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Autore: eleblack    14/06/2007    1 recensioni
I Malandrini ad Hogwarts: come si sono conosciuti e voluti bene, avventura dopo avventura..con qualche nuova conoscenza!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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James lanciò un’occhiata verso l’alto: “Credi che quest’albero ci veda oppure ci percepisca comunque, anche col mantello

James lanciò un’occhiata verso l’alto: “Credi che quest’albero ci veda oppure ci percepisca comunque, anche col mantello?”

Sirius guardò per un attimo l’amico con un espressione di terrore misto a stupore, poi deglutì rumorosamente e sembrò riacquistare il sangue freddo:”Dubito fortemente che abbia degli occhi..ma scusa, cosa vorresti fare?”

“avvicinarmi e controllare che non ci sia traccia di sangue sui libri”.

ma non credo che riuscirai ad avvicinarti più di tanto, caro Potter” disse l’altro scettico; nonostante questo, fece qualche passo in avanti insieme all’amico.

Delle gocce di pioggia sulle loro teste e rumore di tuoni in lontananza preannunciavano qualcosa di più che una semplice pioggerellina invernale.

L’albero rimase ancora immobile, se non per qualche ramo ondeggiante mosso dal vento. Tremando, forse al pensiero di cosa sarebbe potuto succedere loro, o forse solo per il freddo, i due avanzarono lentamente verso gli effetti personali di Remus. Quasi niente si muoveva attorno a loro…e a Sirius sembrò troppo strano. Quando raggiunsero la borsa del compagno, non fece come James e non si chinò febbrilmente su di essa, ma rimase in piedi, a guardarsi intorno e a lanciare occhiate sospettose al Platano, che sembrava nascondere la sua anima da “Picchiatore”.

“Niente, per fortuna” disse poco dopo James, rialzandosi “emh..Black, non faremmo meglio ad andarcene ora?”.

“sai, Jamie, credo che questo coso stia dormendo” gli fece notare l’amico.

Ma gli alberi non dormono, Sis”.

“Gli alberi non picchiano, James, ma questo lo fa!” lo bacchettò subito Sirius “C’è qualcosa di strano”.

“Vuoi dire che possiamo avvicinarci di più?”.

Sirius non rispose. Non sapeva cosa voleva dire.

“…forse se ci arrampichiamo vedremo Remus…” propose all’improvviso James.

“Arrampicarti? Dove?”.

“Sul Platano..se non ci fa niente…è l’unico albero scalabile…” ponderava James.

E se lo svegli?”.

“Gli alberi non dormono, Sis”.

“Gli alberi non picch- “.

“SI SI LO SO SIRIUS!”.

Ora pioveva a dirotto.

E allora, se lo sai, non fare cavolate! Remus non sarà contento se ci rimetti la pelle”.

“Remus non sarà più niente se non ci pensiamo noi!”.

Detto questo, James fece un passo avanti, ma Sirius lo bloccò: “James aspetta…”.

“Lasc- “.

I due scivolarono lunghi per terra, tra la melma, con un tonfo. “Cazzo, Black, sempre tra i piedi”.

“Dovrei lasciarti morire, idiota?!” ribattè Sirius, alzando la testa e massaggiandosela.

“N-no..aspetta”. James tirò su il capo, per quanto gli fosse possibile, e controllò il Platano: non una mossa. Eppure erano finiti proprio sopra ad una delle sue grandi e sporgenti radici. Guardò meglio nell’oscurità, e in un primo momento non credette ai propri occhi, ma poi dovette farlo: una “parete” del tronco era scomparsa, proprio sulla parte laterale dell’albero.

“Oho” commentò Sirius, guardando incuriosito il varco prima e raggiante il suo amico dopo.

I due non si preoccuparono più neanche del mantello, lasciando che James lo raccogliesse e se lo avvolgesse in mano, ed entrarono senza esitazione nell’apertura.

Saltarono dentro, eccitati e più irresponsabili che mai, scrollandosi di dosso l’acqua come cagnolini bagnati. Entrambi accesero la propria bacchetta con un Lumos, e avanzarono per il buio corridoio senza sapere dove stavano andando. Eppure James, come Sirius, sentiva che avrebbero trovato Lupin lì dentro. Troppi indizi portavano a quell’albero: il fatto che Remus lo guardasse con un certo interesse, che avessero trovato la sua roba lì vicino, che nell’albero ci fosse addirittura un’apertura con un corridoio dentro, e chissà cos’altro!

James si fermò improvvisamente quando intravide in fondo al lungo tunnel scuro, e tese una mano indietro per bloccare Sirius.

“Vedi la luce?” chiese sottovoce.

“Si, Jamie, ma è solo la luna” constatò Sirius con sicurezza, quasi sentendo il bisogno impellente di andare avanti, di arrivare in fondo al corridoio e in fondo a quella storia. Tutto troppo misterioso per i suoi gusti. Dannato Lupin e dannati i suoi segreti. Gli avrebbe fatto una bella lavata di capa non appena l’avrebbero riavuto sano e salvo al castello.

I due ragazzi camminavano a tratti con sicurezza a tratti con incertezza. Le poche volte che si scontrarono, l’uno percepì che l’altro tremava infreddolito, finché, a pochi centimetri dalla porta, James si bloccò del tutto.

Prima ancora che Sirius potesse aprire bocca, lui si voltò e gli fece segno di tacere…dopodichè, con fare piuttosto preoccupato, riaprì il mantello e lo gettò sulle loro spalle.

Tese una mano avanti e fece spostare di un centimetro la porta, sperando che non li tradisse e non cigolasse. Ciò non avvenne, e fu possibile loro vedere che all’interno la luna illuminava l’ambiente quasi a giorno, mentre la pioggia batteva forte sui vetri delle finestre sbarrate.

E poi, lì al centro della stanza, rannicchiato goffamente ai piedi di un letto a baldacchino, un lupo piuttosto cresciuto, ma neanche troppo robusto, col volto nascosto nelle zampe. Il suo pelo, da quello che poterono vedere i ragazzi impietriti sotto il Mantello, era lucido e grigio, ma ricoperto da quelli che sembravano..stracci.

“Sb-sbaglio o p-porta i pantaloni?” domandò Sirius, gli occhi sbarrati, sentendosi molto simile a Peter in quel momento.

“Sono i pantaloni di Remus” sussurrò allora James, presente, e perfettamente cosciente di cosa stava succedendo. Fu l’unica cosa che riuscì a dire, e anzi, era sollevato che potessero persino parlarsi, con i loro sussurri coperti dalla pioggia battente.

“C-credo che non possiamo affrontarlo” mormorò Sirius, dopo che per un po’ erano rimasti in attesa, incerti sul da farsi.

Probabilmente era chiaro a entrambi quello che stavano vedendo, chiaro come la luce lunare che si rifletteva sulle assi scomposte del pavimento, sulle coperte scucite del letto, sulla bestia a pochi metri da loro. Chiaro come tutto ciò che riguardava il loro amico, chiaro come tutte le cose che erano state dubbi e incertezze, chiaro come ogni mistero che James e Sirius erano riusciti a svelare. Chiaro come il fatto che il loro amico aveva una caratteristica particolare.

 Cosa facciamo?” domandò James.

Il lupo non era proprio immobile, scuoteva talvolta il capo e si passava la grandi zampe munite di unghiacce gialle tra i ciuffi di pelo del muso, brontolando e facendo rumori piuttosto inquietanti.

James, un po’ incantato un po’ pietrificato dalla visione, per la prima volta nella sua vita, di un uomo lupo, che tra l’altro indossava i pantaloni di Remus e aveva accanto a sé i rimasugli della camicia del suo compagno di Casa, si era appoggiato alla porta e questa si era aperta ancora di più.

“James! Devi stare fermo” Sirius riprese l’amico “Se ci fiuta siamo fritti”.

“…Andiamo, Black, è Remus!”.

“Il vecchio Remus sa chi sei..ma il nuovo…mmm, ne dubito”.

“Silente lo sa?” domandò James improvvisamente.

“Non lo so amico” mormorò Sirius, prendendolo per un braccio e trascinandolo lentamente indietro “non è il momento di pensarci”. Aveva le mani congelate e aveva notato che il lupo aveva improvvisamente alzato il muso – tuttavia dalla posizione in cui erano non potevano vederlo – e stava ora immobile.

“E’ proprio il caso di andare” disse ancora Sirius un attimo dopo, e James per la prima volta quella sera non oppose alcuna resistenza.

Man mano che si allontanavano dalla porta, la loro velocità nel muoversi aumentava, ma potevano anche vedere al di là della porta che l’ombra del lupo non era più ferma.

Al mio tre corriamo” disse ad un tratto James, la voce tremante. Sirius guardava fisso davanti a sé, ma annuì.

“Uno…”.

James pose un piede indietro e barcollò un po’.

“Due…”.

Sirius deglutì e si asciugò la fronte.

“TRE!”.

Nessuno dei due, quasi si fossero messi d’accordo, si curò più del Mantello dell’Invisibilità.

Corsero nel contempo il più silenziosamente possibile e più fragorosamente di quanto avrebbero potuto fare in una situazione normale. Perché quella non era una situazione normale. Avevano appena scoperto che il loro migliore amico era in realtà un lupo mannaro, e non poteva esserci niente di più anormale rispetto a quanto avrebbero mai previsto per il loro secondo anno.

Ci è dietro?” disse Sirius con voce strozzata, ma volle farlo apparire come un sussurro.

“Non lo so” rispose James, misurando a grandi passi la distanza, ormai breve, che li separava dall’esterno.

Con un ultimo rumoroso salto furono fuori, uno dopo l’altro, e Sirius cadde disteso sull’erba, chissà se volontariamente o no.

“Direi che ora...è il momento…di chiedersi…” ansimò James “se Silente…lo sa”.

“Direi invece che è ora che voi due rientriate a scuola, se non volete prendervi una punizione ancora maggiore di quella che vi spetta”.

I due grifondoro alzarono gli occhi e videro Silente, magicamente asciutto, fissarli con sguardo severo, alla sua destra la professoressa McGranitt, impettita e dolorosamente indignata, e dietro alle loro vesti Peter, più infreddolito e terrorizzato che mai.

 

  
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