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Autore: HappyCloud    28/11/2012    1 recensioni
[Wes/Alex]
Quando Wes e Travis si trovano a dover badare ad Hudson, il cane poliziotto di una collega ferita, non sanno che gestire un animale non è esattamente una passeggiata, soprattutto perché fa imbestialire i vicini, fa scappare la ragazza con cui facevi conto di rotolarti tra le lenzuola... e ti conduce dritto dritto alla porta della tua ex moglie.
Spoiler episodio 1x08. Non è strettamente necessario aver visto il telefilm.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Frames, framed.
 
Non lo ricorda.
Più si sforza, più non riesce a ricordare il momento in cui si è arreso, il giorno in cui ha smesso di pensare che vivere in un hotel fosse un problema. Doveva essere solo una soluzione temporanea post-divorzio, e invece è già passato un anno. Quella camera d’albergo è diventata la sua casa, o forse qualcosa in più; è diventata la sua nuova vita, lontano dallo studio legale e dalla professione di avvocato, lontano da colleghi arrivisti e tribunali, lontano da lei. Alex l’ha lasciato. Gli ha infranto il cuore, le certezze, la spensieratezza della rigorosa logica di una esistenza trascorsa insieme. Erano sposati, ma Wes è sempre stato troppo assente, troppo concentrato sul lavoro, troppo poco compagno. E quando le ha comunicato di voler entrare in polizia, lei ha perso le staffe. Cosa non gli bastava più? I soldi, il lavoro, la gloria?
Alex se n’è andata e ha lasciato dietro di sé soltanto un cumulo di macerie e ferite. Si è portata via la casa – quella vera, con il calore umano che permea le pareti e altre stronzate a cui lui, un detective della Omicidi, non ha mai creduto. Almeno fino al momento in cui si è ritrovato solo.
Wes Mitchell non è come il suo collega Travis Marks. Non passa di letto in letto con la stessa leggerezza con cui Travis confonde, dimentica o storpia i nomi delle sue conquiste. Wes rimane sempre impigliato nei ricordi con Alex, nella carcassa del loro matrimonio, conscio di non averla ancora scordata, di non averne ancora avuto né la forza, né la voglia. Una parte di sé non si arrende a lasciarla andare come se nulla fosse.
Dover badare a Hudson, il cane di Randi, una poliziotta ferita in uno scontro a fuoco, lo ha solo aiutato a dimostrare quanto ancora lui sia intrappolato in quella relazione finita. Quando l’impiegato dell’hotel è venuto a lamentarsi per i continui latrati, lui ha provato a spiegargli che era perché qualcuno su quel piano stava fumando marijuana, ma il tizio non ha sentito ragioni, ha ordinato di portarlo da un’altra parte. Travis, come al solito, ha declinato ogni responsabilità e allora l’unico posto che gli sia venuto in mente è stata la sua vecchia casa, dove vive Alex, che ha sempre voluto un cane, che lo ha implorato per averlo. Wes ogni volta replicava che non avevano tempo, che erano entrambi troppo impegnati col lavoro… e ora eccolo di nuovo lì, da lei, a elemosinare un po’ di affetto, a ringraziarla di permettergli di dormire sul divano di un salotto che porta con sé pensieri passati, immagini di giornate felici trascorse insieme, o di notti in cui ha lasciato Alex da sola per cenare con il capo o finire un’arringa.
La sua ex moglie è salita nella camera da letto al piano di sopra, la loro camera da letto, quella che dividevano prima che lui decidesse di stravolgere la propria vita e la carriera, pretendendo che lei lo vedesse trasformarsi in silenzio.
Hudson però non è tranquillo. Annusa un cesto di paglia che contiene della legna da ardere sul caminetto, lo rovescia, salta in braccio a Wes, che nemmeno si rende conto che Alex, disturbata dai rumori, sta scendendo in salotto per accertarsi che sia tutto a posto. Lei accarezza il cane, si siede sul divano accanto a lui, propone di rassicurarlo con lo stesso trucchetto con cui loro, anni prima, hanno calmato la piccola Annabelle.
Deejay di smooth jazz.
Lo dicono all’unisono, soffiando via lo strato di polvere sotto cui giace la loro complicità, riportandola a galla per qualche intimo istante, quando Wes allunga il braccio sullo schienale del divano, dietro le spalle di Alex, ed entrambi passano una mano sul pelo scuro del pastore tedesco.
- Siamo molto rilassati, ora. – comincia a dire lui, con la voce ovattata – Come quei deejays di Fog’s Smooth Jazz, la stazione proprio in fondo alla banda dell’FM.
- E a seguire… il grande Kenny G, con Mellow Elevator – continua lei, il tono addolcito da una melodia soft che entrambi stanno immaginando e che li fa immediatamente sentire a proprio agio. Li fa tornare indietro nel tempo, quando le cose erano diverse, quando loro erano diversi e Wes si sofferma un secondo a pensare se davvero siano così distanti.
- Credo si sia calmato. Ora, posso occuparmene io. – Per non rimanere di nuovo incastrato nei propri pensieri, si concentra su Hudson, adesso placido, in mezzo a loro due. Alex non risponde, Wes avverte solo il suo respiro regolare e così dolorosamente familiare – Puoi tornare a letto.
È quasi certo che si sia addormentata, ma dice quella frase per esserne del tutto sicuro, per darle l’ultima possibilità di scappare da quella situazione e da lui. Ma lei non lo sente e, un attimo dopo, la sua testa si appoggia alla sua spalla, togliendogli il respiro per qualche istante.
Wes non sa che fare. O meglio, lo sa eccome, ma ha paura che se forzerà le cose, finirà per rovinare quell’unico momento di relax, dopo mesi di tempesta e caos emotivi. Le sistema la vestaglia, un pretesto per toccarla, e si sforza di non guardarle le gambe scoperte, rannicchiate sul divano. Le posa un bacio delicato sulla fronte e si ferma ad annusarle i capelli, che sanno ancora di vaniglia. Si ricorda tutto di lei, non crede potrebbe dimenticare neanche il più misero dettaglio che la riguarda. Non serve negare con se stesso: è innamorato di lei, forse anche di più di quando stavano insieme, perché, ora che l’ha persa, sa cosa voglia dire vivere senza di lei. E non gli piace.
Dormono così fino alla mattina, anche se Wes ha un braccio intorpidito e le gambe indolenzite, poggiate sul tavolino da caffè davanti al divano. Non ha osato spostarsi di un millimetro, per la paura di svegliarla e di farla spaventare di fronte all’intimità di quella posizione; non sa se teme di più l’imbarazzo o il rifiuto di Alex.
La mattina seguente, si svegliano entrambi quando Hudson si sfila dall’incastro e fa un balzo in avanti, sgranchendosi le zampe, dopo una notte di sonno. Alex scivola sul torso di Wes ed entrambi sobbalzano, a disagio, mentre tentano di ricomporsi. Accampano scuse banali, pur di allontanarsi l’uno dall’altra; lei gli offre un caffè, ma lui è così turbato che preferisce raccogliere in fretta i suoi vestiti e tornare all’hotel con Hudson.
Quando rientra nella sua stanza, gli appare così fredda e impersonale che si domanda come abbia potuto viverci tanto a lungo. La sua passata carriera di avvocato gli ha permesso di guadagnare molti soldi, non sarebbe un problema comprarsi un appartamento nuovo… eppure non se la sente. Vivere in hotel gli dà ancora l’illusione di trovarsi in uno snodo delicato, ma momentaneo della propria vita, incagliato tra il desiderio di rivolere sua moglie accanto e la necessità di rispettare le sue scelte. È un uomo razionale Wes, è rigido e disciplinato, segue le regole con meticolosità, perché sa che è l’unico modo che ha per gestire lavoro e sentimenti. Non riesce a concepire il disordine, né la trasgressione, perché non sa come affrontarli, non sa come controllarli. Ha già permesso una volta al cambiamento di scombussolargli la vita ed il risultato è che alloggia in un hotel, da solo, da almeno dodici mesi.
Si fa una doccia fredda per congelare la memoria una decina di minuti e indossa uno dei suoi impeccabili completi firmati. Deve andare alla stazione di polizia come ogni mattina, Travis lo starà aspettando per prendere Hudson in consegna – la dottoressa Ryan è stata fiscale nel definire le condizioni della custodia congiunta del cane; il giorno a Marks, la sera a Mitchell – e per raccontargli l’ennesima nottata passata in compagnia di una donna. Se non erra, l’ultima è Kelly, l’insegnante del seminario sul disinnesco delle bombe che hanno frequentato a Las Vegas tre mesi fa.
Non lo ammetterà mai, ma c’è una cosa che Wes invidia al collega; no, non frivolezza con cui passa da una donna all’altra, ma l’amicizia che ancora lo lega ad Alex. Ha come l’impressione che mantenga i rapporti con lei per indispettirlo, per dargli fastidio. Ah, se lo avesse sotto mano, lo strozzerebbe! In fondo, capisce perché il capitano insista tanto per mandarli in terapia di coppia, ma oltre ad una serie infinita di risolini su una loro presunta relazione omosessuale e qualche sogno sconcio sulla dottoressa, non sembra averne ricavato molto beneficio. Oppure sì? Beh, è parecchio che non punta più la pistola alla tempia di Travis, è comunque un risultato.
La mattinata alla centrale è impegnativa, ma quando si arresta un poliziotto corrotto, che per di più ha cercato di far fuori Hudson, si può dire che è stata una bella giornata.
Wes comincia a sentirsi stranamente inquieto, mentre si lascia cadere sul divano della sua bella stanza d’hotel. Sa che Randi presto uscirà dall’ospedale e che riprenderà il cane con sé e la cosa lo destabilizza. Dopotutto, è grazie a lui se ha avuto una scusa per andare da Alex e passare la notte con lei.
Inganna il tempo con del lavoro arretrato: sul tavolo del salotto c’è ancora aperto il fascicolo di un caso e dei fogli ordinati in pile che presto verranno stipati nello scatolone e archiviati.
All’improvviso, qualcuno bussa alla porta della camera numero 619. Non appena Wes nota che è proprio la sua ex moglie, l’unica frase intelligente che riesce a dire è:
- Ehi. Che succede?
Alex gli mostra il pupazzo preferito di Hudson, Mister Coccolino. Ricorda il momento in cui Travis gliel’ha dato, la sera in cui voleva concludere con Kelly e l’aveva chiamato per passare a prendere Hud, che abbaiava in continuazione. Gliel’avrebbe tirato in testa, quel maledetto peluche, ma ora è incredibilmente grato di non averlo fatto.
Alex fa per andarsene, poi cambia idea.
- Domanda strana: hai mai considerato l’idea di prendere un cane?
Wesley vorrebbe dire subito di no, ma il suo cuore si chiede insistente se anche lei è contenta che Hudson sia piombato, almeno per una sera, nelle loro vite. Spera tanto di sì.
- Prendere un cane? A dire il vero, no – dice, sorridendo.
- Potrebbe farti bene. – continua lei – Potrebbe farti tornare nel mondo reale, costringerti ad acquistare un appartamento…  Sai perché i cani fanno bene? Fanno evadere dai propri pensieri.
E allora Wes pensa che un cane non è proprio quello che gli ci vuole. Perché lui non vuole evadere dal pensiero di lei, sta bene imprigionato dov’è, a spiarle le gambe nude mentre dorme accoccolata contro di lui, ad annusarle i capelli mossi che sanno di vaniglia, ad aggiustarle la vestaglia dopo aver finto di essere due speaker radiofonici di una trasmissione jazz notturna per tranquillizzare un pastore tedesco. Ma se avere un cane è l’unico modo per avere tutto questo, beh… Wes ha intenzione di adottare un canile intero. Perché, se davvero un giorno deciderà di uscire dalla gabbia di ricordi di Alex in cui si trova, vuole farlo con lei al suo fianco.
 
 
 
Non molti conoscono questo telefilm, però è carino e ho trovato questo episodio (1x08) pieno di spunti e di idee.
Ho mantenuto i dialoghi originali e ho aggiunto qualche scena che l’episodio non ha mostrato.
Il titolo fa riferimento alle immagini del passato e al fatto che Wes non sia ancora riuscito ad andare avanti. Incastrato, appunto.
S.
   
 
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