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Autore: B Rabbit    30/11/2012    1 recensioni
La realtà mi aggredisce, incrinando la mia vita composta di sogni.
La mia vita, bianca e diafana come la Luna.
La mia vita, illuminata da una ragione dalle sfumature vermiglie.
La mia vita, colorata dalla tua sola esistenza, essenziale come il Sole per la Luna.
La mia vita, felice solo grazie al tuo calore, al tuo amore.
Solo grazie a te.
«Lavi…»
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Rabi/Lavi, Un po' tutti | Coppie: Rabi/Allen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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¬Wish Your Life















Spavento. Paura. Terrore.
Emozioni malsane vorticano nella mia mente.
I tremori prepotenti invadono il mio corpo, violandolo.
I battiti sconnessi del mio cuore riecheggiano con forza nel petto, ferendolo.
La realtà mi aggredisce, incrinando la mia vita composta di sogni.
La mia vita, bianca e diafana come la Luna.
La mia vita, illuminata da una ragione dalle sfumature vermiglie.
La mia vita, colorata dalla tua sola esistenza,
essenziale come il Sole per la Luna.
La mia vita, felice solo grazie al tuo calore, al tuo amore.
Solo grazie a te.
«Lavi…»





La città si era destata già da qualche ora, mattiniera come sempre, risvegliando le risate dei bambini, accompagnate dalle grida delle mamme troppo apprensive che, guardando i propri figli, si lascian sfuggire sorrisi di dolcezza, tradendo così quella finta aria arrabbiata.
Si innalzavano già nel cielo il tintinnare delle campanelle, bronzee o dorate, appese alle porte delle piccole e variopinte botteghe, i saluti ciclici tra cliente e negoziante, e l’odore del pane o dei dolci novelli che sbocciava ogni volta che si schiudevano le porte.

Quest’aria pacifica e disinvolta, consueto per gli abitanti, contrastava con il mondo esterno, piegato da una volontà distorta, animata dalla distruzione, e ferito da creature che l’incapace mente umana non immagina. Contrastava con una storia, nata tra il bianco di una stanza e destinata a finire, schiacciata dalla realtà, destinata a sfiorire, come una rosa che perde i suoi purpurei petali.

«Conte…»
Un ragazzo dai capelli bianchi era poggiato ad un muro in cerca di sostegno.
Tremava, spossato, e teneva stretto il braccio sinistro, turbato da un strano fenomeno.
L’arto brillava e si apriva in lunghi fasci, come le ali spiegate di un uccello pronto a volare.
Libero. Ciò che lui non era.
Nonostante la stanchezza, il ragazzo si alzò, e stringendo la spalla sinistra con la mano, guardò lo strano signore di fronte a lui, avvolto da un largo cappotto, il volto celato da una maschera bizzarra e sorridente.
«Quattordicesimo»
Il Conte fece un passo in avanti, il suono che riecheggiava nell’albino come le lancette di un orologio immaginario che scandivano il poco tempo rimanente e l’avanzare della crescente paura.
Il ragazzo si morse il labbro inferiore e guardò il cielo sereno.
Nessuna traccia di Timcanpy.
Cos’era successo?
L’albino si guardò alle spalle.
L’Apokryphos sarebbe presto arrivato.
L’attenzione dell’esorcista fu catturata dal Tempo che avanzò, ancora e ancora, la testa piegata di lato, il grande sorriso digrignato quasi si stesse sbeffeggiando del ragazzo, il grande cilindro nero e gli occhialini, dove il povero maledetto si ritrovava, terrorizzato.
«Quattordicesimo»
L’esorcista fece un passo indietro, deglutendo, mandando giù una bestemmia.
Se sarebbe scappato, avrebbe abbandonato Kanda e Johnny, tradendo i loro sacrifici.
Se sarebbe rimasto un secondo di più, l’Apokryphos lo avrebbe catturato.
Dannazione
Un varco nero dalle lievi sfumature ametista comparve sul mattonato della strada alle spalle dell’albino, liberando un frammento scuro contornato da cocci di dimensioni più piccole dal colore viola, da cui brillava un “?” scarlatto.
«Ti abbiamo trovato, eh?»
Il ragazzo si voltò.
Dalla scheggia color pece uscì fuori un uomo dai capelli corvini, alto e dal busto definito, intravedibile da una lunga veste bianca aperta che gli cingeva i fianchi, rivelando i neri e lucidi pantaloni attillati.
Poggiandosi al muro, il Noah alzò lo sguardo, salutando il ragazzo con un gesto della mano.
«Yo, serve un aiuto?»
Un altro gate si aprì alle spalle del Lord da cui uscirono due individui, un uomo alto dal viso scavato e i lineamenti duri, contornati da due ciocche nere e lisce, l’altro dai lineamenti definiti e i capelli lunghi, legati da più lacci, e rasi ai lati della testa, una frangia convergente che gli celava la fronte.
«Non mi pare di avervi chiamato»
L’albino sorrise sforzato, una patina di sudore che gli imperlava la fronte.
Joyd sospirò e mosse la mano verso l’esterno.
«E dai, non essere acido. Dopo tutto questo tempo che non ci vediamo»
«Un giorno»
Tyki incrocio le braccia e si allontanò da muro.
«Shounen, ora tu verrai con noi»
Il quarto apostolo avanzò di un passo e, alzando il braccio destro, schiuse la mano, le dita protese in avanti.
Allen sgranò gli occhi.
Il suo corpo si irrigidì, la schiena ritta e ferma mentre il braccio destro scivolava giù, abbandonando quello sinistro.
Era lì immobile, stregato da qualche sortilegio misterioso, fermo come una bambola di legno che aspettava il suo salvatore e carnefice, il burattinaio.
Il Conte avanzò verso di lui, lo sguardo basso e i passi scanditi dai deboli echi.
«Quattordicesimo… ♥»
Il Lord allungò la grande mano guantata verso l’esorcista e lo afferrò per il collo, sollevandolo dal terreno.
Il ragazzo boccheggiò a causa della morsa sempre più stretta, percepiva le pulsazioni assordanti del collo e una strana sensazione salirgli verso la testa.
«Se verrai con noi, salveremo i tuoi compagni dall’ entità nascosta, l’Apokryphos ♥»
Adam avvicinò l’esorcista a sé, i loro volti si sfiorarono e i loro riflessi si scambiarono negli occhi reciprochi, chi spaventati, chi decisi ed estasiati.
«Inoltre, potrai rincontrare lui ♥»
Allen sgranò gli occhi.
Lui…?
L’esorcista schiuse le labbra, le parole faticavano ad uscire, imprigionate nella gola.
« Co-cosa… cosa c’entra… lui? Cosa… cosa gli hai fatto!?»
Il primo apostolo allentò la presa, lasciando il ragazzo e, rivolgendosi a Desires, gli ordinò di liberare l’albino.
«Se-gre-to ♥»
Con uno schiocco di dita, il gate alle spalle del maledetto si incrinò, scomparendo in mille luci scure.
Il Conte si voltò e si diresse verso l’unico varco ancora aperto.
« Avanti, Allen Walker ♥♥»
Il ragazzo tremò, e poggiandosi con la spalla al muro, diede un pugno sui mattoni, incrinandoli.

« …Dannazione… »







Buio.
Solo questo mi circonda.
Mi sento strano, lo stomaco mi duole, si contorce.
Ho paura di aprire gli occhi.
Provo terrore nell’immaginare.
Ti prego, Signore, fa che non ricapiti più.
Fa che lui non diventi un giocattolo di quei reietti che ti odiano.
Fa che non sia qui, davanti a me.
Dio, Padre per cui combatto, dammi il coraggio di scoprire l’avvenire che mi aspetta.




Aprì gli occhi. Gli zaffiri si bagnarono di luce.
Davanti a lui, uno scenario familiare, bianco come la neve pura, non ancora contaminato dall’uomo.
Quel paesaggio, quelle case semplici e belle dalla costruzione elementare erano simili e uguali alle sue, a quei piccoli nascondigli dove si incontrava con lui, in quelle pareti dove nascevano e perivano i loro baci, le loro carezze, la loro passione.
Eppure, nonostante fosse così simile, priva di una qualsiasi diversità, quella non era la sua arca.
Era solo una copia, nata dal download del Conte, priva dell’ultimo ricordo del Quattordicesimo.
L’albino si guardò intorno, osservando porte, finestre o angoli, in cerca dei Noah, in cerca di lui, ma niente, era solo, perso nella monocromia tediosa.
Fece qualche passo in avanti un po’ titubante, il muro bianco che gli graffiava la pelle a causa della vicinanza.
Era stanco, spossato.
Le palpebre scivolavano giù, lentamente.
Se non fosse per il luogo e per la paura che ancora albergava in lui, l’albino scambierebbe tutto quello che era avvenuto per un sogno e che il ricordo non fosse altro che un brutto gioco della sua immaginazione.
Posando la mano sul muro, Allen alzò gli occhi al cielo, sorridendo all’azzurro.
Ora che ci pensava, non aveva mai visto scendere la notte nell’arca.
Chissà se il Sole si spegneva, lasciando il posto alla propria compagna e alle sue sorelle, piccole luci che davano vita al firmamento.
Chissà se anche lì, in quel luogo millenario, l’immutabile tramonto scendeva con la morte del Sole, meraviglioso e purpureo come non mai.
Come lui.
Un ritmo scandito di passi catturò l’attenzione del quindicenne, risvegliandolo dai suoi pensieri.
Un ragazzo solitario avanzava verso di lui, lo sguardo proteso in avanti, i capelli che gli celavano la fronte diafana.
Il cuore dell’albino perse un battito.
Non può essere…
Allen fece qualche passo in avanti, incerto.
Gli occhi sbarrati, increduli, guardavano il viso del ragazzo, scivolando giù per i suoi lineamenti.
La mano tremante, quasi scossa dalla paura del tatto, si avvicinò al volto del giovane, sfiorandogli appena la pelle.
Non era un sogno, non era un’illusione. Era lì.
Allen schiuse le labbra, gli occhi che brillavano.
«La…vi?»
Il ragazzo posò il palmo sul viso del diciottenne, rabbrividendo lievemente per il freddo calore del contatto.
Nessuna soave emozione rallegrava il viso del diciottenne, pallido e inerte.
Nessuna piccola gioia illuminava il suo occhio, apatico e di uno smeraldo spento.
Incredulo, Allen posò le mani sulle spalle del rosso e le strinse leggermente, scrollandolo appena.
Ma niente, Lavi era impassibile. Estraneo alla sua presenza.
Come quella volta.
«E’ inutile, inutile»
L’esorcista alzò lo sguardo.
Appollaiato sul tetto di una casa vicina, Freeda fissava i due ragazzi con un fastidioso sorriso sulle labbra.
Il ragazzo si morse il labbro inferiore, corrugando la fronte bianca.
«Shounen, non ti può ascoltare»
Appoggiato al muro, Tyki guardava a terra con le braccia conserte, incurante dello sguardo dell’albino.
«Cosa gli avete fatto!?»
Il ragazzo digrignò i denti, frapponendosi tra Lavi e i Noah.
«Niente, Allen Walker ♥»
L’esorcista si voltò.
Un uomo si avvicinò lento al rosso, posando una mano sulla sua spalla.
«Lo abbiamo solo “modificato” ♥»
Allen sgranò gli occhi, terrorizzato.
«Modificato…?»
Con dei lievi movimenti del capo, l’uomo annuì, togliendosi il cilindro nero, costellato da spire di rose blu.
«Si, modificato, come i miei sciagurati Akuma ♥»
Adam aprì gli occhi, rivelando due topazi dalla spaventosa luce dorata.
Il ragazzo fece un passo indietro, mosso dall’istinto.
Modificato
Quella parola, nonostante fosse un mucchio di segni astratti, inventati dalla mente umana, vorticava nella sua mente, confondendola, dilaniando il cuore, ferendolo.
L’albino si portò una mano alla fronte contratta, celando gli occhi terrorizzati.
Doveva fare qualcosa, salvare Lavi e portarlo via da quei pazzi, ma una morsa gli strinse all’improvviso la spalla sinistra, facendolo sussultare.
«Piccolo, ora tu verrai con noi, che ti piaccia o no»
E con un movimento veloce della mano, Joyd lanciò il ragazzo contro il muro, incastonandolo nell’ incavo della parete creatosi per l’urto.
Allen tossì, sputando sangue sul terreno e, lentamente, si alzò, barcollando appena, sfiorandosi la testa dolente con la mano.
«Credete che mi arrenda così facilmente?»
Pulendosi con il dorso della mano il rivolo di sangue che gli segnava l’angolo della bocca, il quindicenne strinse con forza il polso della sinistra mentre una veste bianca lo abbracciava, cingendogli le braccia.
L’arto si illuminò, trasformandosi in opera divina dalla lama grande e larga, percorsa da linee verdi che, unite, formarono una croce.
Con un movimento veloce del braccio, il ragazzo lanciò la spada verso Lavi, pregando nella riuscita dell’esorcismo, ma la lama fu bloccata dall’antitesi del Conte.
«Non è così facile, mio caro…»
Afferrando l’elsa della spada Divina, Adam lanciò l’arma verso il proprietario, guardando il ragazzo negli occhi.
«…Ti consiglio di non farlo mai più ♥»
Il primo apostolo si ripulì il cilindro dalla sottile patina di polvere, per poi posandoselo sul capo.
«Morirebbe»
L’albino sgranò gli occhi.
Morire…?
Con un colpo di reni, Freeda saltò giù dal tetto dell’abitazione bianca, atterrando con leggiadra sul mattonato grigio.
«Si, morire»
Il sesto apostolo si avvicinò verso il tramonto incatenato con un sorriso e, prendendogli il mento tra l’indice e il pollice, posò la guancia contro la sua.
«Per mano mia, caro Quattordicesimo»
L’albino aggrottò le sopracciglia e strinse il pugno con forza, senza lasciare il custode della memory con lo sguardo.
«Io sono il sesto Noah, Freeda, la corrosione»
E detto questo, posò la punta della lingua sul viso pallido del rosso e gli morse la guancia, tirandogli appena la pelle.
«Brutto bastardo…»
Allen afferrò saldamente Crow Clow e scattò in avanti, gli occhi intrisi di ira e frustrazione.
Alzando il braccio verso l’alto, il ragazzo scagliò un fendente verticale, ma Freeda lo evitò, indietreggiando.
L’albino fece un passo in avanti, pronto a scoccare un altro colpo, ma qualcosa lo fermò.
Ancora
L’esorcista si voltò, incontrando lo sguardo compiaciuto del quarto Noah.
«Quattordicesimo, non farai di certo i tuoi comodi»
Un sorriso malsano si disegnò sul volto contratto dell’uomo mentre delle ciocche ricadevano sulle stigmati, celandole appena.
Avvicinandosi al quindicenne, Freeda si chinò verso il ragazzo e sorrise, fissandolo negli occhi.
«Come siamo sprovveduti»
Allen digrignò i denti, trattenendo una bestemmia.
Dei battiti di mani attirarono l’attenzione di tutti, riportando l’ordine nell’Arca.
«Signori miei, non siamo mica qui per combattere»
Adam fece qualche passo in avanti, accostandosi all’esorcista.
«Allen Walker, forse faresti bene a venire con noi»
Il ragazzo si voltò verso il Conte, incontrando i suoi occhi dorati, freddi e penetranti.
Prima di poter replicare qualcosa, il primo apostolo oscillò l’indice, calando il cilindro sui topazi.
«Mio caro pierrot, il tuo amico non può essere salvato dalla sporca Innocence»
Il Millennio fece una pausa, guardando il figlio del tramonto.
«Perirebbe soltanto, come un cane»
Allen sussultò, abbassando lo sguardo, terrorizzato.
Freeda annuì, indietreggiando appena.
«E questo solo grazie a me»
L’albino sollevò lo sguardo e sgranò gli occhi.
Dalla bocca del Noah scivolò fuori una lingua lunga, segnata da rughe e increspature, costellata da varie sfere simili a bulbi oculari.
Freeda, sorridendo, ritrasse la lingua, accarezzandosi il labbro inferiore con l’indice.
«Ho impiantato i miei parassiti al suo interno»
Il quindicenne si morse il labbro tra i canini, tormentandolo.
«Ah, il suo sguardo era magnifico… respirava a fatica, sai? Delle gocce di sudore gli bagnavano il viso contratto dal dolore… e le guance, aah, erano così rosse…»
I canini affondarono nella carne, sempre più a fondo, ignorando il dolore e il sapore metallico del sangue che si insinuava nella bocca.
Tyki guardò l’esorcista, sorridendo estasiato. Sentiva l’odore del liquido scarlatto stuzzicarli le narici, la fantastica sensazione del sangue che colava, caldo, bagnandogli la pelle.
«Shounen… non vivrà a lungo Benda-kun»
Joyd posò una mano sulla spalla rigida dell’albino e gliela strinse, costringendolo a voltarsi.
«I parassiti di Freeda lo divoreranno dall’interno, lentamente»
Gli occhi dorati del Noah del piacere si specchiarono negli zaffirini, instillando terrore e disperazione nelle membra dell’albino.
«E non solo il suo corpo, ma anche i suoi sentimenti, le sue emozioni. Tutto»
Allen boccheggiò, spalancando gli occhi.
«Le senti? Le urla di lui non ti raggiungono? Non ti solleticano le orecchie?»
Il moro avvicinò le labbra al viso del giovane e gli accarezzò il lobo con la punta del naso, inarcando la bocca in un sorriso compiaciuto.
«Allen, rimarrai solo ~ ♥ »
L’attenzione di Tyki fu catturata dalla lenta scesa di una lacrima, giù per la guancia dell’esorcista, e sorrise, strappandogli via quella goccia con la punta della lingua.
«Vieni via con noi, Quattordicesimo»
Il moro posò l’indice sulla guancia umida del ragazzo e gliel’accarezzò, scendendo lentamente, fino ad arrivare al mento che lo afferrò con le dita, avvicinandolo al proprio viso.
«E’ la sua unica salvezza»
Allen scostò il viso dal volto del Noah e serrò gli occhi, cacciando via le lacrime.
«E’… davvero l’unico modo?»
Joyd sorrise, lasciando il mento del quindicenne.
«Si, con la vostra Innocence lo uccidereste soltanto, i parassiti possono essere rimossi solo da Freeda»
Il giovane maledetto strinse il pugno con forza e alzò il viso, guardando Adam negli occhi, e fece qualche passo in avanti, lentamente, come un condannato che si dirigeva al patibolo, disattivando l’Innocence.
«Verrò con lei, Conte»
L’uomo sorrise, estasiato, ed aprì il braccio destro, posandolo sulle spalle dell’esorcista, accogliendolo nella sua futura famiglia.
«Hai fatto la scelta migliore ♥»
Il ragazzo abbassò lievemente lo sguardo, tormentandosi la pelle del palmo destro con le unghie.
«Però… dovrete prima curare Lavi…»
Il Lord annuì, alzando appena il cappello nero.
«Come volete»
Il signore del Tempo guardò il sesto apostolo che, annuendo, posò una mano sul petto del guercio.
Inspirando profondamente, Freeda chiuse gli occhi e premette la mano contro il torace del diciottenne, facendo sprofondare il palmo all'interno del corpo di Lavi, estraendola poco dopo, stringendo nella mano dei piccoli esseri malformati, costellati da mille occhi che saettavano in tutte le direzioni, come impazziti, catturando ogni particolare, sondando ogni punto dell’arca.
Serrando la mano, il sesto apostolo distrusse i parassiti, gettandoli a terra con un movimento del braccio.
«Ecco fatto, Conte»
Adam sorrise, chiudendo gli occhi, e si voltò, dirigendosi verso un portone nero dal legno lucente.
«Se volete, potete salutarlo per l’ultima volta, Allen Walker»
Il ragazzo guardò l’uomo, scrutando la sua schiena allontanarsi, per poi posare lo sguardo su Lavi, seduto a terra con la schiena poggiata alla parete, inerme, portato precedentemente da Cheryl.
Allen fece qualche passo in avanti, sorridendo triste.
«Sai, quando scappai dall’Ordine, desiderai con tutto me stesso una nuova vita, in cui ti avrei conosciuto e, insieme, avremo pensato agli Akuma, ai Noah e agli esorcisti come protagonisti di una favola gotica, nata dal desiderio di spaventare e impressione i futuri lettori»
Allen si inginocchiò, scostando appena con la mano alcune ciocche scarlatte che celavano il volto pallido del ragazzo.
«Lo speravo davvero»
Il quindicenne accarezzò la guancia fredda dell’altro con il dorso della mano, scendendo lentamente per i suoi lineamenti, memorizzando la morbidezza sulle sue dita, imprimendo la sensazione sulla sua pelle.
«Questo desiderio mi confortava durante le notti buie passate nei vicoli delle città, solo ed esule, come il maledetto che sono»
Con delicatezza, il ragazzo fece scivolare l’indice sul mento di Lavi, salendo su.
«Qualcuno, tempo fa, mi disse di non prendere decisioni pazze, ignorando i sentimenti altrui, perché… così li avrei solamente feriti di più»
Allen sorrise amareggiato, scostando la mano dal volto diafano di Lavi.
«Credo che quella persona mi picchierebbe adesso…»
Abbassò lo sguardo, accarezzandosi le ciocche bianche.
«Però… io…»
Allen si morse il labbro, serrando gli occhi.
«Lavi, io… ti amo, e avrei tanto voluto stare con te, per sempre. Non mi importa dove o come, mi sarebbe bastato saperti accanto. L’ho desiderato tante di quelle volte che, forse, Dio si è annoiato delle mie preghiere, e mi ha abbandonato…»
Lentamente, Allen avvicinò il viso a quello dell’altro, ma si fermò, guardandolo con un sorriso.
«Spero di scomparire dai tuoi ricordi, voglio che mi dimentichi. Non voglio che tu soffra per una mia scelta. Non mi interessa… sapere che sarò l’unico a ricordare quei momenti…»
Aiutandosi con una spinta delle mani, l’albino si alzò, allontanandosi con lo sguardo basso.
Sospirò, stringendo il pugno.
«Bye bye, baka Usagi…»
Fece qualche passo in avanti, il tocco delle scarpe sui mattoni che scandivano i suoi ultimi attimi.

Allen
Il ragazzo sgranò gli occhi, cadendo sulle proprie gambe.
Cos’è…?
La mano nera si posò sul petto, tremante, stringendo fra le dita la candida camicia.
Fa caldo…
Allen si accasciò a terra, ansimante, vomitando sangue.
Il mio corpo… e come se si stesse sgretolando…
«Piccolo?»
Tyki si avvicinò verso l’albino, inginocchiandosi al suo fianco.
Lentamente, il chiarore della pelle del ragazzo fu divorato dal grigio cenere che avanzò, veloce, avvolgendogli il corpo.
Joyd allungò la mano verso l’addome dell’esorcista, ma si fermò, sgranando gli occhi.
Il portoghese ansimò, prendendosi la testa tra i palmi, ed inarcò la schiena, sofferente.
«La testa…»
Cheryl si avvicinò al fratello, spaventato.
«Tyki?»
Il moro annaspò in cerca di aria, poggiando la fronte imperlata di sudore sulle ginocchia.
«La testa… mi si spacca… mi si spacca!»
Freeda cadde a terra, esanime, seguito da Cheryl, che si inginocchiò, sopraffatto da una forza impercettibile.
«Non può essere…»
Adam guardò la scena, spaventato, facendo un passo in avanti.
Con fatica, l’esorcista si alzò, barcollando, e si portò una mano fra i capelli, scostandoseli dalla fronte sudata.
«Ohayo, fratello»
Il ragazzo sorrise, una leggera soddisfazione che gli illuminava gli occhi, ora dorati, e si specchiò nei topazi del Conte.
Il moro gemette, serrando gli occhi con forza, come se il nero delle palpebre potesse attenuare il dolore.
«Sembra che la mia presenza vi dia ancora problemi, fratelli»
Allen avanzò, i suoi passi che risuonavano nell’aria, scanditi dalla sua sicurezza.
«Quattordicesimo…»
Dei barlumi dalle sfumature smeraldo ricoprirono il braccio nero del ragazzo, illuminandolo.
Stringendo il polso sinistro, il giovane estrasse la spada Divina dal proprio corpo, facendola vibrare nell’aria.
«E’ uguale alla mia vecchia spada… ricordi, fratello?»
Neah sorrise, socchiudendo gli occhi.
«Anche Dio vuole la tua disfatta»
Piegando le gambe, il Noah scattò in avanti, bramoso dello scarlatto liquido, desideroso delle sofferenti grida.
Alzando il braccio, il quindicenne scoccò un fendente verticale, ma Adam lo schivò, balzando all’indietro.
Il ragazzo fece scivolare il piede destro sul lastricato e scattò nuovamente in avanti, dandosi una spinta con le gambe.
«Quattordicesimo…»
Adam afferrò saldamente l’elsa della propria spada e parò un colpo dell’avversario, unendo così le loro lame.
«Perché vuoi uccidermi…?»
Neah si specchiò negli occhi topazio del Conte e sorrise, amareggiato, avvicinando il viso al filo delle loro lame.
«Per salvarti dalla tua pazzia»
Con un balzo all’indietro, il ragazzo arretrò, posandosi la lama sulla spalla.
Il Conte si rialzò, abbassando il braccio destro.
«…Salvarmi?»
Neah annuì, piegando la testa di lato.
«Prima amavi questo mondo, volevi proteggerlo»
Il quindicenne si piegò, flettendo le gambe e portando il braccio all’indietro.
«Ma ora, invece, vuoi solo distruggerlo»
Il ragazzo saettò in avanti, scagliando un fendente orizzontale, prontamente parato dal Millennio.
«Ti dissi che sarei stato sempre con te, che ti avrei appoggiato»
Con dei movimenti veloci del braccio, Neah scoccò altri colpi, orizzontali e verticali, cozzando ripetitivamente contro la spada di Adam.
«Ma dopo quello… ma dopo che Mana-»
Stringendo fortemente l’elsa dell’arma, il Conte allontanò il Noah con un movimento della spada, sbilanciandolo.
«Zitto…»
Il Tempo scattò in avanti ed alzò il braccio, fendendo l’aria verticalmente, trovando la lama di Neah a fermarlo.
«No»
Facendo pressione con la lama, l’albino fece indietreggiare Adam ed abbassò il braccio, guardandolo.
«Non tornerò più, fratello, e non ti permetterò di trascinare “Allen” via con te»
Posando la punta dell’arma sulla spalla, Neah chiuse gli occhi, trasformando la spada nel braccio sinistro di Dio.
«Se lo farai, potrei anche decidere di morire»
Adam sgranò gli occhi ed abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore.
«Io… io voglio stare insieme a te»
Lentamente, il ragazzo si accostò a Lavi, inginocchiandosi vicino a lui.
«Quel tempo è morto, fratello»
L’albino sorrise, triste, e socchiuse gli occhi, accarezzando le ciocche vermiglie del diciottenne.
«Dovresti averlo ormai capito…»
Il primo apostolo strinse il pugno con forza, ferendosi il palmo con le unghie che, lentamente, affondarono nella pelle, imperterrite, ignorando il dolore.
«Vattene…»
Neah abbassò lo sguardo e si alzò, dandosi una spinta con le gambe.
«Se uscirai da quella porta laggiù, vicina ai gradini, ti ritroverai in un paesino dell’Europa del Nord»
Cingendosi le spalle con il braccio del rosso e posando la mano libera sul bacino dell’altro, Neah sollevò Lavi dal mattonato, caricandoselo sopra.
«Fa freddo lì… soprattutto in questa stagione»
Lentamente, il ragazzo si avvicinò alla grande porta in palissandro e, posando la mano sinistra sul pomello dorato, l’aprì, facendola scricchiolare appena.
«E’ dicembre, infondo…»
Neah sorrise e si voltò verso il fratello.
«Grazie, ***»

La porta si chiuse, gemente, separando definitivamente i due Noah.
«… Stupido»



Il blu scuro della notte aveva abbracciato il cielo già da qualche ora, portando con se la calma e il silenzio.
Poche stelle brillavano nel firmamento, celate dalle nuvole avverse che le nascondevano, gelose della loro luce.
La luna, però, si difendeva dalla loro ombra, dilaniando i loro corpi soffici con i suoi evanescenti raggi, dono del suo compagno, il sole.
Con timidezza, le lacrime del cielo incominciarono a cadere sulla terra, prendendo forma indefinita, bianca e fragile.
Una mano si protese in avanti, schiudendo le dita, curiosa di quella morbidezza che, lentamente, si posò sulla sua pelle, sciogliendosi in una perla fredda.
La mano, rigida a causa del gelo, si chiuse, allontanandosi dal cielo.
«Che bellissima notte»
Il ragazzo sorrise, guardando stancamente la volta celeste, infinita e magnifica.
Sospirò, ammirando le piccole luci delle stelle.
«Hai ragione»
L’albino sbarrò gli occhi, abbassando lo sguardo.
Con la testa poggiata sulle gambe di Allen, il rosso sorrise, notando le guance dell’altro tingersi di porpora.
«Lavi…»
Il ragazzo alzò il braccio debolmente, sfiorando il viso dell’albino con il dorso della mano.
«Buonasera»
Allen serrò gli occhi, pregando le lacrime di non uscire, ma loro, disubbidienti, scivolarono via dai suoi occhi.
Aiutandosi con una spinta della mano, il diciottenne si alzò e prese tra i palmi il volto dell’altro, posando la fronte sulla sua.
«Sumimasen»
L’albino singhiozzò, stringendo tra le mani l’uniforme dell’altro.
«Baka…baka…»
Lavi sorrise, accarezzando la guancia umida del quindicenne.
«Sumimasen»
Allen si lasciò sfuggire un singhiozzo sommesso ed aprì gli occhi, commuovendosi notando il roseo viso dell’altro, illuminato dal bagliore smeraldo, rinato come l’uccello leggendario dalle piume fiammanti.
«Baka Usagi…»
Abbassando leggermente il viso, l’albino andò in cerca delle labbra del compagno, arrossendo appena dopo averle unite con le sue.
Lavi sorrise, senza spezzare quel bacio delicato, e morse il labbro inferiore dell’albino, accarezzardoglielo con la punta della lingua.
Allen sospirò, solleticando la pelle del diciottenne con il proprio respiro delicato, e chiuse gli occhi.
Le mani del ragazzo salirono su, bramose di calore, ed accarezzarono il collo di Lavi con movimenti leggeri e dolci.
Il guercio sospirò, percependo i tocchi leggiadri di Allen e, lentamente, schiuse le labbra dell’altro con la lingua, incontrando quella dell’albino.
Il giovane arrossì ancora, il suo volto che si bagnò di vermiglio, e cinse il collo dell’altro con le braccia tremanti, chiudendo gli occhi.
La lingua del ragazzo salì e discese con movimenti circolari, lenti, mischiando il proprio sapore con quello dell’altro, unendo le loro salive che, pigramente, scivolavano giù delle loro labbra.
Sussultando, il quindicenne serrò gli occhi, allontanando le mani dal collo di Lavi e stringendo le ciocche scarlatte tra le dita, in cerca di sostegno.
Il diciottenne allontanò la propria lingua, legata ancora a quella dell’albino da un filo trasparente, ed abbassò il viso, posando le labbra umide sul collo diafano del ragazzo che sussultò per il suo tocco.
Allen ansimò, in cerca di aria, tremando per le carezze umettate del rosso.
«L… Lavi…!»
La punta della lingua del guercio scese giù, lentamente, fino a toccare la stoffa della camicia dove le labbra si schiusero, succhiando delicatamente la pelle candida del ragazzo.
«… Ti amo… Lavi»
Il rosso inarcò le labbra in un sorrise ed alzò il viso, osservando cadere le perle cristalline lungo le guance porpora di Allen.
«Anch’io»
Con delicatezza, Lavi abbassò il viso sul volto del giovane, catturando una lacrima con le labbra.
«Vorrei… vorrei rimanere con te, per sempre»
Il guercio sorrise amaramente, e portando le mani fra le ciocche bianche, strinse Allen al petto, accarezzandogli i capelli.
«Anch’io»
Il ragazzo gemette lievemente, stringendo tra le mani l’uniforme del compagno.
«Lo vorrei tanto…»
Lavi abbassò lo sguardo, cullando il giovane con la propria voce e con i propri battiti.
«Anch’io»
Posando con dolcezza le labbra sulle ciocche chiare, il ragazzo chiuse gli occhi, stringendo a sé l’albino.
«Dobbiamo avere fede in quel Dio per cui combattiamo, per cui soffriamo, per cui moriamo »
Perché, forse, alla fine di questa guerra ci ricompenserà.
Con la libertà che abbiamo sempre agonizzato.

«Ti amo Allen, e ti amerò per sempre»
Anche se non dovessimo più rivederci.

















*seduta su un Timcanpy obeso*
A tutte le fangirl che attendono con ansia il fantomatico capitolo 217, io dedico questa ff!!!
...
Ma che cavolo ho scritto? ç_ç
Mio Dio, per chi ha già letto alcune mie fic, sa che non ho MAI scritto robe come... come... la parte finale intendo!!!
Ho paura, ho scritto delle cacchiate!!! ç_ç
Chiedo venia!!! T^T
Spero che vi piaccia un tantinello... così così, piccolo piccolo...
Ok, sto delirando >->
Vi lascio gente! T^T
Ah, per il titolo... vedete le lettere sottolineate? Unitele, uscirà fuori "hue", "sfumatura", ciò che Lavi è per la vita di Allen.
P.S. Nel manga, Allen dovrebbe avere 16 anni e Lavi (forse) 19, ma siccome Hoshino non l'ha specificato, ho preferito lasciare le età standard.
P.P.S. So che Allen non ha gli occhi azzurri, ma grigi, però... bu, mi andava di farglieli azzurri XD Sono scema e matta, lo so.
P.P.P.S. Ho paura di essere andata OOC con Freeda e Cheryl... al massimo lo sarò in futuro, quando Hoshino li caratterizzerà meglio XD


  
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