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Autore: viky4forever    16/06/2007    5 recensioni
Un'organizzazione. Cinque comunissime persone che svolgono una vita di tutti i giorni, con età differenti. Ognuna di loro con un potere, o meglio, con una qualità che non li rende più "umani". Un nuovo membro e una nuova missione da svolgere, o forse non proprio nuova...con la riscoperta di alcuni segreti che il passato ha celato e un amore che sboccia.
Genere: Romantico, Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap1

AILE

 

Cap1. I primi due richiami

 

La luce fioca illuminava a mala pena il volto di un giovane ragazzo. La sua carnagione olivastra si notava poco in quella grande ed enorme stanza. Lui era insicuro, quasi spaventato.

 «Non essere timoroso»  echeggiò una voce  «vai, avvertili e torna»

«Si»  rispose semplicemente e, nonostante il suo stato d’animo, si dimostrò sicuro in quella risposta.

Doveva essere sicuro di sé. Sapeva bene che da quel momento in poi la sua vita non sarebbe stata più la stessa.

Osservò nuovamente i quattro foglio consegnatigli poco prima.

 “La prima è Lauren Myer, 33 anni, non male. Poi Adam Suzuky, 27 anni. Mary Jane Cody, 16 anni, 16 anni?! Accidenti, non sono il più giovane allora…infine Brian Scott, 58 anni” pensò nella sua mente il ragazzo mentre leggeva i fogli.

 

 

Ore 10.00. Ospedale Staten island, New York.

«Ehi Lauren, a quando le ferie? »

 «Ho preso tutto il mese di luglio più metà giugno, così ne approfitto e parto con mio marito e i bambini» rispose sorridente una giovane donna, alta, lunghi capelli biondi che le cadevano sulle spalle, occhi color cielo, vestita con un camice bianco e un paio di scarpe bianche ai piedi.

Mentre la donna camminava nel corridoio del reparto di pediatria di uno dei più importanti ospedali di New York, lo Staten Island, un’infermiera la chiamò.

 «Dottoressa Myer, è arrivata la signora di ieri col piccolo di 5 mesi, le dico di aspettare un quarto d’ora? »

«Ma no povero piccolo, vado subito! »

«E la sua pausa? »

«Non fa nulla, il bambino è più urgente della mia pausa! »

La donna si affrettò a camminare verso la sua stanza dove fuori la attendeva una giovane madre, molto più giovane di lei, con piccolo bimbo in braccio che aspettava di essere visitato. Guardandola pensò che l’infermiera sbagliava a definirla “signora”.

«Ciao Sarah, entra pure» le sorrise vedendo in lei un volto malinconico.

«Grazie dottoressa Myer»

Lauren diede la precedenza alla ragazza col bambino e, mentre entrava anche lei nella stanza, qualcosa la bloccò. Una sensazione strana. Sentiva una presenza. Corrugò la fronte e si voltò di scatto.

Non c’era nessuno, solo colleghi che discutevano.

Scosse il capo ed entrò, magari si era sbagliata.

Qualche ora più tardi si trovava a camminare nel corridoio, infestato di bambini, ma non dell’ospedale, bensì di una scuola elementare.

Fra la folla e le urla non riuscì e non distinguere il volto del piccolo Cristian, il figlioletto di 6 anni che parlava vivacemente con i compagnetti. Subito lo prese e lo portò con sé in macchina, dove Carol, la figlia presa dall’asilo poco prima, li aspettava mentre giocava con un orsetto di peluche.

Mise in moto e prese la direzione per casa.

Arrivata piazzò i bambini davanti la tv e subito si mise ai fornelli. Quel giorno il marito Felix, non sarebbe venuto per il pranzo dato che lavorava ad orario continuato.

Il tempo del pranzo volò e si trovò nel suo momento di maggior relax, quando i bambini erano in camera a fare il pisolino pomeridiano e lei distesa sul divano del salotto, con l’aria climatizzata addosso, con in mano un romanzo rosa. Adorava leggere. Ma fu disturbata dal suono del campanello.

“Anche a quest’ora…ma chi sarà?!” si chiese fra sé e sé un po’ infastidita. Si alzò e andò verso la porta aprendola senza neanche chiedere chi è.

« Si? »

«Aile» pronunciò deciso il ragazzo moro che si presentò di fronte a lei.

La donna sgranò gli occhi e si fece seria. I due si fissarono per qualche secondo.

“Non mi spavento, no” pensava il ragazzo.

«Watashi wa» rispose ancora più seria.

«Domani notte. Alle 2» continuò il ragazzo.

«Non è finito niente, vero? »

«Non lo so purtroppo»

E detto ciò si girò e scese le scale sparendo nella strada. Lauren continuò a guardare finché poté. Poi si morse il labbro e tornò dentro.

 

Ore 16.00, liceo St. Barbara, New York.

Una folla di adolescenti scalmanati e  irrequieti, uscirono al suono della campanella.

Sotto la scala un gruppo di quattro ragazzine del 3° anno chiacchierava in maniera più quieta, anzi, lo erano perché ascoltavano un’incredibile storia avvenuta al centro commerciale il giorno precedente. A raccontarla era una ragazzina sui 16, con i capelli rossi legati in una coda da un bastoncino, probabilmente una matita, e gli occhi verdi che guardavano prima un’amica, poi un’altra.

Ad un tratto si bloccò.

«Dai, perché ti fermi sul punto più bello? Che ha fatto il poliziotto? » chiese curiosa l’amica seduta accanto a lei. Ma la rossa non rispose e si voltò di scatto alla sua destra.

«MJ, che hai visto? » chiese un’altra amica voltandosi dove si era voltata prima MJ, ma non vedendo nulla di interessante le scrutò il viso.

«Nulla Sasha, nulla…»

Allora?!?! Daaaaaaai! » continuava non curante del suo blocco la prima.

«AH si, dicevo, il poliziotto mi ha preso dal colletto e poi…» MJ, continuò la sua storia come se nulla fosse successo, ma il suo “secondo occhio” era sempre allerta. Sapeva che quel qualcosa, anzi, quel qualcuno, eri lì, lì per lei. Sapeva che le avrebbe dovuto comunicare, ma non si aspettava che lo avesse fatto in quel modo.

«…quindi ho preso la borsetta e l’ho buttata sotto…»

Si bloccò nuovamente, ma fu la presenza di qualcuno a farglielo fare. Anche le altre tre amiche si voltarono nella stessa direzione, dove un ragazzo moro con gli occhi stupendamente color miele gli si presentò davanti.

MJ non proferì parola ma alzò il sopracciglio.

«Aile» pronunciò deciso.

Le quattro amiche si scambiarono un’occhiata e poi scoppiarono a ridere facendo arrossire il ragazzo.

 «Cosa scusa? Cos’è francese? » chiese poco educatamente l’amica mora, mentre sghignazzava, quasi come per prenderlo in giro.

«E chi lo sa, magari arabo, o giapponese» rispose MJ sghignazzando, enfatizzando l’ultima parola.

Il moretto era più che indignato, dopo un bassissimo “scusate”, si voltò e andò via. Ma MJ lo sentiva che era ancora là.

Dopo aver fatto qualche apprezzamento, le ragazze vollero raccontato la fine dell’avventura al centro commerciale che con allegria MJ fece.

«Scusate, bevo un sorso alla fontana e torno. Aspettatemi perché a casa ci torniamo assieme, ok? » raccomandò la rossa alle tre amiche che annuirono.

MJ attraversò la strada, si diresse nella piazza di fronte e andò verso la fontana per bere. Si chinò, tirò un sorso e quando si rialzò si trovò nuovamente il ragazzo di prima.

«Aile» pronunciò deciso.

Lei lo fissò, quasi con odio. La sua espressione da spensierata ragazzina liceale cambiò, trasformandosi in una da donna con tanti impegni e preoccupazioni.

«Watashi wa» rispose fredda «Ma ti sembra il modo? Così, davanti a tutti? Dopo anni ecco una matricola, e per giunta incapace! Ma dico, non potevamo cadere più in basso» rispose seccata.

Che pugno allo stomaco, rimproverato da una ragazzina.

“ Ma io sono forte”

E così si dimostrò, impassibile a quel rimprovero.

«Domani notte. Alle 2» riprese.

Lei lo guardò quasi sfidandolo, lui riuscì a sostenere lo sguardo e poi si voltò scomparendo fra la folla di New York.

Scuotendo la testa si voltò anche lei nella direzione delle amiche dove proprio Sasha la guardava mentre si avvicinava. In quel momento il viso di MJ tornò allegro e spensierato come prima, ma quanto sarebbe durato?

 

 

“La ragazzina era tosta. Ma dico, è ancora una bambina, come diavolo...ma che dico, io ho solo 4 anni in più di lei…” pensava il ragazzo tra le tante persone. Ma non ci faceva neanche caso, si sentiva solo a camminare come in un lungo, bianco e vuoto corridoio. Non riusciva a sentire le voci attorno a lui, i pensieri le sopraffacevano.

“ Adesso mi toccano i due uomini. Devo andare alla New York university, il professore mi attende”.

 

 

Salve gente!! Sono Viky4forever, la vostra Kiaruccia! Mi ritrovo qui a pubblicare la mia seconda storia originale (la prima non l’ho mai completata e neanche scritta al pc!). spero che il primo capitolo, se ben corto, vi abbia incuriosito. In realtà l’avrei voluto far concludere più in là, ma forse sarebbe stato troppo lungo.

Aspetto i vostri commenti.

Saluti, Viky.

  
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