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Autore: Yuko majo    29/11/2012    4 recensioni
Il suo futuro sarebbe stato la solitudine.
Una vita solitaria e una morte miserabile.
Senza nessuno vicino, neanche una persona che versasse una lacrima per lui.
Dimenticato, perché coloro che aveva rifiutato erano andati avanti, erano cresciuti affrontando la vita.
Lui invece era rimasto attaccato al passato.
Quella notte si rese conto di essere riuscito a rompere ogni legame.
Allora, perché quella consapevolezza faceva così male?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Seconda storia che ho deciso di ripostare, anche questa è un OS ed è stata scritta tanto tempo fa, penso che le cose nello scorrere del manga siano andato differentemente, ma ammetto che ci sono affezionata, quindi non voletemene se dovesse essere un tantino fuori strada sui reali avvenimenti del manga.

 

-Yuko-

 

 

 

 

 

 

Dimenticato

 

 

 

 

 

 

 

 

La notte era scesa.

Una brezza potente soffiava sul villaggio.

In cielo la volta celeste era illuminata da milioni di stelle.

Di soppiatto, nascosta fra le ombre, una figura si aggirava per i vicoli scuri.

Un giovane, dai capelli neri come la notte che attraversava e le iridi scure tanto in contrasto con la pelle chiara, diafana, tanto che lo facevano somigliare ad una bambola di porcellana. Sasuke Uchiha era nuovamente a Konoha, dopo la sua fuga e il successivo tradimento.

Per dieci anni era stato lontano.

Dieci lunghi anni in cui era fuggito, in cui aveva tradito ed era stato rincorso.

Dieci anni, ma finalmente era tornato a casa, in quel villaggio che gli aveva dato i natali.

Quella notte, guardingo, girava per i vicoli bui, evitando le strade più affollate, quelle dove ancora avrebbe potuto incontrare qualcuno.

Era tornato a Konoha, ma per tutto il villaggio era ancora un nukenin, un ricercato, un vile assassino.

Era tornato incurante di cosa potessero pensare gli abitanti del villaggio: i vecchi del consiglio e quelli che una volta erano stati suoi amici. Tempo addietro aveva preso una decisione, aveva seguito la sua strada ed ora, finito il suo percorso, era pronto ad incontrare l’unica persona che, per tutto quel tempo, gli aveva fatto ricordare di possedere un cuore.

 

 

 

 

Sono tornato al mio villaggio.

Quanti anni sono passati dal giorno in cui sono scappato, quando sono divenuto a tutti gli effetti un traditore?

Nove, forse dieci.

In tutto questo tempo, poco e niente è cambiato.

Dieci anni fa sono scappato per inseguire il potere e la vendetta.

Sono scappato perché nutrivo un odio profondo verso mio fratello, colui che ritenevo responsabile della mia solitudine.

Lo odiavo.

Odiavo colui che aveva sterminato l’intero clan, distrutto tutto il mio mondo.

Un mondo che mi è crollato addosso per due volte nel momento in cui Madara mi ha raccontato la verità.

Mentre assorbivo le parole di quell’uomo, l’odio e la vendetta che credevo si fossero sopiti con la morte d’Itachi, si sono risvegliati verso questo villaggio, verso i suoi abitanti e i vecchi del consiglio.

Volevo raderlo al suolo, ucciderli tutti. Poi ho scoperto che anche quello che mi aveva rivelato quell’uomo erano solo menzogne.

Menzogne che mi ha raccontato per portare a termine i suoi scopi di vendetta.

A volte penso di essere stato uno stupido, possibile che sia stato così ingenuo da farmi manovrare dalle persone che mi circondavano?

Quando ripenso a questo la rabbia prende il sopravvento fino a quando non torno in me, e mi rendo conto che ogni decisione, ogni mia scelta sono state dettate dall’odio che covavo dentro.

Ma sono un Uchiha, e per principio non lo avrei mai ammesso davanti a nessuno; il mio orgoglio è troppo forte, per poter ammettere di aver sbagliato.

Solo ora mi rendo conto di quanto fosse vero ciò che mi dissero il maestro Kakashi, Sakura e perfino il dobe; avevano ragione, la vendetta non porta a niente, fa aumentare solo le sofferenze.

Naruto!

La mia mente vola a lui.

Al dobe, il mio dobe.

Mi ha inseguito per anni, voleva a tutti i costi riportarmi a casa.

Forse avrei dovuto dirglielo che, per tutto questo tempo, lui è stata la mia ancora di salvezza, il pensiero che ci fosse qualcuno che tenesse così tanto a me, mi dava la forza di andare avanti.

A dodici anni non mi rendevo conto di cosa fosse il sentimento che provavo, ma con il passare degli anni ho capito.

Mi ero innamorato di Naruto.

Ora sono di nuovo qui, prima d’incontrare l’Hokage e di affrontare il mio destino voglio vederlo nuovamente.

Parlare con lui, confessargli i miei sentimenti.

So che è egoista da parte mia, soprattutto con il rischio che venga giustiziato, ma per una volta nella mia vita voglio essere sincero, con me e con la persona che amo da sempre.

 

 

 

 

La notte si faceva sempre più scura.

Il vento aveva smesso di soffiare, ma aveva portato con sé minacciose nubi scure.

L’aria cominciava ad essere elettrica, per le strade si avvertiva una sensazione di angoscia. Sembrava che il tempo si fosse fermato all’improvviso nell’attesa che finalmente la tempesta scoppiasse e si abbattesse impietosa per le vie della città.

            Un’ombra, incurante di tutto, furtiva, si aggirava ugualmente per le vie silenziose; nascondendosi al buio si dirigeva verso un                 piccolo monolocale fiocamente illuminato.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Il suo era sempre stato un piccolo appartamento, niente di che, ma alla fine si rendeva conto che in quel luogo c’erano tutti i suoi ricordi.

Era lì che tornava la sera in lacrime quando da bambino i suoi coetanei e gli abitanti del villaggio lo avevano ignorato e maltrattato.

Era lì che aspettava che arrivasse il giorno, sperando che fosse migliore del precedente.

Era lì che gli avevano dato la notizia che il suo unico legame, il suo migliore amico era scappato, si era buttato nelle braccia di Orochimaru per inseguire il potere e la vendetta.

Per anni lo aveva inseguito.

Per anni lo aveva pregato di tornare indietro.

Per anni non aveva voluto rinunciare, aveva continuato a sperare in un ripensamento.

Ad ogni fallimento, tornare in quell’appartamento vuoto lo deprimeva e, allo stesso tempo, lo consolava.

Dopo ogni fallimento passava intere notti a chiedersi perché ogni suo sforzo fosse vano.

Se il suo migliore amico stesse bene.

Poi, con il tempo, crescendo, la consapevolezza era arrivata, si era reso conto che Sasuke non sarebbe più tornato.

Itachi era morto, e Madara lo aveva ingannato, ma dell’ultimo degli Uchiha si erano perse le tracce.

Per lunghi mesi aveva continuato a cercarlo in lungo e largo, seguendo ogni minimo indizio, voce, anche le meno affidabili.

Niente, di lui nessuna traccia.

Alla fine l’Hokage gli aveva ordinato di rinunciare.  Aveva un sogno da inseguire – aveva affermato imperioso – non poteva buttarlo via per cercare qualcuno che non voleva essere trovato.

Da parte sua lui aveva urlato, protestato, dichiarato che se non fosse riuscito a riportare il teme indietro non sarebbe mai potuto divenire Hokage.

Ma alla fine era giunto il momento anche per lui di arrendersi.

Per molto tempo aveva sperato che il teme tornasse da solo.

Vane speranze.

Con il passare del tempo, però, si era accorto di una presenza silenziosa che gli era sempre stata accanto.

Una presenza che lo aveva accompagnato in ogni missione di ricerca, senza cercare di dissuaderlo o altro.

Sai, gli era stato sempre vicino.

Fino a quando l’affetto per il giovane ambu aveva sostituito quello per l’Uchiha.

 

Ora un giovane ventiduenne era seduto alla finestra ad osservare il cielo che si era oscurato.

Occhi azzurri, che potevano essere scambiati per un pezzo di un luminoso cielo d’estate, e i capelli scompigliati, di un biondo lucente.

Fili d’oro che gli ricadevano sulle spalle, la sua mente persa in pensieri lontani.

 

 

 

 

Ti ho cercato tanto, Sasuke-kun, ovunque.

Quando t’incontravo, poi, mi dicevi beffardo che non saresti mai tornato a Konoha.

Per quanto non sia nel mio carattere, mi sono dovuto arrendere anch’io all’evidenza.

Ora ho trovato qualcuno che mi ama, che mi apprezza, eppure in queste notti, quando sembra che stia per scoppiare una tempesta, notti ombrose, mi torni in mente tu.

Tu che assomigli a notti del genere: sempre imbronciato, con lo sguardo scuro.

Sai, teme, penso di non averti mai visto sorridere, poi te ne sei andato e il sorriso l’ho perso anche io; non quello del volto, ma quello degli occhi.

Per lungo tempo sono morto dentro.

In notti come questa poi, mi torni in mente  e mi manchi, ma per fortuna adesso non sono più solo.

A fianco a me c’è qualcuno che è riuscito a farmi sorridere nuovamente.

Accanto a me c’è qualcuno che ha fatto tornare sereno il mio animo.

 

 

 

 

Il ragazzo biondo aveva sussurrato quelle parole al vento, non sapeva neanche lui se voleva che raggiungessero il destinatario a cui quei pensieri erano rivolti.

Immerso in quel sogno ad occhi aperti non si accorse dell’abbraccio gentile in cui un giovane di poco più grande lo aveva avvolto.

Un bacio, e poi un sorriso.

«Sai dove mi stai portando?»

«Sei giù di morale, hai bisogno di coccole.» rispose con un tono malizioso il moretto.

«Sei sempre il solito maniaco.» ribatté divertito il biondo.

«Su, Nacchan, non lamentarti. Ti piaccio apposta perché sono maniaco.»

             Un lieve rossore comparve sul volto di quell’angelo biondo, seguito subito da un luminoso sorriso.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Quella scena, quei tocchi, quei sorrisi erano stati seguiti da due occhi scuri, due pozzi neri che si tinsero di rosso non appena videro quello sconosciuto toccare qualcosa che era solo suo.

La rabbia cresceva nel cuore di Sasuke, la rabbia e la disperazione, quando si rese conto che il suo dobe non era più suo.

Il luminoso sorriso di Naruto ora era rivolto a qualcun altro.

Qualcuno che non era lui.

Le risate del biondo che provenivano dall’appartamento erano come mille pugnali che trafiggevano il suo cuore.

Aveva sperato di essere ancora in tempo, ma in fondo doveva immaginarlo.

Aveva tentato di ucciderlo, lo aveva deriso ed infine abbandonato; cosa si aspettava, che il suo dobe lo aspettasse in eterno?

Un altro sguardo a quell’appartamento, al sorriso di Naruto.

Inconsapevole, una lacrima birichina scivolò dai suoi occhi neri, per poi infrangersi a terra.

Nello stesso momento infuriò la tempesta.

Sotto la pioggia, che non accennava a diminuire, ripercorse la strada a ritroso, per avviarsi fuori dal villaggio.

Il cuore in frantumi, ogni sua speranza svanita.

Aveva scelto la vendetta, aveva rotto ogni legame, ora veniva punito.

Il suo futuro sarebbe stato la solitudine.

Una vita solitaria e una morte miserabile.

Senza nessuno vicino, neanche una persona che versasse una lacrima per lui.

Dimenticato, perché coloro che aveva rifiutato erano andati avanti, erano cresciuti affrontando la vita.

Lui invece era rimasto attaccato al passato.

Quella notte Sasuke Uchiha si rese conto di essere riuscito a rompere ogni legame.

Allora, perché quella consapevolezza faceva così male?

 

 

 

 

«Sai, dobe, mi dispiace tanto, sarei dovuto tornare molto tempo prima.

O forse non me ne sarei mai dovuto andare.»

 

 

 

Parole sussurrate alla pioggia.

                  Parole che non sarebbero mai giunte alle orecchie della persona a cui erano rivolte.
   
 
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