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Autore: Pqzqzy    30/11/2012    1 recensioni
Fino a che punto bisogna immergersi nell'oscurità per poter dar la caccia a ciò che vi si cela?
Cosa bisogna conoscere di quel mondo per non farsi sopraffare da esso?
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con
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La giornata volgeva al termine. Il sole si accingeva a tramontare al di là delle distese innevate che si estendevano tutte intorno alla città. Sulle mure le guardie accendevano i fuochi che le avrebbero protette dal rigore dell'inverno. Per le strade i rumori andavano spegnendosi. Si sentivano in lontananza rimbombare i colpi del garzone del fabbro, che doveva completare il lavoro per il suo maestro entro il giorno seguente. I cittadini serravano le porte e le finestre, sapendo che quella notte la loro vita sarebbe stata in pericolo. Nessuno sapeva a chi sarebbe toccato o quando, ma in quella notte di luna nuova tutti provavano una terribile paura. Molti di loro avrebbero potuto non vedere sorgere il sole del giorno seguente.

Questa è la mia notte, sono stato addestrato fin da quando ho memoria per momenti come questi. Sorrisi guardando le guardie nelle loro luccicanti armature con le loro armi pronte ad essere sguainate ad infondere loro coraggio. Stolti. Ciò che si aggirava tra quelle case non può essere ucciso con del semplice acciaio.

Ero stato mandato per la mia prima missione sul campo in seguito ad alcuni resoconti di misteriose sparizioni all'interno della cittadella. Alcuni uomini erano stati strappati dai loro letti, senza che nessuno vedesse o sentisse niente. Gli altri membri della famiglia non venivano nemmeno svegliati e nè porte nè finestre sembravano arrecare alcun segno di effrazione. Era la mia prima missione, ma ero stato ben addestrato e sapevo come agire.

Mi avvicinai all'ultima delle case nelle quali era sparito un uomo, sulla trentina, padre di due figli. Porte e finestre erano state sprangate. Sul davanzale di una delle finestre era stata accesa una candela come simbolo della speranza che i suoi familiari riponevano nel ritorno a casa del disperso. Illusi. Dovevo entrare in quella casa per scoprire se vi erano alcuni indizi che ad occhi inesperti potevano essere sfuggiti.

Poggiai la mano sulla serratura che scattò senza fare alcun rumore. Per dare la caccia alle creature che si celavano nell'oscurità avevo bisogno di attingere a quelle stesse tenebre che li rendevano così potenti. Presi dal mio zaino due sacchetti perfettamente identici, il primo contenente un potente concentrato di achillea, primula e melissa, il secondo con un estratto di sali giallastro, estremamente difficile da preparare. Presi una manciata della polvere soporifera che per un breve istante si illuminò nella mia mano. Poi la soffiai verso l'interno dell'abitazione, dandole la facoltà di cercare e addormentare chiunque vi si trovasse all'interno. Con buone probabilità chi era stato qui la notte precedente non aveva avuto bisogno di ridicoli giochi di prestigio per rapire una persona. E chiunque fosse stato andava fermato.

Presi la candela dal davanzale, la tenni per qualche secondo tra le mani. Odiavo questo incantesimo perchè mi scottavo sempre. Raccolsi la fiammella dallo stoppino su cui era adagiata e la mantenni sul palmo per il tempo sufficiente a caricarla dell'energia necessaria a passare da rossa a viola. Poi la lanciai in aria dove rimase sospesa. Presi la polvere dall'altro sacchetto e inizia a spargerne un po' in giro per le tre stanze di cui era composta la casa. Quando giunsi nella camera da letto, sempre seguito dalla fiammella violacea, trovai i due bambini abbracciati sotto le coperte alla loro madre. L'incantesimo soporifero che avevo usato su di loro probabilmente era stato un sollievo per quella donna. A giudicare dal suo volto stanco e segnato non sembrava che stesse dormendo prima del mio arrivo. Sparsi della polvere anche su di loro e, nel momento in cui furono illuminati, finalemente ottenni le prove che tanto desideravo. Sui loro corpi comparvero delle macchie fluorescenti di un colore bluastro, segno che in quei punti erano state malamente ripulite delle macchie di sangue.

A turno mi misi in bocca l'indice, il medio e l'anulare per intingerli di saliva. Poi passai ogni dito su un familiare diverso. Non si sarebbe svegliate nemmeno se li avessi presi a martellate, ma comunque mi sentivo a disagio. Assaggiai i tre campioni di sangue che avevo raccolto. Ognuno di essi aveva un sapore leggermente diverso, questo significava che appartenevano alle persone sulle quali li avevo trovati, o comunque non erano tutti e tre appartenenti allo stesso soggetto. Non trovai però nessuna ferita su di loro. Non mi restava che un modo per accertarmi che esso fosse effettivamente il loro sangue: estrassi da sotto il mantello un coltello con il quale incisi un piccolo taglio sul dito della donna. Assaggiai il liquido che ne fuoriuscì ed ebbi la conferma di quanto sospettavo. Queste tre persone erano state ferite e poi guarite. Chiunque avesse rapito quell'uomo aveva anche torturato la sua famiglia, poi l'aveva guarita e le aveva fatto dimenticare completamente l'accaduto.

Rimisi la fiammella al suo posto sullo stoppino ed essa ritornò del suo colore naturale. In tutta la casa non trovai alcun segno di lotta nè altre tracce di sangue. Continuai la mia ronda per il villaggio sperando di imbattermi per caso nelle creature a cui davo la caccia. Brancolavo nel buio e non avevo alcun indizio. Speravo soltanto che un ragazzino da solo per le vie della città potesse attirare l'attenzione di qualche malintenzionato ma così non fu.

Al sorgere del sole ritornai nella locanda nella quale avevo affitato una camera. Puzzava, era infestata da ratti ed insetti, ma era meglio della mia stanza all'Abbazia. Almeno qui non dovevo condividere il mio spazio vitale con altri quindici apprendisti cacciatori adolescenti dalla scarsa igiene personale. Almeno qui potevo utilizzare tranquillamente ciò che avevo imparato, con l'evidente limitazione imposta dal fatto che se i cittadini mi avessero visto utilizzare la magia probabilmente mi avrebbero messo al rogo. Di certo non gliel'avrei resa un'impresa facile, ma ero lì per salvare quelle persone, non per combatterle per evitare che mi uccidessero. E comunque la maggior parte delle personi comuni fatica a riconoscere la magia anche quando ci sbattono la fronte.

Mi chiusi nella mia stanza per evitare che qualcuno mi vedesse in giro così presto. Una delle cose più importanti che avevo imparato era di dover sempre restare nell'ombra, mimetizzarmi in mezzo al branco di bifolchi e pezzenti che il Sacro Ordine di cui facevo parte mi imponeva di proteggere.

Dovettero passare diverse ore prima che il vociare proveniente dalla taverna adiacente potesse essere ritenuto tale da giustificare un discreto movimento. In quella città la maggior parte delle persone si levava molto presto per occuparsi del bestiame. Ma coloro che non dovevano lavorare i campi e le guardie tendevano a riunirsi per sperperare un po' di risparmi alla taverna sin da metà della giornata. In quei giorni però, non molti erano dell'umore di gozzovigliare attorno ad un tavolo. Le sparizione aumentavano e il terrore tra la gente si diffondeva come un morbo incurabile. I vicini non si rivolgevano più la parola, gli amici si guardavano con diffidenza, ognuno dubitava dell'onestà dell'altro. In tutto ciò i forestieri erano visti peggio che cani randagi, e io non facevo eccezione.

Scesi le scale producendo più rumore del necessario. Avevo già sentito il proprietario lamentarsi dei miei passi felpati e non avevo motivo di insospettirlo ulteriormente. Giunsi al bancone dove pagai per il giorno seguente. La politica della locanda richiedeva che ogni giorno venisse versato il contributo richiest la mattina stessa o comunque nel momento dell'arrivo in modo da evitare che circolassero troppi soldi per le mani del locandiere. Inoltre se una persona non si ripresentava più al momento di saldare il debito veniva considerato morto o scomparso e la sua camera veniva riassegnata immediatamente. Per questo veniva richiesto di non conservare più che qualche oggetto personale o di particolare valore nei locali privati. Il resto dei bagagli, per chi ne aveva, veniva depositato in una stanza comune.

-Non posso accettare i tuoi soldi, ragazzino. Ordine delle guardie, dovrai lasciare la tua stanza entro il tramonto. Questa notte ci sono state altre tre sparizioni e non posso ospitare forestieri dall'aria sospetta in periodi come questi.- Non sapevo se mi desse più fastidio l'essere chiamato ragazzino o l'essere definito "un tipo sospetto". Con queste ultime tre il conto dei dispersi reso noto era salito a dodici. Non potevo ancora andarmene quindi non mi rimase altra scelta.

-Ma io non sono un estraneo.- Dissi guardandolo dritto negli occhi. -Sono il... figlio del carpentiere. Lo sai bene, sono stato io ad aiutare mio padre a sistemare la tua insegna l'anno scorso, ricordi?- In un primo momento l'uomo rimase totalmente immobile, poi, quando schioccai le dita, si rianimò e disse.

-Mi dispiace molto per tuo padre, sono certo che lo ritroveranno sano e salvo.- Disse lui con aria sognante. L'effetto dell'ipnosi non avrebbe funzionato se avessi inventato una bugia spropositata, ma così poteva reggere per un po'. Inoltre avevo scelto il carpentiere perchè era tra le persone scomparse, il che avrebbe giustificato la mia presenza come cittadino nella locanda. Era infatti impensabile che un ragazzo della mia età potesse gestire una casa e procurarsi da mangiare da solo durante l'inverno.

-Ora che hai ricordato chi sono- aggiunsi sempre senza distogliere lo sguardo da lui -sapresti dirmi di più delle persone scomparse stanotte?- Come era possibile che fossero avvenute delle aggressioni mentre ero di ronda? La città era grande, ma mi sarei accorto di movimenti sospetti o di eventi fuori dall'ordinario.

-Tre guardie sono state attaccate durante la notte poco fuori dalle mura. Si erano dirette nei boschi perchè avevano scorto il fumo di un fuoco da campo. I loro compagni li hanno sentiti urlare, ma quando sono arrivati non c'era traccia di loro nè nessun altro.- Che stupido che ero stato, dovevo immaginare che si sarebbe accampati lontano dai trambusti ora che i cittadini erano all'erta. Li avevo sopravvalutati: immaginavo che non si sarebbero lasciati intimorire da un paio di sentinelle. Invece come scarafaggi spaventati da una fiammella erano corsi a rintanarsi nei boschi, da dove avevano teso la loro trappola. In effetti non avevano bisogno di arrischiarsi ad entrare in città quando potevano far sì che la loro preda giungesse comodamente a loro.

Dovevo vedere il luogo della sparizione con i miei occhi.

Corsi verso i cancelli della città dove le guardie provarono ad impedirmi di uscire. Non impiegai molto a convincerli di essere il figlio di un qualche fattore che aveva perso la cognizione del tempo la notte precedente nel bordello cittadino. Fui così bravo che una delle due guardie confermò addirittura di avermi visto sul posto. Fu un po' più complicato riuscire a farmi indicare con precisione il luogo dove era stato avvistato il fuoco, ma alla fine si convinsero che ero il fratello minore di una delle guardie scomparse e che volevo provare a cercarlo per conto mio.

Giunsi nella radura come mi era stato spiegato senza alcuna difficoltà.

Tastai le ceneri del focolare che erano ancora calde. Il fuoco non doveva essersi spento da molto. Nella neve erano impresse solo le impronte delle guardie che erano accorse in soccorso dei loro compagni, distinguibili poichè tutte arrivavano dalla stessa direzione ed affondavano pesantemente nella neve, chiaro segno che chi le aveva lasciate indossava pesanti armature. Non vi erano segni di trascinamenti o di persone che si fossero sedute accanto a quel fuoco. Le impronte dei soldati proseguivano per qualche metro in direzioni casuali e poi ritornavano sui loro passi, evidentemente delusi dalla mancanza di tracce da seguire.

Le orme sulla neve erano state evidentemente coperte dalla magia.

Mi avvicinai al centro della radura e mi inginocchiai. Chiusi la mano, mi concentrai e tirai un pugno al suolo che superò la neve e si incastrò nel terreno di una decina di centimetri. Il colpo produsse un'onda d'urto magica che rese la neve nel raggio di cento metri luminosa per un paio di secondi. Poi, quando tornò normale, nuove impronte erano comparse che puntavano in direzione nord. A giudicare dal loro numero dovevano essere state lasciate da quattro uomini. Nessuna delle quattro piste sembrava indicare un trascinamento o che le persone che le avevano lasciate avessero provato a opporre resistenza o a scappare. Le seguii per circa quattro chilometri, ripetendo di tanto in tanto l'incantesimo che annullava il camuffamento per assicurarmi di star seguendo il percorso corretto.

Verso il tramonto raggiunsi l'ingresso di una caverna nascosta dal tronco imponente di una pianta di sambuco. Non sarei riuscito a scorgerla se non fosse stato per le impronte che vi ci conducevano direttamente dentro. Non sapevo cosa aspettarmi all'interno quindi mi limitai ad appostarmi nel bosco, a cancellare le mie tracce e quelle che avevo fatto riafforare con la magia e ad attandere che il responsabile delle sparizioni tornasse in città per cacciare nuove prede.

Attesi che si fece completamente buio, esattamente come avevo previsto, una figura incappucciata uscì allo scoperto e si diresse senza esitazioni a sud, verso la città. Attesi che sparisse completamente tra gli alberi prima di arrischiarmi ad uscire dal mio nascondiglio per entrare nel suo. Anche se fuori la temperatura era gelida e aveva persino rincominciato a nevicare, appena superai la soglia della caverna fui investito da una ventata d'aria calda. All'interno piccoli cristalli dalla fosforescenza tutt'altro che naturale proiettavano abbastanza luce da permettere di scendere le scale scavate nella roccia. Chiunque fosse la figura misteriosa doveva essere sufficientemente sicura di se stessa e della segretezza del suo covo perchè non incontrai nessun tipo di trappola. Procedetti comunque con molta cautela tenendo all'erta tutti i sensi per evitare di attivare qualche trabocchetto.

Giunto alla fine della rampa di scale mi ritrovai in un labirinto di stanze, in alcune delle quali erano stipati oggetti di uso comune, in altre erbe e utensili per effettuare rituali, pozione e incantesimi. Finalemente trovai ciò che stavo cercando: in un salone completamente illuminato si trovavano gli uomini scomparsi dalla città. Nessuno di loro sembrò notarmi nè si mosse di un millimetro o si voltò nella mia direzione. Dovevano essere stati privati completamente della volontà con la magia nera. Purtroppo dei dodici scomparsi solo sei si trovarono in quelle grotte. Non trovai altre persone in nessuna delle altre stanze, ma purtroppo trovai le loro ossa completamente scarnificate. Gli scheletri erano più di quanti me ne aspettassi, alcuni più vecchi e sbiancati degli altri, ma nessuno era stato seppellito e tutti recavano diversi segni di graffi, probabilmente causati da morsi.

Gli uomini sopravvissuti erano stati completamente privati dei vestiti, oltre che della loro volontà. Molti di loro presentavano diversi lividi e ferite varie su tutto il corpo.

Impiegai una buona mezz'ora per liberare uno di quei poverini dall'incantesimo che intorpidiva la sua mente. Una volta riacquistato il libero arbitrio crollò in ginocchio in lacrime. Le sue ferite erano superficiali e non avevo tempo di guarirlo. Lui mi guardò dritto neglio occhi e tra i singhiozzi mi chiese di ucciderlo. Doveva aver assistito a cose terribili.

-Posso fare di meglio, se me lo consentirai. Posso privarti dei ricordi che hanno seguito il giorno del tuo rapimento.- Egli mi guardò con un'intensità che mi commosse mentre la sul suo volto la speranza prendeva il posto della paura.

-Ma prima ho bisogno che tu faccia qualcosa per me, ma solo se te ne sentirai in grado.- Fui costretto ad aggiungere quest'ultima parte in risposta alla sua espressione terrorizzata. Non potevo convincerlo con la magia a collaborare poichè la sua mente aveva già subito fin troppi danni e non sapevo che effetti avrei potuto causare tentando di incantarlo ulteriormente.

-Vorrei che mi raccontassi quello che ti è successo per l'ultima volta. Se lo farai domani ti risveglierai nel tuo letto, senza alcun ricordo di quanto successo negli ultimi giorni.- Mi guardò con occhi dubbiosi. Sembrava indeciso se potersi fidare o meno di me ma non aveva molta scelta.

-È stato terribile... Ricordo ogni momento, ma non ero io a controllare il mio corpo. Sembra di essere all'interno di un sogno.- Affondò il volto nelle mani. Attesi qualche minuto che ricominciasse a raccontare. Mi sedetti di fronte a lui e gli porsi dei vestiti. Una volta terminato di coprirsi riprese.

-Mi trovavo nel mio letto quando fui svegliato da una donna orrenda, il cui volto assomigliava più ad uno scheletro che ad una figura umana. Ai suoi piedi giaceva la mia famiglia sanguinante. La donna disse che li avrebbe guariti se le avessi giurato fedeltà e così feci. Da quel momento non potei più sottrarmi agli ordini che mi impartiva. Mi portò in questo luogo nel bosco dove mi costrinse a combattere fino alla morte contro persone che conoscevo fin dall'infanzia e a cibarmi dei loro resti. Ma la cosa peggiore erano i continui abusi e gli stupri ai quali ci sottoponeva. Non puoi nemmeno immaginare cosa passi per la mente di quella donna. Ci costringeva alle pratiche più perverse con lei o tra di noi e chi non la soddisfava veniva torturato o ucciso. Ti prego, cancellami la memoria o uccidimi, non posso vivere con i ricordi delle azioni terribili che ho commesso o a cui ho assistito.- L'uomo tremava. Il solo ripercorrere quegli avvenimenti lo aveva scosso terribilmente.

-Onorerò la mia promessa, ma prima dobbiamo liberare i tuoi compagni dal giogo della strega.- Egli mi guardò con timore, ma poi annuì. Aveva detto che durante tutta la durata della sua prigionia era rimasto cosciente, quindi supposi che lo fossero anche gli altri e mi rivolsi direttamente a loro.

-Non posso immaginare cosa abbiate patito in questa caverna per mano di questa terribile strega. Libererò ognuno di voi da questi orrendi ricordi, ma prima vi chiedo di aiutarmi a porre fine alla vita di questa creatura malvagia. Appena riaquisterete il controllo del vostro corpo vestitevi, ma vi prego di non andarvene ancora, avrò bisogno del vostro aiuto.- Nessuno di loro reagì al mio discorso ma sapevo che avevano compreso ogni parola.

Ad uno ad uno li liberai dal controllo mentale impiegando quello che a me e a loro parve un'eternità. Poi, una volta che tutti furono in pieno possesso della propria capacità di raziocinio, presi dal mio zaino una pietra di quarzo bianca che tenni sopra la testa. Chiusi gli occhi e me la poggiai sulla fronte. Poi la passai a tutti i presenti che a turno ripeterono il gesto, come avevo chiesto loro di fare. Poi li condussi fuori dalla caverna e gli dissi di nascondersi. Se non fossi andato a riprenderli dovevano tornare alla città e avvertirne gli abitanti. Poi rientrai nella caverna e attesi da solo che la strega ritornasse. Dovetti attendere altre due ore prima che un rumore catturasse la mia attenzione.

Sentii dei passi lungo le scale. Dovevano essere almeno due persone. A quanto pare la caccia non era stata particolarmente produttiva quella notte. Quando la donna entrò nella stanza non si aspettava di trovare me al posto dei suoi schiavetti. Prima che si riprendesse dalla sorpresa presi il cristallo e lo infransi sul pavimento. Da esso fuoriuscirono dei lampi di luce che si diressero contro la strega. In quella pietra avevo raccolto l'odio e il desiderio di vendetta che avevano provato quegli uomini nella loro prigionia. Appena infranto il cristallo quei sentimenti colpirono la strega come lingue di fuoco che la stordirono a tal punto da impedirle di pensare lucidamente. In un lampo estrassi il mio pugnale e con un gesto la decapitai.

Tutti i cristalli dai quali proveniva la luce che illuminava la caverna si spensero all'istante e la temperatura calò vertiginosamente. Ogni incantesimo che la strega aveva lanciato si spezzò, compreso quello che controllava la mente dell'uomo appena catturato.

Il mattino seguente come promesso le persone scomparse si risvegliarono nei propri letti, accanto alle mogli sbalordite di aver ritrovato i propri amati senza nemmeno un graffio. Nessuno di loro potè comprendere perchè le donne fossero così contente di trovarseli accanto, visto che loro ricordavano soltanto di essersi coricati come ogni sera il giorno precedente. Purtroppo non potei far nulla per gli scheletri ammassati nelle grotte, se non concedere loro una degna sepoltura, con la promessa che quanto era capitato loro non sarebbe più successo ad anima viva.

  
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