Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: mamie    29/11/2012    1 recensioni
Una raccolta di storie e ricette di cucina a spasso fra le dimensioni. Fay dichiara di essere un ottimo cuoco, ma sarà vero?
NOTA: Con ricette!
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Syaoran
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fanfiction in cucina!'
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OBENTO
 
- Non sono mica un dannato scolaretto!
Da un po’ di tempo la scena si ripeteva uguale tutte le mattine.
- Su, su, paparino! Che cosa penseranno di me se ti mando a lavorare senza neanche uno spuntino?
Fay, col suo sorriso più melenso, cercava di cacciare in mano al ninja un involto perfettamente confezionato.
- Intanto non vado “a lavorare” e poi di quello che pensano di me possono metterselo…
- Eh no! Non essere volgare adesso! Andiamo, mi sono alzato presto apposta per preparartelo.
- Ma chi te l’ha chiesto!
- Ci sono tutte le cose che ti piacciono…
- Oh, basta! Dai qua!
Finiva che Kurogane prendeva il pacchetto di malagrazia, si avvolgeva con irritazione nel suo mantellone nero e usciva sbattendo la porta.
Fay restava a guardarlo per un poco dalla finestra, sorridendo come un gatto che abbia appena leccato la sua ciotola di panna.
 
Kurogane camminava a grandi passi e continuava a brontolare fra sé per un po’, poi si arrendeva e riprendeva un’andatura normale. Quasi normale.
Quel mondo assomigliava abbastanza al suo amato Nihon da dargli una sensazione familiare e insieme un forte senso di estraneità. Fay l’aveva capito, il dannato mago aveva delle antenne incredibilmente sensibili per queste cose, e si sentiva in dovere di dare una mano. Non che a Kurogane dispiacesse davvero, ma si sarebbe sentito ancora più fuori luogo se non avesse mantenuto il suo brusco modo di fare.
 
All’arrivo i suoi provvisori allievi si inchinarono rispettosamente. Parecchi di loro esibivano una serie di ecchimosi che andavano dal violaceo (più recenti) al giallo nicotina (quasi scomparsi). Forse qualcuno di loro malediceva il giorno in cui aveva avuto l’idea di chiedere a quello straniero, indubbiamente competente, un supplemento di lezioni di difesa personale in cambio di vitto e alloggio. Kurogane era un maestro poco teorico e molto pratico e di sicuro non risultava mai noioso.
 
Al momento della pausa il ninja si cercava un angolino, al fresco e lontano da occhi indiscreti, e apriva il bento tanto amorosamente confezionato temendo fortemente quello che vi avrebbe trovato. Infatti era vero che Fay si sforzava di dargli quello che gli piaceva: riso, pesce, verdure in salamoia e assolutamente niente dolci, ma tutte queste onorevoli pietanze passando fra le sue mani acquistavano un aspetto irrimediabilmente lezioso, impossibile da contrastare.
Coniglietti rosa, gattini bianchi, fiorellini e farfalle, pulcini e coccinelle saltavano fuori ogni volta da teneri paesaggi in tinte pastello. Faccine sorridenti di tofu gli facevano “ciao” con manine di alga nori. Nigiri a forma di fiore spuntavano da delicati prati di edamame. In un piccolo oceano di alghe nuotavano fettine di sashimi cesellate come pesci…
Fortunatamente nessuno degli allievi osava avvicinarglisi all’ora di pranzo, anzi, se ne stavano ben lontani a farsi impacchi sui lividi più recenti.
Kurogane allora brontolava e si lamentava un altro po’ fra sé, poi prendeva le bacchette e cominciava a mangiare, lentamente. Perché in fondo il cibo era buono. Perché era stato preparato con cura. Perché, infine, l’immagine sorridente del mago che si metteva a cucinare tornava a visitarlo con piacevole insistenza. Allora sorrideva anche lui.
Un sorriso un po’ storto. Ma pur sempre un sorriso.
 
 
BENTO
Il bento è l’equivalente del nostro pranzo al sacco; la colazione che si porta a scuola o al lavoro. Tuttavia, rispetto all’italica schiscetta, il bento ha in più un valore estetico tutto giapponese. Deve essere bello anche da guardare, non solo da gustare. Un breve giro per la rete potrà mostrare un’infinità di capolavori, la maggior parte dei quali richiede tempo,  buona manualità e attrezzi speciali (tre cose che non sempre possiede la sottoscritta). Tuttavia, con un paio di accorgimenti, si potrà confezionare un bento gustoso ed esteticamente gradevole anche con poco.
 
  1. Il riso lessato o al vapore: serve da base o pressato in varie forme. Non avendo le formine apposite ci si può aiutare con degli stampini da biscotti o della pellicola trasparente in cui manipolarlo senza che si attacchi tutto alle dita! Il riso giapponese è difficilissimo da trovare, ma si può usare l’originario o il vialone nano, che hanno chicchi piccoli e soffici. Più difficili da usare il thai o il basmati perché non sono abbastanza “collosi”, ma con un po’ di pratica possono funzionare anche questi.
  2. Qualsiasi ingrediente si usi, anche se non è intagliato e decorato, andrà bene purché disposto con cura, stando attenti agli accostamenti di colore.
  3. Per separare i vari ingredienti, se non si ha il bento bako già diviso in scomparti, si possono utilizzare dei pirottini da muffin.
  4. Le varie salse e condimenti vanno messe in appositi contenitori ermetici e versate all’ultimo momento, altrimenti si rischia di ritrovarsi con una massa informe che ha tutta lo stesso sapore!
 
Il classico bento che si vede negli anime e nei manga comprende quasi sempre degli onigiri, dei piccoli tako, delle fettine di tamagoyaki, a volte tofu e verdure tagliate in varie forme, fettine di pesce o carne alla griglia o una piccola porzione di tenpura.
 
ONIGIRI
Ingredienti:
riso
striscioline di alga nori
umeboshi (prugne in salamoia)
sale
 
Lavare il riso finché l’acqua diventa limpida. Metterlo in una pentola antiaderente con l’acqua a filo e cuocerlo finché non si è asciugato (circa 15 minuti). Lasciar riposare dieci minuti coperto.
Bagnare le mani, spolverarle di sale, prendere una piccola quantità di riso, mettere al centro una prugna in salamoia (o altro tipo di ripieno desiderato, nelle varianti più semplici si può anche fare senza ripieno), chiudere con un’altra piccola quantità di riso. Premere leggermente e ruotare la “polpetta” fino a darle una forma triangolare, aggiungere una strisciolina di alga nori alla base.
Varianti: per onigiri più “colorati” mescolare il riso con alga konbu finemente sminuzzata oppure rotolare la “polpetta” in semi di sesamo nero (per versioni “italiche” si possono usare erba cipollina, prezzemolo, semi di papavero…). Usando degli stampini si possono dare agli onigiri tante forme.
 
TAKO
Ingredienti:
 piccoli wurstel
semi di sesamo neri
 
Tagliare i wurstel in verticale (per circa un terzo della loro lunghezza) per quattro volte in modo da ottenere otto “tentacoli”. Fare tre piccoli fori sulla “testa” per gli occhi e la bocca. Cuocerli in una padella antiaderente o nel forno a microonde finché i “tentacoli” non sono arricciati. Decorare “occhi” e “bocca” con semi di sesamo.
Variante: Ika (calamaro). Tagliare i wurstel a metà nel senso della lunghezza e fare tre tagli alla base in modo da ottenere quattro “tentacoli”.
Variante: Kani (granchio). Tagliare i wurstel a metà nel senso della lunghezza e fare due tagli per ogni lato in modo da ottenere sei “zampe”.
 
TAMAGOYAKI
Ingredienti:
3 uova
1 cucchiaio raso di zucchero
1 pizzico di sale
1 cucchiaio di brodo dashi
olio di semi (per friggere)
 
Mescolare le uova con lo zucchero, il sale e il brodo dashi (non devono venire troppo “spumose”). Scaldare l’olio in una padella antiaderente e versare le uova. Quando sono rapprese sul fondo, far scivolare la frittata su un lato e, con l’aiuto di una spatola, arrotolarla su se stessa. Terminare di cuocere il rotolo di frittata, scolarlo sulla carta assorbente e, quando si è un po’ raffreddato, tagliarlo a fettine.
Variante: si può avvolgere ogni fettina in una strisciolina di alga nori.
Anche qui una variante “mediterranea” si può fare aggiungendo delle erbe aromatiche finemente tritate alla frittatina.
 
  
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