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Autore: Cardy    29/11/2012    1 recensioni
[In trappola]
Ogni storia ha un inizio ed una fine, anche la loro. Perchè dirsi addio, quando ci sono così tante cose che non sono state dette, può risultare difficile, soprattutto se sono proprio quelle due parole a rimanere in sospeso.
Genere: Erotico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Someboby that I used to know'
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Chiudere i conti.


18 anni sono una tappa importante nella vita di qualsiasi ragazzo, perfino in Canada era così, almeno per lui. Voleva dire potere smettere di andare a quella maledetissima scuola, potere andarsene da quel posto di merda che lo stava costringendo a vivere una vita da fantasma. E soprattutto significava non doversi ritrovare, ogni dannatissimo giorno mandato sulla terra, Les Goddard davanti. Non importava quanto tempo fosse passato, bruciava ancora, stare in quella scuola faceva male, faceva maledettamente male, soprattutto quando entrava in quella che era stata la loro aula.
Era come se i ricordi tornassero a sommergerlo, la mani, le labbra, ogni cosa. E lui aveva sofferto abbastanza, quanto dolore si poteva sopportare nella propria vita? Elijah non avrebbe potuto rispondere, lui soffriva da quando era stato in grado di capire qualcosa, non importava. Eppure era arrivato ai 18 anni, ancora camminava e si reggeva in piedi, a fatica alle volte, però a testa alta. Così come non l'aveva mai abbassata incrociandolo nei corridoi, ed ormai erano alla fine. Gli esami occupavano la mente di tutti, impegnati per uscire dalla scuola con voti decenti, tranne gli atleti, quelli non avevano problemi. Avevano la strada spianata, luminosa, per quelli come lui invece era nebulosa, piena di dubbi e di incertezze, quindi era di importanza vitale riuscire a farsi valere nella valutazione del diploma.
Non che fosse un problema per lui, non aveva mai avuto voti pessimi, voleva solamente andarsene.
Ma bisognava dire che non era mai stato un genio della coerenza, diceva sempre a Scotty che aveva dimenticato Les, ma incontrandolo per caso un lampo di sofferenza incrinava le sue iridi, parlava di quanto avesse voluto andarsene e dimenticare la vita di merda che aveva avuto fino a quel momento, però non si muoveva, non riusciva a staccarsi dal suo passato.
Ed anche in quel momento era seduto sui banchi di quell'aula, una bottiglia di birra posata accanto a lui, gli occhi puntati fuori dalla finestra. Aveva aspettato pazientemente che il bidello se ne fosse andato, scassinando la serratura dell'aula, non che fosse difficile, non l'avevano mai messa a posto. Se quello era il suo modo per chiudere i conti con il passato aveva davvero qualche problema! Non che fosse cambiato molto in quei tre anni, nemmeno fisicamente. Si era alzato si e no di cinque centimetri, arrivando ad uno scarsissimo metro e settantadue, i capelli erano sempre una massa bionda ed arruffata, gli occhi sempre di quel colore indeciso. E dentro era sempre il solito idiota. Se il dolore doveva fare crescere, con Elijah aveva fallito, l'unica cosa che aveva ottenuto era renderlo maggiormente schivo. Infilò la mano in tasca, tirando fuori il pacchetto di sigarette, portandosene una alle labbra ed accendendosela, aspirando la prima, lunga, boccata di fuma che scivolò nei polmoni, inquinandoli ancora un poco.
Tornare dove tutto era iniziato era una cosa patetica, ma non poteva farne a meno. La fine avrebbe portato un nuovo inizio, oppure erano solamente speranze vane, un pò come i pensieri che gli stavano invadendo la mente. Per lo più ricordi, come se quei muri avessero conservato l'eco dei suoi gemiti, delle parole, perfino gli odori ed il calore. Calore che non aveva ricercato da nessun altro. Non che non ci fossero stati altri ragazzi, ma non era come con Les, era diverso. Nessun attaccamento, solo un semplice scambio di piacere, come in un fast food. Arrivavi, prendevi quello che volevi e te ne andavi, niente altro. Sarebbe stato semplice se fosse stato così anche con lui, ma aveva 15 anni e credeva ancora alle favole, favole distorte ma pur sempre a lieto fine.
Alzò pigramente la testa sentendo i passi, quasi fosse normale vederlo comparire, come se fosse una cosa logica, semplicemente era così che doveva andare. Ma lo sguardo di Les gli fece capire che probabilmente era l'unico dei due ad averla vista in quella maniera. Lo leggeva nello stupore delle iridi nocciola, nel degluttire a vuoto e nell'irrigidirsi di quel corpo robusto.
-"Che ci fai qua?"-
Sorrise divertito, scuotendo la testa e posandola nuovamente contro al muro, ignorandolo. Non meritava nemmeno una risposta, era chiaro fossero lì per lo stesso identico motivo, anche se non lo capiva. portò la sigaretta nuovamente la sigaretta alle labbra, cercando di non fare caso al rumore che l'altro faceva, sedendosi vicino a lui, qualche banco di distanza a separarli. Una volta perfino il silenzio era confortevole con Les, quando le carte non erano ancora state sbattute in tavola. Ora era pesante, incombeva su di loro come una cappa fatta di parole non dette, di gesti, di pensieri che nessuno dei due aveva mai voluto mettere in chiaro. E non lo tollerava, non ci riusciva, non ne era in grado. Buttò la sigaretta per terra, voltandosi a guardarlo, trovandosi immerso nel nocciola dei suoi occhi.
-"Ti odio."-
-"lo so. E così che doveva andare. Mi dispiace."-
Sentire quelle due parole era un altra freccia intrisa di veleno, una freccia che non si meritava questa volta. Non era mai stato un tipo violento, non era un tipo fisico, preferiva usare le parole per ferire, perchè le parole facevano peggio, ti entravano dentro e non riuscivi più a staccartele di dosso. E Les doveva saperlo. ma quella era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Non aveva pensato, semplicemente aveva ringhiato e gli era saltato addosso, tirandogli un cazzotto, voleva fargli del male, almeno ripagarlo di quello che gli aveva fatto, voleva che capisse che cosa aveva provato. Erano caduti, alla fine non avrebbe potuto fare molto. Era la metà di lui, un ragazzino con un fisico magro e quasi trasparente, Les era un armadio, un carro armato con tanto di cingoli, si era ritrovato sotto di lui e l'unica cosa che aveva potuto fare era ripetergli che lo odiava.
Perchè doveva esserne cosciente, non gli fregava un cazzo delle sue stupide scuse, voleva che stesse male. Avrebbe voluto che non se ne fosse mai andato, che lo avesse stretto a sè, che lo avesse tenuto al suo fianco. Eppure lo aveva lasciato indietro, gli aveva dato le spalle e se ne era andato, come sua madre. E mentre lo teneva fermo non riusciva a fare altro che continuare a ripetergli che lo odiava, ma non era così. Perchè se fosse stato così tutto avrebbe avuto un senso, perfino quel dolore, quello che non lo aveva abbandonato nemmeno un secondo. Ed alla fine si arrese, si arrese al pianto, su un pavimento che li aveva visti più volte in quella posizione, ma intenti in un altro genere di attività. Les non diceva nulla, non faceva altro che fissarlo, era peggio di tutto il resto.
-"Perchè?"-
Il più grande aveva sospirato, distogliendo lo sguardo. Non si fugge per sempre, avrebbe dovuto saperlo, almeno sospettarlo. Solo che non era per nulla facile. perdersi nuvamente in quel mare in tempesta ed aprirsi ancora una volta, l'ultima volta. Elijah non era mai uscito dalla sua vita, lo aveva tenuto d'occhio, ogni cosa che faceva gli veniva riferita, senza alcun diritto, però non poteva farne a meno. Era un ossessione, era l'unico che sarebbe mai arrivato tanto a fondo.
-"Per paura."-
Non voleva parlare ancora, non era ancora pronto. In fondo era un codardo, aveva avuto paura e se ne era andato, lo aveva ferito per non fargli ancora del male, senza sapere che glielo aveva già fatto abbastanza. ma ora le parole erano finite, rimaneva l'amaro, rimaneva che dovevano chiudere il tutto, anche se posare le labbra sulle sue, sentendosele mordere forte prima che le lingue si unissero di nuovo, riconoscendosi e salutandosi a dovere, probabilmente non era la maniera migliore. Ma, porca puttana, era quello che volevano entrambi! Ed i vestiti furono lanciati lontani, ormai solo un ostacolo al desiderio, nella stanza risuonarono nuovamente gemiti, come quando tutto era iniziato.
Solo che questa volta aveva un gusto amaro, le spinte, i baci, le unghie piantate nella schiena, sapevano di cenere, non avevano il gusto bollente delle fiamme. Era triste, non bellissimo, disgustoso e non delizioso. Non c'erano tenere rassicurazioni, non c'era complicità, c'era un velo di sentimenti nascosti che non sarebbero mai stati scoperti, c'era odore di disprezzo e pietà, e quello significava la fine. L'unica fine che tutta quella storia poteva avere. Lo osservò al termine di tutto, il viso arrossato, le guancie rigate dalle lacrime, gli occhi serrati, bellissimo. Ma non era suo, non più. Elijah riaprì gli occhi, dopo secondi che sembrarono ore, puntandoli in quelli di Les.
Lo aveva portato per l'ultima volta esattamente dove lo voleva, il punto di rottura. Non disse nulla vedendolo rialzarsi, pulendosi la mano in un fazzoletto. Sembravano passati secoli da quando se l'era portata alle labbra per ripulirsela con la lingua. Non disse una parole rialzandosi a sua volta, sentendo il liquido dell'altro colargli sulle gambe, come se fosse acido. chiuse gli occhi, prendendo fiato prima di darsi una ripulita e rivestirsi. Era finita, chiuso. Una porta che non si sarebbe riaperta ancora, una storia passata. Prese la bottiglia vuota, voleva solamente tornarsene a casa. Stava per uscire, quando qualcosa glielo impedì, voltandosi di nuovo verso Les, nuovamente seduto sul banco. Studiò il suo viso, memorizzandone ogni dettaglio, il primo amore non si scorda mai, specialmente quando non fà che farti male.
-"Ci vediamo."-
-"Si, ci vediamo... Elijah, io..."-
-"Non dirlo!"-
Era la prima volta che alzava la voce in quel modo, con lui, sentendo di nuovo le lacrime che premevano per uscire.
-"Non serve a nulla dirlo, dovevi pensarci prima. Adesso è troppo tardi."-
Se lo lasciò alle spalle, uscendo dalle finestre del laboratorio, non voleva rimanere ancora, sentirglielo dire voleva dire non riuscire a prendere le proprie cose e restare con lui, voleva dire ritrovarsi nuovamente intrappolato nelle sue spire. E lui aveva sofferto abbastanza. Anche perchè gli avrebbe risposto che anche lui lo amava e, a sua detta, Les gli aveva preso troppo. Non meritava altro.
Ma quando tornò a casa, dopo essersi fatto la doccia ed essersi infilato a letto, non potè che riscoppiare a piangere.
  
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