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Autore: tsubaki    14/06/2007    13 recensioni
One-shot ambientata nei famosi tre anni pre-cyborg! Bulma e Yamcha stanno ancora insieme e tra lei e il principe dei saiyan non c'è ancora nulla...ma un piccolo passo in cucina riuscirà ad avvicinarli almeno un pò. Come si dice, il modo migliore per arrivare al cuore di un saiyan è passare per il suo stomaco!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mollusco

Mollusco

 

 

La nuova auto sportiva che aveva acquistato correva meravigliosamente lungo le strade della Città dell’Ovest. Era rossa fiammante, lucida e rombante. Al suo passaggio ogni ragazza si girava, attratta, a guardarlo e gli uomini lo invidiavano. Che bella sensazione!

Rise di felicità e iniziò a salutare le varie ragazze che, estasiate, lo osservavano seduto nell’automobile. Tutte loro, in visibilio, rispondevano ai suoi ammiccamenti e gli lanciavano sguardi pieni di passione e desiderio.

Yamcha arrossì contento e un grande sorriso gli adornò il volto. Era bello essere così apprezzato. Probabilmente quelle ragazze erano attratte soprattutto dall’automobile, nuovo regalo di Bulma, ma non importava. Era meraviglioso sentirsi così desiderato.

Accelerò la sua corsa e si fermò di fronte alla Capsule Corporation. Scese a malincuore dall’automobile e sorrise a delle ragazze che gli passarono accanto squadrandolo dalla testa ai piedi.

Cercò di ricomporsi, poi afferrò il mazzo di rose che aveva comprato per la sua fidanzata e si avvicinò all’entrata della Capsule Corporation. Si schiarì la voce, si sistemò il colletto della camicia e si passò una mano tra i capelli prima di suonare alla porta, pronto a sfoggiare il suo sorriso migliore.

Si aspettava Bulma alla porta, invece si trovò di fronte gli occhi sorridenti della signora Brief.

“Ciao caro! Cosa ti porta qui?” chiese la donna, osservandolo. “Salve signora. C’è Bulma? Avevamo un appuntamento…” disse lui allungando il collo per sbirciare all’interno.

“Bulma è in cucina…non mi aveva detto che dovevate uscire insieme…” rispose la donna, pensierosa. Yamcha ci rimase un po’ male e si chiese automaticamente se aveva fatto qualcosa di sbagliato. Bulma non scordava mai i loro appuntamenti, di solito era lui lo smemorato.

“Vado a chiamarla! Accomodati!” lo invitò la signora indicandogli il divano. Il ragazzo ubbidì. In realtà avrebbe voluto andare a cercare Bulma di persona, ma se era arrabbiata era meglio starle alla larga. Dal salotto sarebbe riuscito a scappare più in fretta.

Osservò la schiena della signora Brief allontanarsi in direzione della cucina e si sistemò nuovamente guardandosi allo specchio.

Poi si sedette sul divano, agitato. Accese quindi il televisore e cercò qualche programma da vedere, in attesa.

 

“Ho fame, fammi da mangiare donna!” disse Bulma ad alta voce scimmiottando la frase che le aveva rivolto Vegeta poco prima. La donna era stata quindi costretta ai fornelli dal principe suo ospite.

Non era facile prendersi cura di lui e assecondare tutte le sue voglie. La maggior parte delle volte lui aveva fame, ma non aveva ancora imparato che Bulma era tutto tranne una cuoca provetta. Sapeva cucinare molto poco.

Ai fornelli era decisamente incapace. Non era nemmeno riuscita a cuocere decentemente una misera bistecca. Vegeta si sarebbe arrabbiato, e molto. E non poteva nemmeno usare i robot per cucinare, erano stati tutti sfasciati sempre dal principe dei saiyan. “Mi bloccano il passaggio” era stata la sua scusa.

“Accidenti a lui!” sbottò Bulma appoggiando con forza il coltello al tagliere. “Non sono la sua dannata cuoca! Ah, lo preferisco quando sfascia i robot per l’allenamento! E’ più facile costruire dieci di quelli che cucinare per lui!” disse con rabbia.

Degli insoliti rumori la fecero voltare e vide l’acqua della pasta strabordare dalla pentola. Corse in fretta al fornello per spostare il coperchio e si scottò. Gemette di dolore e maledisse ancora il suo ospite alieno, abbassando il volume del fuoco e correndo al lavello per risciacquarsi con dell’acqua fresca.

“Tesoro!” annunciò la signora Brief entrando in cucina. “E’ arrivato Yamcha!” disse allegra guardandosi poi attorno. “Ma che succede?” domandò notando tutto il disordine.

“Lascia perdere mamma!” disse la ragazza dai capelli azzurri continuando a sciacquarsi la scottatura. “Il principe ha fame, tutto qui!” disse ancora borbottando qualche parolaccia nei suoi confronti.

“Oh, tesoro! Ma guarda come ti stai impegnando per lui!” disse entusiasta la signora Brief, credendo di intuire qualcosa. Bulma la osservò, stralunata. “Che vuoi dire?” chiese infatti domandandosi quali insoliti ragionamenti fossero in corso nella mente di quella strana donna.

“Ma non capisci? Sei cotta di lui!” disse la donna bionda battendo le mani e saltellando. Bulma arrossì fino alla radice dei capelli, forse di vergogna o solo di rabbia.

“Ma cosa dici, mamma?!” rispose la ragazza, infuriata. “Non mi piace neanche un po’! Faccio questo solo per non rimetterci la pelle, chiaro?!” disse Bulma cercando di risultare convincente.

La madre, però, mantenne il suo sorriso vacuo che stava a significare ‘è inutile che lo nascondi, tanto l’ho capito’ e se ne andò. Bulma si irritò e decise di lasciare perdere: parlare con la madre, a volte, era come parlare al muro.

Quando la scottatura le fece meno male ricominciò ad impegnarsi tra i fornelli. La pasta sembrava quasi pronta, il sugo aveva un colore decisamente poco invitante ma Bulma sperava fosse mangiabile. Mancava solo il secondo.

Aprì il frigorifero e prese il primo pacchetto che le capitò a tiro. Lo aprì: era del pesce. Lo guardò leggermente schifata afferrandolo per i tentacoli ed alzandolo per osservarlo meglio. Come diavolo si cucinava quell’affare? Non sapeva neppure come si chiamasse quella specie di pesce. Forse totano, non ne era sicura.

Bulma alzò le spalle e prese una padella. Mise direttamente il pesce sul fuoco senza nemmeno lavarlo o pulirlo. Si accorse di non aver ancora messo in tavola nulla da bere e, lasciando la pietanza sul fuoco, si voltò di scatto in cerca dell’acqua. Non si accorse di aver però urtato il barattolo del pepe che, apertosi, rovesciò il suo contenuto nella pentola per poi cadere a terra e rotolare sotto un mobile. Bulma si voltò nuovamente e rivoltò il pesce. Le sembrò pronto e dopo pochi minuti lo impiattò. “Che strano colore che ha…” si disse notando la colorazione decisamente più scura del pesce. Ma non se ne preoccupò più di tanto.

Finalmente terminò la sua “opera” e apparecchiò il tutto per Vegeta. Poi si guardò attorno. La cucina sembrava un campo di battaglia. Avrebbe fatto pulire dopo il pranzo del saiyan.

Posizionò con cura ogni piatto di fronte al posto del saiyan, poi si accomodò in una sedia, attendendolo. Voleva vedere se gli sarebbe piaciuto. Era molto agitata: chissà per quale motivo le interessava tanto l’opinione di Vegeta…Sicuramente non era perché le piaceva! Ah, sua mamma era davvero una stupida a pensare certe cose!

Finalmente vide il principe comparire alla soglia della cucina. Doveva essersi appena lavato: i capelli sembravano più lucidi del solito e la sua pelle profumava di sapone. Inoltre i pantaloni che indossava erano diversi da quelli che aveva prima.

“Finalmente!” disse Bulma osservando ogni suo movimento. Il saiyan non le rispose e, cautamente, puntò gli occhi sui piatti in tavola. Non erano molto invitanti, ma la fame lo stava uccidendo.

Si accomodò al suo solito posto e osservò quello che doveva essere il primo. Un piatto di pasta dal colore decisamente insolito.

Alzò gli occhi su Bulma che, nel contempo, lo fissava speranzosa. Vegeta prese una forchetta e, titubante, infilzò della pasta. La annusò per nulla convinto e mangiò. Sbattè più volte le palpebre, cercando di capire quali ingredienti fossero stati usati per preparare la pietanza ma senza successo. Non aveva mai assaggiato nulla di simile.

“Allora?” chiese Bulma sbattendo gli occhi, speranzosa. Vegeta fece fatica a deglutire data la durezza della pasta e la guardò. Come sapore era insolito ma non sgradevole, e la fame era troppa per fermarsi. Avrebbe mangiato qualsiasi cosa.

Senza risponderle continuò a mangiare sperando almeno che il secondo piatto fosse stato migliore. Anche se quel pesce non aveva l’aria di essere appetitoso.

Bulma prese il suo silenzio come assenso. In teoria gli piaceva, non aveva detto con il solito tono “Fa schifo!” oppure “Vuoi avvelenarmi, donna?”. Vegeta non sapeva cosa fosse la delicatezza, se non gli piaceva glielo avrebbe detto.

Terminato il suo abbondante primo, Vegeta guardò di sbieco il secondo piatto. Decisamente più invitante ma comunque preparato da lei. No, non c’era da fidarsi. Anche se la pasta mangiata lo aveva quasi saziato – era decisamente troppo dura e molto pesante da digerire – decise di provare anche il secondo. Un saiyan non rifiuta mai del cibo. E Vegeta dovette ammettere di aver assaggiato di peggio nella sua vita, soprattutto quando era al servizio di Freezer.

“Cos’è questa roba?” chiese poco convinto alla donna di fronte a lui. Lei scosse leggermente la testa e rispose “E’ pesce. Penso sia un totano”. Allo sguardo confuso del saiyan Bulma specificò “E’ un mollusco”.

Sembrando soddisfatto della risposta Vegeta afferrò la forchetta e prese un boccone di quelmollusco’. E sperò che fosse mangiabile. Il cuore di Bulma iniziò a battere furiosamente, pregava con tutto il cuore che Vegeta avrebbe apprezzato i suoi sforzi culinari.

Il saiyan rimase immobile per qualche istante, non riuscendo nemmeno a deglutire il boccone. Era troppo pepato! I suoi occhi si riempirono di lacrime che Vegeta riuscì a stento a trattenere, la lingua bruciava e le labbra erano in fiamme.

Rapidamente afferrò la bottiglia d’acqua di fronte a lui e la scolò tutta in pochi minuti. Bulma lo guardava, confusa, domandandosi dove avesse sbagliato.

“Donna! Volevi uccidermi?!” le chiese infine il saiyan ancora con la gola infiammata. “Perché, non ti piace?” chiese lei innocentemente. Vegeta la fulminò con lo sguardo. “Dimmi una cosa, tu assaggi mai quello che cucini?!” le domandò.

Bulma sbattè gli occhi, in confusione. “No, mai. Perché?” chiese candidamente. Il saiyan digrignò i denti, irritato; la tentazione di farle assaggiare quel dannato ‘mollusco’ era molto forte, ma sapeva che poi lei gliel’avrebbe fatta pagare, magari non aggiustando la camera gravitazionale o non andando a fare la spesa.

“Beh, ti consiglio di iniziare a farlo! La prossima volta voglio un cibo decente, hai capito?!” le disse con rabbia e, con le mani in tasca, se ne andò.

Bulma lo guardò in confusione, leggermente delusa di non essere riuscita a soddisfarlo. “Chissà dove ho sbagliato?” si domandò fissando il piatto.

 

Yamcha, nel frattempo, aveva preso a guardare una partita di baseball della squadra avversaria alla sua e, troppo concentrato sul gioco, non aveva notato che Bulma era decisamente in ritardo.

Concentrato sullo schermo non si accorse neppure della presenza di Vegeta che, ancora con la lingua infiammata, stava oltrepassando la stanza per uscire e tornare ad allenarsi.

Il saiyan osservò il terrestre, corrucciato. Gli dava davvero su ai nervi. E non c’era neppure un motivo ben preciso. Forse era la sua faccia, forse disprezzava la sua debolezza sia fisica che mentale per non riuscire a farsi valere con la donna dai capelli azzurri, forse per la sua inettitudine.

Non lo conosceva molto, ma già al primo impatto gli aveva dato l’impressione di qualcosa di debole e forse un po’ viscido. E disgustoso.

Sbuffando il saiyan continuò il suo cammino e lasciò la stanza, sperando senza neppure accorgersene che la squadra per cui Yamcha stava tifando perdesse.

 

Bulma decise di non assaggiare il piatto da lei preparato. Vegeta era stato chiaro, era immangiabile. Piccole lacrime di delusione le salirono agli occhi ma la donna le ricacciò dentro, non volendo piangere per una cosa apparentemente molto stupida.

A Vegeta non era piaciuto il pesce preparato da lei, e allora? Non era la fine del mondo!

Non era riuscita a cucinare bene e lui se n’era andato schifato. Poco male! La prossima volta avrebbe fatto di meglio! Bulma Brief non si arrende mai, gli avrebbe mostrato il suo valore la prossima volta!

Le tornò quindi la grinta e chiamò i robot delle pulizie per riordinare il campo di battaglia.

Poi, con calma, andò in sala. E fu sorpresa di trovare Yamcha.

“Che ci fai qui?” gli domandò distraendolo dalla partita. “Ma come tesorino?” disse lui mantenendo gli occhi puntati sullo schermo “Non ricordi, dobbiamo uscire insieme!” concluse incitando poi un giocatore, che però sbagliò.

Bulma sbattè più volte gli occhi, poi lo sgridò. “Intanto quando mi parli devi guardarmi in faccia!” gli ordinò afferrando il telecomando e spegnendo la TV. “E poi stai vaneggiando! Oggi è giovedì, il nostro appuntamento è domani!” gli disse incrociando le braccia al petto e guardandolo un po’ sprezzante.

La rabbia accumulata per la sconfitta in cucina la fece ribollire.

Yamcha si diede mentalmente dello stupido e si grattò la testa. Gli tornò in mente che era stato proprio lui a insistere per trovarsi il giorno dopo, poiché aveva in programma un’intervista e un servizio fotografico con la sua squadra di baseball.

“Che scemo!” si disse battendosi una mano sulla fronte. Bulma sembrò dirgli con gli occhi che lo pensava anche lei.

Yamcha rise sguaiatamente e un po’ in imbarazzo prima di avvicinarsi, darle un bacio e correre via scusandosi. Bulma gli gridò di arrivare in orario il giorno dopo ma lui non rispose.

“Stupido” borbottò Bulma dirigendosi poi in laboratorio a lavoro. Dopo la delusione culinaria doveva ritornare fiduciosa delle sue capacità, e ci sarebbe riuscita solo utilizzando il cervello.

 

L’allenamento di Vegeta fu lungo e faticoso. Dopo quell’orribile pranzo si era rinchiuso nella camera gravitazionale per ore e ore e il suo stomaco, ben presto, aveva iniziato a brontolare.

Tutto per colpa di quel dannato mollusco. E della cucina assassina di quella donna.

Vegeta si domandò per l’ennesima volta se per caso lei avesse fatto apposta a cucinare in modo tanto mostruoso, ma non riuscì a darsi una risposta. Era impossibile per lui capire la mente femminile dato che aveva passato così poco tempo con l’altro sesso.

“Bah! Non m’importa!” si disse infine, deciso a non pensare più a lei. Ultimamente l’immagine della donna dai capelli azzurri faceva capolino nella sua mente in molti momenti, soprattutto quando era in procinto di coricarsi.

E Vegeta non aveva ancora compreso il motivo.

Ma era consapevole che lei gli stesse facendo qualcosa. Si sentiva quasi più…gentile. Anche quel pomeriggio si era trattenuto, nemmeno lui capiva il perché. Il pranzo era immangiabile. Aveva pensato di morire soffocato. E allora perché non le aveva urlato contro il suo disprezzo, magari scossa per le spalle e minacciata di morte?

Non lo sapeva. Nuovamente gli tornò in mente lo sguardo colmo di speranza che lei gli aveva rivolto prima che iniziasse a mangiare. Era bellissima. Forse era stata la sua evidente bellezza a bloccarlo…non se la sentiva di rimproverare quegli occhi azzurri.

“Mi sto rammollendo!” si disse il saiyan con disprezzo. “Presto o tardi diventerò come Kakaroth!” affermò con voce schifata.

Spense la gravità e, con le braccia incrociate, si diresse fuori dalla sua camera di allenamento e tortura. Il sole era ancora alto, il saiyan era solito terminare l’allenamento molto più tardi, ma quel giorno stava letteralmente morendo di fame.

Entrò alla Capsule e cercò immediatamente una delle due donne. Trovò Bulma. Del resto era lei quella con il potere maggiore in quella casa, ovviamente dopo di lui. Il livello di energia dei coniugi Brief era decisamente infimo, a volte non riusciva nemmeno a percepirlo.

Bulma era in laboratorio. Vegeta pensò che come minimo l’avrebbe trovata sotto qualche macchinario con indosso una informe tuta da lavoro probabilmente di colore rosa e sporca di olio di motore. Quando si trattava di lavoro Bulma sembrava quasi dimenticare di essere una ragazza, non le importava macchiarsi. E sì che era così per perfettina quando si trattava di dover uscire di casa.

Entrando in laboratorio Vegeta sorrise debolmente trovandola esattamente come aveva immaginato. Si avvicinò a passi veloci, ma lei non lo sentì a causa della radio accesa a tutto volume.

Senza preavviso o preoccupazione il saiyan afferrò il grande macchinario e lo sollevò al di sopra della sua testa per poi abbassare gli occhi su quelli spaventati di Bulma.

“Ma che diavolo fai?!” gli chiese lei, urlando. L’aveva colta del tutto impreparata.

“Muoviti donna, ho fame” disse semplicemente lui indicandole di alzarsi con la testa. Lei ubbidì, più che altro timorosa che lui potesse lasciar andare improvvisamente la macchina e schiacciargliela addosso.

Lo osservò poi riporre il tutto delicatamente, o quasi, dove era prima e incrociare le braccia al petto incitandola nuovamente a recarsi in cucina.

No Vegeta” rispose lei invece cogliendolo di sorpresa. “Spicciati donna, sono affamato!” disse lui iniziando a perdere la pazienza.

“No, quello che ti ho preparato oggi non ti è piaciuto, non voglio nuovamente fare qualcosa di così schifoso” disse lei abbassando gli occhi. Il saiyan la guardò in confusione. Non capiva il suo atteggiamento.

Perché si preoccupava di preparare qualcosa di decente? Non era mica lei a dover mangiare! E se lui non si era posto il problema non avrebbe dovuto porselo neanche lei!

A causa della sua inesperienza sentimentale con il genere femminile, Vegeta non poteva comprendere i sentimenti di Bulma. Lei si era sentita un’inetta a non riuscire a preparargli qualcosa di buono. Preparare dei piatti gustosi per l’uomo amato era una gioia indescrivibile per una donna…Bulma non aveva ancora compreso che il vero motivo della sua tristezza era quello, e ben presto se ne sarebbe resa conto.

N-non voglio fare qualcosa di così schifoso ancora” disse lei abbassando gli occhi.

Vegeta alzò gli occhi al cielo, le afferrò un braccio e iniziò a muoversi in direzione della cucina, trascinandola con sé.

“Vegeta! Lasciami!” disse lei cercando di strattonarsi. “Mi fai male!” disse ancora volendo che la lasciasse andare. Il saiyan, in tutta risposta, le si avvicinò e se la caricò su una spalla, continuando poi il suo cammino.

Bulma smise di agitarsi consapevole di non avere via d’uscita.

La riappoggiò al pavimento, quindi, quando giunsero in cucina e le ordinò di preparare qualcosa.

“Muoviti donna! E fai attenzione a quello che prepari!” le disse girandosi per andare a fare una doccia. “Assaggia quello che cucini” le consigliò ancora. Prima di andarsene definitivamente le disse “E non provare a fare un altro mollusco. Non lo sopporto” E se ne andò.

Bulma osservò la sua schiena e, animata di coraggio, decise di darsi da fare. Aveva una seconda opportunità.

 

Dopo circa venti minuti il principe dei saiyan fece ritorno in cucina. Un profumo migliore di quello del pomeriggio lo avvolse. Sperò che anche il sapore fosse stato accettabile.

Vide Bulma di schiena, intenta a mescolare probabilmente della pasta e le si avvicinò con l’intenzione di spaventarla. Era divertente incuterle ancora terrore.

Aspettò che appoggiasse il mestolo sul bancone per poi avvicinarsi e osservare l’interno della pentola.

Bulma gridò, spaventata. Prese a inveirgli contro ma il saiyan non le prestò troppa attenzione impegnato com’era a cercare un cucchiaio poco distante per assaggiare la pietanza.

“Ehi! Quello è il mio!” lo rimproverò Bulma quando lo vide afferrare proprio quello che stava utilizzando lei. Vegeta non la ascoltò e continuò la sua opera. Il cuore di Bulma iniziò a battere furiosamente, la speranza le illuminò gli occhi.

Deglutì, incerta, quando lo vide gustare il sugo.

“Allora?” gli domandò quando egli rimase immobile. Il saiyan si voltò a guardarla e Bulma si trovò incatenata in uno sguardo oscuro e profondo. Deglutì incerta quando lo vide leccarsi le labbra, e ansimò leggermente, osservandole.

“Non male” le disse lui, costatando il sapore della pietanza. Bulma si sciolse in un sospiro sollevato e sorrise.

“Sai, volevo aggiungere anche del pepe ma proprio non riesco a trovarlo…” disse pensierosa guardandosi attorno. Lei non poteva sapere che il barattolo era terminato sotto il mobile quel pomeriggio.

“Non importa, va bene così” le disse lui allontanandosi. Bulma si rigirò, contenta, mentre un enorme sorrise le adornava il volto. C’era riuscita!

Gioia allo stato puro le riempì il cuore. Avrebbe desiderato tanto gridare e magari buttarsi tra le braccia del saiyan ed esultare. Solo al pensiero arrossì.

Osservò il cucchiaio da lui usato per assaggiare il sugo e, con mano tremante, lo afferrò. Rigirò ancora il sugo e decise di rigustarne un po’. Titubante se lo portò alle labbra e chiuse gli occhi, assaggiando oltre al sugo anche un po’ del sapore di Vegeta. Poteva definirlo come un bacio indiretto.

Fremette dalla gioia a quella sensazione e fu il suono del timer a farla tornare con i piedi per terra. Scolò la pasta e gli servì da mangiare.

Appoggiò i gomiti al tavolo e la testa sulle mani, e rimase soddisfatta a guardarlo nutrirsi. Si sentiva al settimo cielo. Un enorme sorriso le adornava il volto, Bulma si sentiva quasi fluttuare.

“Piantala di fissarmi, donna!” tuonò Vegeta, ovviamente irritato da quello sguardo. Odiava essere guardato così. Bulma scosse la testa, mantenendo il sorriso, e spostò gli occhi in un’altra direzione sempre però lanciandogli piccole occhiate. Era troppo bello vederlo gustare la cena preparata da lei.

Quando terminò il primo piatto, Vegeta si guardò attorno cercando un secondo ma Bulma non aveva avuto tempo di preparare null’altro. “Vuoi farmi morire di fame, donna? Dammi dell’altro!” ordinò lui con lo stomaco ancora brontolante.

“Mi dispiace, non ho nulla in casa…se vuoi c’è ancora del pesce di oggi da cucinare…” disse lei stuzzicandolo. “Non ci pensare neanche! Adesso grazie a te odio i molluschi!” le disse lui incrociando le braccia al petto.

“Ordino qualche pizza allora, ti va?” chiese lei andando verso il telefono. Vegeta annuì. Avrebbe dovuto attendere un po’ prima di poter tornare a mangiare, ma meglio quello che un altro mollusco disgustoso.

Rimasero seduti in sala da pranzo lui e Bulma, soli. I genitori di lei erano usciti a cena e sarebbero rincasati molto tardi. Avevano quindi tutta la serata per loro due.

Bulma schiacciò qualche pulsante del telecomando di controllo dei robot di cucina e questi arrivarono subito, pronti a ripulire i mobili. Vegeta li guardò di sbieco, non apprezzando il loro ronzio. Prese a tamburellare le dita contro il braccio sinistro mentre osservava il paesaggio fuori dalla finestra.

Si sentiva bene. Quando Bulma non parlava era quasi piacevole restare solo con lei. E quella sera era finalmente riuscita a cucinare decentemente. Ora sarebbe solo migliorata.

Fino a quel momento non l’aveva mai vista molto in cucina, non era fatta per essere una donna di casa come la signora Brief o la moglie di Kakaroth. Bulma era un genio dell’elettronica. Le sue conoscenze culinarie si bloccavano alla cottura di barbecue dove era piuttosto brava, anche se il tutto non necessitava di tanta maestria.

Grazie a lui Bulma avrebbe imparato a cucinare. Le avrebbe fatto solo un favore. E, stranamente, Vegeta trovò invitante l’idea di vederla in cucina appositamente per lui negli anni seguenti. L’incontro con i cyborg era ancora lontano, e l’idea di avere Bulma si aggiungeva alle poche certezze che aveva del futuro.

Era tranquillizzante sapere di poterla avere affianco. Insolito per lui, saiyan crudele e spietato, desideroso di indipendenza, venir rincuorato dalla presenza di una debole donna terrestre. Ma non importava. Lo scontro con i cyborg sarebbe stato difficile, e Vegeta si accorse di voler vivere tutti i momenti possibili che gli restavano prima del combattimento.

Bulma nel frattempo non riusciva ancora a credere di essere riuscita a rendere mangiabile un suo piatto. Vegeta si era abbuffato, lo aveva visto chiaramente. E il tutto l’aveva resa euforica.

Inoltre, rimanere sola con lui era una sensazione nuova e molto piacevole. Si sentiva in armonia con lui. Erano in pace. Si lasciò scappare un sospiro sollevato e tornò ad osservare il duro volto di lui, impassibile e fiero nella sua compostezza. Lo vedeva quasi con occhi diversi. Era merito suo se in qualche modo era riuscita a cucinare decentemente. Non era certo sua aspirazione diventare una cuoca provetta e spendere ore e ore a cucinare, ma ora che sapeva di essere in grado di preparare in poco tempo del cibo commestibile per lui si sentiva fiera di sé stessa. Sapeva di aver fatto un passo in avanti nella convivenza con lui. Credeva che ora tutto sarebbe stato più semplice.

Conosceva bene i saiyan ed era consapevole che il modo migliore per conquistare la loro attenzione e un po’ di rispetto era nutrirli decentemente. Era quindi riuscita a guadagnare dei punti nel contatto con Vegeta.

Sperava che il loro rapporto, d’ora in avanti, sarebbe stato tutto in discesa. E non sapeva neanche quanto avesse ragione.

 

Il giorno dopo Bulma si preparò per l’appuntamento con Yamcha. Finì apposta di vestirsi e truccarsi molto prima dell’ora in cui lui sarebbe dovuto arrivare a prenderla in modo da potersi recare in cucina e preparare il pranzo a Vegeta.

Canticchiò un dolce ritornello mentre si prodigava ai fornelli e sperò di riuscire addirittura a cucinare delle pietanze migliori di quelle della sera prima. Voleva raggiungere la perfezione per lui. Magari sarebbe riuscita anche a guadagnare qualche grazie da parte di Vegeta. Bulma sorrise fra sé, considerando quasi impossibile quella eventualità.

Quel giorno trovò il barattolo del pepe al solito posto ma, stranamente, quasi del tutto vuoto. Bulma alzò le spalle, non curandosi del motivo e non chiedendoselo nemmeno.

Terminò di preparare il cibo, questa volta assicurandosi di assaggiare tutto e controllare che fosse mangiabile, poi aspettò Vegeta. Voleva nuovamente vedere la sua espressione soddisfatta.

Il saiyan non tardò ad arrivare. Il profumino del pranzo era arrivato fino alla camera gravitazionale. Vegeta entrò in cucina in fretta e si sedette subito a tavola pronto ad abbuffarsi.

“Ciao Vegeta!” lo salutò Bulma con un sorriso. Il saiyan non la degnò di uno sguardo, piuttosto prese a mangiare e gustare ogni piatto. Sì, era tutta un’altra cosa rispetto al giorno prima.

Bulma lo osservò entusiasta. Era contenta di essere finalmente in grado di renderlo felice in qualche modo. Vegeta era sempre così serio e triste…e bastava solo un buon pranzo a renderlo di buon umore! Saiyan! Vai a capirli!

“Ti piace?” domandò lei desiderosa di qualche riconoscimento. Vegeta annuì vagamente non abbassandosi però a ringraziarla o ad elogiarla. Ma a Bulma bastò.

Quando si fu spazzolato tre quarti del pranzo, Vegeta le domandò perché fosse abbigliata a festa e Bulma sembrò ricordarsi solo in quel momento che Yamcha non si era ancora fatto vedere.

“Che screanzato! O se n’è dimenticato o è in giro a flirtare con le ragazze grazie alla nuova macchina che gli ho regalato!” disse Bulma con rabbia.

Vegeta terminò il suo pranzo, si alzò in piedi e fece per andarsene. Alla soglia della porta, però, si voltò verso la donna e le disse freddamente “Dovresti mollarlo. Quel tipo è proprio un mollusco” e se ne andò.

Bulma sbattè gli occhi e scosse la testa con un sorriso: in qualche modo Vegeta le aveva dato ragione e aveva paragonato il suo fidanzato alla cosa che probabilmente odiava di più dopo Goku.

Un altro piccolo passo che presto, molto presto, li avrebbe fatti avvicinare ancora di più fino ad unirli per il resto della loro vita.

 

 

 

 

FINE

 

 

 

 

Altra one-shot terminata! Lo so, è una vera e propria schifezza! Inoltre la mia coscienza mi sta rimproverando come una matta! E’ qui che urla “Ma che cavolo fai?! Non metterti a scrivere storie stupide, studia per gli appelli d’esame dell’università brutta scema!!!”!!!!!! Sono senza speranza!

Mi auguro che la storia vi sia piaciuta almeno un po’ anche se manca completamente il romanticismo!

Comunque ho notato che da quando nella mia ff precedente “Together” ho soprannominato Yamcha ‘mollusco’, molti di voi nelle nuove storie hanno utilizzato lo stesso nomignolo! Mi fa molto piacere! Ma il primato è mio, non scordatelo!!

Anche per questo ho scritto questa ff così idiota, volevo tornare a chiamarlo mollusco!

Per quanto riguarda Bulma in cucina credo che sia accettabile il fatto che non sappia cucinare! In Dragon Ball Bulma non sapeva fare quasi nulla, e proprio non ce la vedo in cucina!

A mio parere è stato l’amore del principe a spingerla tra i fornelli! Non che lui l’abbia gettata letteralmente tra le fiamme, sia chiaro! XD Ok, sto sclerando!

Argh! Domani ho un esame! Ora corro a studiare!! Dannata università!

Un ultima cosa: grazie a tutti quelli che hanno recensito la mia ultima storia “Picture Day”!! E se non l’avete ancora letta potreste farlo adesso!! (pubblicità occulta per una mia storia…beh, posso farlo visto che è mia, no?)

Nell’introduzione ho scritto anche una frase trovata nel sito di CrazyBulma…se hai letto la ff spero proprio che tu non te la sia presa per aver utilizzato una tua frase!! ^^ Spero di trovarti presto su MSN di nuovo, ma ora sono bloccata tra gli esami!! ç_ç

Al prossimo racconto!!

Baci, tsubaki!

 

 

 

 

 

  
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