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Autore: LemonKing    28/11/2012    3 recensioni
[Iskandar/Rider & Waver Velvet]
In quel piccolo bar, tutti gli occhi erano puntati su di loro. Qualcuno ci aveva fatto l’abitudine dopo cinque minuti, altri erano ancora sbalorditi da un uomo di simile stazza che parlava a voce così alta.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un boccale di birra

 

In quel piccolo bar, tutti gli occhi erano puntati su di loro. Qualcuno ci aveva fatto l’abitudine dopo cinque minuti, altri erano ancora sbalorditi da un uomo di simile stazza che parlava a voce così alta.
Waver aveva detto più volte a Rider di non assumere quella forma in pubblico, ma lui non gli aveva dato retta: era un Re, non aveva nulla da temere e di cui vergognarsi. Doveva mostrarsi per la sua magnificenza.
Gli uomini, poi, avrebbero dovuto amarlo per la sua grandezza, ma nessuno lo aveva riconosciuto con quell’aspetto: erano tutti abituati alle celebri sculture di Lisippo.
Dunque, se la sua identità era sconosciuta agli uomini, il ragazzo non aveva di che preoccuparsi: chiunque avrebbe pensato che si trattasse di uno straniero, non di un Eroe. Riguardo gli altri Servant invece… beh, Rider non ne aveva di certo timore, anzi le battaglie lo eccitavano alquanto.
“Ragazzo, prendi qualcosa di leggero, sei ancora giovane”, disse a Waver, mentre avvicinava il boccale di birra alla bocca. “Sai, ai miei tempi ero solito passare molto tempo così ed è rimasto lo stesso uno spasso!”
Waver lo fissava accigliato e sconcertato, guardandosi attorno di tanto in tanto: Rider diceva cose troppo strane per un uomo comune!
Agitò il viso, muovendo i capelli corvini: “A-Anche io posso bere birra! Non sono un bambino!”
Con il tono usato sembrò quasi stesse rimproverando il Servant.
Iskandar fece un sorriso e gli allungò il proprio boccale già mezzo vuoto. La barba rossiccia era umida.
“Tieni, ne è rimasta poca, il giusto per te.
Ammiro il tuo coraggio, ragazzo!”
Parlava, come faceva spesso, con euforia.
Waver chiuse gli occhi e bevve tutto d’un fiato la birra dorata e senza schiuma, non curandosi di posare le labbra in un punto diverso dal bordo umettato dalla bocca di Rider.
Batté la caraffa sul tavolo e prese fiato.
Provò un senso di nausea e un giramento di testa. Subito le guance si tinsero di un rosso intenso, dello stesso colore del mantello del Servant.
Iskandar osservò il cambiamento repentino nel giovane e scoppiò a ridere rumorosamente, così che tutti si voltarono verso di lui e alcuni furono presi dallo spavento.
“Hai proprio del fegato!
Come ti senti?”, gli domandò.
Waver si accigliò e gli puntò il dito contro: “Non ridere, scemo! I-Io sto bene, solo, tu… Tu sei cattivo, non mi obbedisci. E io ho bevuto tutto, vedi?”
Era bastato un semplice boccale di birra pieno solo per metà a provocargli quell’effetto: era chiaro non avesse mai provato nulla di simile prima. Eppure aveva un caratterino che non lo abbandonava neanche in momenti simili.
Rider si alzò dalla sedia e andò a pagare – Waver gli aveva spiegato il valore delle monete correnti.
Era sazio: aveva bevuto ben dodici drink diversi; le nuove bevande alcoliche dell’epoca non erano niente male, aveva provato quelle che lo incuriosivano di più.
Quando tornò al tavolo, notò che Waver si era addormentato: le braccia ricadevano lungo i fianchi, una guancia era schiacciata contro la superficie di legno, gli occhi erano chiusi e dalla bocca aperta scivolava la saliva.
Rider sorrise e scosse il capo: “Ti insegnerò a diventare un vero guerriero”, disse rivolto al giovane che non poteva sentirlo. “Ma ricorda: mai mettersi sulla mia strada. Dobbiamo essere compagni, non nemici”.
Lo prese tra le grandi braccia muscolose, lasciandolo riposare.
Uscì dal locale con gli occhi di tutti ancora puntati addosso.
Il ragazzo posava il capo contro il petto coperto dalla ‘splendida’ maglietta bianca che aveva ricevuto per posta e che tanto gli piaceva.
“Sei leggero. Sei ancora gracile”, parlò a voce bassa, riferendosi a Waver.
Osservò poi il suo viso addormentato e la pelle chiara che i lampioni illuminavano.
Nelle silenziose strade si udivano i passi dell’antico Re Macedone, che stringeva a sé il ragazzino arrogante in modo tanto prezioso quanto a suo tempo aveva tenuto l’Iliade di Omero sotto il cuscino.

  
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