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Autore: Out of this world    14/06/2007    42 recensioni
« E come si chiama questo bel gattino? »
La voglia di dirle Scassapalle era incontenibile.
Può un vampiro aver paura di un gatto? La risposta è sì, può. Ed Edward lo sa bene...
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi dico subito che non so come mi è uscita sta cosa. So solo che volevo scrivere una one-shot un po’ sul ridere, che non ricadesse sul patetico. Spero ti esserci riuscita.
E se quando la leggete vi chiederete se sono fusa, state tranquilli, lo sono senza ombra di dubbio. xD
Va bè, leggete pure! E se dovete mandarmi degli insulti… bè, sono pronta a tutto.
Ciao!

 

Minako-Lore

 

 

 

 

 

 

» Vampires and Cats.
- La guerra è appena iniziata -


×

 

Quella mattina, in fondo, non si presentava come la fine del declino di Edward Cullen. Piuttosto potevo affermare senza ombra di dubbio che sarebbe stata una giornata tranquilla, costituita dalla solita pioggerellina fitta e dalla solita nebbia. Che stupido.
Comunque, come qualunque mattina dall’inizio delle vacanze estive, uscii di casa, salutando con la mano i miei famigliari, intenti a guardare ogni mia singola mossa fino alla macchina. Li entrai, e mi diressi spedito da Bella, non sapendo ciò che mi attendeva.
Non ero mai stato una persona paurosa. Forse anche perché ero a conoscenza dei miei poteri, e quindi nulla poteva fermarmi. Ero un po’ arrogante, a dirla tutta.
E mentre parcheggiavo di fronte a casa della mia fidanzata, non potei che scendere tranquillamente dalla mia Volvo, non sospettando le novità che mi attendevano proprio in quella casa.
« Bella? » la chiamai entrando, e subito mi stupì di un odore acre che proveniva dalla cucina. Incuriosito entrai nella stanza che aveva attirato la mia attenzione e vidi Bella inginocchiata per terra.
« Ciao Edward! » esclamò alzandosi in piedi e fissandomi con un bel sorriso. « Come va? » continuò, dirigendosi verso il lavandino per sciacquarsi le mani. Io alzai le spalle.
« Come tutti i giorni. » risposi, mentre lei mi fissava eccitata. Perché? Decisi di chiederglielo.
« Come mai sei così entusiasta, stamani? Charlie ti ha tolto del tutto la punizione? » chiesi. Lei negò, per poi chinarsi a raccogliere qualcosa da per terra. Io mi sedetti su di una sedia, aspettando.
« Papà ieri sera ha trovato questo povero gattino abbandonato fuori dalla porta. E così l’ho tenuto! »

Okay.
Panico.
Mi irrigidì sul posto, quando vidi, fra le braccia della mia ragazza, una palla di pelo marrone con striature bionde. Quella mostruosa creatura, inoltre, non faceva che fissarmi minacciosa con i suoi occhi gialli come un limone. Rabbrividì, cercando di non darlo a vedere a Bella. Gatto! Una gatto! Si era presa in casa un animale così terrificante?!
Aiuto.
Per favore, soccorretemi. Io odio i gatti! Anzi, peggio: io ho paura dei gatti! Così infidi, pronti a graffiarti ogni volta che vogliono mettere in pratica un loro diabolico giochetto. Con quegli occhi da far concorrenza alle streghe dei film horror. Okay, non sono pazzo. Ho davvero paura dei gatti. E se c’è una cosa che mi ricordo bene della mia vita da umano, è proprio la situazione che accadde con loro.
Mi trovavo al parco, avrò avuto a malapena sette anni. Mia madre aveva un gatto: Leo. A me, ricordo, non era mai piaciuto. Ma quando mi saltò in faccia graffiandomi tutto e facendosi sanguinare anche molto, quel perfido animale non potè che iniziare a miagolare, attirando l’attenzione di altre amabili bestiole. Una decina di gatti mi si fiondò addosso.
Rabbrividì nuovamente, ripensando a quel ricordo così vivido nella mia testa.
Ricordai che per farmi cicatrizzare tutti quei graffi ci era voluto un mese.
« Vuoi accarezzarlo un po’? »
Bella catturò la mia attenzione, e prima che potessi rendermi conto di quello che faceva, mi aveva già avvicinato quel demonio. Allora, per la sorpresa, sobbalzai, e caddi dalla sedia.
« Edward! » esclamò preoccupata lei, venendomi a soccorrere. Io, notando che aveva in mano ancora quell’animale, indietreggiai visibilmente, tremando.
« B-bella? P-perché non gli dai da mangiare? Eh? S-sempre aff-famato. » balbettai deglutendo a fatica. Lei mi fissò scettica, ma quando quel mostro miagolò (facendomi rabbrividire nuovamente) allora lo portò lontano da me, mettendo per terra una ciotola con della roba marrone dentro. Con una smorfia mi rialzai, e mi spolverai i vestiti. Dovevo uscire da lì, e subito. Ma prima che potessi dire qualcosa Bella mi precedette:
« Sai, ci stavo pensando. Lo volevo chiamare Pisolo, sai, come quello dei Sette Nani! »

Pochi sono i momenti in cui preferirei strozzarla piuttosto che amarla. Bene, questo è uno di quelli.
Vuole dargli un nome?! Ma questo vuol dire che non lo lascerà più andare!
« Ma quindi lo vuoi tenere davvero? » chiesi deglutendo, facendo il finto disinvolto. Lei si rabbuiò.
« Sì, perché, non ti piace? » mi chiese tutto uno zucchero. Sospirai.
« Certo. » mentii. « Io amo i gatti. Figurati che ne ho avuti alcuni da piccolo. » continuai isterico. Lei si illuminò.
« Davvero? » chiese entusiasta. Annuì, nervoso.
« Ma sicuro! C’è stato Figaro, Rufus, Carl, Rompipall… cioè, Romeo. Insomma, una bella combriccola. » dissi contandoli sulle dita, fermandomi appena in tempo per non dire Rompipalle.
« Wow! Ma allora… ecco… faresti una cosa per me? » mi chiese dolcemente, mentre mi si avvicinava. Intanto il demonio stava ancora mangiando quel suo cibo-spazzatura.
« Certo, qualunque cosa! » risposi completamente sotto il suo fascino. Rise un attimo e riprese in braccio quella bestia.
« Me lo terresti, oggi? Devo uscire con Alice, e io non voglio lasciarlo solo a casa. Che ne dici? »


Fatemi capire: devo stare con quel rompiscatole di “Pisolo”?! Ma che Pisolo e Pisolo, poi! Quello li lo doveva chiamare L’esorcista! Sbuffai un poco. Dovevo risponderle, stava aspettando! Ma cosa le potevo dire? “No, guarda, ho una fifa nera”. Insomma! No!
Così mi rovinavo la reputazione. E quindi, non potevo far altro che…
« Certo cara. »
Mi sorrise. Io sorrisi. Il gatto sorrise. Tutti sorridemmo.
Io perché, come si dice, bisogna far buon viso a cattivo gioco.
Bella perché mi aveva pena rifilato l’Esorcista.
E l’Esorcista stesso perchè vorrà levarmi di dosso il diavolo.
Fantastico. Amo la mia vita.

 

 

 

« Okay Scary Movie, io non piaccio a te e tu non piaci a me, ma vedi di non lasciarmi qualche regalino sul sedile! »
Fissai tremante quel lurido animale mentre si è appena reso conto che il sedile posteriore della mia macchina era un ottimo posto dove farsi un po’ di
toilette. Che schifo. Dopo, presi nota, ci avrei passato un po’ di ammoniaca.
Sbuffai nervoso, e partii a tutto gas. Maledetta Bella. Mi voleva far morire!
In meno di cinque minuti arrivai a casa mia, e mi affrettai a scendere.
« Forza rompipalle. » dissi aprendo la portiera dietro per farlo uscire. E eccolo sfrecciare come un fulmine verso la porta d’entrata.
« Eh no! Sta lontano da lì! Tu te ne starai qui in giardino. » annunciai annoiato da lontano. Ma troppo tardi: mia madre aprii la porta, e tutta dolce, se lo prese in braccio.
« Ma che amore! Dove l’hai trovato, Edward? » mi chiese, accarezzandolo mentre quel doppiogiochista le faceva le fusa soddisfatto.

« E’ di Bella, glielo devo tenere per oggi. » spiegai annoiato, avvicinandomi.
« E come si chiama questo bel gattino? »
La voglia di dirle Scassapalle era incontenibile.
« Pisolo. » risposi annoiato, entrando in casa con lei che mi seguiva.
« Ma non capisco. Tu non avevi paura dei gatti? »
Uno scoppio di risa mi prese in contropiede e, imbarazzato, notai che in salotto tutti se la ridevano alla grande.
« HAI PAURA DEI GATTI? » urlò in preda ad una crisi di risa Emmett, mentre si toccava la pancia dolorante.
In un attimo fui su di lui, mentre lottavamo selvaggiamente.
« RAGAZZI! » esclamò Esme mentre lasciavo andare Emmett, che ancora rideva.
« Sei un uomo morto. » sibilai quando scoppiò a ridere perché mi ero spaventato della vicinanza del demonio.
« Secondo me invece da c’è da ridere. Edward deve superare la sua apprensione per i gatti. » disse decisa Esme, e subito mi mise fra le braccia l’Esorcista.
« LEVAMELOOOOOOOO! »
Mi divincolai, mentre il demonio scappava via fra le braccia di Esme. Tutti in risposta ridacchiarono.
« Insomma, Edward! Guardalo, non può farti niente! » disse dolcemente mia madre, porgendomelo. Ma i suoi occhi mi fecero impazzire.
« NON AVVICINARLO, DANNAZIONE! »
In men che non si dica mi misi a correre per il salotto, con quel demonio dietro.
« NON SEGUIRMI! »
Sentivo in lontananza le risate di Emmett, mentre scavalcavo il divano per catapultarmi verso la porta. Ma, haimè, non aveva intenzione di aprirsi.
Quindi mi si buttò addosso.
« MAMMAAAAAAAAAAAA! »
Esme si fiondò su di me, cercando di prenderlo.
« AIUTOOOOOOOOOOOO! »

 

 

Okay, forse prima ho esagerato. Ma quando mi si è buttato addosso mi sono veramente spaventato. Così Esme ha pensato bene di farmi superare questa mia paura. Così eccomi lì, in un ripostiglio della casa, seduto sul uno sgabello a fissare Scassapalle che mi guardava a sua volta.
Finchè non si muoveva, potevo anche resistere.
Silenzio…
Io fissavo lui, e lui fissava me. Insomma, perché dovevo spaventarmi come un pirla? Chi era quello?!
Alla fin fine, ero pur sempre un vampiro di centosei anni contro una palla di pelo di – quanti? – tre anni?
Sbuffai, e mi mossi un poco. Brutta mossa.
In un secondo l’Esorcista mi si buttò addosso, iniziando a graffiarmi.
« AAAAAAAHHHHHH! »
Con forza mi buttai sulla porta, sbattendola per terra, per poi correre cercando di scrollarmelo di dosso.
« ESMEEEEEEE! AIUTAMIIIIIIII! »
In un attimo Esme mi si parò davanti, e mi fissò stralunata con le mani sui fianchi. Io in tutta risposta continuavo a dimenarmi.
« Edward? »
« Eh? »
« Il gatto è dietro di te. »
Mi girai e lo vidi seduto a fissarmi tranquillo.
Oh, cacchio.
Che figura da cioccolataio.
« Oh. Eccolo. » mormorai solo, vergognandomi come una cane.
Esme sospirò dolcemente.
« Edward, devi superarla questa paura. » iniziò. « Guarda com’è carino! Ti comporti come un bambino. »

Babino?

Com’è carino?
Grrrr.
Quel… quel… oh! Al Diavolo! Quello scassapalle di Scassapalle mi ha veramente scassato le palle!

Esme se ne andò, lasciandomi imbestialito con quel maledetto.
« Tu… » sibilai. « Vuoi prenderti i meriti? Vuoi che Esme inizi a coccolarti, maledicendomi a me? Bè, Scream dei miei stivali, la guerra è appena iniziata! Ti darò tanti di quei calci nel sed-… ehi, perché ti stai avvicinando? St-tammi lontano… MAMMMMMAAAAA!»

 

Sei ore dopo…

 

Dlin Dlon.
« Ciao Edward! Com’è andata con Pisolo? »
Fissai rabbioso Bella, con quel demonio in braccio. Ero in uno stato pietoso: i capelli erano talmente spettinati che sembrava che in alcuni punti me ne mancavano; i vestiti erano tutti graffiati, e per di più il demonio aveva avuto la brillante idea di usare i miei piedi come sabbia. Puzzavo che era una meraviglia. E Bella se ne accorse, infatti mi fissò stupita.
« Vuoi veramente sapere com’è andata? » chiesi stizzito in un sibilo. Lei annuì un po’ spaventata.
« Bè… che dire? Questo è il diavolo fatto a gatto! E’ odioso, puzza, scassa le palle in una maniera incredibile! In una giornata ha avuto il coraggio di seccarmi come poche persone hanno fatto, e se tu non l’avessi ancora capito IO LO ODIO! »

E, buttandoglielo fra le braccia, chiusi la porta, imprecando sottovoce.
Feci un passo avanti per andare dalle scale, ma con mio sommo orrore pestai qualcosa di mollo.
« Cazzo. »

           

 

 

+ Non ammazzatemi +

 

  
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