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Autore: Charme    26/11/2012    14 recensioni
Un'inconsueta - ma non troppo - minaccia si staglia contro i Vendicatori. Qualcosa di talmente tremendo da far loro rimpiangere Loki, i suoi complessi d'inferiorità e i suoi capricci sul dominio del mondo.
"Io sono Niagara Jenhowepha Blackdeath."
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali: la storia è – dovrebbe – prendersi bonariamente gioco dei mille personaggi superdotati (in più sensi) e altamente improbabili che tendono immancabilmente a prendere possesso della scena, relegando i personaggi principali al ruolo di inutili satelliti della meravigliosa Lei (o del meraviglioso Lui) di turno.
Questo non è bene. Non lo è per niente. A meno di aggiungere un elemento di grande importanza alla trama, oppure di andare a intessere un’intrigante trama avventurosa e ricca di colpi di scena, un personaggio del tutto originale tende fin troppo spesso a risultare inutile e fine a se stesso. Perché è un desiderio decisamente comprensibile, quello di immaginare se stessi al fianco di prodi eroi che ci fanno sognare, ma siamo proprio sicuri di volerne parlare, di volerlo mettere per iscritto?
Ho intenzione di far umorismo, non di ridicolizzare qualcuno in particolare: i miei bersagli – da Occhio di Falco miope quale sono – sono i cliché, mirabili esempi di scontatezza.
 
Parlando invece della trama vera e propria, mi sono permessa di prendere un vago spunto dal mondo dei fumetti, per cui, anziché della Stark Tower si parlerà dell’Avengers Mansion, e Thanos sarà affiancato dalla sua raccapricciante metà, Morte, ma per tutto il resto, sono ben lontana dall’essere un’esperta del mondo dei fumetti Marvel, per cui non iratevi troppo, se tirerò una qualche smarronata paradossale. Dopotutto, siamo nella sezione dei film.
 
Suppongo che tutti i frequentatori del sito sappiano quanto sia bello lasciare e ricevere una recensione, nevvero?

 
 

Dedico il capitolo alla carissima 8WeirdSisters8, che ha festeggiato ieri il suo compleanno e oggi la sua ritrovata connessione a Internet, e poi a Laelia, che di questo capitolo ama una battuta in particolare.

 
 

  Una volta tanto, pareva che al Quartier Generale degli Avengers, l’Avengers Mansion sulla Fifth Avenue, si potesse respirare a pieni polmoni la calma derivante dagli ultimi interventi del gruppo di eroi, che si era ben guadagnato quella giornata di inattività, dopo aver tanto lottato contro avversari temibili e di tutti i tipi, alcuni addirittura provenienti da altri mondi. L’umanità poteva solo essere grata agli eroi che si schieravano in sua difesa, e sperare che i suoi paladini non si trovassero mai a dover affrontare un nemico invincibile.
  C’era da dire che, dopo aver sgominato interi eserciti, era difficile pensare che potesse esistere una minaccia più grande; tra gli abitanti di New York, nessuno che avesse assistito alla prima, epocale impresa degli Avengers dubitava che, qualunque fosse il pericolo, eroi del calibro di Capitan America, Hawkeye, Iron Man, Vedova Nera, Thor e l’Incredibile Hulk sarebbero stati in grado di ridurlo alla disfatta.
  Ma il Male può annidarsi ovunque, e in qualunque forma, e non attende che un abbassamento della guardia per rivelarsi e sferrare il proprio attacco.
  Fu esattamente all’ora di pranzo, proprio quando gli eroi più amati del mondo stavano facendo una cosa estremamente semplice e umana come mangiare – perché pure i supereroi hanno bisogno di mangiare, bere e dormire. E vanno pure in bagno, non crediate – che fece la sua apparizione una persona che avrebbe ineluttabilmente condizionato le sorti dell’umana stirpe.
  Ineluttabilmente.
  Ma anche no.
  Ella comparve sulla soglia della sala da pranzo, e immediatamente tutti gli occhi dei presenti furono come calamitati sul delizioso profilo che si stagliava sulla porta.
  Si trattava di una giovane di circa quattordici anni, piuttosto alta, i cui lunghi e serici capelli dorati incorniciavano alla perfezione il fisico magro ma con forme squisitamente sviluppate. I lineamenti del volto apparivano perfettamente regolari, esaltati da qualche leggero tocco di make-up saggiamente applicato, che andavano a esaltare i suoi occhi color ametista.
  La bocca, dalle labbra piene e ben disegnate, si arcuò con regalità, ma prima che la nuova arrivata potesse beare i presenti con la sua voce certamente cristallina, il noto Genio Miliardario Playboy Filantropo Anthony Edward Stark, che d’ora in avanti, per questioni di tempo, spazio e comodità chiameremo ‘Iron Man’, o tutt’al più ‘Tony’, prese la parola.
  “L’orario delle visite è terminato, e le uniche zone agibili al pubblico sono i tre piani inferiori. Fuori da casa mia, grazie”.
  La giovane inarcò un sopracciglio, assumendo un’espressione condiscendente. “Entrare è stato facile. È bastato bypassare il protocollo riconfigurando l’interfaccia operativa del sistema di sicurezza a ioni protoizzati e ricaricabili. Un gioco da ragazzi”. E scoppiò a ridere con una risatina querula.
  Uno scatto annunciò che Natasha Romanova aveva tolto la sicura a una delle innumerevoli pistole di sua proprietà, tuttavia non fece nient’altro, se non restare in attesa.
  Dopo il discorso della ragazza, gli sguardi degli altri Vendicatori si erano posati su Stark.
  “Be’, sebbene abbia un particolare debole per le parole composte da più di quattro sillabe, si dà il caso che la tua digressione non richiesta non volesse dire niente. Jarvis?”
  Una voce metallica s’introdusse nella discussione.
  “Confermo, signore. Non c’è nessuna falla nel sistema di sicurezza. Semplicemente, pare che qualcuno abbia lasciato la porta aperta, e che la signorina, dopo aver premuto più volte – e in maniera piuttosto pervicace, anche – l’interruttore per l’accensione della luce sul pianerottolo, si sia appoggiata alla porta e abbia così avuto accesso ai piani superiori.” annunciò il computer che amministrava i vari aspetti dell’ipertecnologica magione di Stark.
  La ragazza non si lasciò scoraggiare, e, gettando la testa all’indietro, facendo mulinare voluttuosamente i lunghi capelli ondulati, disse: “Sono arrivata qui con lo scopo di mettervi in guardia da una minaccia che non riuscireste a contrastare, senza il mio aiuto: io sono la figlia del Signore della Morte, Thanos!” e, soddisfatta della sua frase trionfale, attese il coro di esclamazioni sorprese che inevitabilmente sarebbe derivato da quella fatale rivelazione.
  “Chi è l’idiota che ha lasciato la porta aperta? Mettete da parte l’omertà e non fate i santarellini, confessate!” latrò Stark, facendo scorrere lo sguardo tutt’intorno, ma evitando accuratamente l’adolescente con la crisi da mancanza d’attenzione davanti a lui.
  “Io e Natasha siamo stati tutta la mattina in palestra, poi siamo passati dal laboratorio di Bruce, e per rientrare non siamo passati dalla porta principale, ma da quella di servizio.” comunicò il Capitano Steve Rogers, al secolo Capitan America, e quell’uomo era la creatura vivente più incapace di mentire al mondo, per cui Stark non dubitò della veridicità della sua affermazione.
  Lo sguardo di Tony si soffermò su Thor, ma realizzò che non poteva essere stato neanche lui a lasciare la porta aperta, visto che aveva il pessimo vizio di chiudere le porte sfasciandole, e Jarvis era stato chiaro riguardo all’assenza di effrazioni.
  Chiaramente, Tony sapeva bene di non essere il colpevole, per cui rimaneva un solo imputato possibile.  
  Quello che fingeva indifferenza.
  Quello su cui ormai si erano posati gli occhi di tutti i presenti – eccetto la ragazzina, che pareva piuttosto irritata.
  Pazienza, la privacy della sua casa era al primo posto.
  “Barton. Cosa ti dice il cervello?”
  L’occhio del falco pareva piuttosto deciso a non alzarsi sul suo interlocutore, e Clint continuò a giocherellare con un angolo del suo tovagliolo.
  “Ehm. Forse non mi sono spiegata bene – proruppe la ragazza, che nessuno aveva più degnato di uno sguardo – Io sono Niagara Jenhowepha Blackdeath, e sono qui giunta per…”
  “BARTON! Guardami, mentre ti parlo! Avrai anche gli occhi del falco, ma come si suol dire, hai le mani di merda, se non riesci nemmeno a chiudere una porta dietro di te!”
  Capitan America parve più sconvolto di Clint.
  “Anthony! Che razza di linguaggio da bettola ti permetti di utilizzare? In presenza di alcune signore, poi…!”
  Natasha gli lanciò uno sguardo compassionevole, mentre Niagara, per quanto irritata dalla scarsissima attenzione che le veniva riservata, parve comunque compiaciuta di quel riguardo.
  Ma l’accusa che gli era stata rivolta fece sì che Hawkeye si scuotesse. “Se non fossi andato a fare la spesa, a quest’ora cosa staremmo mangiando? Com’è possibile che io sia sempre l’unico che va al supermercato? Siete tutti troppo eroici per scegliere degli ortaggi che non siano marci e stare in coda alla cassa?”
  Quando Clint si insolentiva su qualcosa, c’era poco da fare, se non lasciare che sbollisse, pertanto il gruppo di eroi decise di estraniarsi dallo sfogo di Hawkeye, che a quanto pareva era stato tamponato dal carrello di due vecchiette acide, che poi l’avevano persino superato nella fila per pagare, e tornarono a concentrarsi sul loro pranzo, perlomeno finché una voce stridula non ricordò loro un’ulteriore incombenza.
  “Sto parlando con voi! Insomma, io sono la figlia di Thanos e Mistress Death! Sono giunta qui per avvisarvi dell’immensità del potere oscuro che incombe su di voi, offrendovi munificamente il mio insperato e possente aiuto, e tutto quello che sapete fare voi è…”
  “Non urlare, ragazzina! – proruppe nuovamente Stark – Anzi, non capisco perché non ti abbiamo ancora buttata fuori”
  “Tony! Un minimo di educazione! – esclamò Steve – La giovane Niagara è giunta qui per farci un favore, se ho ben capito. Signorina, vorrebbe illustrarci esattamente il motivo per cui è arrivata fin qui?”
  La ragazza fece ondeggiare nuovamente i lunghi capelli, che, catturando la luce del sole, splendettero di mille sfumature dorate.
  “Sono l’erede universale delle due più temibili Forze del Male che abbiano mai solcato la Terra, quella stessa Terra che ora vorrebbero distruggere, assoggettandone gli abitanti. Ma per vostra fortuna, io non sono come loro, e sono fuggita per avvisarvi del grande pericolo che correte, ed ergermi al vostro comando per guidare un’eroica resistenza contro i miei stessi genitori”.
  Niagara fece una pausa, abbassando lo sguardo in modo che le lunghe ciglia le accarezzassero le guance, ma occhieggiando furtivamente i suoi interlocutori per osservarne le reazioni; Vedova Nera e Occhio di Falco stavano parlottando tra loro, Iron Man pareva molto preso a fare dei calcoli sul suo tablet, mentre Steve, Thor e Bruce si lanciavano occhiate eloquenti.
  Fu nuovamente Capitan America a prendere la parola.
  “Signorina Blackdeath, posso chiederle quanti anni ha?”
  “Ne ho diciassette, ma per via del mio fisico minuto spesso mi scambiano per una quindicenne.” replicò lei, con un’ingiustificata vena di compiacimento nella voce.
  “HA! Nuovo record su Fruit Slasher! – esclamò Tony – Dopotutto questa giornata non è stata completamente da buttare via”.
  Bruce cercò di mascherare un sorrisetto trincerandosi dietro a un tovagliolo e simulando un accesso di tosse, e Natasha roteò gli occhi, ma Capitan America ebbe una reazione ben diversa. Si alzò da tavola e si avvicinò a Niagara, e i loro sguardi si incatenarono.
  “Cara fanciulla, saremo felici di aiutarla.”
  “Forse non mi sono spiegata bene – disse la ragazza, in un raro rigurgito di buone maniere e diplomazia, in quanto ciò che avrebbe voluto dire esattamente era piuttosto: ‘Non avete capito un cazzo’ – Ma non siete voi a dover aiutare me. Sono io che vi offro munificamente il mio aiuto per sconfiggere la minaccia incombente.”
  “Certamente – disse il Capitano Rogers con fare condiscendente – Sarà stanca, dopo il viaggio che l’ha portata fin qui. Prego, vada pure a rinfrescarsi, dopodiché parleremo della sua sistemazione qui”.
  La giovane sorrise soddisfatta, e, mentre scompariva in una coreografica nube rosa con luccichii dorati, uno scampanellio riecheggiò nell’aria.
  Natasha caricò nuovamente la pistola, stavolta con fare leggermente inquieto.
  “Chiedo scusa, Capitan ragazzo-della-porta-accanto, ma com’è che inviti la gente stramba a stare a casa mia senza nemmeno consultarmi?”
  Stranamente, il responso giunse da Thor.
  “È palese che la fanciulla sia fuggita da casa, ed è pertanto nostro compito ricondurla alla ragione. Steve ha fatto bene ad accoglierla, altrimenti chissà a quali incresciose situazioni sarebbe potuta andare incontro”.
  Stark sbuffò sonoramente e tornò a passare a fil di spada frutti virtuali.
  Il Dottor Banner, con tanto d’occhi, intervenne dicendo: “Sono proprio l’unico a essere rimasto stupito del fatto che sia scomparsa nel nulla?”.

  
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