ANCHE LE
FIABE NASCONDONO DOLORE
Sapete che cosa sono le fiabe?si quelle
storielle dove il mondo è rosa e tutto è perfetto,dove esistono sempre dei
bellissimi principi azzurri che salvano le loro principesse dalle streghe
cattive e dove la storia finisce con lo stesso identico LIETO FINE.
Anch’io da piccola come tutte le comuni
bambine credevo alle fiabe e sognavo che un giorno ci sarebbe stato il mio
principe azzurro che mi avrebbe salvata e che poi ci saremmo sposati vivendo
per sempre felici e contenti e che io non sarei mai rimasta sola. Ma la realtà
è ben diversa dai sogni e dai desideri e questo l’ho capito a mie spese.
Avete mai avuto la netta convinzione che
non sareste mai rimasti soli?che parenti ed amici non vi avrebbero mai
abbandonato?ecco io l’ho sempre pensato. Sono cresciuta credendo in questo
forse troppo infantile pensiero. Ed invece anche questa mia unica certezza si era frantumata
in mille pezzi. Proprio io che credevo tanto nell’affetto e nell’amore della
famiglia e dell’amicizia ora non ho avevo più nessuno.
I miei genitori e i miei nonni materni
erano partiti per una vacanza affidandomi la casa circa 1 mese fa ed io non ero
potuta andare per via dei numerosi compiti in classe che si devono sostenere
alla fine della 3°liceo.
Ma quando ho accolto l a notizia con grande
gioia, poiché ripetevo sempre ai miei che si dovevano prendere un periodo di
riposo dal lavoro, non mi sarei mai aspettata che la mia felicità si sarebbe
tramutata nel mio peggiore incubo.
Ma tornando a raccontarvi di come la mia
vita è stata sconvolta nel giro di poche settimane, riprendo dicendo che i miei
parenti erano appunto partiti per questo viaggio ed io dopo qualche settimana
che non facevo altro che studiare decisi di andare a trovarli per fargli una
sorpresa e un po’ anche per riposarmi.
Una volta giunta all’hotel dove
alloggiavano chiesi alla reception il numero della stanza e salii al 2°piano.
Bussai alla porta della camera ma non
rispose nessuno, solo allora mi accorsi che era leggermente socchiusa.
Entrai guardandomi intorno e apprezzando il
buon gusto con cui avevano arredato l’ambiente:c’era un letto matrimoniale che
risaltava al centro della stanza formato da uno spazioso materasso e dalle
leggere lenzuola di seta azzurra ottime per il caldo che faceva in quel
periodo, due comodini in legno chiaro posti ai due lati del letto, una grande
finestra da cui si poteva ammirare il panorama, un ampio armadio dello stesso
colore ed anche una piccola poltrona posizionata accanto alla finestra…si
davvero una bella stanza,molto accogliente.
Osservando distrattamente uno dei due
comodini mi accorsi di un particolare che prima non avevo notato, c’era una
busta,che probabilmente conteneva una lettera,che però non era stata spedita.
La presi in mano e lessi l’indirizzo: era
destinata a me.
La aprii e cominciai a leggere.
Più leggevo e + tutto mi sembrava sempre
più irreale.
La lettera era stata scritta da mio padre e
diceva che la mamma e i nonni avevano avuto un incidente stradale mentre
andavano a fare spese in città e che lui non era andato con loro perché doveva
svolgere altre commissioni.
Mi dava poi le indicazioni per raggiungere
l’ospedale e mise dentro un biglietto perché prendessi l’autobus.
Ma quello che non riuscii a capire era
perché non me l’aveva mandata. Dopotutto avevo il diritto di sapere.
Ma non rimasi lì riflettere perché corsi
immediatamente fuori dall’hotel e presi il primo autobus che mi avrebbe portato
all’ospedale.
Dopo circa un quarto d’ora ero arrivata.
Scesi e raggiunsi con non poche difficoltà la stanza dove stavano operando i
miei.
Lì vi trovai mio padre che appena mi vide
assunse un’aria stupita per poi correre verso di me e abbracciarmi.
“Tesoro che ci fai qui?aspetta…per caso hai
letto la lettera non è così?oh mi dispiace non avertela spedita ma non ne ho
avuto il coraggio”
“come stanno?”
“non so ancora niente, è da circa 4 ore che
stanno operando la mamma e il nonno ed i-“
“la mamma e il nonno?e la…la…la non…la
nonna?”
Lui abbassò lo sguardo e mi strinse più
forte a sé sussurrando…
“mi dispiace…non ce l’ha fatta, è morta sul
colpo”
Allora io in un impeto di rabbia e
frustrazione mi sciolsi dall’abbraccio e gli chiesi con voce stranamente calma:
“perché non mi hai avvertito?perchè?”
“scusami te l’ho detto non ne ho avuto il
coraggio” disse avvicinandosi a me ma io ancora una volta mi scansai e
voltandomi verso di lui gli urlai contro:
“MA NON CAPISCI CHE NON HO NEMMENO POTUTO
SALUTARLA UN’ULTIMA VOLTA?”poi abbassando la voce…
“lo sapevi che per me lei era come una
seconda mamma” e poi alzando si nuovo la voce, gli gridai piangendo:
“NON CAPISCI CHE NE AVEVO IL DIRITTO DI
SAPERE?NE AVEVO IL DIRITTO MA TU NON HAI ESITATO A MENTIRMI”
Allora lui mi strinse forte a sé io
inizialmente opposi resistenza ma poi mi lasciai cullare dall’affetto paterno.
“scusate, lei è il signor Reeves?”ci interruppe
il dottore che dall’espressione di mio padre intuii doveva essere il medico che
stava operando la mamma e il nonno.
“si, sono io mi dica come stanno
dottore?”chiese mio padre impaziente.
“beh ecco la signora ha riportato gravi
lesioni sul corpo ma per ora possiamo considerarla fuori pericolo ma l’altro
paziente,abbiamo fatto tutto il possibile ma non ce l’ha fatta…mi dispiace”e se
ne andò.
Dopo quel terribile pomeriggio io e mio
padre andavamo ogni giorno a trovare la mamma che non faceva altro che peggiorare
finché un giorno…mi abbandonò anche lei.
Inutile dire che ero rimasta
sconvolta,stavo perdendo tutta la mia famiglia, ma nonostante tutto non avevo
ancora pianto.
Ora mi rimaneva solo mio padre. Decidemmo
di tornare a casa e di far seppellire la mamma e i nonni nella città in cui
erano nati.
Una mattina,di domenica, stavo riordinando
casa e quando andai nella stanza di mio padre per chiedergli se avesse visto la
mia giacca nera trovai un foglio spiegazzato sopra il letto.
Quando lo vidi rimasi paralizzata,non
un’altra lettera,non poteva essere.
Non la lessi nemmeno, uscii a fare 4
passi cercando di trovare un po’ di
conforto e comprensione almeno nell’aria frizzante che muoveva dolcemente i
miei capelli.
Nei giorni avvenire mi chiusi sempre + in
me stessa perdendo il mio carattere solare che mi contraddistingueva. Così
facendo però persi anche i miei migliori amici che dicevano di capire il mio
stato d’animo ma che non comprendevano il mio drastico cambiamento.
Ed ora eccomi qui che sono andata a vivere
da sola a Los Angeles e ho presentato un esame di ammissione in una delle più
prestigiose università presenti qui.
Tra un paio di giorni mi dovrebbero dire se
sono stata accettata o meno.
Ho deciso di cambiare la mia vita e di
ricominciare.
Ormai sono passati 4 anni da quel giorno in
cui ho perso tutto.
Era ora che ricominciassi a vivere.
DIN DON
“arrivo”
Vado ad aprire la porta e…
“oh ciao amore”dico mentre saluto Jay, il
mio ragazzo.
‘il mio ragazzo?’eh già, dopo tante
disgrazie,ho finalmente trovato l’amore.
“ciao Kat”lui mi chiama sempre così anche
se il mio vero nome è Katia.
“Guarda un po’cos’ho qui?!?”mi dice
sventolandomi una busta davanti.
“che cos’è?”gli chiedo
“è la risposta dall’università,era nella
cassetta della posta”
“che cosa?ma se doveva arrivare tra almeno
un paio di giorni!”
“ed invece è arrivata adesso,su leggi
vediamo che dice”mi esorta ad aprire la busta.
La apro,la leggo con trepidazione e …
“allora?c’è l’hai fatta?”mi chiede
impaziente jay.
Io traggo un profondo respiro e poi
abbracciandolo forte gli comunico quello che c’era scritto nella lettera.
“SI, JAY, CE L’HO FATTA”
Lui allora contraccambia l’abbraccio felice
e mi bacia.
Il giorno dopo telefono ai miei amici e li
informo della notizia.
Eh si mi sono anche fatta degli amici, loro
sono: Katrine,Brian;Dana e Jess.
Katrine è diventata la mia migliore amica e
con lei sono anche riuscita a leggere la lettera di mio padre,si quella che
avevo trovato in camera sua,quella domenica.
Nella lettera diceva che se ne era dovuto
andare via perchè dopo tutto quello che era successo aveva bisogno di cambiare
aria.
Poi si scusava con me per non aver saputo
starmi vicino e dice che spera di rivedermi un giorno.
Beh si può dire che la mia vita si sta
mettendo apposto e anche se quel giorno ho perso tutto ora ho l’affetto di Jay
e dei nostri amici e posso dire di essere finalmente FELICE…come nelle fiabe.
By
LizDreamer