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Autore: Kumiho    28/11/2012    5 recensioni
Ma con Aomine c’era sempre qualcosa che andava storto, con Aomine, Kise funzionava proprio male, come un orgoglio ferito, come giocattolo scarico… come un amore mal celato.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Andava bene così”

La prima volta che lo vide fu come se il cuore avesse cominciato a battergli nel petto solo da allora.

 

 

 

La luce elettrica delle lampade della palestra veniva intrappolava e riluceva, in un ultimo bagliore accecante, sulla carne soda delle braccia scure di Aomine, prima di sparire e ricomparire sulla curva di un nuovo muscolo. I polpacci duri si gonfiavano appena prima di scattare a velocità incredibile, un passo dietro l’altro, con la gomma della palla che ne sfiorava appena l’interno prima di essere toccata dal palmo della sua mano e tornare indietro. Ancora ed ancora. Falcata dopo falcata.

 

La stoffa della canotta scura ondeggiava brutalmente sui suoi fianchi, appesantita dal sudore che la impregnava, scoprendogli le anche forti ad ogni nuovo affondo a cui faceva eco lo stridio delle suole contro il pavimento di legno.

 

Era il sole.

 

Il sole il cui fulgore si incarnava nella miriade di piccole gocce di sudore che schizzavano via dal suo corpo ad ogni nuovo slancio. Il sole che riluceva di luce rinvigorente, illuminando il suo piccolo cosmo privato, fatto di platee, tifi ed approvazioni stupefatte.

 

Aomine era tutto quello che lui non era, tutto quello che non avrebbe mai potuto essere… e nulla, nulla, era mai apparso tanto splendido agli occhi di Kise.

 

 

 

Un uomo che non riusciva a contenere se stesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Ho sentito che domani te ne vai.-

 

Il suo tono risultò pateticamente tremolante, mentre l’eco del corridoio lo amplificava con una nota di sconforto. Aomine non si voltò subito, forse perché scocciato o forse consapevole che non c’era nulla di troppo urgente per uno come lui, ma quando lo fece sul suo volto, solitamente sprezzante, non c’era una neppure una minima traccia di boria. Solo sincera amarezza.

Kise era lì: mani in tasca e solito sorrisetto gentile ad increspargli la faccia perfetta. I piedi che lo arpionavano al pavimento, troppo pesanti, troppo lontani da lui.

 

-… la notizia si è già diffusa?- Sbuffò Aomine, in una domanda che sembrava retorica, annichilendo, per un attimo, il silenzio greve che li aveva avvolti.

 

- Kurokocchi era così orgoglioso di te…- Sorrise Kise in una risposta non chiesta, sentendo tutto lo zucchero con cui aveva avvolto quelle parole rificcarglisi in gola costringendolo all’immediato silenzio.

 

 Con Aomine non c’era mai stato bisogno di parlare troppo, per ottenere la sua approvazione non si necessitava di una ricco vocabolario né di un aspetto prestante. Tutto quello che serviva con lui era un buono slancio e una gran determinazione. Tutte le armi che possedeva Ryouta non erano mai servite con lui. Tutto quello che Ryouta rappresentava era stato costretto a venire a galla col tempo ed Aomine sembrava essersi abituato. Tutto quello che Ryouta raffigurava per Aomine se l’era dovuto guadagnare. Forse era quello il motivo per cui, senza una palla in mano, ed il sudore pungente ad intorpidirgli i polpacci, Kise si sentiva incredibilmente fuori luogo davanti a lui…

 

Anche quando, cosciente del fatto che non aveva più nulla da perdere, tutto quello che riusciva a fare era stanziargli davanti – non troppo vicino, mai troppo vicino- riuscendo solo a pensare a come il non vederlo più lo avrebbe fatto presto soffocare in una morsa gelida. Riuscendo solo a costringersi in un bieco silenzio perché, lo sapeva, tutto perdeva di significato quando non sentiva il suo odore ed il mondo gli sembrava sempre un po’ più triste ogni minuto passato senza vederlo.

 

- Non ce lo vedo Tetsu orgoglioso di me che divulga ai quattro venti che me ne vado in America.- Mormorò poi Aomine, con un sorriso tenue.

 

Kise tentò con ogni briciolo di se stesso –di quel poco che ancora riusciva a stare in piedi- di stringere i pugni dentro le tasche ruvide della divisa scolastica, perseverando nell’espressione felicemente vacua che aveva tentato di indossare da quando lo aveva scorto in fondo al corridoio della palestra. Ma la bile che ingoiò fu davvero tanta quando il nome di Kurokocchi accarezzò le labbra di Aomine e, trasportato dalla vibrante carezza della sua voce, di disperse nell’aria dolcemente.

 

-… siamo tutti orgogliosi di te.- Finì per gemere abbassando gli occhi, sulle scarpe bianche e consumate di Aomine. Patetica rassicurazione.

 

Kise lo sentì sorridere e questa volta dovette davvero tenere duro per non scoppiare a piangere come un idiota. In quel momento avrebbe dato qualunque cosa per riuscire a copiare una sana e sprezzante espressione sfacciata, una voce divertita ed un vigore travolgente; avrebbe dato tutto per congratularsi come voleva, per non arrancare avvinto dall’angoscia e dalla disperazione.

 

Ma con Aomine c’era sempre qualcosa che andava storto, con Aomine, Kise funzionava proprio male, come un orgoglio ferito, come giocattolo scarico… come un amore mal celato.

 

 

- Sei venuto a salutarmi, quindi?-

 

Kise strinse i denti. Li strinse così tanto che temette di non riuscire più ad aprire la bocca.

 

- Eh, eh… Non ti si nasconde nulla, Aominecchi!- Ridacchiò in risposta, di una risata spenta e finta, come il sottofondo di un pessimo telefilm comico.

 

Aomine lo guardò per un attimo, prima di cominciare a camminare verso di lui. Kise sentì la costernazione farsi più insopportabile ad ogni passo con cui l’altro gli si faceva più vicino, eppure non riuscì a smettere di sperare il suo tocco. E quando Aomine gli poggiò una mano sul capo, il suo cuore si sciolse riempiendogli l’intero corpo di un calore cristallino.

 

Ryouta alzò gli occhi e, prima che Aomine li coprisse appena col palmo ruvido, incontrò i suoi.

Il blu cobalto al loro interno rifulse di quella luce propria solo a lui. Lo stesso blu di un cielo irraggiungibile per tutti… tranne che per Aomine. Si sentì patetico e piccolo avvinto da quell’amore troppo pesante che lo schiacciava soffocandolo.

 

-… Kise… - La voce di Aominecchi era morbida come non la sentiva da tempo, la sua mano era calda ed i suoi occhi profondi.

 

 

Ed andava bene così.

 

Andava bene così…?

 

 

 

- Vai…- Sussurrò Kise chinandosi appena, quel tanto che bastava per non sentire più il tocco caldo della mano di Aomine sui capelli.

-… vai.- Ripeté gemendo piano.

 

 

 

 

 

In silenzio, Aomine lo aveva guardato ancora un po’, col rispetto che si deve a chi ha combattuto con tutte le sue forze e alla fine non ce l’ha fatta. Poi, con la sensazione opprimente di chi ha ancora tante cose da dire, era uscito dalla porta a vetri, in fondo al corridoio.

 

 

Quando una persona ha perso donando tutto se stesso, non c’è nulla che il “vincitore” possa dire.

 

 

 

 

 

 

Il silenzio si ingravidò piano, interrotto solamente dallo stridio delle suole di chi si allenava, nella palestra alla fine del corridoio deserto.

 

Kise ebbe solo la forza di piangere.












In realtà questa fan fiction era partita come una cosa molto più triste e disperata… ma suppongo che anche così lo sia sufficientemente. ^^ *l’amore/fetish per l’angst si fa sentire*

Credo che Aomine e Kise siano la cosa che mi piace di più di tutto KnB proprio perchè il loro rapporto sembra costellato di cose lasciate in sospeso e, rimanendo in tema, ho provato ad immaginare a come sarebbe stato un ipotetico futuro/addio tra i due con una piccola ed innocente fan fiction. Certo, poteva venire sicuramente meglio, però credo di avervi messo costanza… e posso ritenermi soddisfatta.

 

Mi farebbe piacere avere una vostra opinione in merito. ^^

A presto, Kumiho.

  
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