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Autore: Ashley_Efp    28/11/2012    8 recensioni
Rachel Berry, dopo anni di tentativi di sfondare a Broadway senza mai che il successo la sfiorasse nemmeno, aveva perso la sua leggendaria determinazione e si ritrova a lavorare in una bettola pur di sbarcare il lunario.
Un giorno qualunque, un incontro con delle vecchie amiche destabilizza la sua routine. Sarà l'inizio di un viaggio introspettivo che le farà rimettere in discussione le sue scelte e la sua vita.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao, scusatemi tanto. Lo so che sono in ritardo. Avrei delle scuse più che plausibili, ma non voglio annoiarvi. Spero che non abbiate smesso di seguire questa storia e che questo capitolo vi piaccia.
Comunicazione di servizio: Ho una nuova beta che è semplicemente straordinaria e si è portata dietro anche una socia eccezionale.
Quindi ringrazio voi tutti che leggete, commentate, seguite e preferite. Un grazie particolare a Tritolino (newBeta) e Poison Spring (socia). ^_^
Enjoy!



Quinn mi precede di quasi un metro, mentre corriamo verso l’entrata del Pronto Soccorso.
 
Il tragitto in macchina fin qui è stato straziante. Le ho chiesto cosa fosse successo, ma lei ne sa quanto me. Le mani le tremavano sul volante mentre sfrecciava pericolosamente nel traffico ed io avrei voluto tanto prenderne una e stringerla tra le mie per tranquillizzarla. Anche se sapevo che non sarebbe servito a nulla.
 
Tiene a Brittany come a una sorella o almeno come penso si possa tenere ad una sorella. Essendo figlia unica, non ho mai imparato a comprendere appieno questo tipo di sentimenti.
Appena oltrepassate le porte, la vedo precipitarsi dall’infermiere al banco di accettazione.
 
“Salve, siamo qui per Brittany Pierce, è stata portata da voi poco fa” spiega all’infermiere che comincia a digitare il nome sul computer.
 
“Quinn” sentiamo una voce alla nostra sinistra. Ci voltiamo entrambe riconoscendo Santana che, con le lacrime agli occhi e le braccia strette davanti a sé, sembra sul punto di svenire.
Quinn le corre incontro per abbracciarla ed io la seguo immediatamente, avvicinandomi e posando delicatamente una mano sulla sua spalla per consolarla.
 
“San, cosa è successo?” chiede concitata Quinn, staccandosi dall’abbraccio ma mantenendo il contatto con una mano sul polso della mora, come a volerla sostenere.
 
“E’… E’ stato terribile. Avevamo finito di cenare e stavo lavando i piatti, quando ho sentito un rumore sordo nell’altra stanza.” Si interrompe per soffiarsi il naso tra le lacrime. Dopo poco riprende: “Ho chiamato Britt per sapere se fosse tutto ok, ma quando non mi ha risposto, sono corsa a vedere cosa fosse successo”. Si interrompe ancora per versare altre lacrime e con il nodo alla gola continua: “E lei era lì: Stesa per terra tra una marea di vetri. Le usciva sangue dalla testa e… E non sapevo cosa fare. Sono entrata nel panico”. Scoppia in un pianto disperato rifugiandosi fra le braccia della sua migliore amica ed io osservo impotente la scena.
 
In quel momento si aprono le porte della sala per le emergenze e ne esce un medico. Santana se ne accorge immediatamente e gli corre incontro. Io e Quinn la raggiungiamo con più calma, affiancandola. Quinn le cinge la vita con un braccio per darle forza.
 
“Come sta? Dottore mi dica che sta bene.”, dice tra i singhiozzi la mora.
 
“La paziente è stabile e non è in pericolo di vita. Ha subito un forte trauma cranico in seguito alla caduta. Le ferite, per fortuna, erano superficiali e, sebbene sia stato necessario asportare una miriade di frammenti di vetro, guariranno in pochi giorni. Ciò che ci preoccupa è la possibilità che abbia subito danni neurologici. Abbiamo chiamato il neurologo per un consulto.”
 
“Voglio vederla. Subito.” Afferma con decisione Santana.
 
“Mi dispiace ma non è possibile, l’abbiamo sedata per farla riposare fino a domattina. Nel pomeriggio, poi, sarà visitata dallo specialista.”.
 
“Non le ho chiesto se posso vederla.”, continua minacciosa la ragazza, facendo rabbrividire me e il dottore.
 
“Ha tutto il diritto di stare con la sua fidanzata. Se ha qualche problema possiamo discuterne nel mio studio. Sono un avvocato.” Quinn dà manforte alla sua amica.
 
“Non è solo un avvocato, ma è il migliore di New York. Starei in guardia fossi in lei!” aggiungo io per rincarare la dose.
 
Il medico, dopo un attimo di titubanza, durante il quale Santana si volta verso di me guardandomi con gratitudine, decide che forse concedere una breve visita è preferibile a rischiare qualche guaio.
 
“Okay, ma può entrare solo lei”, concede. “Per pochi minuti.”, aggiunge poco dopo.
 
Fa cenno a Santana di seguirlo e lei si avvia senza esitazione. Io e Quinn invece ci accomodiamo in sala d’attesa, una a fianco all’altra, senza parlare. Lei è sicuramente preoccupata per le sue amiche. E anch’io lo sono, ma senza volerlo la mia mente sta ripercorrendo la bella serata appena trascorsa in sua compagnia.
 
Sarà anche cinico da parte mia, ma non posso fare a meno di pensare che, se non fosse arrivata quella telefonata, ci saremmo baciate. Le nostre labbra si sarebbero rincontrate dopo un’infinità di tempo. Ed io avrei potuto, per un piccolo e interminabile istante, riassaporare la gioia e la serenità che solo lei, in un periodo ormai lontano ma mai dimenticato, era stata capace di darmi.
 
Sposto lo sguardo su di lei. E’ preoccupata. Si capisce da quella piccola increspatura della sua fronte. Continua a massaggiarsi il sopracciglio destro. Lo fa sempre quando cerca di calmarsi.
Le prendo la mano e la stringo per farle capire che non è sola e che ci sono io a farle coraggio.
Lei guarda la mia mano sulla sua, poi solleva lo sguardo per incontrare il mio. I suoi occhi, come calamite per i miei, esprimono una tacita richiesta non mi permettono di fare altro che guardarli di rimando. Così la assecondo per un tempo infinito. Tutto intorno a me sembra svanire piano, fino a che rimangono solo quei due smeraldi che mi fanno perdere completamente il controllo e il contatto con la realtà.
 
“Non sono il migliore avvocato di New York, lo sai vero?” mi dice all’improvviso.
 
“Questo non posso saperlo con certezza, ma sono più che sicura che il medico ci abbia creduto.”, le rispondo con un sorriso. Lei ricambia e ritorna a fissare il pavimento.
 
“Sono preoccupata per Britt. Dio, perché devono accadere queste cose? Non è giusto!” dice cominciando a piangere. Si alza di scatto e prende a camminare avanti e indietro nervosamente.
 
“Devono sposarsi, per la miseria! Non è giusto! Se avesse subito danni cerebrali? Se non si ricordasse più della persona che ama? Se non potesse più parlare? Come faranno? Oddio!” scoppia in singhiozzi dando sfogo alla sua preoccupazione.
 
“Ci tiene davvero tanto per reagire così” mi dico.
 
Mi alzo anch’io e la blocco in un abbraccio. Lei posa la guancia sulla mia spalla e incrocia le mani dietro la mia schiena continuando a versare copiose lacrime, che inumidiscono la mia maglia.
Le accarezzo quei meravigliosi capelli biondi tentando di calmarla.
 
“Quinn!” odo il suo nome pronunciato da una voce sconosciuta. Sento Quinn staccarsi da me velocemente e la vedo correre in direzione di quella voce. Solo quando vedo delle braccia forti stringerla, capisco di chi si tratta.
Rimango immobile, osservando la scena. La bionda che ho sempre amato e che, se nulla di tutto ciò fosse accaduto, forse avrei riconquistato, si sta rifugiando tra le braccia di suo marito, svincolandosi dal mio abbraccio senza chiedere scusa. Del resto non deve mica giustificarsi, non stiamo mica insieme.
Non fa bene al cuore, ma questa è la realtà e bisogna farci i conti.
Lui le da un bacio sulla fronte e poi alza lo sguardo verso di me, aggrotta le sopracciglia, interrogativo. Si starà sicuramente chiedendo chi diavolo si e perché sua moglie abbia così tanta confidenza con me da piangere sulla mia spalla.
Poi torna a osservare Quinn sollevandole il mento con una mano in modo che lo guardi negli occhi.
 
“Come sta Brittany? Cos’è successo?”
 
Mentre Quinn riassume la situazione di Brittany, io mi soffermo a guardare l’uomo che la sta ascoltando con attenzione. Ha un non so che di familiare.
 
“Familiare. Già visto?” mi chiedo mentalmente.
 
“Déjà vu!” esclamo all’improvviso ad alta voce senza rendermene conto. Immediatamente porto una mano alla bocca come a volermi zittire. Tutti si voltano a fissarmi, compresi i due piccioncini e sento già le mie guance andare in fiamme per l’imbarazzo.
 
“S-scusatemi, non volevo. E’ che ho appena avuto un déjà vu e mi sono fatta sopraffare dalla cosa. Scusate ancora”, dico per discolparmi in modo che tutti quelli intorno a me possano sentirmi. Abbasso la testa e torno a sedere, tentando di ignorare i commenti e le risatine che ho provocato nella sala d’aspetto.
 
Non è colpa mia se reagisco così ai déjà vu. Sin da piccola sono stata affascinata da quel termine e, quando finalmente sono riuscita a comprenderne il vero significato, non ho più potuto fare a meno di urlarlo ogni volta che mi ritrovavo in quella situazione.
E’ stato un fulmine a ciel sereno… Beh diciamo poco nuvoloso, vista la situazione non felicissima: mi sono resa conto che, in effetti, quell’uomo, intento a riempire di attenzioni una biondina super sexy di mia conoscenza, è lo stesso che era in fila con me al supermercato e che…
 
“Un momento… Stava preparando una seratina romantica con Quinn e lei invece ha deciso di uscire con me?” penso sbalordita o, riflettendoci meglio, piacevolmente sorpresa.
 
Ha preferito uscire con me.
Sento i muscoli del viso tirare sulle guance, mentre l’ombra di un sorriso si forma prima che me ne renda conto. Non è proprio il caso di mettersi a sorridere in una situazione simile, perciò faccio in fretta a tornare seria. Ma il mio pensiero continua a saltellare allegro per l’illuminazione appena avuta, finché le mie orecchie si tendono ad ascoltare il discorso che sta avendo luogo poco distante da me.
 
“Amore, sta’ tranquilla, andrà tutto bene.”, dice rassicurante Bill.
 
“Ma tu dov’eri? Pensavo dovessi vederti con Santana…” aggiunge poco dopo.
 
Quinn lo guarda senza sapere cosa rispondergli, così lui continua:
 
“Quando ha chiamato a casa, chiedendo di te in lacrime, mi sono preoccupato. Chi è quella ragazza?” domanda a sua moglie che, finalmente, pare ridestarsi.
 
“Rachel” risponde lei, semplicemente.
 
Come se il mio nome rispondesse a tutte le domande del mondo.
Bill mi guarda ancora una volta, pensieroso. Forse sa qualcosa di quello che c’è stato fra me e Quinn anni fa? No, non sembra quel genere di sguardo. Credo solo che non capisca. Gli sorrido velocemente e torno a fissare il pavimento.
 
“Perché non mi hai detto con chi uscivi?” sento Bill ricominciare a fare domande.
 
“Insomma Bill, non è il momento!” risponde ancora in lacrime la bionda.
 
“Scusami, hai ragione, non volevo… Ne riparliamo più tardi, magari” si giustifica lui.
 
“Di cosa discutono i due piccioncini?” sento dire alle mie spalle.
 
Mi irrigidisco al suono amaro di quelle parole e mi volto per guardare in faccia la mia interlocutrice.
 
“Sia chiaro che non stavo origliando, le loro parole sono involontariamente arrivate fino al mio orecchio.” Comincio io.
 
“Sì certo, ci crediamo tutti. Va’ avanti Berry” taglia corto lei, poco convinta dalle mie parole.
 
“A quanto pare Bill pensava che Quinn fosse uscita con te. Si è preoccupato quando hai chiamato a casa loro” dico tutto d’un fiato.
 
“Quinn era uscita con te? Voi due sole?” mi chiede con un sorriso malizioso, che poco mi piace, sulle labbra.
 
“S-sì…” rispondo imbarazzata.
 
“Ah! E come mai non l’ha detto a Bill?!” mi chiede. Anche se dal tono sembra più una domanda retorica.
 
“Non ne ho idea. Come sta Brittany?” le chiedo per cambiare argomento. Lei muta immediatamente espressione.
 
“E’ sedata, non ho potuto parlarle ma i medici dicono che domani proveranno a svegliarla.”, risponde cupa.
 
“Resti qui stanotte?” sento Quinn alle mie spalle che, evidentemente, ci ha raggiunte notando la sua amica.
 
“Sì, non potrei mai tornare a casa senza di lei” dice la bruna con un filo di voce.
 
“Resto con te!” afferma Quinn senza dare possibilità di replica a Santana né tantomeno a suo marito che la guarda contrariato, anche se cerca di non darlo a vedere.
La detective si avvicina a lei e la abbraccia sussurrandole “Grazie”.
 
“Io purtroppo non posso restare, domani avrò il turno di mattina in caffetteria…”, comincio a blaterare, cercando di giustificare non so nemmeno io cosa. Non credo che nessuno si aspettasse che rimanessi lì. Però sono pur sempre la testimone della sposa e voglio comportarmi da amica.
 
“Tornerò appena finisco. Promesso.”, dico abbracciando Santana.
 
Mi volto per prendere la giacca che ho lasciato sulla sedia.
 
“A domani ragazze. Per qualsiasi cosa chiamatemi pure.” Guardo Quinn e le sorrido per salutarla. Non me la sento di abbracciarla. Non davanti a suo marito.
 
“Bill, puoi riaccompagnare tu Rachel a casa?” sento all’improvviso.
 
I miei occhi spalancati per la sorpresa saettano da Quinn a Bill e ritorno. Nel momento in cui il suo sguardo e il mio si sono incrociati, non ho potuto non notare una strana ombra passare nei suoi occhi, anche se si è trattato di una frazione di secondo. Non so cosa sia stato, forse semplice imbarazzo, visto che non ci conosciamo, oppure sospetto.
 
“Non c’è alcun problema. O meglio uno ci sarebbe…” dice Bill.
 
Il mio sguardo si sposta immediatamente di lato e incontra il mare di smeraldo che ogni volta riesce a far perdere un battito al mio cuore. Quegli occhi magnetici mi guardano con apprensione e paura ed io non so se sentirmi in pericolo oppure scoppiare in lacrime per la tristezza che mi procura non essere più l’oggetto del loro sguardo amorevole.
 
“Oh, è assurdo Rachel! Lui non può sapere nulla.” Mi dico per tranquillizzarmi, senza grande successo.
 
“Non ci hanno presentati. Io sono Bill, il marito di questa magnifica donna.”, afferma lui indicando Quinn, dopo quella che mi era parsa un’infinità di tempo, con un sorriso accennato sulle labbra.
 
“I-io sono Rachel Berry.” Sorrido anch’io, sollevata.
 
* * *
 
Una volta salita in macchina, comunico il mio indirizzo a Bill, che imposta il navigatore e parte.
“Da quanto conosci Quinn?” mi chiede con tono casuale. Vuole fare conversazione.
 
“Oh beh, parecchio, direi. Dal liceo”, rispondo io.
 
“Ah, dunque conosci anche Santana e Brittany?”
 
“Sì, certo! Frequentavamo tutte il Glee Club. E’ così che siamo diventate amiche”.
 
“E’ strano”, dice lui.
 
“Cosa è strano? Che siamo amiche?”, dico io, non capendo.
 
“No, è strano che Quinn non mi abbia mai parlato di te. Vi siete perse di vista dopo la fine del liceo?”
 
Effettivamente un po’ strano è. Perché Quinn non ha mai parlato di me? Forse non voleva far sapere a Bill dei suoi trascorsi saffici? *
 
“Santana e Brittany non le vedevo dalla fine del liceo, ma Quinn no. Abbiamo continuato a frequentarci anche i primi anni di college”, spiego senza entrare nei particolari.
 
“E come mai non vi siete più frequentate?” chiede, curioso.
 
Vuoto totale.
 
“E ora che mi invento?” Il mio cervello sta cominciando quasi a far rumore, nello sforzo di inventare su due piedi una scusa credibile.
 
“Nulla di particolare. Sai com’è: si cresce, le abitudini cambiano e ci si perde di vista…” butto lì, sperando che gli basti come spiegazione.
 
“Già” dice lui, mettendo la parola fine a quell’interrogatorio.
 
Dopo pochi minuti di silenzio imbarazzato, arriviamo a destinazione. Lo ringrazio e ci salutiamo con i soliti convenevoli.
 
* * *
 
Arrivo in ospedale direttamente dal lavoro, con tre tazze fumanti di caffè. Chiedo alla reception di Brittany e vengo informata con piacere che non è più in terapia intensiva.
Mi dirigo alla sua stanza e, entrando, trovo Santana addormentata su una poltrona accanto al letto, con una mano che stringe quella della sua futura moglie, e Quinn intenta a sfogliare un giornale.
 
“Buongiorno” sussurro per non svegliare Santana.
 
“Non c’è bisogno che sussurri, Berry, non sto dormendo. Riposo solo gli occhi”, dice la ragazza facendomi sobbalzare.
 
“Ciao”, risponde più gentilmente Quinn.
“Vi ho portato del caffè.”
 
“Dios, ne avevo proprio bisogno”, dice Santana alzandosi per strapparmi letteralmente di mano il suo caffè.
 
“Come sta?” chiedo, mentre porgo l’altra tazza a Quinn.
 
Santana si incupisce in modo preoccupante. Così guardo Quinn che assume a sua volta un’espressione eloquente.
Nello stesso istante Brittany apre gli occhi, svegliata dal forte aroma di caffè.
 
“Buongiorno” dice con un fil di voce rivolta a me. Allarga le braccia per invitarmi a raggiungerla e salutarla.
 
Mi avvicino per accontentarla e l’abbraccio. Poi, lentamente, lei prende il mio viso tra le sue mani e lo avvicina al suo fino a che le nostre labbra si incontrano.
 
“Buongiorno amore mio, che bello che sei arrivata” mi sussurra dolcemente.



Brittany è innamorata di Rachel? O.o
O ha subito danni cerebrali? O.o
Cosa accadrà? Lo scoprirete nel prossimo capitolo. Continuate a rimanere sintonizzati!
***
Ok non mi uccidete, mi piace finire i capitoli con un colpo di scena XD
Vi ringrazio per aver letto. Recensite se vi fa piacere e ditemene pure quattro se non vi piace la piega che sta prendendo la storia.

A presto ^_^

Ash

  
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