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Autore: LessWrong    29/11/2012    2 recensioni
Petunia ha sposato un biochimico, ed Harry è cresciuto leggendo scienza e fantascienza. Poi è arrivata la lettera di Hogwarts, che ha rivelato un mondo di nuove possibilità interessanti da sfruttare. E nuovi amici, come Hermione, la professoressa McGonagall e il professor Quirrell.
NOTA DEL TRADUTTORE:
Lo schema di traduzione della Salani porta spesso a espressioni imprecise o cacofoniche. Per questo, la traduzione di questa fanfiction segue lo schema di traduzione del Bartezzaghi.
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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NOTE DELL'AUTORE

Disclaimer: I diritti d'autore su Harry Potter appartengono a JK Rowling, mentre i diritti d'autore sui metodi della razionalità non appartengono a nessuno.

Molti pensano che questa storia abbia trovato il giusto abbrivio a partire circa dal capitolo 5. Se non vi piace ancora dopo il capitolo 10, rinunciate a leggerla.

In questa storia, non c'è un singolo punto da cui l'universo ha iniziato a divergere rispetto alla storia originale. C'è un punto di divergenza primario, a un certo punto del passato, ma anche altre alterazioni. Il miglior termine che abbia sentito per questa storia è "universo parallelo".

Il testo contiene molti indizi: evidenti, non molto evidenti, davvero oscuri (che però alcuni lettori hanno decodificato con successo) e prove inconfutabili lasciate in bella vista. Questa è una storia razionalista: i suoi misteri possono essere risolti e sono fatti per essere risolti.

Il ritmo della storia è quello della fiction seriale: vale a dire, quella di un telefilm trasmesso per un numero predeterminato di stagioni, i cui episodi sono individualmente tracciati, ma con un arco complessivo per una conclusione definitiva.

Tutta la scienza menzionata qui è vera scienza. Ma vi prego di tenere presente che, al di là del campo della scienza, il punto di vista dei personaggi potrebbe non essere quello dell'autore. Non tutto quello che il protagonista fa è una lezione di saggezza, e i consigli offerti da personaggi di ambigua moralità possono essere inaffidabili o pericolosi come un'arma doppio taglio.
Sotto la luna scintilla un piccolo frammento d'argento, una frazione di una linea...

(una tunica nera ricade)

...il sangue si riversa a litri, e qualcuno getta un grido.

Ogni centimetro di spazio sulla parete è coperto da una libreria. Ogni libreria ha sei ripiani che vanno quasi fino al soffitto. Su alcuni scaffali ci sono libri con copertina rigida impilati fino all'orlo: scienza, matematica, storia, e tutto il resto. Altri scaffali contengono due strati di libri di fantascienza in brossura, con lo strato posteriore appoggiato su vecchie scatole di fazzoletti o su assi di legno, per vederlo al di sopra di quello di fronte. E non è ancora sufficiente. I libri strabordano sui tavoli e sui divani e formano piccoli mucchi sotto le finestre.

Questo è il soggiorno della casa in cui abitano l'eminente professor Michael Verres, sua moglie la signora Petunia Evans in Verres, e il loro figlio adottivo Harry James Potter-Evans-Verres.

C'è una lettera appoggiata sul tavolo del soggiorno, con una busta di pergamena giallastra senza francobollo, indirizzata al Sig. H. Potter, scritta con inchiostro verde smeraldo.

Il professore e sua moglie si parlano con parole sferzanti, ma non stanno urlando. Il professore ritiene che gridare sia incivile.

"Stai scherzando," disse Michael a Petunia. Il suo tono indicava che aveva una gran paura che lei fosse seria.

"Mia sorella era una strega", ripetè Petunia. Sembrava spaventata, ma ribadì la sua posizione. "Suo marito era un mago".

"Questo è assurdo!" Michael disse bruscamente. "Erano al nostro matrimonio, sono venuti a trovarci per Natale..."

"Ho detto loro che non dovevi saperlo", sussurrò Petunia. "Ma è vero. Ho visto cose..."

Il professore alzò gli occhi. "Cara, ho capito che non conosci la letteratura scettica. Potresti non renderti conto di quanto sia facile, per un esperto illusionista, falsificare eventi apparentemente impossibili. Ricordi come ho insegnato ad Harry a piegare i cucchiai? Se sembrava che indovinassero sempre ciò che pensavi, quella si chiama lettura a freddo."

"Piegare i cucchiai? No, non è quello."

"Che cos'è, allora?"

Petunia si morse il labbro. "Non posso dirtelo. Diresti che sono..."
Deglutì.
"Senti, Michael. Non sono stata... Sempre così."
Fece un gesto, come a indicare la sua forma snella.
"E' stata Lily a rendermi così. Perché io... perché io l'ho implorata. L'ho implorata per anni. Lily era più bella di me da sempre, e io... mi comportavo male con lei, proprio per questo, e poi lei ha imparato a fare magie. Riesci a immaginare come mi sentissi? E la imploravo di utilizzare alcune di quelle magie su di me, per farmi diventare più bella. Così, anche se non potevo fare magie come lei, almeno avrei potuto esere bella."

Petunia aveva le lacrime agli occhi.

"Lily mi diceva di no, e accampava le scuse più ridicole, come che il mondo sarebbe finito se fosse stata gentile con sua sorella, o che un centauro le aveva detto di no... le cose più ridicole, e per questo la odiavo. Quando mi ero appena laureata, uscivo con un ragazzo di nome Vernon Dursley. Era grasso, ma era l'unico ragazzo che mi parlava. Diceva che voleva dei bambini, e che avrebbe chiamato il suo primo figlio Dudley. Io ho pensato tra me e me: che razza di padre chiama suo figlio Dudley Dursley? E' stato come vedere tutta la mia vita futura davanti agli occhi, ed era una cosa che non riuscivo a sopportare. Così ho scritto a mia sorella e le ho detto che se non mi avesse aiutato mi sarei uccisa."

Petunia si interruppe.

"Comunque," Petunia disse, con voce strozzata, "lei ha ceduto. Mi ha detto che era pericoloso, ma io le ho risposto che non mi importava più. Ho bevuto una pozione e sono stata male per settimane, ma quando sono guarita la mia pelle era più limpida, la mia figura era migliore ed... ero bella. La gente ha cominciato a essere gentile con me..." la sua voce si spezzò, " e dopo non sono più riuscita a odiare mia sorella, soprattutto quando ho saputo ciò che la magia le ha causato alla fine."

"Cara," Michael disse con gentilezza, "ti sei ammalata, ti sei riposata a letto e la tua pelle è diventata più limpida per conto suo. Oppure, star male ti ha fatto cambiare dieta."

"Era una strega" ripeté Petunia. "Ho visto con i miei occhi che lo era."

"Petunia", disse Michael, con la voce che palesava il suo fastidio. "Lo sai che non può essere vero. Devo davvero spiegare perché?"

Petunia si torceva le mani. Sembrava di essere sul punto di piangere. "Amore, lo so che non posso avere l'ultima parola con te, ma ti prego, devi fidarti di me su questo."

"Papà! Mamma!"

I due si fermarono e guardarono Harry come se si fossero scordati che c'era una terza persona nella stanza.

Harry fece un respiro profondo. "Mamma, i tuoi genitori non sapevano fare magie, vero?"

"No" disse Petunia, perplessa.

"Allora nessuno in famiglia conosceva la magia quando Lily ha ricevuto la sua lettera. Come hanno fatto a convincersi?"

"Ah..." disse Petunia. "Non si sono limitati a inviare una lettera. Hanno mandato un professore di Hogwarts. Lui..."
Petunia volse gli occhi si a Michael.
"...ci ha mostrato delle magie."

"Allora non c'è bisogno di litigare per questo," disse Harry con decisione, sperando contro ogni speranza che questa volta, almeno per questa volta, gli dessero ascolto. "Se è vero, possiamo semplicemente chiamare un professore di Hogwarts e vedere la magia coi nostri occhi, e il papà ammetterà che è vero. E se non è vero, allora la mamma ammetterà che è falso. E' per questo che esiste il metodo sperimentale: per fare in modo che non serva litigare per risolvere le questioni."

Il professore si voltò e lo guardò, sprezzante come al solito. "Oh, andiamo, Harry. La magia? Pensavo che fossi abbastanza maturo da non prendere questa storia sul serio, anche se hai solo dieci anni. La magia è la cosa più antiscientifica che ci sia!"

La bocca di Harry si contorse con amarezza. Veniva trattato bene, forse meglio di quanto la maggior parte dei padri genetici trattassero i propri figli. Era stato mandato alle migliori scuole elementari, e quando fu evidente che la cosa non funzionava, gli erano stati dati i migliori tutor dall'infinita fornitura di studenti in cerca d'impiego. Era stato sempre incoraggiato a studiare tutto ciò che attirasse la sua attenzione, gli erano stati comprati tutti i libri che gli andavano a genio, veniva sponsorizzato in qualunque competizione di matematica o scienze avesse partecipato. Gli era stata fornita qualsiasi cosa ragionevole volesse, tranne, forse, il minimo straccio di rispetto. Un dottore che insegnava biochimica a Oxford non poteva essere tenuto ad ascoltare i consigli di un ragazzino. Poteva ascoltare e mostrare interesse, naturalmente: questo è quello che avrebbe fatto un Buon Genitore, e chiunque si considerasse un Buon Genitore l'avrebbe fatto. Ma prendere sul serio un bambino di dieci anni? No, quello no.

A volte Harry avrebbe voluto urlare a suo padre.

"Mamma," disse Harry. "Se vuoi avere l'ultima parola in questa discussione, guarda nel secondo capitolo del primo libro delle conferenze di Feynman sulla fisica. C'è una citazione su come i filosofi menzionano molte cose che la scienza richiederebbe assolutamente. E' tutto sbagliato, perché l'unica regola nella scienza è che l'arbitro finale è l'osservazione - che basta guardare il mondo e riferire quello che si vede. Uhm... su due piedi, non saprei dove trovare qualcosa che spiega che un ideale della scienza è risolvere le cose sperimentando, anziché litigando."

Sua madre lo guardò e sorrise. "Grazie, Harry, ma..."
Alzò la testa indietro fino a guardare il marito.
"Io non voglio avere l'ultima parola con tuo padre. Voglio che mio marito ascolti sua moglie che lo ama, e che si fidi di lei almeno questa volta."

Harry chiuse gli occhi per un attimo. Senza speranza. Entrambi i suoi genitori erano proprio senza speranza.

Ancora una volta, i suoi genitori si stavano impelagando in uno di quei litigi, quelli in cui sua madre cercava di far sentire in colpa suo padre, e suo padre cercava di far sentire stupida sua madre.

"Vado in camera mia," annunciò Harry. La sua voce tremava leggermente. "Per favore, cercate di non litigare troppo per questo. Mamma, papà, presto sapremo come finirà, giusto?"

"Certo, Harry," disse il padre. Sua madre gli diede un bacio rassicurante, e poi continuarono a litigare, mentre Harry saliva le scale della sua camera da letto.

Chiuse la porta dietro di sé e cercò di pensare.

La cosa buffa era che avrebbe dovuto trovarsi d'accordo con papà. Nessuno aveva mai visto alcuna prova dell'esistenza della magia, e secondo la mamma, là fuori c'era un intero mondo magico. Come si può tenere segreta una cosa del genere? Altra magia? Sembrava una scusa piuttosto sospetta.

Il caso sarebbe dovuto essere chiaro: o sua mamma aveva fatto uno scherzo, o mentiva, o era pazza, in ordine crescente di bruttezza. Se fosse stata la mamma a inviare la lettera, questo avrebbe spiegato perché era arrivata non affrancata. Un po' di pazzia era molto, molto meno improbabile di un universo che funziona veramente così.

Solo che una parte di Harry era profondamente convinta che la magia fosse reale, ed era stato così da quando aveva visto la presunta lettera della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Harry si strofinò la fronte, facendo una smorfia. Non credere a tutto ciò che pensi, questo era ciò che diceva uno dei suoi libri.

Ma questa certezza bizzarra... Harry si aspettava, sì, che un professore di Hogwarts si sarebbe presentato, avrebbe agitato una bacchetta e avrebbe fatto una magia. La strana certezza non stava facendo alcuno sforzo di salvaguardarsi contro la falsificazione. Non stava cercando di spiegarsi perché non ci sarebbe stato alcun professore, o perché il professore sarebbe stato solo in grado di piegare i cucchiai.

Da dove vieni, strana piccola previsione? Harry rivolse il pensiero al suo cervello. Perché credo a quello che credo?

Di solito Harry era abbastanza bravo a rispondere a questa domanda, ma in questo caso particolare, non aveva idea di quello che il suo cervello stava pensando.

Harry fece mentalmente spallucce. Una piastra metallica piana su una porta si lascia spingere, e una maniglia su una porta si lascia tirare, e la cosa da fare con un'ipotesi verificabile è provarla.

Prese un foglio di carta a righe dalla sua scrivania, e cominciò a scrivere.

Spettabile Vicepreside

Harry fece una pausa, riflettendo, poi gettò la carta e prese un altro foglio, facendo uscire un altro millimetro di grafite dalla sua matita meccanica. Questo richiedeva una calligrafia accurata.

Spettabile Vicepreside Minerva McGonagall,
o a Chiunque Possa Interessare
:

Recentemente ho ricevuto la sua lettera di accettazione a Hogwarts, indirizzata al Sig. H. Potter. Potrebbe non essere consapevole del fatto che i miei genitori genetici, James Potter e Lily Potter (ex Lily Evans) sono morti. Sono stato adottato dalla sorella di Lily, Petunia Evans in Verres, e suo marito, Michael Verres.

Sono molto interessato a frequentare Hogwarts, alla condizione che il posto esista veramente. E' solo mia madre Petunia a dire che la magia esiste, ma lei non è capace di usarla. Mio padre è molto scettico. Io stesso sono incerto. Inoltre, non so dove procurarmi alcuno dei libri o attrezzature di cui nella lettera di accettazione.

Mia madre ha detto che lei aveva inviato un rappresentante di Hogwarts da Lily Potter (allora Lily Evans), per dimostrare alla sua famiglia che la magia era reale, e, presumo, aiutare Lily a ottenere il suo materiale scolastico. Se potesse fare questo per la mia famiglia, sarebbe estremamente utile.

In fede,

Harry James Potter-Evans-Verres.

Harry aggiunse il suo indirizzo attuale, poi piegò la lettera e la mise in una busta, su cui scrisse l'indirizzo di Hogwarts. Ulteriore considerazione lo portò a prendere una candela e far gocciolare la cera sul lembo della busta, sulla quale, con la punta di un temperino, incise le iniziali H.J.P.E.V. Se fosse sceso in questa follia, l'avrebbe fatto con stile.

Poi aprì la porta e tornò al piano di sotto. Suo padre era seduto in salotto a leggere un libro di matematica avanzata per dimostrare quanto fosse intelligente, e sua madre era in cucina a preparare uno dei piatti preferiti di suo padre per dimostrare quanto fosse premurosa. Non sembrava proprio che si stessero parlando. Per quanto spaventosi potevano essere i litigi, non litigare era in qualche modo molto peggio.

"Mamma" disse Harry nel silenzio snervante, "ho intenzione di verificare l'ipotesi. Secondo la tua teoria, come faccio a mandare un gufo a Hogwarts?"

 Sua madre si voltò dal lavello della cucina a guardarlo, con una faccia scioccata. "Non - non lo so, credo che basti possedere un gufo magico."

Questo sarebbe già dovuto sembrare altamente sospetto, oh, quindi non c'è modo di testare la tua teoria, ma la particolare certezza in Harry sembrava disposta a farsi notare ancora di più.

"Be', la lettera è arrivata in qualche modo" disse Harry, "quindi mi limiterò a sventolarla fuori, gridare 'lettera per Hogwarts!' e vedere se un gufo la prende. Papà, vuoi venire a vedere?"

Suo padre scosse la testa e continuò a leggere. Naturalmente, pensò Harry. La magia era una cosa vergognosa, in cui solo gli stupidi credono: se suo padre si fosse spinto al punto di verificare l'ipotesi, o anche solo osservarne una verifica, si sarebbe sentito come se volesse approvarla!

Solo quando Harry uscì dalla porta sul retro per andare in giardino, gli passò per la testa che, se un gufo fosse arrivato a prendere la lettera, avrebbe avuto un po' di difficoltà a dirlo a papà.

Ma - allora - questo non può capitare sul serio, vero? A prescindere da ciò che il mio cervello sembra credere. Se arriva veramente un gufo a prendere la busta, avrò preoccupazioni molto più importanti di quello che pensa papà.

Harry fece un respiro profondo e sollevò la busta in aria.

Deglutì.

Gridare Lettera per Hogwarts! mentre si tiene una busta in aria nel mezzo del giardino di casa propria era... piuttosto imbarazzante, in realtà, ora che ci pensava.

No. Sono meglio di papà. Userò il metodo scientifico, anche se mi fa sentire stupido.

"Lettera -" disse Harry, ma in realtà ciò che venne fuori era più un gracidio sussurrato.

Harry preparò la sua volontà, e gridò verso il cielo vuoto, "Lettera per Hogwarts! Posso avere un gufo?"

"Harry?" chiese la voce di una donna confusa, una dei vicini.

Harry tirò giù la mano come se fosse in fiamme e nascose la busta dietro la schiena come se fosse denaro del narcotraffico. Il suo viso era caldo di vergogna.

Il volto di una vecchia fece capolino da sopra il recinto vicino, i capelli grigi brizzolati che sfuggivano dalla sua rete per capelli. La signora Figg, la baby-sitter occasionale. "Che cosa stai facendo, Harry?"

"Niente," disse Harry con voce strozzata. "Solo - testando una teoria davvero stupida..."

"Hai ricevuto la tua lettera di accettazione da Hogwarts?"

Harry si bloccò sul posto.

"Sì," disse la bocca di Harry un po' più tardi. "Ho ricevuto una lettera da Hogwarts. Dicono che voglio il mio gufo entro il 31 luglio, ma..."

"Ma tu non hai un gufo. Povero caro! Non riesco a immaginare cosa debbano aver pensato, a mandarti solo la lettera standard."

Un braccio rugoso si allungò sopra il recinto e aprì una mano in attesa. Facendo fatica anche solo a pensare, Harry porse la sua busta.

"Lascia fare a me, caro" disse la signora Figg, "e in un batter d'occhio o due farò arrivare qualcuno."

E il suo viso scomparve oltre la recinzione.

Ci fu un lungo silenzio nel giardino.

Poi la voce di un bambino disse, con calma e in silenzio: "Come?"
  
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