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Autore: Maiko    29/11/2012    2 recensioni
[Suikoden Tierkreis - BuchseXTsaubern]
- Ehi? Buuuchse? - cantilenò chinandosi fino ad arrivare all'altezza del viso dell'altro e osservandolo curioso.
Nessuna reazione, ancora.
Gli sventolò una mano davanti agli occhi.
Sorrise. Non riusciva a distrarlo.[...]
La figura di Tsaubern si stagliava sull'oscurità del corridoio, illuminata dal candore lunare, le nocche ancora alzate a sfiorare il legno.
Lo fissò, impenetrabile, lo sguardo grigio dell'altro sfuggì il suo, a disagio.[...]
Quando rialzò lo sguardo ritrovò gli occhi scuri del militare fissi nei suoi. Erano freddi. Facevano male.
In effetti l'aveva sempre guardato in quel modo, ma quella volta Tsaubern non stava giocando, non voleva giocare, e se punzecchindolo fosse impagabile, ora come ora quello sguardo lo feriva.[...]
Ogni tanto aveva la sensazione di aver a che fare con un bambino imbronciato.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NdMaiko: avevo già pubblicato questa fanfiction in precendenza, ma le ho dato un'ulteriore occhiata e l'ho sistemata un po'. Se dovessero esserci degli errori, se non dovesse piacervi oppure il contrario, sentitevi liberi di dirmelo :)



                                                                                             
                                                Patter and Mate

Era un tiepido giorno di primavera.

La luce del primo pomeriggio era resa tenue dalle tende purpuree che coprivano le finestre del Castello.

- Qual'è il problema?

Moana sfogliò tra una pila di fascicoli sulla sua scrivania scrutandoli con occhio clinico fino a trovare quello che le interessava, e dopo averlo estratto lo porse a Geschutz.

- Ritterschild? - chiese l'uomo alzando gli occhi dalla prima riga del foglio.

- Già. Sembrano esserci problemi con "gente che blatera di Destino" - rispose la Girovaga citando il mittente della missione.

- L'Ordine dell'Unica Via. - disse Minen.

- Forse. - aggiunse il capo della Belfar ritornando a leggere il contenuto del fascicolo fresco di scrittura.

La rossa sistemò gli occhiali sulla punta del naso e con cipiglio annoiato aspettò una loro risposta.

Nell'ultimo periodo c'era stato un forte Boom di ingaggi; probabilmente quelle poche decine di persone che ancora vivevano della recita "Un Mondo, un Futuro", non erano intenzionate a darla vinta tanto facilmente ai Portatori di Stelle.

La giovane donna da qualche giorno a quella parte era sommersa di richieste, alcune più inutili di altre, e sentiva l'incessante desiderio di staccare e andare in vacanza -ovunque. Purtroppo si era assunta la responsabilità di coordinare i movimenti della Compagnia, e abbandonarla in un tanto movimentato quanto delicato periodo sarebbe stato decisamente egoistico.

- Sieg ha detto di rivolgermi a voi. - disse.

- Capisco. - Geschutz le restituì il fascicolo e senza chiedere l'approvazione dei compagni (che già sapeva di avere) rispose - Ci pensiamo noi.

Moana sorrise di sollievo, grata di non dover essere costretta a scorrazzare in giro per il Castello in cerca di gente che non fosse già sommersa di lavoro fino al collo.

Persino quel perdigiorno di Sieg si stava trattenendo dal fuggire a gambe levate e andarsene in qualche bel posto tranquillo e soleggiato e collaborava come un bravo capo avrebbe dovuto fare.

- Allora vi auguro un buon lavoro. Però.. - aggiunse dopo un attimo di esitazione posando l'indice sotto il mento - è proprio necessario che ci andiate tutti e tre? Il primo gruppo tornerà fra una settimana e se ci inviassero altre richieste non saprei chi mandare e dovrei rifiutarle.

I tre membri Belfar si lanciarono qualche occhiata, poi Geschutz si rivolse a Buchse.

- Va bene se andiamo solo noi?

Il ragazzo annuì con un cenno della testa - Affermativo.

- D'accordo, partiremo subito.

Prima di voltarsi e seguire il capo, Minen poggiò fraternamente una mano sulla spalla del cannoniere e gli sorrise affabile - Ce la caveremo anche in due. Ci vediamo presto Buchse!

- Si.

 

Senza i suoi compagni la stanza pareva più grande.

Non era un'efettiva quantità di spazio occupato, nè una questione di silenzio, semplicemente avere a disposizione una camera vuota tutta per lui lo spaesava un po'.

Buchse non si lasciava mai prendere dall'istinto o dalle emozioni, dopotutto era un soldato, ma doveva ammettere di non amare particolarmente l'assenza di Minen e Geschutz.

Alzò gli occhi sulla finestra e poi tornò a concentrarsi sulla nuova pistola che Khemia gli aveva costruito e riprese a smontarne e rimontarne i pezzi. Era il suo passatempo.

Qualcuno bussò distraendolo dal suo lavoro. Non aspettò nemmeno una risposta che la porta si aprì.

- Permesso? - chiese allegramente Tsaubern dalla soglia.

Buchse grugnì senza dargli ulteriore attenzione e ritornò a lavorare sull'arma da fuoco lucida che teneva tra le mani. Che seccatura.

- Loquace oggi, ne? - ironizzò la spia di Ritterschild entrando definitivamente e richiudendosi la porta alle spalle.

Probabilmente, pensò il cannoniere, a quello lì non era chiaro il significato di "no" e "vattene".

Ancora non capiva perchè, ma sembrava perseguitarlo.

Forse era una di quelle persone a cui piaceva masochisticamente scorrazzare in giro in cerca di guai, o forse semplicemente si divertiva a ronzargli attorno come una mosca.

Più di una volta era stato in grado di fargli perdere la pazienza, e un giorno Buchse aveva anche rischiato di sparare a Sieg, scambiandolo per Tsaubern.

Oh ma quella volta non gliela avrebbe data vinta! Assolutamente!

Già normalmente il membro Belfar non era uno che parlava tanto, anzi il più delle volte restava in silenzio o rispondeva a monosillabi o con formule militari, ma ora, così sul momento, aveva deciso di ignorarlo deliberatamente.

Chissà che poi non se ne andasse.

- E così Geschutz e Minen sono andati in missione.. - disse il ragazzo con i capelli argentati gettando un occhio alla stanza vuota ed ordinata e alla testa di Buchse che rimaneva ostinatamente chinata sull'arma.

Silenzio.

- E ti hanno lasciato qui.

Ancora silenzio.

- Da solo.

Niente.

- Che cosa triste!

Nada de nada.

- Se vuoi posso farti compagnia!

Il cannoniere gli rifilò un'occhiataccia alzando appena la testa.

Tsaubern sorrise trionfante e osò qualche passo verso di lui, felice di essere riuscito a stuzzicarlo un poco.

- Chi tace acconsente, giusto? Allora lo prenderò come un sì.

Buchse si accorse troppo tardi di avergli dato corda e cercò nuovamente di ignorarlo posando la pistola sullo scaffale e prestando attenzioni ad un fucile poggiato al muro.

- Ultimamente non c'è molta gente in giro, eh? Devono essere gli assestamenti della nuova situazione, ora che l'Ordine è sparito.. Probabilmente anche io dovrò partire a breve.

Il castano sospirò. Qualche giorno senza Tsaubern equivaleva a libertà e lunghi attimi di respiro! Da non credere, finalmente!

La spia non demorse e continuò a parlare, sperando di ricavare ulteriori reazioni da parte del membro Belfar.

- Devo ammettere che mi sarebbe piaciuto partecipare a quella missione a Ritterschild, più che a Salsabil od ovunque mi manderà Moana! - sospirò - Certo che ormai non è rimasto nessuno, se qualcuno non torna entro pochi giorni mi toccherà andarci da solo.

Il cannoniere chiuse gli occhi: ecco dove voleva andare a parare. Eh no! Lui, con quello lì, non andava da nessuna parte!

Contro ogni previsione comunque, Tsaubern non insistette e lanciò quella proposta in modo assolutamente implicito, cambiando completamente argomento, tanto che Buchse pensò stesse solo parlando senza pretese.

- Sembra che Darrow e Savina abbiano intenzione di sposarsi.. dato che viviamo tutti sotto lo stesso tetto è giusto saperlo!

Non ottenne alcuna risposta dall'altro, che continuò ad ignorarlo bellicosamente.

Alzò gli occhi al cielo - Sai che non rispondere quando qualcuno ti parla è sinonimo di maleducazione? - sarebbe riuscito a procurargli qualche reazione, a qualunque costo!

Buchse ancora non gli diede attenzione.

Tsaubern gli si avvicinò a braccia incrociate ed osservò annoiato le mani del soldato trafficare su quei pezzi smontati del fucile che aveva tra le mani e che stava pulendo con una pezza.

Sembrava molto concentrato e i movimenti che faceva erano sciolti e decisi: ovviamente era un esperto.

Per un attimo gli balenò in mente l'idea di andarsene, perchè evidentemente il cannoniere non era in giornata, ma poi decise di testare fino a che punto potesse arrivare la sua pazienza e la sua cocciutaggine.

- Ehi? Buuuchse? - cantilenò chinandosi fino ad arrivare all'altezza del viso dell'altro e osservandolo curioso.

Nessuna reazione, ancora.

Gli sventolò una mano davanti agli occhi.

Sorrise. Non riusciva a distrarlo.

Era veramente bravo a mantenere i nervi saldi quando voleva.

Ogni tanto aveva la sensazione di aver a che fare con un bambino imbronciato!

E perchè no?

Era un'idea stupida che lo fece sentire decisamente infantile, però funzionò.

Il cannoniere rimase interdetto per un attimo, colto alla sprovvista, poi reagì a quello strano attacco tentando di respingere le mani della spia, che più che solletico gli provocavano fastidio.

L'argenteo ghignò nel notare l'espressione irritata di Buchse e non mollò la presa.

E in un attimo si sbilanciarono, l'arma cadde con un tonfo al suolo.

Tsaubern si ritrovò a parare i colpi del castano che cercava in tutti i modi di toglierselo di dosso

- Piantala..! - ringhiò il militare emettendo per la prima volta in dieci minuti un suono diverso da sbuffi o sospiri.

L'altro sorrise trionfante e in qualche modo riuscì a fermargli il polso prima che un pugno lo potesse colpire.

- Ah! Ce l'ho fatta! - ghignò sopra al suo avversario in quella posizione di precario equilibrio.

Buchse strinse i denti e con uno scatto d'ira liberò il braccio dalla presa non troppo ferrea di Tsaubern facendolo sbilanciare.

Prima che potesse fare qualsiasi cosa, ritrovò gli occhi gridi della spia puntati nei suoi e sentì il suo respiro corto sul viso.

L'argenteo deglutì.

Erano troppo vicini.

I toraci aderivano l'uno contro l'altro e la punta del suo naso sfiorava quella del cannoniere, riusciva persino a sentire il battito accellerato del suo cuore.

Da quella posizione osservò il viso del militare, approfittando di quel momento di stanchezza e immobilità, passando dagli occhi scuri ai ciuffi ramati che cadevano disordinatamente sulla fronte, al tatuaggio che aveva sulla guancia sinistra (ne aveva uno simile anche Geschutz, che fosse un simbolo di individuazione per la Belfar?) fino alla bocca. Era una linea sottile, piegata in un'espressione corrucciata, le labbra leggermente dischiuse che lasciavano uscire dei respiri corti e affannati.

Si avvicinò di più sentendo il bisogno di un contatto, fino a sfiorarle.

In un attimo si ritrovò steso contro il pavimento, la testa che girava e pulsava indolenzita per la botta, una mano di Buchse sul suo colletto e l'altra a tenerlo inchiodato a terra, gli occhi che lo fissavano gelidi.

- Non ci provare. - sibilò il castano a pochi centimetri dal suo volto prima di mollare la presa e alzarsi.

Tsaubern rimase paralizzato sul posto trattenendo il respiro con il cuore che martellava nel petto quasi dolorosamente.

Osò spostare gli occhi sulla porta solo quando il mantello scuro del cannoniere sparì dietro al corridoio.

 

Il tramonto colorava di rosso il cielo quando Buchse ritornò nella sua stanza.

Si fermò sulla soglia, la porta ancora aperta. Lanciò qualche sguardo in giro.

Era deserta.

Entrò camminando lentamente e sentì uno scricchiolio sotto il piede, sospirò raccogliendo una piccola vite da sotto la suola.

Si sedette sul letto cominciando a riassemblare i pezzi che erano caduti per terra, quasi meccanicamente.

Dopo poco, quando calò la sera portando via le luci ed i colori, scemarono i mormorii dalla mensa e gli altri Portatori di Stelle tornarono nelle proprie stanze. Il corridoio di fronte alla sua stanza prima si riempì del vociare delle persone e poi, preceduto dal tonfo delle porte, il silenzio calò sulla fortezza.

Fuori dalla finestra, distraendosi per un attimo dal fucile quasi perfettamente riassemblato, osservò la falce di luna salire in cielo, prima grande all'orizzonte e poi sempre più piccola man mano che i minuti passavano.

Quando si stancò di guardare quella tenue luce bianca prese uno straccio dallo scaffale e cominciò a pulire la canna opaca dell'arma distrattamente.

Sentì un leggero bussare allo stipite della porta.

La figura di Tsaubern si stagliava sull'oscurità del corridoio, illuminata dal candore lunare, le nocche ancora alzate a sfiorare il legno.

Lo fissò, impenetrabile, lo sguardo grigio dell'altro sfuggì il suo, a disagio.

Sospirò e, senza chiedere permesso, entrò nella stanza.

Non si avvicinò più di tanto, si limitò a chiudersi la porta alle spalle senza fare rumore e ad appoggiarvisi contro.

Buchse distolse lo sguardo, preferendo appoggiare il fucile sullo scaffale e dedicarsi ad un'altra delle sue pistole.

Non era arrabbiato, ma certo avrebbe preferito non vedere la spia di Ritterschild per un paio di giorni.

Non sapeva bene come sentirsi, forse indifferente.

Il silenzio non era ancora stato spezzato e fuori udivano il frinire dei grilli e qualche gufo appollaiato sui rami degli alberi di Flesaria.

Tsaubern sospirò pesantemente - Ascolta.. io..

Smise di parlare per evitare di balbettare inutilmente per via della gola secca per l'agitazione. Deglutì e annaspò sentendo il cuore martellargli nel petto proprio come qualche ora prima.

Buchse non lo degnò della minima attenzione e sebbene quel pomeriggio fosse stato incitato da quel suo comportamento a farsi più invadente, quella volta il più giovane ebbe la fortissima voglia di girare i tacchi ed andarsene pur di non dover subire tutta quell'indifferenza.

Portò una mano sulla fronte e cercò di calmarsi e regolarizzare il respiro.

- C-cavolo! - sussurrò.

Non sapeva neanche lui perchè fosse lì nè cosa dovesse effettivamente dire.

Aveva girato per i corridoi per un po', a disagio, e poi si era ritrovato davanti alla porta dei tre agenti Belfar e l'aveva trovata aperta. E Buchse non lasciava mai la porta aperta.

Nel profondo del suo cuore aveva quasi sperato che l'avesse lasciata così di proposito, come un invito.

Probabilmente però il cannoniere si era dimenticato di chiuderla, forse troppo impensierito da quello che era successo.

Quando rialzò lo sguardo ritrovò gli occhi scuri del militare fissi nei suoi. Erano freddi. Facevano male.

In effetti l'aveva sempre guardato in quel modo, forse un po' meno glaciale e più annoiato rispetto ad ora, ma quella volta Tsaubern non stava giocando, non voleva giocare, e se punzecchindolo fosse impagabile, ora come ora quello sguardo lo feriva. Gli toglieva ogni possibilità di contatto e non riusciva a pensare lucidamente.

Non si era mai sentito così, si considerava uno stupido in quel momento. Tutta la vita non si era mai fatto piegare da nulla ed ora non trovava nemmeno il coraggio per dire una parola dopo averlo quasi baciato..

Si avvicinò a passi veloci al cannoniere, cercando di mettere da parte quella sgradevole sensazione di disagio (aveva affrontato di peggio, dannazione!) e gli si fermò di fronte.

- Ascolta non so'.. perchè l'ho fatto. Ho agito d'istinto.. N-non era mia intenzione - annaspò - è che..

Si lasciò cadere sul letto di fianco al militare sospirando pesantemente - ..Non lo so'.

Lanciò uno sguardo a Buchse.

Non lo stava più fissando ma sembrava non ignorarlo.

Lo sentì sospirare.

Tornò a guardarsi le punte dei piedi - Mi spiace è che.. - sorrise malinconicamente spostando nuovamente lo sguardo sul castano ed incrociando i suoi occhi - volevo baciarti..

Rimasero incatenati per un interminabile attimo, poi Tsaubern si lasciò tentare nuovamente da quelle labbra e quella volta Buchse non lo fermò.

Si sfiorarono appena, incerte, per poi appoggiarsi in un casto bacio.

Restarono in quella posizione per un po', quasi congelando l'attimo.

Poi la spia di Ritterschild si staccò leggermente da lui e socchiuse gli occhi, incrociando nuovamente quelli scuri del militare.

Sentì il cuore mancare un battito.

L'aveva baciato davvero. E lui non l'aveva fermato.

Si avvicinò ancora, annullando quella breve distanza di un respiro. Se adesso l'avesse allontanato il suo cuore si sarebbe potuto spezzare.

Invece sentì la piuma soffice della coperta sotto la testa e il corpo tonico di Buchse sul suo e dischiuse le labbra lasciando che la sua bocca venisse esplorata.

Portò un braccio attorno al suo collo per avvicinarlo di più a sè e si sentì stringere di più contro il suo torace facendolo aderire perfettamente al proprio.

Si separavano solo per attimi, il tempo di un respiro, e poi il calore dell'altro tornava ad invadere nuovamente la sua bocca.

Il silenzio interrotto solo dai loro sospiri.

Un bacio più lungo degli altri e poi Buchse scivolò sul suo labbrò inferiore fino a distanziarsi e appoggiare la fronte contro quella di Tsaubern, i nasi che si sfioravano.

Ansimavano l'uno contro l'altro, i toraci che si alzavano ed abbassavano velocemente.

Il castanò puntò i gomiti sul letto e si alzò dall'altro Portatore di Stelle, facendo scivolare il suo braccio dal proprio collo che ricadde sul materasso.

L'argenteo lo vide scendere dal letto e allontanarsi lentamente volgendogli la schiena.

- Buchse..? - sussurrò.

L'altro non rispose e sfilò il fodero con le sue armi che aveva legato alla gamba e lo appoggiò su di uno scaffale vicino alla porta; poi si avvicinò nuovamente al letto e si sedette togliendo il pesante mantello dalle spalle e ripiegandolo a terra.

Tsaubern sospirò, lasciando cadere nuovamente la testa che aveva alzato per seguire i suoi movimenti sulla coperta.

Quando non aveva più sentito il peso del corpo del militare su di sè, una spiacevolissima sensazione di vuoto lo aveva avvolto. Aveva avuto paura che se ne stesse andando.

Si alzò leggermente guardando la schiena di Buchse ora senza la stoffa scura del mantello.

Gli sfiorò gentilmente una spalla, mettendosi a sedere.

Il ragazzo gli lanciò un'occhiata - Dovresti dormire.

Tsaubern sbattè un paio di volte gli occhi e poi gli rivolse un ghigno - Stai scherzando?

Lo tirò verso di sè con poca forza, facendolo ricadere morbidamente sul materasso e non gli diede tempo per reagire che si sedette sul suo basso ventre chinandosi verso il suo viso.

Lo baciò ancora e lui dischiuse le labbra permettendogli di esplorarlo a sua volta.

Una serie di baci uno dopo l'altro, sempre più passionali.

Buchse fece scivolare le mani sui fianchi del più giovane e ne accarezzò la forma snella per poi passare alla schiena.

La spia di Ritterschild sospirò sulle sue labbra, assoggettato da quel contatto tanto delicato eppure in grado di provocargli lunghi brividi lungo tutta la schiena; annaspò quando una mano del militare si infilò sotto la sua maglia risalendo la linea della spina dorsale e trascinando con sè l'abito divenuto troppo fastidioso.

Glielo sfilò lentamente posandogli poi un casto bacio sulle labbra quando riuscì a vedere nuovamente il suo viso e l'indumento fu gettato a terra.

Tornò ad accarezzargli la schiena ed il petto nudi fino a spostarsi sul suo bacino coperto dai pantaloni larghi.

Sentì le sue mani vagare sul proprio petto e alzò le braccia quando gli tolse la camicia che ricadde vicino a quella del più giovane.

Lo strinse di più a sè facendo aderire i loro toraci nudi e sentì le sue labbra percorrergli la scapola fino al collo dove vi posò caldi baci e respiri strozzati.

Le mani del più grande si infilarono sotto la stoffa pesante dei suoi pantaloni, carezzandogli le natiche scure e provocandogli ulteriori brividi lungo la schiena.

Sospirò sul suo collo, senza riuscire a trattenere un gemito ad un contatto così intimo.

Sentì l'indumento scivolare lungo le sue gambe lasciandolo nudo e si nascose contro la spalla del militare, ansimando ad ogni suo nuovo tocco.

Si strusciò piano sul corpo del più grande, facendo combaciare i loro bacini e gemette quando una mano risalì il suo interno coscia per poi andarsi a posare nuovamente sulle sue natiche.

Buchse ribaltò gentilmente le posizioni, insinuandosi tra le gambe del più giovane.

Tsaubern sentì di nuovo la stoffa morbida della coperta sotto di sè e si alzò per cingere con le braccia il collo del più grande e avvicinare di più i loro corpi.

Dischiuse le labbra al tocco di quelle ruvide del cannoniere e si lasciò distendere nuovamente sotto di lui.

Strinse le gambe contro i suoi fianchi, cercando un contatto più intimo e aiutò il militare a rimuovere l'ultimo indumento ormai troppo scomodo.

Inarcò la schiena quando le loro virilità si scontrarono e ansimò nella bocca dell'altro.

Si staccarono qualche istante facendo incrociare i loro sguardi lucidi per il desiderio.

Poi Buchse scivolò lentamente dentro di lui e Tsaubern si nascose nell'incavo del suo collo.

Annaspò. stringendosi maggiormente al suo petto, e sentì gli occhi pizzicare mentre veniva violato.

Il più grande lasciò che si abituasse alla sua presenza cullandolo gentilmente e con una mano gli carezzò i capelli.

L'argenteo socchiuse gli occhi, sentendolo cominciare a muoversi dentro di lui e alzò il volto accaldato per cercare le sue labbra.

Ansimò e la mano del cannoniere si infilò sotto la sua coscia.

Il più grande scese sul collo e sulla scapola lasciando una scia di baci infuocati sulla sua pelle scura.

- Buchse.. - sussurrò con un gemito strozzato il più govane stringendolo di più tra le sue gambe.

Il militare ansimò sulla sua giugulare risalendo a baciargli il mento per poi far unire nuovamente le loro labbra.

Tsaubern si inarcò contro il suo corpo mentre le spinte si facevano più profonde e il cannoniere scendeva ad accarezzargli i fianchi per poi spostarsi sulle natiche e far scontrare maggiormente i loro bacini soffocando un gemito del più giovane con le labbra.

I loro corpi nudi si intrecciavano nella penombra della stanza, i loro occhi offuscati dalla lussuria del momento, le labbra che ansimavano le une sulle altre.

L'argenteo scese a sospirare sul suo collo diafano lasciando una scia di baci appena sotto il mento.

Una spinta più forte delle altre e Tsaubern si ritrovò a cercare la bocca dell'altro per soffocare un grido.

Si strinsero di più l'uno all'altro socchiudendo gli occhi, la schiena del più grande serrata dalle braccia scure della spia di Ritterschild.

I respiri si fecero man mano più regolari e i muscoli tesi si rilassarono.

Buchse osservò il viso sudato del più giovane e dopo avergli posato un bacio leggero sulla fronte scivolò via dal suo corpo e si sdraiò di fianco.

Tsaubern restò ansimante per qualche minuto, gli occhi serrati, un braccio sulla fronte.

Si voltò verso il cannoniere, lanciandogli uno sguardo stanco, e si voltò su di un fianco per poterlo avere di fronte a sè.

Fece scivolare una mano verso la sua e la sfiorò.

Buchse gliela strinse e il più giovane sorrise ad occhi chiusi, intrecciando le dita con le sue.

- Temevo mi odiassi - mormorò avvicinandosi di più a lui fino a poggiare la testa nell'incavo del suo collo.

Il militare non rispose, limitandosi a soffiare tra i suoi capelli.

Lo sentì ridacchiare - Ah già.. dimenticavo che oggi sei poco loquace.

L'altro grugnì stringendolo di più a sè, sentendo il corpo del più giovane debole ed ancora accaldato.

- Taci. - mormorò.

Tsaubern sorrise ma non si azzardò a ribattere, sistemandosi meglio contro di lui.

- Ah.. mi ero dimenticato.. - sussurrò socchiudendo gli occhi.

- Cosa?

- Vorrei che partissi con me in missione.

Lo sentì sbuffare.

- Eddai, intanto che Minen e Geschutz non ci sono. - si staccò da lui quel poco necessario per guardarlo in viso ed incontrò i suoi occhi scuri.

Non erano più freddi, erano belli e gli scavavano dentro l'anima.

- Mnh.

Tsaubern alzò appena il viso e poggiò castamente le labbra sulle sue.

- Vieni con me.. - sussurrò ad un respiro di distanza.

Buchse strinse la presa sulla sua mano e poi sorrise lievemente.

 

La fortezza si immerse in una bolla di silenzio mentre lontano all'orizzonte i primi raggi di sole illuminavano la cima innevata di una montagna e i cinguettii risuonavano tra i rami della foresta Flesaria. 

  
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