dal dispiacere di avermi svegliata e il desiderio di dirmi ciò per cui mi ha svegliata. Immagino abbia le labbra strette fra loro e lo sguardo fisso sui suoi piedini nudi. Ho detto che la immagino, ma in verità conosco a memoria il modo in cui il mio Neville piega la bocca quando è pensieroso.

Frank aveva la stessa espressione.

- Campione, che ci fai ancora sveglio a quest'ora? - mugugna mio marito rivolto al buio. La debole luce delle stelle attraversa fuggevole gli scuri delle finestre, illuminando debolmente il profilo allungato di Avius. Guardo le occhiaie pesanti che da qualche tempo il sonno non è più in grado di cancellargli, e mi mordo involontariamente il labbro inferiore.

Sorrido di nuovo. Forse, torturarci la bocca quando siamo nervosi è una caratteristica di noi Paciock.

- Posso chiedervi una cosa? -

- Certo, Neville. - Avius è forse l'unico in famiglia a non essere preoccupato per il destino di nostro nipote: com'è possibile che all'età di sette anni non abbia ancora mostrato nessun accenno di magia? E se fosse un Magonò?

- È... è una domanda su... su mamma e papà. -

Sento Avius sospirare mentre si muove fra le lenzuola.

- Coraggio, campione. Salta sul carro - dice a Neville, picchiando qualche volta il materasso con la mano.

Neville si issa sul nostro letto e si infila fra di noi, con quel fare un po' impacciato che lo contraddistingue. Ora che le stelle illuminano anche il suo viso, non riesco a non accarezzargli il volto paffuto.

- Augusta! Augusta! -

- Ah! Per tutte le fate incantate di Scozia, Alice! Volevi far scoppiare il mio povero cuore? -

Sorridesti. Come al solito, dopotutto. Non c'è stato un momento da quanto Frank ci ha presentato in cui tu non hai sorriso. Mi sono sempre chiesta come ne eri capace. Sorridere sempre, sorridere in guerra, sorridere ai nemici. Sempre.

- Ho meravigliose novità, Augusta. -

- Hai trovato un rimedio a quella macchia di umidità nell'angolo della cucina? -

Ridi. E di nuovo, la tua risata mi invade tutto il corpo, trasferendomi un po' di quell'allegria e quella spensieratezza che non riesco ancora a capire dove trovi.

- Io e Frank aspettiamo un bambino. -

Sorridesti, e per la prima volta dopo tanti anni, sorrisi anch'io.

- Allora, campione? -

- Si svegliano? -

Guardo Avius in cerca di sostegno, e nonostante l'oscurità in cui la camera è nascosta, sento che il suo sguardo, in qualche modo, mi rassicura davanti a una domanda così difficile.

- Ho letto il libro grosso. -

- Che libro grosso, Neville? -

- Quello dello zio Algie. Il libro grosso con tutte le scritte piccole. -

- Il vocabolario, tesoro? -

Annuisce con vigore, mentre fissa intensamente un punto indistinto sul muro. Sembra quasi voglia concentrarsi completamente su ciò che sta per dirci, e il modo in cui riflette , vi assicuro, è adorabile.

- Ho cercato quella parola lunga. Quella che ha detto la signora Tabbies, mentre stavate bevendo il te', nonna - mi spiega con decisione.

- Che parola ha detto la signora Tabbies, Neville? - domanda Avius, tradendo un po' di preoccupazione nella voce.

- Inf... ind... incali...insen... - boccheggia mio nipote, con una smorfia. Si gratta una guanciotta con la mano e ci guarda con quegli occhioni scuri che ogni volta mi stringono le viscere, per quanto mi ricordano il mio Frank.

- Con tutti i mestieri che avresti potuto scegliere, spiegami perché proprio quello dell'Auror! -

Portasti distrattamente un braccio dietro al collo, iniziando a sfregarti la nuca. Sembravi titubante nel parlare, ma i tuoi grandi occhi scuri avena iniziato a brillare di orgoglio al suono delle mie parole. Capii immediatamente che non saresti tornato indietro.

- Mamma, è difficile da spiegare. -

- E tu provaci, Frank. -

- La guerra non durerà in eterno - mi rispondesti, con un sorriso amaro. - Meno vite verranno spezzate ora, e più vite avremmo per ricostruire il nostro futuro dopo. -

Non risposi. Forse, parte di me già sapeva che ti avrei perduto, bambino mio.

- La vita è speranza, mamma. Se finisci col perdere anche quella, puoi iniziare a dire di aver perso tutto. -

- Frank, è pericoloso. -

Scoppiasti a ridere. - Cos'è rimasto di sicuro, ormai? -

Ed io sentii una morsa al cuore, sentendoti parlare dei pericoli che correvi, quasi la tua vita fosse importante come una Cioccorana sciolta dal sole.

- Mamma - continuasti, stringendomi in una stretta che non aveva più nulla dell'abbraccio timido e affettuoso del mio bambino. Era l'abbraccio forte e deciso di un uomo altrettanto deciso a combattere in prima fila in un tempo di sangue e orrore.

- Mamma, non devi preoccuparti. Non farò pazzie. -

Non farò pazzie.

- Non mi ricordo come si diceva la parola lunga. -

- E ti ricordi cosa dice il libro grosso, Neville? -

Annuisce ancora più determinato e inizia a parlare con la velocità di una Comet Duecentoquaranta. - Diceva che vuole dire che dice che ... -

- Neville, rallenta! - lo rimprovero, mentre Avius ride.

- Scusa. Allora... dice che quella parola... quella che non so come si dice... la usi quando dici che una persona non può fare quello che fanno le altre persone. Però, lo dici solo se la persona non lo può fare proprio più. Cioè, per sempre lei non può fare più niente, perché è un ina... invastamente... invastito perlamente. Avete capito, vero? -

Invastito perlamente.

- Anche mamma e papà sono invastiti perlamente, nonna? -

Stringo la mano di Avius sotto le coperte, continuando ad accarezzare distratta i capelli di Neville, come se sperassi di poter fuggire da quel discorso soffocante isolandomi nella sua contemplazione. Cosa dovremmo fare, adesso? Voi sapreste cosa fare? Lui sa che loro non possono crescerlo come gli altri genitori, gli abbiamo spiegato a grandi linee cos'era successo, e lo portiamo con noi al San Mungo da quando ha iniziato a camminare.

Pensavamo che sarebbe stato meglio con lui, crescere e abituarsi a quella situazione immutabile che sarebbe stata la sua vita. Avrebbe dovuto farsene una ragione, un giorno, e non voglio che il mio Neville s'illuda con un miracolo impossibile.

- No, Neville - risponde Avius, venendomi in soccorso. - Non sono invastiti perlamente . -

- E cosa sono? -

Pazzi, Neville. Pazzi per sempre.

- Sono eroi, Neville. -

Erano pazzi. Pazzi che hanno sacrificato il tuo destino per il loro lavoro.

- Come il signore con la spada e il cavallo? -

- Sì, proprio come Re Artù. -

Neville lo fissa con la fronte corrugata, confuso. Stringe ancora una volta le labbra prima di parlare dopo un attimo di riflessione.

- Ma mamma e papà non avevano la spada e il cavallo - commenta.

Avius ride e allunga la mano a scompigliare i capelli di Neville, con quel fare divertito con cui era solito salutare il nostro Frank prima di Smaterializzarsi al Ministero della Magia. Nonostante mi sforzi, non riesco a ottenere altrettanto: il mio misero e striminzito sorriso cerca di eguagliare invano la risata di Avius.

- Non tutti gli eroi hanno spada e cavallo, Neville. -

- Ma ce l'aveva anche il tizio strambo che uccideva i mulini, nonno - protesta Neville. - Me l'ha detto il signor Tabbies, che ce li aveva. Il signor Pisciòtte, si chiama. -

- Chisciotte, tesoro - lo correggo con un sorrisino.

- Chisciotte, sì, sì - ripete, annuendo in direzione di Avius.

- Hai ragione, Re Artù e Don Chisciotte avevano la spada e il cavallo - ammette Avius, sorridendogli. - Ma ci sono eroi che non hanno bisogno della spada e del cavallo per esserlo, mi capisci? -

Nostro nipote scuote la testa con la bocca leggermente aperta, prima di voltarsi verso di me. - Tu capisci, nonna? -

Non riesco a parlare, mi limito a sorridere e a scuotere il capo anch'io.

- Vedi, nonno? Neanche la nonna ha capito. -

- Ci sono eroi che combattono senza cavallo e senza spada - ripete Avius. - Ma sono comunque eroi, perché sono pronti a combattere fino alla fine per ciò che è giusto. Ci sono eroi che hanno cambiato la storia, senza neppure avere mai visto un cavallo o toccato una spada. -

- E anche mamma e papà hanno cambiato la storia, nonno? -

No, cucciolo. Mamma e papà sono storia.

- Tutti noi un giorno siamo destinati a cambiare la storia, Neville. Chi più, chi meno. -

Neville abbassa lo sguardo, con le sopracciglie quasi unite per lo sforzo di concentrarsi sulle parole di Avius. Dopo qualche istante mi punta i suoi occhioni luccicanti e mi regale uno di quei suoi sorriso dolci che mi straziano l'anima.

- Adesso, tu hai capito, nonna? -

Allungo un braccio e gli permetto di accoccolarsi accanto a me, mentre inizio ad accarezzargli i capelli.

- Sì, Neville. Io ho capito. -

Aspetto che il suo respiro si faccia più placido e regolare, indiscutibile segno che il mio bambino ha appena varcato la porta del mondo dei sogni.





Spero che i tuoi sian sogni di miele

e che non si sciolgano presto come ragnatele.

Perché nei tuoi sogni puoi volare lontano,

lasciando quaggiù il Male, a cercarti invano.

Fuggi, bambino mio. Non farti afferrare.

Se perdessi anche te, mi lascerei disperare.

*****





La donna dondolava alla luce del sole morente, seduta su una sedia arrugginita dal tempo, come se non desiderasse altro che spiccare il volo.

E celato nel cuore, nascosto al mondo, conservava l'eco del suo bambino, ignara di essere sola. Ignara di essere pazza.

Ignara che forse, l'ultima guerra, glielo avrebbe strappato di nuovo.

Dormi, dormi, mio bambino. Dormi al caldo nel lettino. Chiudi gli occhi, su, coraggio. Nei tuoi sogni è un altro viaggio.

  • Neville. -



Vola farfalla, lascia il tuo fiore.

Vola farfalla, abbandona il sapore.

Lasci quei giorni che chiamiamo vita,

abbracci la nebbia e non sai che è finita.

Dondolerai leggera fino all'ultima ora,

sorridi Alice, tu che puoi ancora.

*****





Scusate se non sono riuscita a postare l'ultima parte prima, nonostante fosse già bella e finita, ma il mio computer ha un'anima tutta sua, e mi fa impazzire un giorno sì, e l'altro pure.

Un grazie gigantesco a chi ha letto questa mia "one-shot di ricreazione" dal Diario di un Lupo in un Branco di Lupi (p.s. L'undicesimo capitolo è praticamente pronto). Spero vi sia piaciuta.

Non sono riuscita a scoprire quale fosse il vero nome del nonno di Neville, perciò ho storpiato un po' il latino Avus, "nonno".

kikka91, lady_slyterin, Kako_chan, puccalove90, Lady_bird, non avete idea di quanto piacere mi abbiano fatto le vostre recensioni. Vi ringrazio immensamente, sperando che la conclusione vi piaccia altrettanto. Cinque baci e altri cinque doverosi grazie.

Una felicissima Trick.


   
 
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