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Autore: Strekon    03/07/2004    20 recensioni
Vacanze per la famiglia Weasley! Ma saranno belle vacanze? Tratta da una storia vera...
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Spiegami ancora perché siamo qui” Ron aveva l’aria seccata, alla guida di una decappottabile d’epoca

Salve! Questa one shot è di una comicità (se così si può dire) un po’ diversa dal solito. Non è demenziale, è più black. Ovvero, a vedere cosa succede a sta povera gente ti viene più da ridere perché più sfigati di così non si può essere. Non so neanche se si può definire comico…diciamo commedia, con qualche sorriso ^ ^. Vi chiederete, perché hai inventato una storia dove sono così sfigati. E la risposta è….nessuna invenzione, è tratta da una STORIA VERA….buona lettura! (naturalmente della mia famiglia. Il bambino sono io^__-)

 

Ah, dedicata a tutti quelli che sono al mare ad abbronzarsi o che presto ci saranno (beati voi…ç__ç)

 

 

“Spiegami ancora perché siamo qui” Ron aveva l’aria seccata, alla guida di una decappottabile anni ’60. Rosso brillante con cerchioni lucidi argentati. Hermione si alzò dal sedile accanto e si guardò intorno. Fermi nel traffico. Sbuffò col sorriso prima di rivolgersi a Ron.

“Perché mi ami e faresti tutto per me” sorrise ancora, radiosa. Ron inarcò un sopracciglio e abbassò il capo.

“Già…mi sa che è così” le schioccò un bacio sulle labbra prima di riappoggiarsi sul volante in simil radica. Hermione ignorò un paio di clacson troppo rumorosi e tirò le ginocchia verso di se, coi piedi sul sedile.

“Allora, che ne pensi delle vacanze babbane?” il venticello lieve le scompigliava i capelli. Ron alzò gli occhiali da sole sulla fronte.

“I babbani sono dannatamente stupidi per quanto riguarda a vacanze, scusami, ma è così” Hermione parve offesa da quel commento, ma probabilmente lo faceva solo per scherzare un po’.

“Ehi io ho sempre fatto vacanze babbane fin da quando ero piccola!” replicò Hermione “E poi è un’esperienza esaltante per un mago, no?”

Ron alzò le braccia al cielo e abbassò il capo.

“Yuppie…” disse fingendo un aria profondamente afflitta. Hermione lo colpì al fianco minacciandolo col terribile solletico e subito lui si chiuse a riccio, contro lo sportello, proteggendosi con le mani.

“No, il solletico no, ti prego…” ridacchiava mentre lo diceva e cercava di proteggersi dalle dita di Hermione che in qualsiasi modo cercavano di passare la sua difesa. Ridacchiava anche lei e tentò di punzecchiarlo un paio di volte, mentre Ron si lasciava andare ad una serie di risi nervosi.

“Ok, ok basta…adesso smetto…” si rassegnò Hermione rimettendosi seduta nel suo sedile. Anche Ron tornò composto e respirò a lungo, ridendo ancora, per riprendersi. Hermione fece un ultimo scatto verso di lui, senza reale intenzioni, e lui subito si ritrasse ridendo sguaiatamente. Hermione ridacchiò alla reazione.

“No, dai…bastarda…” Ron rise ancora “Ti prego, devo guidare…dai” Hermione mosse il naso come un furetto emettendo anche un verso simile ad un miagolio. Poi rassegnata tornò la solita Hermione.

“D’accordo, d’accordo”si aggiustò i capelli “Per ora basta…” Ron era rosso peperone. Per il caldo, per il solletico, per molte cose, insomma. Era molto intonato con l’auto che guidava.

Mise una mano in tasca per afferrare la bacchetta, e si accorse di non averla con se. Rimase perplesso un attimo, poi si ricordò il discorsetto con Hermione, qualche giorno prima.

 

“Vacanze babbane, ergo, niente magia. E niente bacchetta!”

 

Alzò gli occhi al cielo e sospirò.

“Tesoro, però questa storia della bacchetta…”

“Oh andiamo, i babbani ce la fanno benissimo. Ce la farai anche tu” gli schioccò un bacio sulla guancia e accese l’autoradio. Un rumore gracchiante e sinistro uscì dagli altoparlanti finché Hermione non ruotò la manovella di sinistra. E poi regolò il volume con quella di destra. Una canzone pop cominciò ad invadere l’aria.

“Ma che roba è?” sbottò Ron dopo pochi secondi del brano. Hermione lo guardò scotendo la testa.

“Robbie Williams, un babbano con una gran voce. Bella no?”

“Bella? Ma hai sentito che cavolo dice?” Hermione sembrò contrariata.

“Ron, lasciamelo dire, i maghi ne conoscono un sacco di cose in più dei babbani, ma per la musica sono proprio negati” e concluse con enfasi la frase arricchendo con un grazioso e secco gesto della mano.

“Ma scusa e le grandi Sorelle Stravagarie?”

“Ron, è da trent’anni che ci sono solo le Sorelle Stravagarie…” rimasero in silenzio un altro po’, poi fu Ron a sbottare ancora.

“Ma senti!…Io non voglio morire, ma neanche vivere…E’ suonato, non è un cantante!” Hermione perse la pazienza.

“Ascoltami bene, Robbie Williams è un grande cantante, e lo è ancora! Questa canzone è dell’anno scorso ed è ancora in vetta alle classifiche, quindi” e qui si avvicinò al visto di Ron che parve sudato più per la paura che per il caldo “Se hai altri commenti su di lui vedi prima di farti una cultura musicale oltre le Sorelle Stravagarie” e si sedette seccata al suo posto.

“Ok, scusa! Scusami, vediamo di non morderci già il primo giorno di vacanza, ok?” le si avvicinò e le diede un bacio dietro l’orecchio. Lei ancora non lo guardava, guardava la strada ancora intasata. Ma il traffico stava cominciando a defluire.

“D’accordo, scuse accettate” si voltò Hermione per guardarlo negli occhi, ma vide solo due lenti nere degli occhiali da sole. Glieli tolse incastrandoli dietro le orecchie e sulla testa. Gli occhi azzurri di Ron sorrisero insieme alle sue labbra.

“Bacio?”

“Bacio” rispose lei e gli schioccò l’ennesimo bacio a fior di labbra. Ron si rimise composto e avanzò di una decina di metri. Ormai la coda stava scomparendo, al contrario del sole che sembrava sempre più caldo. Un lamento acuto li fece voltare entrambi verso il sedile posteriore.

“Chris, amore!” gli sorrise Hermione “Sei sveglio, tu” Chris si stropicciò gli occhi, ben seduto e bloccato con la cintura, nel suo seggiolone. Poi sorrise ai suoi genitori con un vagito felice.

“Ciao campione, ci vuole ancora un po’ per il mare” Ron gli si avvicinò facendo finta di parlargli all’orecchio, ma in realtà tenne la voce alta così che sentisse anche Hermione.

“E’ colpa della mamma. Altrimenti bastava un colpo di bacchetta…pop!” fece un suono simile ad un palloncino che esplode con le labbra chiuse che fece ridere come un matto il piccolo Chris. Batté le manine contento e sghignazzò.

“Oh, finalmente la strada è libera!” un paio di clacson suonarono alle spalle della decappottabile.

“Sì, sì, andiamo!” Ron si rivolse ad Hermione “Ma i babbani sono sempre così agitati o è l’estate?” Hermione gli sorrise mandandogli in bacio a labbra chiuse e inforcò gli occhiali sul naso. Anche Ron li rimise davanti agli occhi. E Chris, nel suo piccolo, prese i suoi grandi occhialini da sole blu elettrico e se li mise tutti storti sul naso.

“Partenza!”

 

La porta si aprì di scatto e Ron quasi rovesciò le valige sul pavimento della loro camera. Era una bella stanza, in effetti. Molto decorata, con parecchi confort. Non avevano badato molto alle spese. E poi potevano permetterselo.

Hermione entrò subito dopo con Chris in braccio e il borsone con tutto l’occorrente per il bebè a tracolla. Chiuse la porta con un piede e raggiunse Ron che prendeva fiato spalmato sulle valige.

“Bella, che ne dici?” Ron respirò forte e si guardò intorno.

“Eh!…Sì, belli…lissima!” rispose fra gli affanni. Si rimise in piedi e lasciò le borse. Era incredibilmente sudato. La camicia blu elettrico era appiccicata a lui come una seconda pelle. Si passò una mano fra i capelli e sbuffò accaldato.

“Miseria…si può fare qualcosa per questo caldo terrificante?” chiese Ron ad alta voce. Hermione era già nel bagno a dare un occhiata e a sciacquare il faccino di Chris.

“L’aria condizionata. Ci dovrebbe essere un telecomando in giro”

“Un telecosa?” Ron sentì chiaramente Hermione sbuffare e poi ridacchiare prima di rispondergli.

“Una specie di parallelepipedo con dei pulsanti colorati” Ron si guardò in giro. Cercava quel dannato parallelepipedo in ogni mobile, comodino, tavolo. E poi lo vide.

“Trovato”

“Bene, puntalo alla scatola bianca vicino alla finestra, ora. Poi accendilo. Il pulsante rosso, di solito” Ron prese il telecomando in mano se lo girò un po’ fra le dita dubbioso. Era molto più complicato da usare che una bacchetta. Almeno per lui.

Vide la scatola bianca attaccata alla parete vicino alla finestra e gli si avvicino con fare perplesso. Guardò la scatola. Poi il telecomando. Poi ancora la scatola. Le parole ReFresh stampigliate promettevano la tanta agognata frescura.

“Dunque…presumo agitare a colpire” impugnò il telecomando in maniera ridicola per un babbano. Ma non più di tanto per un mago. Mosse come una frusta la mano e puntò il condizionatore.

“Là!” disse premendo il pulsante rosso. E non successe nulla. Almeno in un primo momento. Sentì una suadente voce femminile alle sue spalle. Si girò di scatto e vide una minuscola donna in abiti succinti, praticamente nuda, dentro una scatola grande poco meno di mezzo metro.

…fresca e dissetante. Prova il gusto intenso di SunJuice. Non potrai più farne a meno…” Ron piegò la testa di lato per osservare meglio quella donna. I babbani facevano cose strane davvero. Fra cui rinchiudere donne sexy dentro delle scatole negli alberghi.

“Ron sei riuscito a…” Hermione rientrò nella stanza principale e subito Ron si girò di scatto spaventato.

“Non la stavo guardando!” gridò subito e lasciò cadere il telecomando per terra. Hermione guardò il televisore acceso e poi guardò Ron. E si mise a ridere. Lasciò che Chris scendesse a terra a camminare da solo e raccolse il telecomando di Ron. Spense la televisione.

Telecomando della Televisione” disse indicando prima uno poi l’altro. Lo lasciò sul tavolo lì accanto e prese un altro telecomando bianco, dall’altro lato del tavolo.

Telecomando del Condizionatore” ed indicò ancora entrambi. Ron seguì la sua spiegazione con gli occhi e la bocca semi aperta.

“Ma perché i babbani hanno bacchette per qualsiasi cosa…” disse voltandosi di scatto. Chris gli corse fra le gambe facendolo quasi inciampare. Rideva camminando in giro per la stanza.

“Ehi, mi ammazzi campione!” gli disse Ron e lo prese al volo per i fianchi. Chris volò in alto fin davanti alla faccia del padre. Sorrideva mostrando la boccuccia sdentata. Ron gli sorrise e gli fece una linguaccia. E Chris gliene fece un’altra in risposta.

“Ah sì? E allora…” lo fece volare per aria e lo riafferrò al volo. Chris strillò entusiasta.

“Antola!” rise il piccolino. Hermione scosse la testa sorridendo e andò in terrazzo. La vista era splendida. Si poteva vedere l’orizzonte scomparire e quasi fondersi con il mare. Sicuramente il tramonto sarebbe stato uno spettacolo magnifico. Si lasciò cullare dal venticello che aveva preso a spirare e chiuse gli occhi. Sentiva solo il parlare confuso di qualche passante, tre piani più sotto. E gli “Hoooop!” di Ron mentre faceva volare Chris. E naturalmente le risate del piccolo e i suoi “Antola!” sdentati.

“Che facciamo? Ormai è tardi. Una passeggiata al mare prima di cena?” propose Ron sbucando dalla porta del terrazzo. Hermione gli annuì, voltata di spalle.

“Sì, perché no. Io e papà la facevamo sempre” si voltò per vedere sorridere Ron. Lui si avvicinò e le sfiorò le labbra in un bacio leggero, che minacciava di diventare qualcosa di più.

“Papààààààà! Antola vola-vola!” Chris strattonò i pantaloni di Ron, appeso come una scimmia all’albero. Ron smise di baciare Hermione e si strinse nelle spalle con un sorriso, come per scusarsi.

“Vola- vola!” gridò d’un tratto, alzando le braccia. Chris ridacchiò divertito e scappò nella camera, rincorso da Ron che lo inseguiva giocando come un bambino.

“D’accordo, allora io mi cambio e andiamo, va bene?” chiese Hermione dal terrazzo.

“Sicuro…Hoooop!” le rispose Ron, seguito dal solito vagito divertito. Hermione sentì un altro “Hoooop!” e attese il risolino del bambino. Invano. Invece lo sentì piangere. Con uno scatto attraversò la porta e trovò Ron in ginocchio che teneva stretto Chris. E Chris piangeva dei lacrimoni disperati.

“Che ha? Che è successo?!” Hermione si inginocchiò assieme a loro. Ron era bianco dalla paura.

“Non lo so…l’ho preso e ha cominciato a piangere” gli tastò le braccia e le spalle, anche Hermione lo fece, ma il piangere di Chris rendeva tutto più complicato.

“Non è rotto, ma si deve essere slogato il braccio. Oppure la spalla” anche Hermione cominciò ad assumere una tonalità bianco latte.

“D’accordo, con calma. Andiamo all’ospedale”

“Ospedale babbano?!” chiese uno stralunato Ron.

“E’ una slogatura, la sistemano in un attimo anche i babbani” e il pianto di Chris si fece più forte. Ron lo cullò un poco e gli poggiò la fronte sul capo.

“Tranquillo, piccolo. Adesso la sistemiamo” diede il bambino in braccio ad Hermione con delicatezza.

“Vado a prendere la macchina, tu prendi quello che ci serve e scendi subito!”

 

Ron correva per le strade larghe della cittadina di mare. Per fortuna per strada c’era pochissima gente. Era ancora tempo di mare per chi se lo poteva permettere. Svoltò una curva o due un po’ troppo velocemente, ma Hermione non glielo fece notare, era già abbastanza agitato per conto suo.

In compenso le coccole della mamma avevano fatto un po’ effetto e Chris piangeva meno. Strizzava solo gli occhi e si stringeva il petto della madre ripetendo “Ahi, ahi, ahi…”. Hermione lo cullava dolcemente come poteva. Non voleva causare più danni di quanti già ce ne fossero.

Ultime due curve e Ron imboccò il viale davanti all’ospedale.

“Dove ora?” chiese febbricitante. Hermione gli indicò la strada per il pronto soccorso. Non era un grande ospedale. E Hermione ne fu contenta. Meno gente, meno fila, meno attesa.

Ron sterzò di scatto e frenò. Hermione sobbalzò sul sedile. In un lampo Ron aprì la sua portiera, scivolò sul cofano, e aprì quella della moglie.

“Dai andiamo!” la incitò Ron. Hermione scese e Ron gli fu subito dietro.

Hermione si guardò attorno, poi vide l’entrata del pronto soccorso. Raggiunse la porta che Ron aprì preventivamente. In un attimo superano il corridoio e furono al bancone dell’accettazione.

“Salve, è per mio figlio. Credo che sia una slogatura” parlò subito Hermione. L’infermiera al di là del vetro alzò gli occhi annoiata. Probabilmente lavorare in pieno agosto rendeva le persone così.

“Compili il modulo e aspetti il suo turno di chiamata” Ron lanciò un’occhiata all’infinito modulo da compilare. Poi guardò alle sue spalle. La sala d’aspetto era completamente vuota, deserta. Non si sarebbe sorpreso a vedere anche una carcassa di montone e uno di quei cespugli tipici dei deserti dell’ovest.

“Senta! Non c’è nessuno e mio figlio sta male, ORA!” sbatté la mano sul tavolo Ron. L’infermiera non mosse un muscolo del volto. L’espressione rimase immutabile. Sbuffò seccata e uscì dalla guardiola dell’accettazione. Si avvicinò ad Hermione e a Chris.

“Dia qua…” prese il faccino di Chris fra le mani. Lo girò da un lato, poi dall’altro. Due righe di lacrimoni gli sporcavano le guanciotte paffutelle, e gli occhi erano lucidi e arrossati.

“Allora, cosa ha fatto?” chiese l’infermiera continuando a visitare sommariamente il bambino. Sembrò che un fulmine avesse colpito Hermione da quanto rimase scioccata e sorpresa. Glielo aveva appena detto! Aprì la bocca per parlarle con molta calma, ma Ron la anticipò.

“UNA SLOGATURA! MIA MOGLIE L’HA APPENA DETTO!” urlò con rabbia in faccia all’infermiera. E questa volta lei aprì appena gli occhi.

“Oh, sicuro, slogatura. Allora non possiamo aiutarvi”

“Come?”

“Come non potete?”

“Non c’è nessun reparto di ortopedia in questo ospedale. Dovrete tornare verso le città più all’interno…Shampton dovrebbe averne uno” Hermione non seppe cosa dire e boccheggiò a vuoto. Ron strinse gli occhi a fessura e le orecchie cominciarono a diventargli rosse fuoco.

“Senta, io non posso credere che in questo…ospedale” pronunciò con disgusto l’ultima parola “non si riesca a curare un bambino con un braccio slogato!”

“Non ho detto che non vogliamo” ripeté l’infermiera “Ho detto che non possiamo”

“E che diavolo significa?” urlò ancora Ron. L’infermiera tornò nella sua guardiola incurante di dare le spalle al rosso. Assunse la solita espressione annoiata.

“Significa che non siamo autorizzati. Se capita un controllo dovremmo pagare una multa salatissima”

“Ascolti attentamente!” Ron sbatté ancora la mano sul tavolino dell’accettazione che minacciò seriamente di cedere al suo secondo colpo “Lei mi sta dicendo che non può curare mio figlio per una cazzutissima legge babbana!” colpì ancora il tavolo e quello cedette impercettibilmente. La gamba più esterna scalzò di un poco e piegò il piano in obliquo. L’infermiera non lo notò. O fece finta di non notarlo.

“Esattamente” sorrise melliflua. La rabbia di Ron stava per scoppiare definitivamente, ma fu solo il tocco di Hermione a placargli qualsiasi ira.

“Andiamo, lascia perdere. Chris si sta agitando…” Ron rivolse un ultima furente occhiata all’infermiera e seguì Hermione nel parcheggio, sbattendo violentemente la porta.

“E adesso?”

 

“Shampton due chilometri” annunciò Ron ritrovando un po’ di tranquillità “Come sta?” Hermione accarezzò una guanciotta di Chris che dormiva, ma singhiozzava nel sonno ogni tanto.

“Dorme. Probabilmente lo spavento gli è passato” Ron annuì guardando la strada. Un chilometro. Orami erano arrivati. Sbatté la mano sul volante con rabbia.

“Che sia dannato io e quel cazzo di vola-vola!” strillò a denti stretti. Hermione lo sfiorò con la sola mano libera, smettendo di carezzare Chris.

“Dai, non l’hai fatto apposta. A Chris piaceva” Ron annuì poco convinto e finalmente vide il cartello: Benvenuti a Shampton. Ringraziò mentalmente qualsiasi forza nell’universo per essere infine arrivati. Il sole stava calando dietro l’orizzonte proprio in quel momento.

Per una volta la fortuna fu dalla loro e videro subito i cartelli per l’ospedale. In una decina di minuti e di curve, fin troppo azzardate per Hermione, raggiunsero il secondo pronto soccorso della giornata. Scesero e in un lampo attraversano l’ampia porta della sala d’attesa. Ad Hermione saltò in cuore in gola. A Ron semplicemente scappò una bestemmia.

La sala era colma, anzi, stracolma, di persone. Non le aveva contate ma a Ron parvero almeno una cinquantina. E sperò di essersi sbagliato vivamente e fossero meno. L’aria era irrespirabile e il tanfo di sudore e umidità copriva anche quell’odore di disinfettante tipico degli ospedali babbani. Non senza difficoltà raggiunsero la guardiola dell’accettazione. Solo due persone davanti a loro. Almeno quello.

Ron ascoltò vagamente il discorso di due vecchiette sedute vicino a lui, in piedi per la coda. Parlavano dei loro mariti, morti. E poi anche di altri parenti. Morti anche quelli, naturalmente. E sembravano fare a gara a chi conosceva il parente morto nella maniera più originale. Sembrò spuntarla quella vestita in grigio topo, un suo cugino di secondo grado si era schiantato contro una vetrina con l’automobile, ma dopo esserne uscito solo con qualche graffio, in ospedale gli diagnosticarono un tumore e morì un mese più tardi.

“Ma che allegria…” sussurrò Ron. Hermione non capì di cosa parlasse, non stava ascoltando. Ma finalmente venne il suo turno. Ron le fu subito accanto.

“Ditemi, signori” un’infermiera dai boccoli rossi mise via subito un modulo compilato per prenderne uno pulito.

“Il bambino, credo sia una slogatura” Hermione mostrò il piccolo Chris addormentato fra le sue braccia. Ogni tanto sussultava per un singhiozzo e piangeva qualche lacrima solitaria che gli annaffiava il faccino.

“Oh, buon Dio, povero piccolo!” sussultò l’infermiera e assunse un cipiglio dispiaciuto “Ma quando è successo?” chiese, poi, guardando Hermione. Lei incrociò lo sguardo con Ron per cercare una risposta.

“Saranno state…le cinque, credo. Cinque e mezza, al massimo” rispose Ron per lei cercando di ricordare l’orario di arrivo in albergo. L’infermiera scosse la testa sconsolata. Li guardò entrambi. Due genitori stanchi, preoccupati e che avranno avuto poco più di vent’anni. E quel piccolo frugoletto tutto piangente.

“Sentite” disse avvicinandosi al vetro della guardiola “Facciamo una cosa. Adesso mi date i vostri dati e poi…” guardò la pila di richieste. Hermione emise un verso di rassegnazione. Ron si nascose il volto fra le mani e sbuffò.

“…vi faccio passare. Non potete stare tutta sera e forse anche notte qui ad aspettare” Hermione alzò lo sguardo per guardare l’infermiera e le sorrise.

“Oh, grazie…grazie mille davvero! Grazie” stava quasi piangendo per la contentezza. Ron sospirò soddisfatto e increspò le labbra in un sorriso che gli distese il volto.

“Grazi, signora. Grazie davvero…” l’infermiera gli sorrise contenta e un poco imbarazzata da tanta sincerità in quei ringraziamenti. Compilò il modulo con i loro dati (usarono quelli di Hermione, lei era registrata nel mondo dei babbani) e l’infermiera, senza farsi notare, lo mise in cima a tutti gli altri. Uscì dalla guardiola.

“Adesso vi chiameranno subito. Ma da dove venite?” chiese curiosa.

“Dal mare. Rawcoast, è verso sud…” rispose Hermione. Le parole le uscivano come un fiume dalla bocca. Era più rilassata e parlava volentieri. Ron le prese dalle braccia il piccolo e lo cullò un po’ lui. Si mise contro una parete e prendere fiato. Finalmente quell’incubo stava finendo.

Hermione salutò l’infermiera che scomparve dietro ad una porta per il personale e tornò da Ron.

“Come sta? Dorme ancora?” Ron annuì senza guardarla.

“Sì, è cotto, poverino” Hermione diede una bacio leggero al figlio, e poi ne schioccò uno a Ron.

“Siamo dei bravi genitori?” gli chiese come se temesse già la sua risposta. Somigliava ad una domanda retorica.

“Facciamo del nostro meglio…e ci viene benissimo” le rispose un Ron più rilassato e sicuro.

Finalmente il medico arrivò e prese il pacco di moduli dalla scrivania della guardiola. Hermione e Ron si avvicinarono, con calma, sicuri di essere subito chiamati. Solo Hermione alzò gli occhi e quasi si strozzò da quello che vide. Il medico prese il plico…e lo girò, capovolto. Erano appena finiti in fondo all’elenco.

“Oh, no…” mormorò Hermione “Non può essere…” i suoi occhi presero a lacrimare per la disperazione. Ron non capì il perché, poi guardò il medico e i moduli e subito comprese la situazione.

“No, no, no!” strillò Ron a bassa voce. Con passo rapido, e Chris ancora in braccio, si avvicinò al tizio in camice bianco e al tavolo dove stavano poggiati i moduli. Il medico alzò gli occhi e chiamò “Susan Tratton”, poi li spalancò vedendo Ron così vicino a lui.

“Prego, dica pure…” lo incalzò il medico.

“Senta, c’è stato uno sbaglio, noi eravamo in cima alla lista” disse con quanta più calma possedesse, Ron. Quindi davvero poca. Hermione gli fu subito accanto e prese di nuovo in braccio Chris. Ormai il piccolo era addormentato e non si sarebbe svegliato neanche a cannonate.

“Davvero? Controlliamo subito…signor?”

“Weasley”

“Granger!” corresse in fretta Hermione. Ron annuì distogliendo la testa.

“Sì, Granger, mi scusi” il medico sfogliò i moduli e trovò per ultimo proprio il loro. Lo sventolò soddisfatto con un orrido sorriso dipinto sul volto. O almeno, a Ron parve orrido e crudele.

“Eccolo, mi spiace ma siete ultimi…siete arrivati ora, giusto?” né lui né Hermione riuscirono a negare “Allora è normale. Non si preoccupi ci sbrigheremo” sorrise affabile il medico.

 

Erano già le nove passate e la coda non era neanche a metà. Ron ed Hermione stavano seduti su delle scomode sedie in legno lungo la parete. Chris si svegliava ogni tanto solo per piangere disperato, ma una bella dose di coccole lo calmava immediatamente. Grazie al cielo, si trovò a pensare Hermione.

“Credo che abbia fame” disse guardando Chris mentre si ciucciava il dito. Ron annuì con lo sguardo perso nella parete di fronte.

“Non è il solo…” si scosse e si alzò in piedi “Cerco del latte. Poi mangeremo meglio da un’altra parte” Hermione annuì più per la stanchezza che per altro. Ron si avvicinò al solito tavolo dove ora stavano anche due infermiere. Una gli sorrise affabile. Era sudata e la fronte era imperlata di piccole gocce.

“Mi dica”

“Scusi, ma siamo qui da parecchio, e mio figlio avrebbe bisogno di mangiare qualcosa…un biberon con del latte. Dice che si può avere?” lei sorrise annuendo.

“Certo, me lo faccio mandare dal reparto maternità. Solo qualche minuto” Ron la ringraziò esausto e attese il ritorno dell’infermiera.

Ci vollero una decina di minuti, ma tanto di tempo ne avevano finche volevano. Ringraziò ancora l’infermiera e afferrò il biberon. Entrambe chiamarono, poi, l’ennesima persona in attesa e sparirono oltre la porta del pronto soccorso.

Ron raggiunse di nuovo Hermione. Chris, per fortuna, non si era svegliato di nuovo. Il rosso le sorrise e mostrò soddisfatto il biberon. Lo agitò un poco. Hermione gli sorrise di rimando.

“Bravissimo…” gli disse stancamente. Lui le si avvicinò e si scambiarono un bacio per darsi forza e coraggio. Poi Ron si rese conto di agitare un biberon. Un biberon di latte…freddo.

“Ma che testa di cazzo!” strillò a denti stretti un minuto dopo, seduto accanto ad Hermione.

“Cioè, ci vuole un genio per scaldare il latte di un bambino? Non va dato freddo, cazzo!” sbuffò ed alzò un po’ troppo la voce, tanto che una signora accanto a lui lo guardò sconcertata e gli diede, poi, le spalle.

“E ora? Non ci sono neanche più le due signorine” stridette nel pronunciare l’ultima parola, per prenderle in giro. Ron ridacchiò sentendo Hermione parlare in quel modo. Non era possibile immaginare una giornata più incasinata di quella.

“Non lo so…” disse sbadigliando “Non lo so propr…” poi gli venne un idea.

“L’auto!”

“Cosa?”

“La macchina, Herm. Lo scaldò con quella!” schizzò fuori dalla sala d’aspetto, verso il parcheggio. Hermione non ebbe il tempo di dire, capire o controbattere nulla.

 

Ron tornò dopo una mezz’ora. Arrivò di corsa col biberon in mano. Chris si era appena svegliato e stava piangendo disperato. Inutilmente Hermione cercava di calmarlo, quella volta non ne voleva sapere di addormentarsi di nuovo.

“Ecco!” disse Ron fermandosi di scatto, si inginocchiò davanti ad Hermione e Chris “Eccolo il latte. E’ buono, vero campione?” Chris afferrò subito il biberon e se lo portò alla bocca. Gli occhietti piangevano ancora lacrime, ma sembrava essersi calmato. Ron si rimise seduto accanto a Hermione e sbuffò con la testa a ciondoloni all’indietro.

“Ma che bravo…” gli sussurrò Hermione “E come hai fatto?”

“Sul motore”

“Hai scaldato il latte di Chris sul motore dell’auto?!” chiese d’un tratto Hermione. Chris si lamentò. Non voleva tutta quella confusione. Hermione si zittì subito e parlò a voce più bassa, ripetendo la domanda.

“Sì…stai tranquilla. E’ pulito, speriamo che l’auto non si fermi sulla strada del ritorno, ecco tutto” Hermione non aveva né voglia né energia per controbattere. Annuì con la testa e la appoggiò a quella di Ron. Si reggevano a vicenda. Come avevano fatto fino a quel momento, dopotutto.

“Speriamo che duri ancora poco”

 

Tre ore più tardi, finalmente, chiamarono il loro nome. L’ultimo della lista. Entrarono tutti e tre nell’ambulatorio, dove uno stanchissimo medico spalmò una pomata e preparò un cartonato per il braccio destro di Chris. Il piccolo Weasley neanche si svegliò. Ogni tanto si agitava nel sonno con qualche lamento, ma nulla di più.

“Niente gesso?” chiese Hermione. Si aspettava un piccola ingessatura sul braccio destro del figlio. Il medico negò col capo.

“No, il cartone irrigidito basta. Lo tolga fra un paio di giorni e metta questa pomata per almeno altrettanti” Hermione lo ringraziò. Ron anche, più per inerzia che altro. Prese in braccio il bambino addormentato e, finalmente, uscirono all’aria aperta.

Raggiunsero l’automobile nel più totale silenzio. Il cicalare fra l’erba faceva loro da colonna sonora. Hermione mise Chris steso sul suo seggiolone. Lo piegò un po’ all’indietro per farlo dormire meglio. Chris non si accorse di nulla e continuò a dormire. Ron lo coprì con la sua camicia rimanendo a petto nudo.

“Che facciamo ora?” chiese Hermione mentre si spalmava sul cofano dell’auto. Ron si stese accanto a lei.

“Non lo so, io sono un po’ stanco…a dire il vero…” Hermione ridacchiò per spezzare quel silenzio. Ron la seguì a ruota e si ritrovarono a ridere come due ragazzini. Dopo un minuto di risa ininterrotte, Ron riprese il controllo e si asciugò le lacrime. Ancora ridacchiava.

“Siamo un disastro…” Hermione scoppiò in un’altra fragorosa risata. Poi annuì e sospirò fra i singulti, divertita.

“Eh già…” si tenne la pancia con le mani “…io…non ci posso…posso credere…” Ron mise la faccia sul cofano e continuò a ridere. Prese un respiro cercando di ritrovare il controllo.

“Come torniamo a casa…?” domandò cercando di essere più serio. Hermione negò col capo, ancora scossa da singulti. Poi entrambi sentirono un pop, proprio davanti a loro. Alzarono la testa entrambi per vedersi di fronte Arthur Weasley. Ron alzò il braccio e ridacchiò ancora.

“Ciao papà…”

“Ciao Arthur…” Hermione ormai rideva soltanto. Il signor Weasley incrinò le labbra in un sorriso. Non si aspettava di trovarli a ridere sul cofano della macchina in piena notte.

“Ragazzi…ma che succede? Non abbiamo ricevuto gufi e poi abbiamo felefonato all’albergo e ci hanno detto dell’incidente…ma state bene?” domandò poco convinto Arthur. Ron annuì con la testa senza smettere di ridere.

“Papà…non puoi immaginare cosa ci è successo oggi…”

 

Arthur li smaterializzò fino davanti a casa. Non avevano l’auto. Neanche le valige, ma almeno erano a casa. Li salutò dicendo che sarebbe passato l’indomani con Molly. Si smaterializzò, ancora, con un pop.

“Casa dolce casa…” sbadigliò Ron. Si incamminò verso la porta e sfilò la bacchetta dai pantaloni…la bacchetta?

“Cacchio la bacchetta!” esclamò voltandosi di scatto verso Hermione “Come la apro la porta?” la porta della loro casa aveva uno speciale antifurto. Solo il proprietario con la bacchetta poteva aprirlo. Quindi solo lui o Hermione.

“Non ci posso credere…” scosse la testa Hermione. Chris stava aggrappato con le braccia attorno al collo della madre. Dormiva dalla grossa. Ron alzò gli occhi al cielo esausto, poi si guardò intorno. Ringraziò un Dio qualsiasi quando vide un passante camminare lungo il marciapiede davanti alla loro casa.

“Ehi, senta, mi scusi!” lo richiamò Ron correndogli incontro “Senta, mi sono scordato la bacchetta in casa. Mi potrebbe prestare la sua un attimo. Solo per aprire la porta” il signore, un po’ ingobbito e con gli occhi fuori dalle orbite, lo guardò da capo a piedi. A Ron ricordò vagamente Malocchio Moody.

“E chi me lo dice che è casa tua? Potresti essere un ladro!” e anche nel parlare sembrava molto il vecchio Malocchio. Ron sorrise di circostanza.

“Andiamo, guardi. C’è anche mia moglie, e mio figlio…non siamo ladri, è casa nostra” ma il signore negò seccamente.

“No, non mi fido. Poi la colpa ricadrebbe su di me” e si voltò per andarsene. Ron lo afferrò per la spalla.

“Andiamo…guardi, sono Ronald Weasley, ha presente? Auror del ministero…Eroe dei sogni, qualche anno fa. Compaio sui giornali ogni tanto”

“Mi spiace, non leggo i giornali” sputò secco quello e si incamminò di nuovo lungo il marciapiede, per la sua strada.

 

Con un sasso Ron ruppe il vetro della finestra del salotto. Si graffiò la mano ma riuscì ad aprirla ed ad entrare senza troppi problemi. Si incamminò verso l’entrata e aprì la porta.

“Bentornata a casa!” disse con finto entusiasmo e facendo un inchino ad Hermione che attraversò la soglia esausta. Portò subito a letto Chris e Ron la seguì per darle una mano. Gli tolsero i vestiti inzuppati di sudore, facendo attenzione al braccio cartonato. Chris si lamentò soltanto un paio di volte, ma non si svegliò.

“Ecco il pigiama” allungo Ron ad Hermione.

“No, Ron”

“Come no? E’ il pigiama” lo riprese indietro per guardarlo meglio. Era proprio il pigiamino di Chris con gli elefantini azzurri.

“Dicevo, no, non possiamo metterlo a letto così. E’ sudato marcio. Si prederà qualcosa, oltre che dormire malissimo” spiegò Hermione. Ron gettò il pigiama sul loro letto. Chris dormiva ancora beato sulle coperte del loro letto.

“Quindi che proponi?”

 

“Tienigli su la testa, mi raccomando” Hermione passava la spugna su tutto il corpicino di Chris immerso nella vaschetta per il bagno. Ron gli teneva sollevata la testa e il braccio cartonato. E intanto il piccolo dormiva, ancora.

“Cavoli, proprio il bagno dovevamo fargli?”

“Era l’unica scelta, Ron” spiegò Hermione che passò la spugna sulla testa di Chris pulendogli l’appiccicaticcio del sudore. Chris si mosse per un attimo e entrambi si immobilizzarono, trattennero il respiro per fare meno rumore possibile. Solo le gocce che cadevano dalla spugna alla piccola vasca da bagno interrompevano quel silenzio. Chris si rimise a dormire. Entrambi tirano un sospiro di sollievo.

“Sposta la mano che gli lavo il collo” disse Hermione. Ron la spostò cercando sempre di reggere la testa per non farlo finire sott’acqua. Poi la mano gli scivolò, non quella della testa, quella del braccio. Il cartonato si immerse nell’acqua.

Hermione lanciò un occhiataccia a Ron.

“Che cavolo fai!” gridò in un sussurro. Ron riprese subito fuori il braccio avvolto nel cartone inzuppato.

“Ops…”

 

Finirono di fare il bagno a Chris, ed Hermione, con un incantesimo prosciugante, asciugò al meglio la protesi di cartone. Ron gli spalmò la pomata nuovamente e insieme rimisero il cartonato incastrato, alla bene e meglio, attorno al braccio. Finalmente lo infilarono sotto le coperte nella sua culla.

Ron guardò l’orologio. Le due e un quarto. Si buttò di schiena sul letto, subito seguito da Hermione. Stettero a guardare il soffitto per un po’.

“Herm…ma siamo dei bravi genitori noi?” Hermione continuò a guardare il soffitto e si strinse nelle spalle.

“Bè…ci proviamo” altro silenzio.

“Mi dispiace, se fossi stato più attento…”

“Oh, Ron, non dire sciocchezze. Poteva capitare in un qualsiasi momento” fece un pausa in cui sbadigliò “Povera infermiera…lei che pensava di averci fatto un favore” sorrise e scosse il capo sconsolata.

“Bè, ci ha provato…è stata gentile, in effetti” cadde ancora silenzio. Si sentì un fruscio di lenzuola. Chris si agitò nella sua culla per poi calmarsi subito.

“A quando la prossima vacanza babbana?” chiese con un sorriso Ron. Hermione sollevò stancamente il braccio, afferrò un cuscino e glielo spiaccicò in faccia.

“Ahi…” disse lui per nulla convinto. Anzi rideva mentre lo diceva. E Hermione rise assieme a lui.

 

 

Fine

 

Che dire? E’ una ff che parla di sfortuna nera…se volete commentare mi fate un piacere! ^__- Ciao alla prossima!

   
 
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