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Autore: LaDamaLuthien    14/06/2007    14 recensioni
Edward torna a Forks vent'anni dopo aver lasciato la sua Bella. Allora perchè lei è uguale a prima?
Nei meandri di un amore peccaminoso.
Genere: Romantico, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Unforgivable Sinner – Imperdonabile Peccatore

(§°Deidre°§)

Kinda lose your sense of time
'Cause the days don't matter no more
All the feelings that you hide
Gonna tear you up inside
You hope she knows you tried

Follows you around all day
And you wake up soaking wet
'Cause between this world and eternity
There is a face you hope to see

You know where you've sent her
You sure know where you are
You're trying to ease off
But you know you won't get far
And now she's up there
Sings like an angel
But you can't hear those words
And now she's up there
Sings like an angel
Unforgivable Sinner

You've been walking around in tears
No answers are there to get
You won't ever be the same
Someone cries and you're to blame

Struggling with a fight inside
Sorrow you'll defeat
The picture you see it won't disappear
Not unpleasant dreams or her voice you hear

You know where you've sent her
You sure know where you are
You're trying to ease off
But you know you won't get far
And now she's up there
Sings like an angel
But you can't hear those words
And now she's up there
Sings like an angel
Unforgivable Sinner

Maybe one time lost
But now you're found
Stand right up before
You hit the ground
Maybe one time lost
But now you're found
Stand right up before
You hit the ground - hit the ground

You know where you've sent her
You sure know where you are
You're trying to ease off
But you know you won't get far
And now she's up there
Sings like an angel
But you can't hear those words
And now she's up there
Sings like an angel
Unforgivable Sinner

(Lene Marlin- Unforgivable Sinner)

(nota: la traduzione la potrete trovare nell’ultimo capitolo)

CAPITOLO PRIMO:

“Imperdonabile Peccatore”

(§°Deidre°§)

Sprofondò nel sedile posteriore appena riconobbe il paesaggio, in totale panico.

Come se fin’ora non si fosse reso conto di ciò che stava succedendo.

Erano passati vent’anni da quel giorno di metà settembre in cui aveva abbandonato il suo cuore per lasciare che il suo amore vivesse una vita normale.

Per vent’anni la tentazione di tornare da lei, la sua Bella, era stata forte, a tratti insopportabile.

Ma si era trattenuto. Aveva resistito nella sua folle convinzione che per lei sarebbe stato meglio così.

Ma alla fine, quando i suoi famigliari glielo avevano proposto, aveva ceduto alla tentazione di rivederla almeno per un’ultima volta.

Non sarebbero tornati a Forks ufficialmente, nessuno avrebbe saputo del loro ritorno, non era concepibile. Come avrebbero spiegato a quei fragili umani il fatto che non erano cambiati di una virgola?

La scusa per quel ritorno in incognito era il semplice fatto di dover tornare a prendere le loro cose, prima di trasferirsi altrove.

Era tempo di tornare a vivere stabilmente in un’altra piccola cittadina dimenticata da tutti, su al nord.

Anche se per lui la parola vivere sembrava così ironica.

-Tutto bene?

Esme si voltò a guardarlo dal sedile anteriore.

-Si, bene.

Si allungò tra i sedili dove erano seduti i suoi genitori e alzò il volume della musica poi si risedette e ricominciò a guardare fuori dal finestrino.

Nessuno dei due insistette. Avevano da tempo perso le speranze di ritrovare l’Edward di un tempo.

Ma la cosa era stata irritante anche per lui.

Si, forse per i suoi familiari vederlo impassibile, non sentirlo più parlare, suonare, non vederlo più sorridere era stato difficile.

Ma da parte sua sentire tutti i loro pensieri preoccupati all’inizio, poi frustrati e irritati col passare del tempo era stato peggio.

Con gli anni, però, ci avevano fatto tutti l’abitudine. O almeno per lui era così.

Non gli importava più nulla di ciò che pensavano di lui, niente aveva più importanza.

Carlisle sbattè la portiera della macchina e si accorse che erano arrivati.

Smontò. Dietro di loro si fermò la macchina con il resto dei suoi fratelli.

Li ignorò e si guardò attorno.

La casa era come la ricordava ed anche la foresta. Impaziente aspettò che Carlisle aprisse la porta e si fiondò nella sua camera.

Lo stereo, i cd, il divano, era tutto come l’aveva lasciato. Con la coda dell’occhio gli parve di rivederla immersa negli scaffali con la sua collezione di cd.

-In che ordine gli hai sistemati?

Scrollò le spalle e tornò alla realtà.

Chissà com’era diventata.

Se si era sposata.

Se era felice.

Sorrise amaramente tra se e se. Non sapeva nemmeno se viveva ancora a Forks.

Forse era tornata dalla madre in sua assenza.

O forse, sussurrò una vocina nella sua mente, era andata a vivere con suo marito.

Ma perché questo pensiero lo infastidiva?

Non era stato forse lui a lasciarla? Non le aveva forse detto di dimenticarlo?

-Posso?

Preso com’era dai suoi pensieri non aveva nemmeno sentito bussare.

-Entra, Alice.

-Mmm, non hai nemmeno cominciato a preparare la tua roba.- Si sedette di fianco a lui.

-Non ci metterò molto.

-Tranquillo, rimarremo qui un paio di giorni. Dobbiamo prima decidere dove ci trasferiremo, organizzare tutto.

-Cos’è, l’avete fatto a posta?- La mia voce risultò più amara di ciò che avrei voluto. In fondo, loro mi volevano bene.

-Esattamente- ribattè Alice ostinata. La guardai stupito, poi ridacchiai, mio malgrado.

-Sei sempre la solita.

Il sorriso svanì dalle sue labbra. –Tu no.

Mi voltai dall’altra parte.

-Sei venuta solo per curiosare?-Tornai a guardarla, la mia maschera imperturbabile mi ricopriva di nuovo il viso.

-In verità noi andiamo a fare una partita. Arriva un temporale ed è da secoli che non giochiamo. Così sono venuta a prenderti.

-No, grazie. Non credo che…

-Ora basta! Edward Cullen smettila di pensare solo a te stesso! Esme è distrutta, Carlisle anche peggio. Con molta probabilità tra qualche ora la vedrai e ti metterai il cuore in pace. Tutto questo l’hai deciso tu, ma è tempo che ti prenda le tue responsabilità. Ed ora muoviti, gli altri sono già partiti.

La vidi alzarsi e tenere aperta la porta. Non lo dimostravo, ma le sue parole mi avevano colpito. Senza dire una parola, la seguii.

Quando arrivammo allo spiazzo Emmett mi lanciò uno sguardo sorpreso, mentre Esme sorrise di gioia.

Presi posto velocemente, imbarazzato. Non me ne ero accorto, davvero avevo provocato loro tanto dolore?

Non osai alzare lo sguardo su Carlisle, in quel momento mi vergognavo troppo.

Il cielo tuonò e la partita ebbe inizio.

Forse non lo volevo ammettere, ma un po’ cominciavo a divertirmi. Mi stupii di riuscire così bene a fingere che tutto fosse tornato normale.

Cominciai a prendere in giro Emmett e Jasper mi diede man forte. Presto l’imbarazzo di tutti si sciolse e tornammo per qualche ora ad essere spensierati come un tempo.

Eravamo pari, quando Alice battè un fuoricampo sensazionale. Carlisle corse a recuperare la palla, ma a quel punto sia io, fermo in seconda base, che Alice riuscimmo a completare il giro.

Carlisle tornò solo un secondo dopo e sorrise rassegnato.

Fu in quell’istante che la voce rotta di Esme raggiunse le nostre orecchie.

-Oh Dio.

Corremmo tutti verso di lei e in un secondo la raggiungemmo. Ma lei non badò a noi, il suo sguardo era perso nella radura.

Lo seguii e rimasi senza fiato.

A pochi passi dalla foresta se ne stava lei, bella e giovane esattamente come la ricordavo.

Solo i capelli sembravano un po’ più chiari, ma per il resto era identica, identica come nei miei ricordi, come nei miei sogni.

Fu Emmett a dar voce ai miei pensieri, ai pensieri di tutta la mia famiglia.

-Ma è impossibile.

  
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